
di FRANCESCA BRANCA
TRATTO DA
In un paesino di poco più di mille abitanti a sud di Cosenza (Figline Vegliaturo si chiama), tra le varie sagre che popolano le tristi estati calabresi, ho scoperto un gioiellino di nome Bob Borozman.
Indossa occhialini tondi che ricordano John Lennon, è occidentale di Los Angeles, ma solo per le scarpe e i pantaloni, visto che dalla vita in su, con quelle colorate camicie hawaine, ben rappresenta il complesso di culture e civiltà che ha osservato da vicino nei suoi viaggi in 64 nazioni – fino ad oggi. Parla – spesso contemporaneamente – cinque lingue, una babele espressiva che lo rende ancora più amabile, qualora fosse possibile. Ma soprattutto Bob Brozman è, come lui stesso ama definirsi, “lo scienziato degli strumenti a corde”.
Suona strane chiatarre, dette resofoniche , sitar, chitarre slide e tutta un’altra serie ben fornita di strumenti ibridi, ivi compreso lo sgabello di legno su cui siede. Suona con le dita, con il palmo della mano, con il gomito, con il piede e fa gorgheggi sonori che nessun altro come lui saprebbe riprodurre. E’ sufficientemente brillante da menzionare con ironia i danni che l’umanità subisce per certi dispotismi legalizzati e sufficientemente autorinico da prendersi in giro per il suo aspetto fisico. Notevolmente spettacolare quando sostiene di essere democratico, anche se è il re di una nazione chiamata “brozmanland”. Certe volte fa giochi d’equilibrio con gli strumenti e non te lo aspetti, come non ti aspetti che un artista di un simile livello interagisca con il pubblico in maniera così semplice e diretta.
Sostiene di non amare i concerti, ma gli incontri comunitari, per questo non lo troverete mai sul palco del San Siro. Il consiglio è di aguzzare la vista e se leggete il suo nome su un manifesto, tra la sagra della salsiccia e gli spettacoli insulsi dei sostenitori della spettacolarizzazione trash, precipitatevi ad ascoltarlo, sarà una delle migliori esperienze della vostra vita.
VIDEOCONTRIBUTO BROZMANIANO
Indossa occhialini tondi che ricordano John Lennon, è occidentale di Los Angeles, ma solo per le scarpe e i pantaloni, visto che dalla vita in su, con quelle colorate camicie hawaine, ben rappresenta il complesso di culture e civiltà che ha osservato da vicino nei suoi viaggi in 64 nazioni – fino ad oggi. Parla – spesso contemporaneamente – cinque lingue, una babele espressiva che lo rende ancora più amabile, qualora fosse possibile. Ma soprattutto Bob Brozman è, come lui stesso ama definirsi, “lo scienziato degli strumenti a corde”.
Suona strane chiatarre, dette resofoniche , sitar, chitarre slide e tutta un’altra serie ben fornita di strumenti ibridi, ivi compreso lo sgabello di legno su cui siede. Suona con le dita, con il palmo della mano, con il gomito, con il piede e fa gorgheggi sonori che nessun altro come lui saprebbe riprodurre. E’ sufficientemente brillante da menzionare con ironia i danni che l’umanità subisce per certi dispotismi legalizzati e sufficientemente autorinico da prendersi in giro per il suo aspetto fisico. Notevolmente spettacolare quando sostiene di essere democratico, anche se è il re di una nazione chiamata “brozmanland”. Certe volte fa giochi d’equilibrio con gli strumenti e non te lo aspetti, come non ti aspetti che un artista di un simile livello interagisca con il pubblico in maniera così semplice e diretta.
Sostiene di non amare i concerti, ma gli incontri comunitari, per questo non lo troverete mai sul palco del San Siro. Il consiglio è di aguzzare la vista e se leggete il suo nome su un manifesto, tra la sagra della salsiccia e gli spettacoli insulsi dei sostenitori della spettacolarizzazione trash, precipitatevi ad ascoltarlo, sarà una delle migliori esperienze della vostra vita.
VIDEOCONTRIBUTO BROZMANIANO
1 commento:
Il ragazzo ci sa fare!
Grazie del consiglio, lo ho ascoltato su youtube ( un po' lontano da casa mia), mi piace molto.
Ciao.
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