
L’individualismo dilagante guida imperterrito le menti contorte di questa società perversa. Essa si masturba con l’accumulazione di risorse in mano a pochi individui riducendo la massa a misero spettatore di quattro ignobili potenti menefreghisti. Tutti gridano, inneggiano la caduta di Berlusconi come fonte di benessere collettivo. Non siamo in grado di creare una vera sinistra a causa di una casta inquadrata in un potere politico politicamente rilevante a farsi i cazzi loro. E’ caduto Berlusconi, e adesso? Che facciamo? Giochiamo alla morra o facciamo una partita a tressette? Non è Berlusconi il problema, se cade adesso si rialza ancora più forte di prima. E’ la società consumista, ottimista, egoista, individualista, borghese, che deve cadere. Se proprio vogliamo iniziare un processo di cambiamento, ricordiamoci che l’Italia l’hanno fatta in mille. La differenza tra ieri ed oggi è che ieri si è partiti dalla Sicilia, oggi bisognerebbe partire con una manovra a tenaglia dal sud al nord. Una “spianatella sociale”. Ridistribuzione di risorse. Eliminare le disparità iniziali. L’infrastruttura che regge i rapporti sociali deve essere uniforme per ogni appartenente a codesto Stato. Lavoro, istruzione, sanità. Le politiche attive del lavoro sono assenti, quelle passive fanno ridere. Il contratto nazionale sta andando a rotoli ed i sindacati si stanno adeguando al cambiamento, al decentramento, a levarsi dai “gabbasisi”. Si parla in Europa di flex-security, un misto tra precarietà e sicurezza. Quando ti vogliono lavori, quando non ti vogliono stai a casa e ti inginocchi sui quattro spiccioli che ti danno al posto dei ceci. Stai in punizione in quanto persona socialmente inutile. L’istruzione non è accessibile a tutti, i libri costano l’ira di dious e le tasse e le spese di mantenimento agli studi superano le possibilità reali. Hanno inventato l’ISEE, strumento oramai obsoleto. Soglie di reddito calcolate con un indice che sembra un medio non tengono conto di diversi fattori. E la ricerca.... che cosa è la ricerca? “N’tu culo alla ricerca!”* (*Antonio Albanese). Le politiche sanitarie sono scese nel ridicolo, le persone si sentono dire dai medici: “per la visita ci vogliono tre mesi, se la fai privata vieni oggi pomeriggio nella stessa struttura pubblica e nello stesso studio”. E si sentono prese per il culo. E si sentono prese per il culo. Le politiche per la casa? Qualche spicciolo alle giovani coppie per l’acquisto della carta igienica. Le politiche pensionistiche? Devi versare nel pilastro privato, sai c’è il problema del doppio pagamento nel ritorno al sistema a capitalizzazione. Devi pagare la pensione di tuo padre mentre lavori (ripartizione) e crearti la tua privata (capitalizzazione). Quando Bossi parla di fucili, non so se sa che a noi ragazzi del sud, da piccoli, dopo averci fatto bagnare il ditino nel vino per assaggiare il favoloso nettare, ci hanno fatto provare il contro colpo sulla spalla.
Pasquale De Marco
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