20 settembre 2013

"GARRINCHA"

Nell’ascoltare e vedere i consigli comunali, a me personalmente, non arriva l’estro ed il talento di cui ogni attività dovrebbe esser dotata ed anche la politica. Penso che essa non debba essere ridotta ad una numerologia di amministrazione, la quale, molto spesso, risulta tarocca ed i soli numeri non svelano nulla, specie se non si va oltre nel dire della responsabilità di un lavoro fatto male malissimo in precedenza. Non si deve lasciar dedurre a chi ascolta eventuali pecche, ma illustrarle per meglio comunicare oggettivamente anche un misfatto, se ve ne è l’esistenza. La politica, pure nella nostra dimensione locale, si auto-alimenta, parla a se stessa ed a se stessa non farebbe mai male, e quello che può sembrare autolesionismo è una sorta di bondage indirizzato verso soddisfazioni personali. Far politica è come ogni altra attività, per cui dovrebbe concernere preparazione. Per citare Pasolini, un contadino sa tutto della sua attività e spazia anche nella conoscenza della meteorologia, di una chimica empirica, di un empirismo tramandato ed assorbito, del clima dove agisce la sua conoscenza ed è dotato anche dell’estro, del talento e della sensibilità di godere ed assistere allo shock emozionale dato dalla natura che egli sa stimolare. Penso che chi voglia amministrare o, comunque, partecipare alla vita politica della città, debba necessariamente conoscere i tempi ed il luogo, la storia ed aver ben presente che la globalizzazione ha toccato anche una cittadina di montagna come Acri. Penso che, innanzitutto, chi fa politica, e non solo, debba aver avuto vent’anni, cioè possedere quel radicalismo che poi porta a valutazioni migliori attraverso la maturità. Insomma bisogna esser stati meravigliosamente stupidi, pieni di ideali, di cortei, manifestazioni, occupazioni, di posizioni forti, di libri giornali musica cinema e realtà senza pregiudizi. Quando vedo il consiglio comunale non vedo questo, non vedo la consapevolezza di cosa abbia significato il G8 di Genova nel 2001 e della cocaina dilagante, in seguito, in tutti gli strati sociali e culturali. Un po’ come accadde con l’eroina a fine anni settanta. Penso che i fatti di Genova siano un denominatore comune per comprendere alcuni cambiamenti avvenuti negli anni duemila anche nella sfera locale e di quello che dovrebbe essere l’approccio alla politica ed alla gestione di una città, anche se, apparentemente, lontana dalle contorsioni nazionali, però basti pensare che la televisione guardata qui è la stessa di quella di Torino Milano Roma. Ascoltando la politica locale non sento esprimere una visione di insieme, fatta a sua volta da un corso di particolari, sento parlare che Acri potrebbe essere, potrebbe avere. Acri è ed ha, questo purtroppo si trascura ed ecco che, invece, si ascolta una sorta di “filosofismo” nato dal sentito dire, che magari si è sentito al telegiornale, senza mai valutare il contesto ed affidare all’opinionismo quello che dovrebbe essere analisi del pensiero ed azione. Voglio ricordare che anche Hitler aveva un’opinione, quindi meglio andare oltre ed usare la conoscenza e l’analisi appunto.


ANGELO SPOSATO

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