7 gennaio 2014

IL CORTILE

Le generazioni precedenti alla mia, attraverso l'emigrazione, hanno dato un contributo massiccio, in termini economici e culturali, allo sviluppo della città di Acri ed alla costruzione di un suo futuro. La stessa cosa non si può dire della mia generazione, quella nata, molto spesso all'estero o in Altitalia, tra fine anni sessanta e fine anni settanta o poco più. Essa è la generazione che, attraverso i benefici delle rimesse degli emigranti, ha potuto studiare, diplomarsi o laurearsi ed evadere, anche, da un certo tipo di mentalità. Tutto ciò in teoria. Se l'emigrazione per necessità di sopravvivenza ha dato un futuro a questa città, la stessa cosa non si può dire di quella emigrata per necessità intellettuali e formative.
La mia generazione è quella che più ha fallito perchè nulla ha apportato e portato alla città, attraverso il suo maggior grado di istruzione. Infatti, bisogna dire che l'istruzione non sempre corrisponde ad un grado culturale più alto, l'esser colti significa approfondire la conoscenza ed esprimerla tramite la sensibilità, l'ingegno e la partecipazione.
La mia generazione ha fallito completamente poichè essa vive nella città costruita dai genitori emigranti, concepita in un'ottica buona per quei tempi, ma a cui bisognava e bisogna contribuire con i nuovi mezzi culturali per tenerla al passo dei cambiamenti e delle nuove esigenze.
La mia generazione non ha partecipato e non si è auto-determinata, così concedendo alla politica retrograda il consolidamento delle sue basi per barricarsi in una gestione nefasta per il futuro collettivo. A questo bisogna aggiungere che, invece, un altro tipo di partecipazione ha lasciato perpetrare alla politica la sua inclinazione personalistica e contro il senso di comunità. Non a caso abbiamo una classe politica locale priva di qualsiasi espressione talentuosa nell'ambito.
La mia generazione è caduta, volontariamente, nella mancanza di affermazione e, paradossalmente, essa, oggi, ha esigenze similari a quelle che avevano i nostri genitori, ma non ha lo stesso piglio più o meno battagliero per modificare i processi che vanno contro tale affermazione.
Ad esempio, qualche decennio fa i nostri genitori lottarono per avere l'ospedale che, oltre un presidio per la salute, fu calderone di posti di lavoro. Noi, oggi, non abbiamo fatto nulla per difenderlo. Altre battaglie furono affrontate per il lavoro e furono vint
e, poi se si innescarono circuiti di assistenzialismo è un altro discorso.
Infine, la mia generazione ha le tasche piene di forma e la mente piena di una sostanza cancerogena per il futuro della città. Non serve a nulla, e lo dico anche per le nuove e nuovissime generazioni, leggere, scrivere, suonare, ascoltare musica, indottrinarsi delle parole di grandi uomini, se poi tutti i valori ed i principi espressi e trovati in queste cose non vengono applicati al vivere quotidiano. I cento passi che contava Peppino Impastato, li possiamo contare anche noi tutti i giorni, ed in ogni direzione siamo a cento passi dall'indifferenza, omertà, corruzione, individualismo, prevaricazione ed altro altro altro.

ANGELO SPOSATO

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bravo Angelo,hai saputo analizzare e prospettare quello che la nostra generazione è.Mi piace!!!

Angelo Sposato ha detto...

Grazie!