Mi piace credere che sia stata la calabritudine , questa sorta di categoria dello spirito che scatena emozioni verso questi luoghi e le storie da essi prodotti, che niente ha a che fare con la nostalgia, ad avermi riportato in Calabria, ad Acri. La trovo assopita sui castagni secolari della “caccia” e sul cemento dei nuovi quartieri che divorano le colline verso oriente. La trovo stretta e soffocata dalle contraddizioni urbanistiche di un centro storico abbandonato al suo iperrealismo e una espansione abitativa che dubita di se stessa: enormi caseggiati da socialismo reale addossati gli un agli altri come a segnare una continuità fra un Medio Evo e un altro, completamente disabitati. Eppure Acri è viva , nonostante tutto. Lo dico perché ce lo insegna la sua storia ultramillenaria, lo dico perché questo territorio e i suoi abitanti sono ancora sotto il dominio incompetente di una classe dirigente inetta e incapace di valorizzarlo in funzione di una crescita sia culturale che economica. Un mese di permanenza ad Acri mi ha permesso di vedere emergere risorse umane, sociali, economiche, di idee e di valori che sempre hanno contraddistinto le dinamiche del vivere di questa comunità. Uno scrigno prezioso di competenze , di consapevolezze e di saper fare, completamente inutilizzato, senza voce, senza energie sufficienti per poter attuare davvero un cambiamento , una frattura con la storia degli ultimi anni di questa città. Il dibattito politico che trova rappresentazione anche sulla stampa locale è fermo alle ripicche e alle accuse sui misfatti personali e politici delle precedenti e dell’attuale amministrazione, tipico avanspettacolo per lasciare le cose così come sono e continuare a fare i propri affari e quelli delle lobby che li hanno fatti eleggere. Ho sentito parole inquietanti su come e chi gestisce davvero l’economia di questa città, di questo territorio, ma ho sentito anche proposte ed idee per un cambiamento reale, proposte concrete che avrebbero bisogno solo di essere veicolate da un consenso “politico” nel senso nobile del termine, da polis, per trovare attuazione. E fare vuol dire cambiare, rivoluzionare.
Da adolescente e studente di liceo, negli anni settanta, ho vissuto questa città con il brivido della rivoluzione imminente, scaldavamo questi vicoli con i nostri sogni e con i nostri progetti; i nostri discorsi, amplificati dall’atmosfera magica delle cavarelle spaziavano da Vincenzo Padula a Frank Zappa, litigavamo su chi avesse ragione nel 1806 e per noi Battista Falcone era come Che Guevara .
Avevamo immesso Acri e la sua storia in un circuito storico culturale che partendo dalla nostra immaginazione ci ha accompagnato in tutti gli altrove che abbiamo vissuto in questi anni. Ora , forse, il primo passo di questo ritorno è contaminare e lasciarsi contaminare dagli altrove che abbiamo vissuto, trasformare nel nostro immaginario ciò che si era memorizzato e immobilizzato , come una foto in bianco e nero, in patrimonio capace di scatenare le energie necessarie ad una evoluzione, ad una trasformazione politica economica sociale e culturale di questa città e del suo territorio. Acri e il suo centro storico sono un immenso palcoscenico, Palazzo Falcone Sanseverino, finalmente restituito alla città è occupato inspiegabilmente da un tal Vigliaturo unico “artista” al mondo ad aver intitolato un museo senza neanche essere morto, ci si vendono gadget e opuscoli su improbabili itinerari turistico culturali. Quello spazio immenso e pieno di storia deve essere il laboratorio delle idee di pittori scrittori scultori musicisti artigiani di cui questo territorio è ricchissimo, dovrebbe essere il punto d’incontro e di confronto con chi ha portato in giro per il mondo le sue competenze e che tornando dalla “diaspora” sente impellente il bisogno di condividere , per crescere , cambiare, trasformare una realtà immobile e funzionale solo al profitto di pochi .Certo scardinare gli equilibri politici ed economici che condizionano non solo la quotidianità di ognuno di noi , ma anche le scelte culturali e sociali non sarà cosa da poco è una lotta che dura da sempre, come la nebbia che in alcune giornate di novembre si alza dal Mucone e sale dalle Coste fino ad avvolgere Picitti e Castello fino a Padia e sembra non farti vedere più niente, come un tacito invito a ricominciare da capo.
BIAGIO AUTIERI
Da adolescente e studente di liceo, negli anni settanta, ho vissuto questa città con il brivido della rivoluzione imminente, scaldavamo questi vicoli con i nostri sogni e con i nostri progetti; i nostri discorsi, amplificati dall’atmosfera magica delle cavarelle spaziavano da Vincenzo Padula a Frank Zappa, litigavamo su chi avesse ragione nel 1806 e per noi Battista Falcone era come Che Guevara .
Avevamo immesso Acri e la sua storia in un circuito storico culturale che partendo dalla nostra immaginazione ci ha accompagnato in tutti gli altrove che abbiamo vissuto in questi anni. Ora , forse, il primo passo di questo ritorno è contaminare e lasciarsi contaminare dagli altrove che abbiamo vissuto, trasformare nel nostro immaginario ciò che si era memorizzato e immobilizzato , come una foto in bianco e nero, in patrimonio capace di scatenare le energie necessarie ad una evoluzione, ad una trasformazione politica economica sociale e culturale di questa città e del suo territorio. Acri e il suo centro storico sono un immenso palcoscenico, Palazzo Falcone Sanseverino, finalmente restituito alla città è occupato inspiegabilmente da un tal Vigliaturo unico “artista” al mondo ad aver intitolato un museo senza neanche essere morto, ci si vendono gadget e opuscoli su improbabili itinerari turistico culturali. Quello spazio immenso e pieno di storia deve essere il laboratorio delle idee di pittori scrittori scultori musicisti artigiani di cui questo territorio è ricchissimo, dovrebbe essere il punto d’incontro e di confronto con chi ha portato in giro per il mondo le sue competenze e che tornando dalla “diaspora” sente impellente il bisogno di condividere , per crescere , cambiare, trasformare una realtà immobile e funzionale solo al profitto di pochi .Certo scardinare gli equilibri politici ed economici che condizionano non solo la quotidianità di ognuno di noi , ma anche le scelte culturali e sociali non sarà cosa da poco è una lotta che dura da sempre, come la nebbia che in alcune giornate di novembre si alza dal Mucone e sale dalle Coste fino ad avvolgere Picitti e Castello fino a Padia e sembra non farti vedere più niente, come un tacito invito a ricominciare da capo.
BIAGIO AUTIERI
23 commenti:
Ciao Biagio, sei sempre Avanguardia per Acri. Ho letto il tuo pezzo e ritengo le tue riflessioni/considerazioni sacrosante, non controvertibili, assolutamente. manchi alla città di Acri, anche se poi qui le lobby... capito no??? oggi il 95% dei cittadini è composto da leccaculi, senza "catrea", speranzoni senza nè arte nè patria. Peccato non averti incontrato ad Acri, spero riverrai prestissimo. Ti abbraccio
i leccaculi volevano tanto il bonacci al bilancio
ma l avete visto ,no il mario bonacci ? per forza è cosi sensibile all adulazione e lusinga !!
Non capisco perchè chi ha avuto ed ha ancora le potenzialità di innovare e riportare Acri alle sue antiche gesta non è rimasto o non ritorna solo per portare quella esperienza che ha acquisito negli "altrove".Non è mia intezione fare polemica ma mi sembra di risentire sempre e solo le stesse cose ogni estate ogni ed ogni inizio d'anno.
Angelo Aiello burattinaio, meglio conosciuto come "la bionda" partecipa al WAYANG-WORLD PUPPET CARNIVAL in JAKARTA, INDONESIA 1 - 8 September 2013. Nessuno però ne ha parlato.
ma cosa c entra il mario bonacci con i due ultimi anonimi ? per altri due sono proprio cattivelli, povero mario, che vi ha fatto?
Ma che c'entra Bonacci con Tenuta?? Ma la "sinistra" acrese di cosa si occupa, cioè qual'è il segno tangibile che ad Acri opera una forza di sinistra?
si siete proprio maligni anonimi sui leccaculi. Certo il bonacci non e per niente un bell uomo ma voi siete proprio catttivi
La sinistra ad Acri negli ultimi 25 anni ha fatto semplicemente la destra...ovvero una politica per pochi...gli uomini passano e con essi anche le idee si dileguano...ma a volte ritornano...dalla parte opposta...se pensiamo ai rifondazioni passati al servizio di...
.....rifondaioli....vendoliani...
ma siete rimbambiti ? Bonacci è proprio un bruttone ma che c entra con l argomento ?
vergogna....cialtroni
basta ricordarsi la favola della volpe e l'uva....
la sinistra non vincerà più se c'è chi pensa di essere il solo a poter guidarne il cambiamento....
questi commenti la dicono lunga sulla deriva culturale di acri. Appare chiaro che le speranze di cambiamento vanno riposte nel cassetto...caro Angelo Sposato...cancella questi commenti e dai dignità al tuo blog ...non vanificare il buon lavoro che stai facendo
angelo, no , non cancellare nessun commento.deriva culturale , dignità, tutte parolone di un borioso che non sa rapportarsi con semplicita , spontaneità , sincerità
più che altro . angelo, che bisogno c era di scrivere quanto è brutto bonacci mario ? lo vediamo sempre a scuola e in paese !!
Lasciare commenti fa parte della natura dei siti e dei blog, proprio per interagire, cosa non possibile sulla carta stampata. I commenti vengono tolti solo se sono diffamatori o, comunque, inopportuni. Poi, credo sia sempre meglio commentare a proposito dell'argomento del post ed invito a firmare i commenti così da contribuire meglio alla discussione, ad una nuova mentalità più aperta e meno timorosa. Alla fine si discute, non c'è niente di male.
e fateci voi una bella vignetta col bruttone , voi che siete cosi simpatici e fantasiosi
BRAVO , ANGELO, CHE TI RIFIUTI DI FARE IL CENSORE
e ve lo ricordate quando acri in rete lo fotografava tutto elegante'mamma mia che bellezza
poveretto , perché dite cosi ?
figuriamoci se Angelo fa il censore per i politichetti
figuriamoci se Angelo fa il censore per i politichetti
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