Ebbene sì, io ci vado. A votare intendo. Domenica mattina, varcherò di nuovo la soglia alla buon’ora. Non che ci sia affezionato a questi stanchi e rituali rendez-vous, face to face, con la scheda elettorale, ma… c’è pur sempre un ma. Sia bene inteso nessuna intenzione di prendere posizione su cosa sia meglio fra la zuppa e il pan bagnato, o se sia meglio cadere dalla padella nella brace, la sfida al vertice non mi tocca. Non me ne frega niente che la provincia rimanga nelle mani untuose e viscide dell’on. Gerardo Mario Oliverio oppure scivoli ignominiosamente nelle mani giunte e parimenti viscide ed untuose dell’on. Roberto Occhiuto e dell’on. Giuseppe “Pino” Gentile. Non bastassero loro a dissuadermi dal sano proposito di non schierarmi, le rispettive accolite mi faciliterebbero alquanto il compito. Io non mi allineo. Io non li voto. Facciano gli altri. Fate voi. Questo ballottaggio mi disgusta punto e basta. Questioni di morale e di recente storia bruzia, a cominciare dall’inchiesta sull’Istituto Papa Giovanni XXIII per continuare con Why not, Poseidone, eccetera. Troppe le cose sottaciute. Troppe le cose rimasticate.
A dispetto del gradimento millantato dal presidente uscente, o da chi per lui, secondo i soliti ed abusati sondaggi (fra i piu graditi: il 3° in tutta Italia!), il fatto che nella tornata elettorale del 6 e 7 giugno l’affluenza sia stata del 2% in meno rispetto al 2004 (il 64,1% rispetto al 66,2%) è un dato inconfutabile. Che tutto il centro sinistra, incarnatosi in Gerardo Mario Oliverio, abbia ottenuto con le sue 15 liste un misero 46,9% a fronte del 62,1% del 2004 (dato che non tiene conto, peraltro, del 3,2% di Francesco Corbelli con la lista Diritti Civili in quell’occasione rimasto fuori,) lo è altrettanto. Le percentuali, tuttavia, non aiutano a comprendere appieno ciò che è successo realmente il 6 e 7 giugno. Meglio i numeri in valore assoluto. Su 705.078 iscritti al voto i votanti sono stati 452.056, le schede bianche 28.172, le schede nulle14.814, le schede contestate e non assegnate 28 (fonte Ministero dell’Interno). Solo i consensi attribuiti al PD (50.912) e al PDL (54.468) hanno superato la somma delle bianche e nulle (42.986). Alla luce di questi dati, che la scheda-lenzuolata abbia ingenerato repulsione, in un florilegio imbarazzante di simboli a profusione (38), è un fatto tutt’altro che trascurabile. La moltiplicazione dei pani e dei pesci, evidentemente, non ha pagato. Quale sia stato il senso di schierare insieme al simbolo/candidato del PD quello di “Democratici per la Sinistra” e “Calabria Democratica” potrebbe rimanere un mistero, se non fosse che la genialata ha ottenuto il solo risultato di aumentare il numero dei candidati, le divisioni, disorientare. Stesso discorso naturalmente si potrebbe fare a destra con le liste derivazione del PDL. …Alla faccia della coerenza e della semplificazione del quadro politico propugnata e sbandierata ai quattro venti da Veltroni e Berlusconi alle elezioni politiche di soltanto un anno fa! Nullo, poi, il senso ed il significato di liste in/ex vitro senza alcun radicamento territoriale (partiti fantasma), o ripescaggi a-storici, invenzioni di buontemponi o semplice espediente per raggranellare una decina di voti in più, frutto di mera distrazione, prova provata che contribuisce a infittire il mistero di cui sopra. Si potrebbe dire che finalmente la politica calabrese ha trovato il modo di garantire ai cittadini la possibilità di non operare scelta alcuna o di continuare a non contare un emerito accidenti. Del resto nel governo Berlusconi di calabrese non c’è nulla, nemmeno un sottosegretario, mentre la Calabria è diventata terra di ristoro e bivacchi per i vari Di Pietro, Quagliariello, Gasparri, eccetera. Questo però non sembra impensierire i politici locali, interessati a delle battaglie di potere per il potere la cui portata e arroganza ormai non sfugge più a nessuno. Sono in tanti, ormai, ad interrogarsi sulla necessità di mantenere in piedi un ente locale come la provincia, e visti i proponimenti e le disposizioni di un federalismo sempre più accentuato, sono in tanti a temere per le capacità già dimostrate dalla ruspante classe politica locale. Certo alla luce dei risultati dei ballottaggi, e della conseguente composizione dei gruppi in seno al consiglio provinciale il gioco sarà inevitabilmente smascherato ma ugualmente irreparabili, desolanti, e forse nemmeno per sogno preventivate, saranno le ripercussioni. Ad esempio l’eventuale vincita della non inedita accoppiata Occhiuto/Gentile perché dovrebbe dar seguito all’intenzione di snellire la giunta, se sulla carta i simboli/partiti/candidati ai quali la coppia fa riferimento assommano a ben 18? Come sfamare gli appetiti rimasti fuori dalla spartizione? E le 15 liste del centro sinistra, eventualmente, quale destino avrebbero nell’organigramma del governo provinciale? Con le elezioni regionali alle porte, quando potrà durare l’esecutivo provinciale? E l’opportunismo dell’UDC (definito da Berlusconi “Unione Delle Clientele”), nell’un caso come nell’altro, su quali scogli naufragherà?
Non si fa altro che parlare di semplificazione del sistema politico, ma in realtà fin dall’introduzione del maggioritario (nel ‘94 con la legge Mattarella) questa è ben lungi dall’essere un checché di tangibile. Anzi il proporzionale non è mai morto, ma si è insinuato nelle pieghe, si è sovrapposto, ha surclassato il maggioritario, creando storture e l’iperfetazione di partiti e partitini senza alcun iscritto, con o senza balia, cavalli di troia all’occasione. Accanto ad essi sono cresciute le storture del maggioritario, il leaderismo televisivo, le polarizzazioni variabili o di convenienza, le composizioni e scomposizioni, le velleità berlusconiane, il leaderismo mignon e i partiti su misura, siglati con nome e cognome e così via. Poco importa che le ultime elezioni politiche abbiano ridotto la presenza in parlamento a PD, IdV, Udc, Lega e PDL, se il finanziamento pubblico continua a foraggiare partiti e partitini rimasti al palo, e se ogni tornata elettorale presenta la solita accozzaglia di liste e listarelle. E per favore non venitemi a parlare di rappresentatività! Tutti i parametri ad essa in qualche modo riconducibili sono stati messi in discussione o semplicemente saltati. I blocchi storici di gramsciana memoria si sono disgregati, i collanti ideologici si sono annacquati all’inverosimile, leggi elettorali e candidature calate dall’alto hanno vanificato una qualsiasi riconducibilità ai collegi territoriali.
È per tutto questo che ho deciso d’andare a votare. Votare per i referenda ovviamente. Non è che m’illuda che il mio triplice Si abbia conseguenze mirabolanti, ma non voglio continuare a far finta di niente. Probabilmente non si raggiungerà nemmeno il quorum ma io lo farò lo stesso. Non mi va che un signor Berlusconi, Di Pietro, Bossi, Casini, Franceschini… si possa candidare in tutte le circoscrizioni d’Italia e, se eletto, optare ex post, per un collegio piuttosto che l’altro, secondo convenienze e preferenze proprie o dei propri devoti o in spregio. Non mi va che il premio di maggioranza, previsto con l’attuale legge per l’elezione della Camera dei Deputati e del Senato, debba spalmarsi su una coalizione-miscellanea e non debba premiare il singolo partito vincitore. Non mi va che l’Udiccì, ad esempio, si schieri al centro per salire al momento più opportuno sul carro del vincitore, o di quello che ritiene il vincitore, e scendere prima che finisca sulla prima scarpata. Non mi va che un parlamentare si faccia partito e ricattando a destra e manca, per garantirsi la propria sopravvivenza, giochicchi con la sopravvivenza della maggioranza di governo. Dal 94 in poi, la politica non ha fatto altro che fare e disfare in materia elettorale e/o costituzionale, con il solo proposito di continuare ad assicurare privilegi ed agi alla casta che essa incarna, senza mai giungere ad un punto fermo, e trascurando ingloriosamente il governo e il bene della res pubblica. Ecco, è per questo che ho deciso per i miei tre Si, senza illusioni ma con la certezza che la possibilità di operare una scelta responsabile passa per un sistema elettorale lineare che dia all’elettore la possibilità di scegliere. La democrazia lo esige. Lo esige pure questa nostra miseranda democrazia italica in prognosi riservata.
Alcuni pensano che la sfiducia crescente dei cittadini nei confronti della politica, sporca e cattiva, sia passeggera, ciclica, da minimizzare, da curare con palliativi e chissà quando. Nessuna cura efficace, però, può venire da chi è malato, se non il facile ricorso alle leggi del mercato (delle vacche), della televisione e della pubblicità, incentivando, sollecitando e solleticando. Cosa potrebbe inventarsi questa politica, per riconciliarsi con il suo elettorato, se non qualche lotteria, un gratta & vinci o un concorso a premi abbinato al SuperEnalotto? Alla chiusura d’ogni seggio, il sorteggio, fra tutti i votanti, di un decoder zapper d’ultima generazione, potrebbe rappresentare la svolta? Universalmente riconosciuto l’interesse mediatico del nostro premier, l’iniziativa sarebbe di certo a lui gradita. Certo si dovrebbe essere un po’ elastici, e vista la partenza del digitale terrestre (vedi il salvagente.it) si dovrebbe essere un minimo più previdenti. La fedeltà televisiva degli italiani è insofferente alle schermate in nero e alle difficoltà di ricezione, per cui bisognerebbe scongiurare che qualsiasi estrazione a premi si risolva in qualcosa di peggiore dell’estrazione di un molare. Rifilare ad un povero diavolo una mezza sola o delle spesse aggiuntive rischierebbe d’incrinare vieppiù l’attrattiva e addio record di partecipazione! Sull’onda della social card, della tessera annonaria dei tempi belli(ci), e di tutte le card disponibili sul mercato (non certo delle vacche) forse sarebbe meglio una shopping card elettorale. In tempo di crisi, in una limpida ottica di attualizzazione del laurismo (pratica mai tramontata peraltro), qualche centinaio di euro da spendere nel negozio di propria fiducia farebbe gola a tanti, cosicché non ci sarebbe da meravigliarsi se il solito furbo, esplicate le proprie funzioni, si rimetterebbe di nuove in fila sperando in una doppia chance. Nulla vieterebbe di ricorrere a viaggi premio. Ad esempio chi non si scapicollerebbe al seggio per assicurarsi una traversata adriatica sulla barca di D’Alema in compagnia della Ferilli e di Della Valle? Chi non farebbe carte false per un tranquillo week-end di paura a Montenero di Bisaccia in compagnia di Di Pietro (Carmen?), Misiti, Feraudo, e De Magistris? Chi non si precipiterebbe al voto pregustandosi un pellegrinaggio di consolazione fra Nusco e Ceppaloni? Certo gli schizzinosi te li trovi sempre in mezzo, ma basterebbe prospettargli l’eventualità di un tête à tête, cheek to cheek , in tutta letizia con Noemi, la D’Addario e la Garfagna e chi non si lascerebbe tentare dalla cuccagna? E vuoi mettere un paio d’ore e tre quarti a Villa Certosa in un pomeriggio assolato a rosolarsi a puntino a fianco di Topolánek e la Santanchè! I gusti son gusti e non si discute. Ci vorrebbe un surplus d’inventiva però. Non scontentare nessuno. Più illusioni, effetti stupefacenti e televisioni. Ti piace Putin? Un paio di giorni nella taiga russa non te li leverebbe nessuno. Ti piace Gheddafi? Di filato spedito sotto la sua tenda. Ti piace la Barale? E chi te l’ha detto che tu le piaccia? Insomma un bel Concorsone (non certo come quelli austerity-style della regione Calabria) ad personam con grandi premi & cotillon, ma su misura. Insomma, ligi alla morale spartana del più illustre politico italiano ad honorem di questi lustri, Cetto Laqualunque, “cchiu pilu ppi tutti!” O ancor meglio Cchiu pilu & pila ppi tutti! Per garantirsi un minimo di futuro, suvvia! Allora sì, che vedreste la gente smaniare per andare a votare. E le file davanti ai seggi, Dio Santo, non avrebbero mai fine! Si voterebbe sempre. E la gente non avrebbe nulla da dire, anzi ringrazierebbe a piene mani, Dio Santo! Da mettersi immantinente in ginocchio ed implorare la divina provvidenza.
Rosario Lombardo
11 commenti:
Por la moral bien Tenuta
http://www.youtube.com/watch?v=DqFqPi4KSkk
l'udc che ne dice
voglio dire (capiamoci bene) degli aerei utilizzati
Ich Will
http://www.youtube.com/watch?v=S4uE5BsjfHA
Se la Calabria non è come New York, è colpa di De Magistris. Lo dice Enza Bruno Bossio, mormorata vice di Mario Oliverio, se eletto presidente della Provincia di Cosenza
Di Alessandro Nucci
Se la Calabria non è come New York, è colpa di De Magistris. Lo dice Enza Bruno Bossio, mormorata vice di Mario Oliverio, se eletto presidente della Provincia di Cosenza
Di Alessandro Nucci
Nel clima di revisionismo storico dell’impero Mediaset, in cui Bettino Craxi viene considerato uno statista in esilio dagli stessi uomini politici che quindici anni prima avevano lanciato le monetine all’Hotel Raphael (il cui suono insieme a quello delle bombe di Capaci e Via D’Amelio segnò l’inizio della Seconda Repubblica), può capitare persino di imbattersi nella presentazione di un romanzo dal titolo "Assoluzione".
L’autore è Antonio Monda: insigne giornalista e professore della Tisch School of Arts di New York, ma per niente estraneo alla Calabria: suo zio era infatti Riccado Misasi. Il libro di Monda, pubblicato da Mondadori (quale editore più adatto?), uscito nel 2008, è stato presentato solo ora a Cosenza, chissà perché proprio a pochi giorni dai ballotaggi delle elezioni amministrative e in un Ridotto del Rendano gremito di volti vecchi e nuovi (ma per lo più vecchi...) del gotha politico del PD cosentino: Nicola Adamo, Maria Francesca Corigliano, Maria Lucente, Salvatore Perugini, più qualche "extra" come Umberto De Rose e il comico Totonno Chiappetta (che scopriamo essere interessato a questi temi letterari). Dulcis in fundo, seduta persino al tavolo, accanto all’autore, Enza Bruno Bossio, la first lady della politica cosentina, moglie di Adamo (nella foto in alto a sinistra, i coniugi insieme) e, da quello che leggiamo in queste ore, possibile vice di Oliverio in caso di riconferma del Presidente della Provincia uscente. Perché in un incontro letterario così tanti politici, e perché una Bruno Bossio così sorridente e soddisfatta? Il motivo lo andiamo a leggere nell’articolo che il Quotidiano della Calabria ha dedicato all’evento, e che riporta alcune delle parole con cui la signora è intervenuta nel corso della presentazione. "Questo libro è stato per me un’illuminazione, e per la mia situazione personale, l’ho sentito fortemente vicino. Nel libro, e nella realtà di cui io sono testimone, un Pm non si pone il problema della visione obiettiva del caso ma si propone per la ’purificazione’ di una società che lui immagina malata". La Bruno Bossio si lancia poi in un volo pindarico: "La Calabria può essere come New York per le nostre capacità e per la nostra laicità, ma veniamo fermati da agenti esterni come i politici e come i magistrati che diventano politici".
Ricordiamo, a chi non lo sapesse, che Enza Bruno Bossio, moglie di Nicola Adamo e manager di numerose aziende nel campo dell’informatica e non solo (gestita da lei anche la Vallecrati Spa), è attualmente rinviata a giudizio nell’inchiesta Why Not, iniziata da Luigi De Magistris. Nonostante De Magistris non abbia potuto concludere le indagini per le ragioni che i lettori ben conoscono, Why Not si è chiusa, per ora, con 98 rinvii a giudizio, che coinvolgono molti importanti politici e imprenditori calabresi come, appunto, Enza Bruno Bossio.
La presunzione d’innocenza è sacrosanta: per noi la Bruno Bossio, fino a un’eventuale condanna, sarà da ritenersi innocente. C’è però da chiedersi se le autoassoluzioni nel corso di incontri culturalpolitici abbiano un qualche valore, se non agli occhi degli elettori meno informati. La Bruno Bossio ha sostenuto come la società calabrese sia malata solo nella mente di "un Pm" (chiaramente si riferiva a De Magistris). Infatti tutti noi sappiamo dalle nostre esperienze quotidiane come in Calabria non ci sia niente di malato, soprattutto nei rapporti fra politica, imprese, mondo del lavoro. Finanziamenti pubblici usati illecitamente, voto di scambio, favori fra politici e imprenditori amici... tutte fantasie. De Magistris è completamente impazzito, questo vuole forse sostenere la Bruno Bossio. Oltretutto, la Calabria sarebbe come New York se persone illuminate come Enza Bruno Bossio non fossero fermate da "politici" o "magistrati che diventano politici". Vorremmo però che ci venisse spiegato chi sarebbero questi "politici" che tagliano le ali della Bruno Bossio, visto che il marito è in politica da decenni, e alle più alte posizioni di potere in questa regione. Forse Adamo, Loiero, Pirillo, Oliverio, Perugini non hanno governato la Regione, la Provincia e il Comune in questi anni? Come può Luigi De Magistris avere fermato la "Grande Mela calabrese", nel 2007, in quei pochi mesi intercorsi fra le indagini e il suo allontanamento coatto? Raggiunta tramite il social network Facebook, Enza Bruno Bossio non ci ha risposto in merito alle nostre forse ingenue domande, ma si è limitata a professare la propria innocenza, a dipingersi come vittima del complotto ordito ai suoi danni da Luigi De Magistris, e messo in piedi senza prova alcuna. Il punto è che non è nostro interesse fare un processo in questa sede, visto che il processo in Tribunale, l’unico che conta, si terrà fra qualche tempo... ma ci chiediamo se sia intellettualmente onesto autoassolversi durante la presentazione di un romanzo, a pochi giorni dalle elezioni, e imputare a un PM il fallimento di trent’anni di politica calabrese. E, aggiungiamo, anche il ridottissimo successo (a essere molto buoni) di tante iniziative imprenditoriali che, oltre a utilizzare il denaro pubblico, non si è ben capito quale sviluppo abbiano prodotto nella nostra terra.
In un’intervista televisiva, l’autore del romanzo ha affermato che da 15 anni politica e giustizia non sono in buoni rapporti. Siamo d’accordo. Dai tempi di Tangentopoli e dall’entrata in campo di Silvio Berlusconi, quando si tratta di giustizia, a destra e a sinistra si è quanto mai concordi nel ritenersi dei perseguitati. In pochi hanno avuto la dignità di farsi processare e attendere in silenzio il verdetto di un giudice della Repubblica. E in pochi hanno l’onestà di ammettere le proprie incapacità politiche, cercando continui alibi: abbiamo assistito da poco a un "faccia a faccia" televisivo sulla Rai fra i due candidati rimasti a contendersi la Provincia di Cosenza che, in maniera piuttosto ridicola, si rinfacciavano a vicenda di essere sulla scena politica da decenni senza avere combinato nulla di buono per il territorio. Per una volta, forse, potremmo dire che avevano entrambi perfettamente ragione.
Cosenza, 18 giugno 2009
Per chi avesse ancora dubbi su chi e se votare legga l'articolo sopra riportato. Io per conto mio ci andrò a votare e ritirerò solo le schede dei referenda votando 3 Si. Se la politica ( grandissima parte ) vuole farli fallire significa che essi sono molto ma molto importanti. immaginatevi che cosa potrebbe succedere se solo si raggiungesse il quorum.
Nonostante il simpatico invito al voto del vostro Esimo Rosario, bassa affluenza alle urne.
Bene, questa è "democrazia".
Questa è libertà di scelta.
Il referendum?
La solita bolla d'aria italiana.
Senza convinzione gli stessi proponenti. Il solito contentino una tantum…tanto per dare l’illusione di non avere la mente manipolata da un sistema che tende sempre più al totalitarismo. Il mezzuccio dell’ultima ora per spingere gli indecisi da ballottaggio a non disertare.
Il popolo iraniano oggi dona sangue inseguendo il sogno lontano della libertà. Noi, la nostra ce la siamo bevuta al bar, l’abbiamo barattata in cambio di un paio di tette televisive. La strategia del terrore funziona sempre. Un popolo soggetto a paura è più incline al volere del despota. Almeno finché la paura non diventa repressione fisica. Dobbiamo proprio arrivare a questo? Non abbiamo forse i mezzi e l’esperienza storica per evitarlo?
Referendum?
Quello abrogativo in particolare da un popolo la possibilità di decidere la sua legge. O almeno queste erano le intenzioni della costituente.
Vittoria del SI?
Il fascismo a confronto sarà una barzelletta.
Vittoria del NO?
Riaffermazione di una legge elettorale farsa.
Astensione?
Classico spreco italiano…tanto pago io!
Perché invece non proporre l’abolizione del premio di maggioranza?
Nonostante la vita da nababbi che fanno li premiamo pure?
E la riduzione di parlamentari e senatori?
Perché la decidono in parlamento e nel 2011?
In tempo di crisi l’unica azienda con bilancio in attivo è la nobile politica.
Nel frattempo io mi allontano dal mio tempo per non sottostare ai ricatti.
Fuggo via da una società governata da accordi sottobanco e alleanze di potere occulto ed ignobile.
Rivoglio i miei sogni di libertà.
In gran parte concordo con quanto affermi tu eccelsa In (libertà negata?)
Il pericolo fascismo però già esiste ed è reale, e non si accenturebbe con una vittoria eventuale dei si ( peraltro scongiurata per il mancato quorum).
Il peso della casta, non è dovuto solo ai 945 ( + senatori a vita) parlamentari, ma a tutto un establishment locale troppo costoso, pesante, eterno. L'inutilità di province e comunità montana è palese, eppure si aumentano le une e le altre. E si potrebbe aggiungere altro, ma rischierei di ripetirmi.
A sostegno di quanto espresso in questi mesi attraverso i miei interventi, vorrei portare il contributo di un libro, scaricablile dal sito la Voce di Fiore, in pdf il testo della seconda edizione di "La società sparente" (Neftasia Editore), di Emiliano Morrone e Francesco Saverio Alessio.
http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=3843
Assolutamente da leggere. A suo tempo, quando è uscito, io l'ho snobbato (2007) . Errore grave.
Dopo la lettura si capiranno meglio alcune cose in merito all'andazzo della politica calabra, ed apparirà sotto una luce più torva il ballottaggio alla provincia.
Un saluto ai pirati transalpini, che se la godono su qualche isola, ed ai locali alla prese con un principio d'estate bagnato. Nemmeno l'alibi per non andare a votare!
L'andazzo della spolitica calabra lo conosco fin troppo bene e ne subisco quotidianamnte le conseguenze.
Forse perchè ho scelto di non appartenere a "quel sistema".
Non ho letto il testo che mi indichi ma in linea di massima ne conosco i contenuti. Ordinaria amministrazione.
Stessa surfa ad Acri. Cambiano i nomi e le singole situazioni ma siamo lì. Con la differenza che il marcio evidente resta sempre più sommerso e nessuno si prende la briga di dirle certe cose. Anche perchè se lo fai sei rovinato a meno che tu non sia un pazzo.
ciao Popoli.
Saluti a Rosario ed a tutti.
Altrimenti, ici tout va bien... tout baigne, nelle isole...
Cara Libertà, i rovinati, di testa, etc., son loro.
La cosa è di una evidenza ASSOLUTA. Amen...
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