12 settembre 2008

DESTINAZIONE OBBLIGATA

Fra il lusco e il brusco la tua insofferenza a tracimare in sdegno e vera stizza. Si fa presto a trovare giustificazioni più o meno accettabili al proprio status esistenziale di calabrese doc, strenuamente difeso dalle insidie dell’oggettiva limitazione di sentirsi incollato anima e corpo alle mura, angoli, spiazzi, del propria città, anestetizzata, senza sale, incrollabilmente abulica. Un’estate da ricordartela finché campi, l’ultima. Le temperature saldamente oltre i 40 ºC e i condizionatori al massimo. I getti d’aria calda a sorprenderti per strada, appena girato l’angolo. La calura a sfiancarti. L’asfalto a liquefarsi. I giornali a darti in pasto le verità rivelate. Anzi no. E ti domandi che fine abbiano fatto l’inchiesta poseidone, l’inchiesta why not, l’operazione omnia, l’orrore dell’istituto papa giovanni XIII° di serra d’aiello, la malasanità imperitura, la malapolitica tout court… i magistrati all’assalto.
Senza scomporti più di tanto, a rammentarti delle parole che don fabrizio corbera principe di salina riferiva al cavaliere aimone chevalley di monterzuolo, ne il gattopardo di giuseppe tomasi di lampedusa, in un’edizione conforme al manoscritto del 1957: “sono venticinque secoli almeno che portiamo sulle spalle il peso di magnifiche civiltà eterogenee, tutte venute da fuori già complete e perfezionate, nessuna germogliata da noi stessi, nessuna a cui abbiamo dato il ‘la’; noi siamo dei bianchi quanto lo è lei, chevalley, e quanto la regina d’Inghilterra; eppure da duemila cinquecento anni siamo colonia.” La calabria meglio… peggio della sicilia, …ma la calabria è la calabria, vergine maria! Come a dire: un caso a parte. Per niente, in verità.
L’indole calabrese così incline alla commiserazione parossistica o all’adulazione più totale ad elargire il meglio di sé. L’indole calabrese così incline alla celebrazione esasperata o alla denigrazione più totale a non ammettere tentennamenti. …Miserabile terra bruzia, hôpital des incurables! Chiangitari nati noi calabresi.
La calabria. …La calabria! La calabria degli alti lai e dell’indignazione facile. La calabria in ginocchio, gambe all’aria, culo a terra, prona.
La calabria in idea o come metafora. Iperbole e de profundis. La calabria di vincenzo padula, di corrado alvaro e mario alcaro. La calabria di otello profazio che così cantava e canta: “il sud è ‘nu paese bello assai: /il sole è caldo, e non si fredda mai. /Il mare è azzurro verde sperlucente:/ qui non si vide mai roba inquinante. /Siamo genti felici e stracontente: /non abbiamo bisogno mai di niente!”
La calabria che s’arrabatta fra sprechi e lassez faire, assistenzialismo e privilegi, sotto il giogo d’una classe politica immutabile e corrotta. La calabria dei POR 2001/2007. La calabria dei POR 2007/2013. La calabria della destra & sinistra srl. La calabria di 33 o forse più inquisiti nel consesso regionale.
La calabria che impunemente brucia, di anno in anno, in un sol rogo. La calabria degli incendiari, degli arsi vivi eroi alla memoria, degli scampati, degli strascichi, delle ferite incancrenite.
La calabria delle cave abusive, delle colline brulle a sfarinarsi a vista d’occhio, degli alvi dei fiumi sventrati e depredati senza requie. Dei fiumi canalizzati, deviati, ridotti a latrine. Del territorio stuprato senza pietà. Delle alluvioni, delle frane, degli smottamenti. Di soverato e cavallerizzo.
La calabria della mano pubblica meglio d’una mano santa, che solo per le sue comunità montane, nell’anno domini 2005, ha ricevuto 19.584.739,83 €. ...Secondi solo alla campania, per dirindindina!
La calabria degli assessorati alla forestazione di giovanni palamara degli operai idraulici-forestali un esercito, men che meno della salvezza.
La calabria dei depuratori che ci stanno, non ci stanno, che bastano, non bastano, perché a monte… a valle… in mare… forse.
La calabria delle mucillagini, delle meduse urticanti, delle coste in erosione, d’un mare d’acqua sporca con vista su termitai di cemento, delle spiagge magnificate, delle solite canzonette e dei ricordi da vantare: …un’estate al mare/ voglia di remare/ fare il bagno al largo /per vedere da lontano gli ombrelloni-oni-oni.
La calabria delle troppe discariche abusive, del commissario all’emergenza ambientale e di (ness)un, due, tre(cento) termovalorizzatori d’approntare. La calabria della storia al macero.
La calabria dei palazzinari, delle concessioni edilizie facili, delle varianti ai piani regolatori, delle varianti alle varianti, dei conflitti d’interessi e dell’interesse pecuniario sic et simpliceter. La calabria del chini fravicari e sfravicari ‘un perda mai tiempu.
La calabria ‘i ru bisuognu ‘mparar’a via ad illustrare l’inclinazione di far anticamera in sacrestie, segreterie, astanterie pur d’acciuffar un mezzo di sostentamento a tutti i costi o un lavoro purché sia, per intercessione del politico di giro, di padre pio, della vergine maria. Una via crucis in grazia di dio preclusa ai politici bidonati, agli amici degli amici, ai figli di papà e ai figli i ‘ntrocchia. L’unical, sviluppo italia, l’ospedale dell’annunziata, la banca sotto casa. Ogni anfratto, ogni ente, ogni baraccone in cui la politica s’intrufola, gozzoviglia, fa corpo. …E i concorsi? Il merito? I titoli? ...Suvvia, gente! È l’arte d’arrangiarsi. È l’arte di restarsene a galla. È l’arte di mandar la calabria al lupanare.
La calabria dell’etica passepartout, del bussare e chiedere, del chiedere e bussare, alla ricerca disperata d’un santo cui votarsi. «…Non puoi rimanertene con un straccio di lavoro in un call-center o come commessa/o, sia pure d’una boutique in pieno centro.» «Devi mettere su famiglia. …Devi chinar la testa. E pensare che stai ancora a casa con mamma e papà!» La calabria dei senza lavoro, del lavoro per cui sperare e per cui dannarsi, senza o con laurea in tasca. La calabria del fatalismo congenito, del mammismo innato, dei bamboccioni sfaticati.
La calabria delle consorterie, dell’insufficiente ethos civile, della diffidenza connaturata per la cosa pubblica, del disprezzo dei beni collettivi, dell’attività pubblica del rivendicare, dell’accidia e dell’autodisprezzo, della solita, assillante, assordante domanda senza requie: «…ma chini cazzi ta fa fari? …Chi cazzo te lo fa fare, crist’iddio!» Solerte la risposta: si vu campari cuntientu, chiru chi viri, viri e chiru chi sienti, sienti, culu cusutu e ‘un diri nenti. Contenti delle proprie sventure, perdinci!
La calabria del familismo amorale di edward c. banfield e del familismo umorale tout court.
La calabria di giuseppe nisticò, di giuseppe chiaravalloti, d’agazio-il-gran-nocchiero. La calabria dei mancini, dei gentile, dei principe, l’un contro gli altri armati. Delle famiglie, delle generazioni, dell’aurea mediocritas dei rampolli e delle fortune degli avi da uguagliare, La calabria di pietro mancini che, maiuscole incluse, di suo pugno così scriveva:“...Quando nei primi mesi del 2006, venni contattato da due autorevoli dirigenti di Forza Italia, /.../ manifestai la mia disponibilità a scendere in campo, come indipendente, nelle liste del partito di Silvio Berlusconi. Ai miei cortesi interlocutori, spiegai che avrei gradito una candidatura fuori dalla Calabria, per non creare attriti o comunque motivi di scontro con mio figlio, Giacomo mancini Jr. che il 10 aprile è stato riconfermato rappresentante della Calabria alla Camera dei deputati. .../.../ La fumata non è stata bianca, e il diniego mi è stato comunicato, a poche ore dalla chiusura delle liste, .../.../. Non l’ho presa, ovviamente, molto bene e ho scritto questa missiva a Sandro Bondi: «Egregio Onorevole Bondi, .../.../ Costava a Lei molto, onorevole Bondi, invece di rivolgermi, insincere e continue assicurazioni, comunicarmi, per tempo, e non farmelo sapere, neppure direttamente, domenica mattina, che in Forza Italia, non c’era, né s’intendeva dare, alcuno spazio all’ex sindaco di Cosenza figlio di uno degli statisti più illustri e stimati del nostro Paese, che avrebbe portato, lustro alle vostre liste?[1]
La calabria dell’informazione a mezzo servizio.
La calabria del mancato decollo industriale, dell’arretratezza economica congenita: via d’uscita, giustificazione, appiglio. La calabria del disastroso funzionamento dei servizi pubblici.
La calabria dei campanili, delle contrade, dei quartieri. La calabria del modello cosenza e dell’ora locale.
La calabria del legame di sangue — c’u sangu unn’er’acqua! –– della famiglia, degli amici, del vicinato, della porta di casa blindata, dei soldi in banca, …pienamente soddisfatti di sé: beniricari, beniricàmi, cchiù picca simu cchiù miegliu jamu.
La calabria della mafia, delle mafiette, della mafiosità, della corruzione, delle clientele, della mancanza di senso d’appartenenza ad una collettività ordinata secondo precise regole. La calabria degli omicidi fortuiti e dell’assassinio fortugno. La calabria dell’eccidio di duisburg. La calabria della ‘ndrangheta e della santa così presentata nel film-documentario: La santaviaggio nella ‘ndrangeta sconosciuta —: “Cinquemila affiliati, un giro d’affari di 36 miliardi di euro l’anno, è la ’ndrangheta la mafia italiana più potente, la più ricca, la più agguerrita militarmente, la più protetta dalla politica e dalle istituzioni, la meno combattuta, perchè sottovalutata per anni. /.../ Nell’indifferenza generale dei mass media, delle istituzioni e della politica italiana, la ‘ndrangheta è diventata la mafia più forte e spietata. Nel silenzio e nell’omertà generali, i suoi capi sono riusciti a conquistare il mondo intero.”
La calabria dell’immigrazione con cui far di conto: …maledetti cinesi della malora! Facilmente intercambiabile con: …maledetti romeni della malora!
La calabria dell’emigrazione passata, presente e futura: …stativi bbuoni amici e parienti cari,\ ghiu vaju adduvi vo’ la mia sbintura.
La calabria che dimentica.
La calabria della consuetudinaria pratica del dono e del cliché sull’ospitalità meridionale: vieni cumpari ca ti mmitu! /Portati a seggia c’a mia è sciullata, /portati u piattu c’u miu è squatratu, /portati u panu c’u miu è lamatu, /portati u vinu c’u miu è acitu, /vieni cumpari ca ti mmitu![2]
La calabria terra del pianto e delle donne in nero.
La calabria di… adduvi c’è gustu un c’è pirdenza.
Ficcatevela nel culo questa vostra benamata fottutissima calabria!


Rosario Lombardo


[1] Pietro mancini, la questione immorale. Luigi pellegrini editore. 2006. Pag133
[2] Accetta compare il mio invito!\ Portati la sedia che la mia e rotta\ portati il piatto che il mio è rigato\ portati il pane che il mio è ammuffito,\ portati il vino che il mio si è fatto aceto,\ accetta compare il mio invito!

19 commenti:

ln ha detto...

Quindi che facciamo,ci arrendiamo?
Se siamo così consapevoli(perchè lo siamo) di come gira nella nostra fottutissima Calabria, non potrebbe essere arrivato il momento di cambiare?
Non possiamo aspettare sempre la manna dal cielo e vivere di continui rimpianti e di "...la magna grecia..."!!
Ne aspettarci che il cambiamento te lo servano le istituzioni insieme alle crozzarelle (o pipi e ova,se preferisci)!
Le lobby stanno bene come stanno,non gliene fotte di te e della tua malaria calabrese,ne di tutte le giustissime cose che dici.
Iniziamo ad urlarla al popolo la nostra rabbia,siamo figli di briganti ,prima o poi ci stancheremo di tenere gli occhi chiusi.

P.S. Aru Viali si ricia ca':hanno beccato il tizio responsabile dell'incendio che ha devastato Bisignano il giorno di ferragosto.
Dice di essere stato pagato da uomini della potezione civile.
Ne sapete qualcosa?Sono notizie fondate o solo voci?E se son vere perchè ad Acri non arrestano mai nessuno?

me ha detto...
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Anonimo ha detto...

Esimio/a libertà negata effettivamente hanno arrestato qualcuno (prova ad andare sul sito del movimento politico del sole e ne saprai qualcosa in più.) L'unica certezza per quanto mi riguarda però (che sfugge anche a molti bisignanesi non direttamente interessati dal problema) è che la discarica dismessa di Croce Dalla continua a bruciare e ad asfissiarci, aspettando che la protezione civile (o chi diavolo preposto) faccia qualcosa. Ed anche per oggi nisba!
La mia “reprimenda” contro i luoghi comuni, firmata con nome e cognome, non ti sembra un "atto" che va nella direzione che di cui tu parli? Non ho visto in questa terra molti oriundi assumersi la responsabilità di dire certe cose. Io non credo ci sia molta consapevolezza della drammaticità dei problemi della nostra terra. Sul che fare non so: ognuno fa quel che può. Io ho fatto, faccio, farò quel che posso. E ti assicuro che del mio fare ne ho pagato le conseguenze.

ln ha detto...

Ogni volta che ci metto piede me lo chiedo anch'io perchè il territorio bisignanese venga così maltrattato...forse più del nostro.
E mi chiedo anche perchè la popolazione continui ad avere tanta indifferenza.
E tanta paura...
Conosco bene l'andazzo e sono sicura che il prezzo che paghi è alto.
Ma continua così.
Se vuoi ti diamo asilo politico da noi!
Posti da centunista non ne abbiamo più a disposizione ma qualcosa la troviamo...un LSU,un LPU,....

Prof carissima,io sono sul serio figlia di brigante, discendente diretta di un brigante, porto lo stesso cognome!
Peccato che nella mia famiglia solo io e mio nonno ne abbiamo ereditato il "sangue".

Vi consiglio di leggere il testo di cui parla il nostro anonimo "tutto quello che sai è falso".
Ne ho letto tre edizioni e vi assicuro che non c'è modo migliore per aprire gli occhi e per capire alcune dinamiche politiche internazionali.

Anonimo ha detto...

Giorgio Gaber - Io Se Fossi Gaber (1985) (2002) - Wittgenstein


Eh sì, effettivamente, dobbiamo dire, va detto che negli altri Paesi funziona tutto meglio che qui da noi. Ci vuole anche poco, voglio dire!
E’ perché gli altri sono più seri. Ecco, si impegnano, fanno sacrifici per migliorare. Perché loro credono nell’organizzazione, nelle responsabilità collettive. Voglio dire, i francesi credono alla Francia, gli americani credono all’America. Ci credono, ecco.
Basta andare all’estero, si respira subito un’altra aria, Anche in Svizzera, per dire!
Eppure mi hanno raccontato un aneddoto curioso, vero pare, e riguarda il famoso Wittgenstein, grande filosofo, grande uomo di cultura, tuttologo.
Ecco, questo Wittgenstein pare che tornasse in treno con il suo assistente, sì, pare che tornasse a casa dopo aver terminato il suo ultimo lavoro, un’opera decisiva, il “Tractatus”, che faceva il punto su tutta la filosofia… faceva il punto. Anni di studi, anni di ricerche, anni di saggi, fine del lavoro e meritato riposo. Niente, scompartimento, grande silenzio, a un certo punto pare che il suo assistente abbia chiesto: "Mi scusi, professore, come spiega lei il gesto che fanno gli Italiani?".
Wittgenstein pensa un attimo poi sbianca in viso: "Porca miseria, devo rifare tutto da capo!".
Sì, evidentemente c’era qualcosa che non gli tornava. Non riusciva a capire l’atteggiamento, e nemmeno l’allegria degli italiani, proprio loro così incapaci di organizzarsi, incapaci di far funzionare la vita, incapaci persino di farsi un governo.
Ma Wittgenstein era uno scienziato. Forse avrebbe dovuto andare dall’altra sponda dell’intelligenza per afferrare il mistero dell’incapacità consapevole e sublimata…

Anonimo ha detto...

Giorgio Gaber > Dialogo Tra Un Impegnato E Un Non So (1972) > Gli Intellettuali


(Parlato) No. Io sono un uomo di cultura. Io con quelli lì non ci vado, sono testacchioni. Sì, forse l’impostazione è anche giusta, ma ci sono troppe cose… Certo che il mondo va male, vuoi che non lo veda? Sono più a sinistra di loro, io. È che loro sono ingenui, ignoranti, non hanno dubbi. Mentre io, io sono un problematico e prima di prendere una decisione…

Gli intellettuali sono razionali
lucidi, imparziali, sempre concettuali
sono esistenziali, molto sostanziali
sovrastrutturali e decisionali.

(Parlato) Poi dicono, gli intellettuali. È chiaro, siamo su un altro livello. Loro vanno lì, si picchiano coi fascisti, con la polizia. Cosa risolvono? Non scavano, sono grossolani. Io sono anche magro. Diffido della gente robusta. Gli operai. No, intendiamoci, io sono più a sinistra di loro. È che tanto non si può far niente. Toh! Un po’ di vento. E questa foglia che mi batte su un occhio... Agire, dicono, bisogna agire. Che fastidio, questa foglia... Bisogna vedere come si agisce e se si può agire. Intanto batte, eh... Cosa posso fare? Niente, non c’è niente da fare.

Gli intellettuali fanno riflessioni
considerazioni piene di allusioni
allitterazioni, psicoconnessioni
elucubrazioni, autodecisioni.

(Parlato) Che fastidio, questa foglia. Batte sempre più forte. Cosa posso fare?... Niente, non c’è niente da fare.
Va a finire che perdo l’occhio.

anonima ha detto...
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anonima ha detto...
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me ha detto...
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me ha detto...
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J.xck ha detto...
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Anonimo ha detto...

Derive-approdi ha fatto un buon lavoro, ripubblicando gli abacedari di Deleuze. Successivamente ha pubblicato pure un abacedario dedicato a Sanguineti.
Onestamente, avendo solo delle basi liceali in filosofia, io annaspo in determinati territori, il che non mi impedisce di avventurarmi in campi ostici alle mie possibolità, col rischio, a volte di essere più colpito dagli aspetti biografici che altro (vedi l'abecedario di cui sopra).
L'ego è qualcosa con cui tocca fare i conti pure ai filosofi. Non credo ci sia un prima e dopo ma solo un continuum. Wittgenstein non so se sia più o meno imprescindibile, ma evidentemente non lo è. Wittgenstein in quanto filosofo, in quanto uomo, evidenetemente non può
cogliere o interpretare un senso alle sue domande. C'è sempre quel quid che scricchiola, su cui qualcun altro fa leva e forse va avanti anzichè no. Un pò come quello che succede al Cern in Svizzera, che probabilmente rivoluzionerà la fisica, la riscriverà, ma non metterà la parola fine al tentatitivo dell'uomo di "sostituirsi" a Dio ( detto senza nessuna implicazione negativa)
Cum grano salis, però.
Il fatto è che io, tu - bulimica professoressa (detto con affetto: ho visto il tuo blog!)-
altri, forse ogni essere umano su questa terra, pensa di avere nelle sue mani il (un) mondo, di avere le sue risposte, ma c'è sempre quel maledetto rovello (punto di rottura) in testa...
Con deferenza. RL.

anonima ha detto...
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anonima ha detto...
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Anonimo ha detto...

Esimia anonima (Giulietta ?) ma di che s'ingrugna?
Evidentemente sono l'oggetto e il soggetto della discussione che spero le abbia sottratto del tempo prezioso.
.Lei risponde a chi chiede di capire, con un ritratto che nessuno le aveva richiesto. L'immagine che si è fatta di me mi lusinga e ispettisce. Che posso farci? le contraddizioni sono il mio habitus mentale. Beata lei che non ci incespica!
.La superficialità regna sovrana in questi commentari: é nella logica del mezzo.
.Cattivo? Spero abbia espunto questa sua considerazione dai miei scritti firmati, significherebbe che non hanno niente della sua bontà... d'animo. Per il resto, sul che fare?, si arrangi. Io descrivo la realtà con i miei occhiali
quindi... La sua maieutica offre forse soluzioni?
.Francescano? Può darsi. Non sarei il primo, se anche quel bellimbusto che ha scritto con quel tal altro americano di un certo Impero conclude con un "anelito" nella direzione del santo D'Assisi.
Di estrema sinistra? Sono stato iscritto al Prc e me ne pento. La sinistra era da qualche altra parte: non so dove. Di estrema c'era solo la confusione.
.Il memento mori è nella logica dell'esistere e lei dovrebbe saperne qualcosa (Eros e Thanatos...)
.Io non ho riposte, ed il mio interrogare gli altri è al contempo un interrogare me stesso. Se i miei strumenti sono inadeguati, non posso farci più di tanto: mi dimeno nella tensione superficiale dell'esistere.
Con immutata deferenza.
Agli altri la palla. Ho fiducia.

anonima ha detto...
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ln ha detto...

Come non è successo niente?
Allora non avete saputo!
Si è allagato il municipio.
Acqua dappertutto
...delibere,progetti, bilancio...tutti i documenti più importanti di questa amministrazione sono andati distrutti. Però come sono sfigati poverini:prima i furti e i rapimenti,ora questo. Ma come si fa a governare così!
E sindaco e assessori e consiglieri sono ancora li, stracci alla mano, a recuperare il recuperabile.
E non è stata la pioggia:si era intasato il cesso dell'ufficio del sindaco. Pare che qualcuno ci abbia buttato dentro dei garofani verdi.
Vado a dare una mano,se potete venite ad aiutare.

me ha detto...
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ln ha detto...

Buongiorno pirati.
Che nottataccia. Mai visto tanta acqua in un comune. E parlano di carenza idrica...
Il sindaco si è preso un bel raffreddore mentre i danni più gravi li hanno subiti i consiglieri:tutti con le unghia spezzate. Non preoccupatevi,è già all'opera una equipe di estetiste.
Per quanto riguarda il tunnel i lavori procedono speditamente.
Solo nel tratto in discesa ci sono stati dei rallentamenti. Pare sia un problema di equilibrio delle forze. In sostanza,le pale di sosta sottoascellari non stanno dritte,rendendo difficile le operazioni giornaliere di appoggio.