29 febbraio 2008

SYMPHATY FOR THE DEVIL


Adagio come un treno che si allontana, il nostro e vostro blog si sta recando verso una direzione, ne è la prova che mai nessuno, ad Acri, abbia usato una riga di inchiostro per parlare od accennare a noi ed al nostro giornale. E' difficile dedicarsi ad attività che riguardino la comunicazione solo nelle parentesi giornaliere, tra un problema e l'altro, ma stiamo facendo quello che ci è possibile per mantenere alto il contenuto dei nostri interventi, poichè ne abbiamo anche i mezzi culturali. Ringraziamo voi visitatori che spesso lasciate commenti, talvolta i quali, si potrebbero definire articoli, per la quantità di informazioni e di idee.
Il nostro operato, attraverso questo blog, ci procura gratificazioni personali perchè ci dedichiamo ad un'attività di cui proviamo passione, la cultura ed i punti di vista diversi, cercando di cernere i contenuti dei fatti per levare le inezie e le pagliuzze insignificanti. A questo dobbiamo unire l'aspetto di "ritorsione" che in un certo senso subiamo, proprio per la nostra natura contro e ribadiamo il fatto che nessuno abbia scritto di noi, effetti "ritorsivi" come nella famosa rassegna cinematorafica organizzata ai tempi dell'ASSOCIAZIONE ANARCONDA, dove ci fu negato lo spazio per la proiezione all'ultimo momento, probabilmente perchè avevamo criticato l'operato politico, culturale ed amministrativo nella nostra città, attraverso un volantino molto esplicito. Comunque, noi proseguiamo, anche con il vostro sostegno, con l'intenzione di migliorare questo spazio e di coinvolgere altre persone, creando nuove rubriche per trivellare il sottosuolo umano e disumano della nostra cittadina, rimasta nel 1960 o giu di lì.


LA REDAZIONE

18 commenti:

Anonimo ha detto...

Noi del Blog siamo gente particolarmente resistente. Su questo, non ci piove. Che lorsignori rimangano al calduccio, nei loro sempre più beati spiriti. Come si dice su "Radiotivù Acherungia"? Si dice: "Dormi tranquillo e asciutto, la buonanotte assorbe tutto!" Insomma, che ognuno segua la propria buona stella.
A gonfievele... se possibile.
Intanto, a proposito di tale meravigliosa astronomia, sentite quest'altra poiché oggi è sabato...
ASTRONOMIA COMUNALE:
Gelosissimo dei viaggi lunari degli astronauti degli Stati uniti, qualche decina di anni fa un nostro Eletto, Assessore ai lavori pubblici appassionato di Astronomia comunale, scrisse ai Sovietici una gran bella lettera contro gli imperialisti americani, per proporre ai compagni di andare, con loro, sul sole...
Benché dialetticamente molto interessati, questi gli risposero che era cosa politicamente impossibile a causa della temperatura...
Ma, il Nostro non si dava mai per vinto. Insistette. Scrivendogli che si sarebbero potuti posare di notte...

Anonimo ha detto...

Ho telefonato a Ninnillo per domandargli se potevo mettere nel blog un suo scritto: una novellina inedita che mi aveva mandato tempo fa. Ha acconsentito a condizione che venga dedicata a "Libertà negata", alla sua amatissima "vice"...
Eccola:

PIETRO

Verso mezzogiorno Pietro se ne era andato. Si era spento accanto al focolare mentre si affievoliva il fuoco che aveva acceso all’alba della sua ultima mattina. Se ne andò rimanendo sulla sedia, col capo chino e le mani posate sulle ginocchia.
La sera, le mura della casa dove era nato ottant’anni prima si misero a gocciolare. Via via che le ore passavano e nonostante il bel tempo la trasudazione delle pietre e della calce diventò abbondante pure sulle altre case. Le gocce filtravano lungo le mura. Come se provenissero da forte umidità si addensavano scorrendo per incontrarsi nelle tortuose viuzze che si incrociavano nei saliscendi. Come se si fosse trattato di leggerissima pioggia i rigagnoli scorrevano tra erbe e ciottoli per le vie dove non camminava più nessuno.
Passando tra case crollate o con le porte e finestre divelte confluivano sulla piazzetta antistante la chiesa, sul limite inferiore dei quartieri antichi; lambendola, bagnavano pezzi di tegole cadute dal tetto sfondato.
Le case piansero per tutta la notte. Silenzioso, il ruscello passò oltre le rovine e si sparse tra gli uliveti delle Coste, sino a fondovalle. Luccicando come nastri argentati sotto la luna piena le lacrime invasero erbe e spineti attorno ai tronchi d’alberi centenari, ormai incolti.
L’ultima brace si spense.
In autunno, gli alberi si caricarono di olive inutili. Un primo colpo di vento gelido sparpagliò le ossa del vecchio tra la cenere. Al piano di sopra, un uomo si svegliò. Ascoltò il richiamo festoso delle campane proveniente dalla città nuova. Radendosi, il suo sguardo andò verso le montagne al di là della valle col fiume sinuoso e calmo per spostarsi sulla foto riflessa nello specchio, appeso tra l’armadio vuoto ed il letto rifatto. Osservò la coppia di giovani con sullo sfondo la Torre piegata e l’immensità geometrica di Piazza dei Miracoli. Lui e sua moglie in viaggio di nozze.
Sorrise quando udì le grida spensierate dei ragazzini che giocavano sotto casa. Un gruppo di contadini stava avviandosi verso la campagna circostante. Un mulo che non ne voleva sapere di avanzare bloccava la via, provocando risate e commenti scherzosi.
Scese a pianterreno e depose le sue ossa nella cassapanca, a lato del camino.
Quindi uscì senza chiudere a chiave e s’incamminò verso la macchina, passando tra i rioni vuoti. Le mimose che il giorno prima parevano morte si erano riempite di fiorellini.
Sulla strada provinciale si fermò un istante per dare un ultimo sguardo ai ricordi, alla casa dov’era nato.
Pietro rimise in moto, rientrava a Torino.
(- Ninnillo. Padia, ottobre 1994.)

ln ha detto...

Che vi aspettavate, il tappeto rosso?
Tempo fa lessi da qualche parte:" Nel mondo diamo importanza solo alla meta e non al viaggio".
Ma noi siamo diversi. E scusate se mi ci metto anch'io.
Forza pirati...all'arrembaggio!!!

P.S. Un saluto al mio prossimo sindaco con l'augurio che si faccia risentire presto.
Sà, a noi zitelle acide,una piccola attenzione ,anche solo virtuale cambia la giornata.

N.B. Ma questi stronzi dei virus non hanno proprio niente da fare? Ci sono un sacco di terreni incolti che avrebbero bisogno d'attenzione.

ln ha detto...

E poi come pretendete che si sprechi così l'inchiostro?
Con i tempi che corrono bisogna fare economia.
Già "loro" scrivono tanto,qualcuno deve pure correggere e ricorreggere.
Le penne costano,per non parlare della benzina che si consuma per andare avanti e indietro da un bar all'altro.
E le inchieste? Ma lo sapete quanto costa in tempo e denaro fare il giornalista ad Acri?
Siete proprio senza cuore.

Anonimo ha detto...

Non sia mai, ma cosa deve fare un povero calabrese che malgrado
le tante immortali bellezze naturali della nostra regione (etc. etc. etc.)
decide di farla finita nel modo più netto e veloce possibile?
Gli basta spingere la porta di un ospedale qualsiasi.
Se fossero chiuse? Coraggio, ci restano quelle dei politici...

Anonimo ha detto...

Non sia mai, ma cosa deve fare un povero calabrese che malgrado
le tante immortali bellezze naturali della nostra regione (etc. etc. etc.)
decide di farla finita nel modo più netto e veloce possibile?
Gli basta spingere la porta di un ospedale qualsiasi.
Se fossero chiuse? Coraggio, ci restano quelle dei politici...

Anonimo ha detto...

Come si fa a stanare un conigliere dal municipio?
Bisogna imitare il rumore delle carote...

Due Assessori prendono il treno per la prima volta.
Partono.
Uno dei due: Chi strusciu!
L'altro, affacciandosi: Simu supa i circhjuni!

Cosa ci fa un neurone nel cervello di un Assessore?
Vegeta.........

Anonimo ha detto...

Buon umore domenicale...
Vi clicco quest'altra storica, con la sua rinnovata approvazione...

LA FOTOCOPIATTRICE DEL MUNICIPIO

“Paese che vai fotocopiatrice che trovi! Ed allora, se è così, non ci resta che tirare i remi in barca, perché vale più la pratica che la grammatica e, in fondo in fondo, i guai della pentola li sa il mestolo. Pur tenendo conto che il diavolo può farle, le pentole, e magari un buon mestolo, ma non di certo il coperchio. Anche se, poi, non tutto il male vien per cuocere, ehm... per nuocere, non essendoci regola senza eccezioni. E se ancora sei nel dubbio, astieniti! Il diavolo, quindi, non è poi così brutto come lo si dipinge. Tranne quando il lupo perde il pelo ma non il vizio. Ma da cosa nascendo cosa ed i più tirando i meno ed il riso facendo buon sangue e il sangue non essendo acqua,"in vino veritas!"
Come dire che con niente non si fa niente né il suo contrario. Ed è vero, in definitiva, che ogni bel gioco deve durare poco, perché, a ben riflettere, se il mondo non fu fatto in un giorno o non poteva o non voleva.”
... ... ...
Insomma... una cosa è l'Originale ed un'altra, la Fotocopia. Specialmente se si tratta della fotocopiatrice del nostro municipio. Strana macchina che funzionava a metà. Si metteva l'originale e se ne riproduceva, esattamente, la metà...
Cari amici, state certamente pensando: “Beh, se ne faceva una metà, con due fotocopie si otteneva l’intero foglio. Ci voleva giusto un po’ di pazienza!”
Eh no, là dentro tutto è sempre molto (ma molto) più complicato. Nel caso superiormente emblematico della celebre nonché unica fotocopiatrice comunale, le cose erano, diciamola così, stranamente aleatorie. In certe occasioni, questo macchinario si comportava in modo bizzarro, imprevedibile. Smentiva perfino questa famosa addizione fondamentale: “A + B = C” (due metà del foglio uguale al foglio intero).
Si voleva fotocopiare qualche pagina di documento concernente, ad esempio, la sempiterna “Questione Meridionale”? Ebbene, per ottenerne la prima pagina ci volevano, effettivamente, due fotocopie. Ma, a partire dalla seconda succedeva che... che non si ci capiva più niente! Si girava il foglio dalle parte che si riteneva operativa? Op là, la Macchina, quasi a farlo apposta, poteva tirar fuori, di nuovo, la stessa mezza parte! (dunque: A + B = A oppure = B).
Storicamente, questo successe dal preciso momento in cui l’Impiegato principale dell’Ufficio Tecnico addetto alla fotocopiatrice, decise, infine, di metterci le mani per ripararla. Fin là, i cittadini si erano dovuti adattare alla solita regola: “A + B = C”. Da allora in poi l’affare diventò una vera lotteria. Capitava frequentemente, senza nessun preavviso, che uscissero fuori fotocopie riproducenti solamente un angolino del documento; o la parte centrale o altro ancora. Una volta su cento, circa, fotocopiava il foglio in intero! (allora si diceva: “Tombola!”).
Tutto questo mandava in bestia i compagni, gli Eletti... Cioè, gli amministratori, compreso i Sindaci. Ma faceva divertire gli amministrati, naturalmente. Questi, seppero "immediatamente" utilizzarla per scommetterci sopra. Avevano diviso un foglio in una dozzina di quadretti (a, b, c, d, ecc.), e puntavano piccole o grosse somme sul numero di lettere che riuscivano ad ottenere, cioé a fotocopiare. Vincite destinate alla famosa “Festa dell’Asino” (...)
Purtroppo, dopo una quindicina d’anni di solida e coraggiosa "attività" (= lotteria) municipale, comunista... questa meravigliosa fotocopiAttrice andò definitivamente in tilt. Trapassò, la poverina, emanando un ultimo sbuffo, dispiaciuto: una densa fumata nera, di addio al Popolo.
Purtroppo, per il momento la nuova sembra che funzioni abbastanza bene. Ma, non si sa mai! Gli Acresi sperano, infatti, di poter ricominciare con le scommesse...
- nnn

ln ha detto...

A proposito di municipio.
Venerdì mattina si è misteriosamente incendiata la discarica abusiva in località "Conicella". Venerdì sera,intorno alle otto,stessa sorte per la spazzatura di via Jungi,che ha causato danni ad abitazioni e macchine parcheggiate li vicino(non è stato possibile avere li forze dell'ordine o vigili urbani).
Non espongo i mie sospetti per evitare un ovvia denuncia.
Di qualche tempo fa fatti di furti e scippi in pieno giorno.
Dimenticavo che sabato mattina in località Crista alcuni abitanti hanno avuto problemi con un extracomunitario ubriaco che voleva a tutti i costi entrare nelle loro case.
Magari non c'è nessuna relazione fra i fatti ma è evidente che qualcosa non va.
Eppure il nostro sindaco sosteneva mesi fa di aver ristabilito l'ordine pubblico!
Ora è probabile che io e lui abbiamo una diversa concezione dell'ordine pubblico.
Oppure la situazione è sfuggita di mano a causa del tempo che i nostri amministratori sprecano nel passare da un partito all'altro,nel cercare assurdi accordi di potere.
Probabile che ordine pubblico per loro sia la stabilità di questo scellerato governo,il numero di consiglieri che votano a favore,la presa per il culo che ti fanno quando parlano di etica politica,gli accordi sottobanco che escludono negli appalti pubblici le ditte acresi a favore di quelle esterne(magari collegate agli Adamo,agli Oliviero,etc.).
Forse la mia concezione di governo di un popolo è diversa dalla loro.
Probabile che la definizione di politica non sia uguale per tutti,che ognuno la interpreti a modo suo.
Quando nasce la società organizzata(quello che oggi si chiama stato)l'uomo rinuncia alla sua libertà idividuale perchè in gruppo riesce meglio a realizzare i suoi interessi.Piuttosto che la guerra contro il più forte preferisce l'alleanza.
Il gruppo può garantire all'individuo una vita migliore,e con la forza del gruppo riesce a concretizzare i suoi scopi.
Non mi pare che adesso il gruppo curi gli interessi di tutti...
piuttosto il contrario.
Ma è evidente che chi detiene il potere ha una visione diversa da chi a lui è sottomesso.

Anonimo ha detto...

Cara "Libertà negata", le cose sono complicate come ben sappiamo. Potremmo e dovremmo cercare di approfondire. Domandarci CHI fa cosa, e PERCHE'... Tra questi perché, c'è sicuramente quanto dici sulle diverse preoccupazioni... dei politici. Come siamo riusciti ad arrivare a questo tipo di comportamenti? Come si spiegano certe apatie ed altri menefreghismi sistematici? Eccetera.
Avrai letto il Manifesto... di Vito Teti...
Per quanto concerne l'ordine pubblico, avrai visto cos'è successo a Locri. La manifestazione... ed il solito appello alla preghiera dei religiosi, non so se con processioni o senza. Lo scrivo perché mi sembra una specie di film visto e rivisto tante, troppe volte. Sai, quando leggiamo il "Quotidiano della Calabria" (o altri), restiamo increduli... allucinati dal numero di giovani compromessi fino al collo con vecchi e nuove delinquenze. Inutile, qui, farne la lista.
Ad Acri, non siamo ancora arrivati a questo punto. Per il momento, diciamo che bisognerà starci molto attenti. Ne riparleremo.
Intanto, ritornando nel nostro municipio, lo stesso della Fotocopiattrice... Ninnillo (sempre il solito!) mi aveva detto di vedere per un altro suo scrittarello, un "giallo". Avvenuto là dentro, com'è noto ad ogni Acrese bene informato. E' un testo piacevolmente necessario. Potrebbe e dovrebbe servire da rinnovato appello alla popolazione, affinché si continui a cercarlo!
FacendoVi i suoi saluti insieme ai miei, a te, ad Angelo, ed agli altri Pirati & Corsari dei Sette mari del magico Sud...
ve lo incollo qui sotto.

LA GRANDE SCOMPARSA

Quando il compagno sindaco sparì nel Municipio senza lasciare traccia, grandissimo fu lo stupore dei concittadini.
Tre giorni prima era stato eletto all’unanimità, per l’ennesima volta, dai compagni consiglieri. La vittoria del Partito con il solito 99, 41% dei voti aveva scatenato la solita grande manifestazione di gioia politica: bandiere e clacsonate e tutto il resto compresi quattro o cinque fortissimi botti d’artificio che conclusero la festa, subito dopo il solito entusiasmante discorso programmatico del sindaco neo rieletto.
Era soprannominato ‘U Rannu, Il Grande. Misurava un metro e cinquanta centimetri circa. E doveva pesare quasi novanta chili, più o meno. Grazie a tali rimarchevoli misure, era ben conosciuto, non solo nella sua città dove dominava il paesaggio politico da oltre vent’anni, ma anche nell’intera Calabria dov’era pure stimato come “Sindaco più grande d’Italia”.
Il Grande sembrava sparito dalla superficie terrestre. Volatilizzato.
Per primo, fu il segretario comunale a chiedersi e poi a domandarlo agli impiegati municipali, dove fosse andato.
Penetrando nel grande salone del sindaco tutto gli era sembrato in ordine, come sempre. Su un muro, vide il quadro con l’abituale, tranquilla scena pastorale: la famiglia di contadini che raccoglieva uva, e l’asino accanto ad un fico, che attendeva, sonnecchiando, d’essere caricato.
Il segretario, uomo assai alto, minuto di corpo e svelto di gesti (l’antitesi perfetta del Grande), portava una cartella zeppa di documenti che necessitavano la firma del sindaco. Grattandosi la testa calva si disse che doveva trovarsi là vicino. Era la prima volta che si assentava senza avvertirlo.
In preda a cattivi, inspiegabili presentimenti, penetrò quindi in ogni ufficio dove ricevette la stessa risposta sorpresa. Non sapevano dove fosse. Nessuno, tra le decine d’impiegati, sapeva dirgli dov’era.
Davanti al portone, due guardie civiche gli affermarono che se fosse uscito da là, oppure dalla porta più piccola, a lato, lo avrebbero sicuramente visto. Dato che dall’apertura del municipio non s’erano mossi dal piazzale! Un po’ allarmati si misero a cercarlo insieme al segretario.
Benché aiutati via via da tutti gli altri impiegati che andavano e venivano nel grande edificio, il sindaco non si trovava. Lo cercarono financo nel soffitto, tra gli armadi tarlati dov’erano riposti i vecchi archivi ammuffiti del municipio.
Le guardie continuavano a non volere ammettere che fosse potuto uscire senza che, Loro, se ne accorgessero. Innervosito, il segretario, trattandoli con non inconsueta durezza, ordinò ai due cocciuti di accompagnarlo fino alla casa del sindaco. Affermando convinto: “Capitemi bene! Se non è dentro il municipio, vuol dire ch’è fuori! Dev’essere rientrato a casa per un’urgenza”
Ma ‘U Rannu non c’era. Gli altri impiegati, arrivati tutti là dopo averlo cercato in giro nel paese, allarmarono la moglie che conosceva le abitudini sonnolenti ma assai regolari del marito. S’allarmò tanto, la povera donna, allarmando, così, il già allarmatissimo segretario. Singhiozzando, la consorte ripeteva che in quasi quarant’anni di vita comune non era mai successo che il suo maritiellu fosse risultato introvabile.
Cosa fare se non ricominciare le ricerche mobilizzando l’intera popolazione che si era attruppata là davanti? Tutto il paese partì alla ricerca del suo Primo cittadino. Dappertutto ci si chiedeva: “L’avete visto il sindaco?”
Mano mano lo stupore si era trasformato in angoscia. In tutta la città, comprese le frazioni e contrade più lontane, ognuno s’era messo a cercarlo. Persino lo 0,59% che non lo aveva votato. “Ma dov’è andato? Ma cosa gli è potuto succedere?”...
Il segretario fece del suo meglio per tranquillizzarne la moglie sul bordo della crisi di nervi isterica e chissà, forse anche fatale. Ma, più la rincuorava e più il resto di calma della brava donna diminuiva. Finalmente, con l’aiuto provvidenziale dell’amico farmacista - uno dei consiglieri di maggioranza - riuscì a fargli bere un potente sonnifero sciolto in un bicchiere d’acqua, senza che se n’accorgesse.
Una settimana dopo, niente. Polizia e carabinieri e giornali e radio e televisioni lo cercavano, oramai, in tutta l’Italia. Senza risultato. Il sindaco, per “grande” che fosse, sembrava essere stato rapito da marziani o da altri incomprensibili malintenzionati. Non si riusciva a capire chi mai potesse voler male a persona così pacioccona secondo l’opinione generale.
Come accade in circostanze veramente eccezionali, la curiosa scomparsa provocò tante supposizioni, una più inverosimile o fantasiosa dell’altra generalmente. Ognuno diceva la sua. Ci fu chi sostenne che Il Grande intrattenesse relazioni segrete con una importante compagna romana: da quando questa venne nel comune per fare un comizio di sostegno al Partito. Bella romana che cenò in sua compagnia anche se in presenza di una cinquantina d’altri compagni affamati. I due avevano perfino scherzato tra loro. Cuore a cuore si diceva...
Ma la bella compagna, sposata felicemente, non c’entrava proprio. Dovette, per sbarazzarsi di tali malevoli dicerie, affermarlo più volte davanti alle televisioni e sui giornali, compresi l’Unità ed il Manifesto. A mettere in giro questo ipotetico rapporto politico-amoroso furono certi ambigui articoletti, apparentemente ben documentati, dell’Osservatore e del Libertario.
La gente seguiva con attenzione o curiosità le ricerche. Le ricerche normali o quelle paranormali. O altre più poliziesche, da giallo. Per più di un mese, la principale buona notizia che si aspettava in Italia fu l’eventuale snodo della misteriosa scomparsa..
A forza di rispondere alle interviste, il segretario diventò famoso. E fu così che venne, poi, eletto sindaco al posto del Sindaco. Dopo un ingarbugliato periodo d’attesa, nonché di crisi politica che sorvoliamo (con una brava commissaria prefettizia che si dette da fare con numerose pratiche del Comune rimaste in sospeso durante decenni (strade piene di buchi, raccolta dell’immondizia, eccetera).
Dieci anni dopo la scomparsa nessuno sembra saperne qualcosa. Ciò nonostante, nel comune si continua a sperare in una sua improvvisa riapparizione. La moglie lo aspetta ancora così come le due guardie e il nuovo sindaco, l’ex segretario. Nessuno ha potuto o voluto accettare questo incredibile avvenimento.
Davanti al municipio, come buon’augurio per un pronto rientro, una Grande Statua rappresentante Lo Scomparso troneggia accanto a quella dedicata Ai Ca uti della Grande guerra. Il Compagno, con gesto deciso della mano sembra dire al popolo: “Ritorno tra cinque minuti”.
E noi che lo aspettiamo con ansia, gli crediamo.

- nnn, ottobre 1995. - T

Anonimo ha detto...

"Quando penso a queste persone che adulano il tiranno per sfruttare la sua tirannia e la servitù del popolo, sono quasi altrettanto stupito dalla loro cattiveria che impietosito dalla loro stupidità.
Giacché, a dir vero, avvicinarsi al tiranno è diverso che allontanarsi dalla propria libertà e, per così dire, abbracciare e stringere a due mani la propria servitù? Che per un momento mettano da parte la loro ambizione, che si sottraggano un po’ alla loro avidità, e che poi si guardino; considerino sè stessi: vedranno chiaramente che questi campagnoli, questi paesani che calpestano e trattano come forzati o schiavi, vedranno, dico, che questi, così maltrattati, sono più felici di loro ed in un certo qual modo più liberi. Il coltivatore e l’artigiano, per asserviti che siano, se ne sdebitano ubbidendo; ma il tiranno vede quelli che l’attorniano intrallazzare e mendicare i suoi favori. Non solamente bisogna che facciano ciò che ordina, ma anche che pensino quello che vuole, e spesso, per soddisfarlo, perfino che prevengano i suoi desideri."
- Etienne de La Boétie, "Discorso sulla servitù volontaria" (1576).

Anonimo ha detto...

Cosa ci fa il solito neurone nella testa del Sindaco?
- Si gratta i c...

ln ha detto...

Dal "Manifesto" di Vito Teti due frasi che rispondono perfettamente alle nostre tristi domande:
"... Probabilmente è proprio l'espansione criminale, unitamente
alla mancanza di un élite economica pulita e di una politica con una morale, a fare sì che le vere risorse calabresi rimangano
inutilizzate". E sempre sull' élite politica:
"...Parli il linguaggio della verità e non della furbizia. La Calabria non può più aspettare".

P.S. Posso fare i complimenti a Piero Cirino per l'articolo sulle cartelle esattoriali?!
A volte ritornano.....

ln ha detto...

Sul "Discorso sulla servitù volontaria" penso che:
"sotto l'ala del drago si sta meglio del previsto"

Anonimo ha detto...

Quando un operaio muore i politici di destra, di sinistra e di centro si indignano.
Quando un operaio muore domani Prodi fa il decreto legge.
Quando un operaio muore Topo Gigio Veltroni candida gli industriali, “ma anche” un sopravvissuto della Thyssen Krupp.
Quando un operaio muore Ichino dice che “Da noi manca la cultura delle regole”.
Quando un operaio muore il Presidente della Repubblica soffre e auspica in televisione.
Quando un operaio muore Maroni dice “Non è colpa dei governi, perché le leggi ci sono”.
Quando un operaio muore nessuno parla della legge 30, dei precari, dei ricatti che subiscono, della legge del padrone e degli estintori vuoti “altrimenti vai a casa”.
Quando un operaio muore, oggi Fassino e D’Alema, ieri Berlinguer e Pertini.
Quando un operaio muore il padrone ha già messo i soldi da parte.
Quando un operaio muore la vedova e i figli finiscono in mezzo a una strada.
Quando un operaio muore i sindacati dichiarano uno sciopero di solidarietà di due ore.
Quando un operaio muore la colpa è del casco, se l’è cercata.
Quando un operaio muore la colpa è che se si lamentava per l’insicurezza veniva licenziato subito perché precario.
Quando un operaio muore è un assassinio, quasi sempre.
Quando un operaio muore faceva un lavoro a rischio, doveva succedere.
Quando un operaio muore si danno incentivi alle aziende che diminuiscono gli incidenti e non si chiudono quelle che producono i morti.
Quando un operaio muore è perché la sicurezza è troppo onerosa per la Confindustria.
Quando un operaio muore è un fatto di business, qualcuno ci ha guadagnato sopra.
Quando un operaio muore se faceva il politico campava cent’anni.

Anonimo ha detto...

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