LONTANO DAL CUORE

Voglio partire da lontano. Io sono uno che scrive poesie e racconti ed esprimo la mia sostanza di ribellione soprattutto attraverso la scrittura. E dico di essere persona contro, non tanto per chissà quale passione libertaria ma, principalmente, perché da adolescente leggevo “I fiori del male” di Baudelaire.
Tutto questo cosa c’entra? E’ tanto per partire da lontano, per tirarmela un po’, ma non è del tutto così.
Se io raccontassi Acri nel suo contesto culturale con un taglio descrittivo solo di forme ad un cittadino valdostano, direi allo stesso tempo una verità ed una falsità, o meglio, falserei nella mente dell’amico valdostano la percezione di Acri che egli avrebbe alla fine del mio racconto. Vado avanti. Acri ha un ufficio cultura comunale con diversi impiegati, un assessorato alla cultura ed uno distinto allo spettacolo, una biblioteca comunale, in città ha sede una fondazione e centro studi nel nome di Padula, nostro illustre scrittore ed intellettuale, ogni anno, in alternanza, vengono assegnati premi letterari di respiro nazionale intitolati al Padula ed all’Arena. Ad Acri è presente un museo di arte contemporanea, un teatro ed un palazzetto dello sport sono in costruzione ed aggiungerei tutti i vari indirizzi scolastici superiori, i quali dovrebbero essere fucina di curiosità scientifiche, sociali, artistiche e letterarie. Qualcosa dimentico, ma se io raccontassi Acri in questo modo, quasi asettico, all’amico valdostano, egli riterrebbe la nostra città luogo di notevole fermento culturale. Niente di più falso e qui mi fermo. A voi il resto delle considerazioni. Adagio m’avvicino.
Si sa che i collegamenti agevoli migliorano lo status di un luogo, di una località ed è, da sempre, attribuito il sottosviluppo di Acri alla mancanza di collegamenti stradali. Credo, però, che sia solo un alibi.
Le strade che i cosentini ed i coriglianesi non percorrono per venire da noi sono le stesse su cui noi, invece, viaggiamo per recarci a contribuire all’economia di Cosenza e Corigliano. Questo vuol dire che non è tanto una strada a portarci in un posto, ma ciò che quel luogo offre nell’invitarci ad esso. Ancora più certo è che il sottosviluppo sia funzionale alla politica.
La classe politica acrese ha sempre usato la condizione di mancato sviluppo in forma di ricatto, uso questo termine nel suo significato di sottomissione e prevaricazione. Anche se le dinamiche pubbliche quando non hanno una direzione collettiva, in chiave di utilità, si possono tranquillamente descrivere come azioni criminali. Perché in forma di ricatto?
La politica, attraverso il denaro pubblico, crea un tessuto economico che, in mancanza di altro, diventa unico riferimento occupazionale a vari livelli di formazione, dall’operaio all’ingegnere ed avvocato. Ecco la dipendenza. Lo stato di necessità porta all’accondiscendenza ed alla funzionalità nei confronti di chi manovra il potere tramite la politica. Così, succede che un ingegnere si metta in politica o contribuisca ad essa, ad esempio, con un pacchetto di voti, il quale produce un sottopotere contrattuale proporzionale, o anche non.
In maniera più esplicativa, se ad Acri esistesse un’economia solida ed indipendente dalla politica, quest’ultima intesa come gestione affaristica, l’operaio troverebbe più facilmente lavoro senza dover rivolgersi al precariato socialmente utile del comune, alla mercè di un politico o di un funzionario, i quali lo scrittureranno, in futuro, per una sceneggiatura elettorale. Oppure, sempre in una economia indipendente, l’ingegnere progetterebbe case per normali cittadini che avrebbero la liquidità, o comunque la disponibilità, di costruire un’abitazione, senza che l’ingegnere debba rivolgersi alla politica per guadagnare almeno una direzione di lavori in condominio con altri cinque colleghi, o la progettazione di un campo di calcetto, tanto per restare nel meno. Ciò vuol dire, a mio parere, che se un’economia solida porta ad un diffuso benessere, i cittadini diventeranno più consapevoli e la politica dovrà limitarsi a gestire al meglio questo benessere collettivo e non quello personale di qualcuno o pochi qualcuno con equipe al seguito. Quindi una strada si farà solo se funzionale all’economia o al miglioramento della viabilità territoriale. Dove voglio arrivare? Sono arrivato!
Il gregge di candidati che pascola in questa campagna elettorale 2010 conferma le mie considerazioni su una politica completamente distante dalla risoluzione di problemi comuni. Ognuno, anche illusoriamente, si cimenta nell’esercizio elettorale per portare a contratto chi sta più in alto di loro. Cosa mi fa dire questo? La disconoscenza da parte di molti di questi candidati delle problematiche del nostro territorio e di ciò che in esso accade e di come la politica aderisca a se stessa a seconda delle forme che essa stessa prende. Quante di queste persone saranno disposte in un ipotetico consiglio comunale a dire no ad una delibera oggettivamente malsana, specie se faranno parte della maggioranza? Penso nessuno.
Quindi, è normale trovarci in una campagna elettorale con cinque candidati che descrivono programmi generalisti, senza particolareggiare sull’effettiva discrezionalità e priorità di soluzioni, le quali non sono mai a lungo termine, come lo sono le soluzioni migliori. Quelle a breve termine sono sempre quelle più propagandistiche, di scarso livello analitico ed invece analisi serve. Prendiamo ogni candidato a sindaco con colpi brevi. Prima le signore.
La dottoressa Minisci si candida a sindaco con italia dei valori e parla di moralizzare la politica, i poster elettorali non dicono altro, forse i posteri ne sapranno di più. Ma a giudicare dal suo passato amministrativo non traluce nulla, quindi anche questi posteri non avranno memoria. Poi, io personalmente sono completamente distante da forze moralizzatrici, visto che “la grandezza della mia morale è proporzionale al mio successo”.
La professoressa Capalbo, candidata con sinistra con Vendola, a sorpresa porta un programma dove il primo punto annuncia il rafforzamento del corpo dei vigili urbani e l’arrivo di un commissariato di polizia. Vi immaginate il comandante dei vigili vestito da paracadutista che contrasta i venditori abusivi: chissà quale bevanda conterrà la sua borraccia in dotazione anche agli altri soldati, oops vigili!
Passiamo ai maschietti.
Il senatore Trematerra, candidato con l’udc ed altri spiccioli, sicuramente ci farà risparmiare gli stipendi della giunta comunale. Visto che comanda lui, non ci sarà bisogno di assessori, se mai di dattilografi.
Il dottore Cozzolino, del pd ed eventuali, annuncia la continuità con la giunta Coschignano. Più che un programma sembra una minaccia, visti i risultati, male che va, lui suona la chitarra e canta. Per quanto riguarda l’assessorato allo spettacolo è a posto.
L’architetto Cilento, del pdl e liste “fascion”, rappresenta un partito finora inesistente, i suoi giovani hanno dimostrato solo interesse per le buche stradali… tutti assunti all’anas!
A questo punto vi chiederete cosa c’entra l’ironia. Essa serve solo per dissacrare questa chiesa di sacerdoti borghesi, tesa ad ignorare il popolo ed il suo disagio. A trattare le persone in un’ unica dimensione, tanto per citare Marcuse, a non offrire alcuna multi-dimensionalità per la determinazione dell’individuo nel suo essere personale e collettivo. Questi sacerdoti offrono solo omelie rubate qua e là a tematiche serie già affrontate negli anni 90 ed ora diventate ostie che illudono di sfamare i fedeli.

ANGELO SPOSATO