DI UN DISABILE ANCHE SE E' VOLUTO
RESTARE ANONIMO
All’inizio del nuovo millennio, nella nostra società, ancora esistono discriminazioni sociali, in modo da creare due tipi di società: quella dei “normali” e quella dei “diversi”.
La società dei normali è costituita da tutti coloro che dal punto di vista sociale sono integrati nella modernità industriale e dei consumi di massa, godendo di “successo”, con abitudini sessuali e di vita familiare sane, normali e quindi condivise da tutti. Chi non rientra in questo circuito o quadro, indipendentemente dalle ragioni e dalle motivazioni, viene considerato un “diverso”.
In tal modo, si viene a creare la società dei “diversi” e degli emarginati sociali: vagabondi, barboni, anziani, handicappati fisici e mentali, tossico-dipendenti, omosessuali, immigrati di colore e non, siero-positivi, malati di aids, ecc., i quali, teoricamente, vivono e si mischiano con i “normali”, ma, concretamente, vengono sospinti ai margini dall’indifferenza, dalla ripugnanza e dall’ostilità.
La motivazione di questo totale rifiuto sta nel fatto che non vi è corrispondenza con l’immagine che deve avere il rispettabile individuo moderno.
Da questa concezione del tutto errata nei confronti di queste persone vengono fuori i pregiudizi e gli atteggiamenti, sostanzialmente razzisti, che portano ad emarginare e dileggiare tali persone, la cui unica “colpa” è di non essere fortunate come i “normali”, di non aderire al modello che si è affermato come dominante nella società occidentale.
La paura del “diverso” è un sentimento ben radicato nella coscienza umana. L’apprendimento attraverso l’educazione ricevuta prima in famiglia e poi a scuola, i modelli di identità e di vita sociale convenzionalmente accettati, tutto ciò porta a diffidare, anche a livello inconscio, di coloro che non rientrano, completamente, in questi schemi..
L’atteggiamento di paura nei confronti dei “diversi” è, in qualche modo, giustificabile e superabile, invece i pregiudizi, lo scherno, l’indifferenza, l’intolleranza nei loro riguardi sono incomprensibili e difficili da abbattere.
Per concludere, si può affermare che, attualmente, manca una nuova cultura favorevole ad eliminare le discriminazioni sociali.
UN DISABILE ACRESE
La società dei normali è costituita da tutti coloro che dal punto di vista sociale sono integrati nella modernità industriale e dei consumi di massa, godendo di “successo”, con abitudini sessuali e di vita familiare sane, normali e quindi condivise da tutti. Chi non rientra in questo circuito o quadro, indipendentemente dalle ragioni e dalle motivazioni, viene considerato un “diverso”.
In tal modo, si viene a creare la società dei “diversi” e degli emarginati sociali: vagabondi, barboni, anziani, handicappati fisici e mentali, tossico-dipendenti, omosessuali, immigrati di colore e non, siero-positivi, malati di aids, ecc., i quali, teoricamente, vivono e si mischiano con i “normali”, ma, concretamente, vengono sospinti ai margini dall’indifferenza, dalla ripugnanza e dall’ostilità.
La motivazione di questo totale rifiuto sta nel fatto che non vi è corrispondenza con l’immagine che deve avere il rispettabile individuo moderno.
Da questa concezione del tutto errata nei confronti di queste persone vengono fuori i pregiudizi e gli atteggiamenti, sostanzialmente razzisti, che portano ad emarginare e dileggiare tali persone, la cui unica “colpa” è di non essere fortunate come i “normali”, di non aderire al modello che si è affermato come dominante nella società occidentale.
La paura del “diverso” è un sentimento ben radicato nella coscienza umana. L’apprendimento attraverso l’educazione ricevuta prima in famiglia e poi a scuola, i modelli di identità e di vita sociale convenzionalmente accettati, tutto ciò porta a diffidare, anche a livello inconscio, di coloro che non rientrano, completamente, in questi schemi..
L’atteggiamento di paura nei confronti dei “diversi” è, in qualche modo, giustificabile e superabile, invece i pregiudizi, lo scherno, l’indifferenza, l’intolleranza nei loro riguardi sono incomprensibili e difficili da abbattere.
Per concludere, si può affermare che, attualmente, manca una nuova cultura favorevole ad eliminare le discriminazioni sociali.
UN DISABILE ACRESE
22 commenti:
secondo me i soli veri "diversi" sono i politici
Razzista!
e perchè? non lo vedi che razza di rape sono?
Juruta?
Secondo me il primo anonimo esagera. I nostri politici, senza essere particolarmente brillanti... com'è risaputo... mica sono tutti "diversi", mica sono tutti delle "Rape Jurute" come sembra suggerirci il secondo con la sua domanda di chiarificazione.
Secondo me, ehm, qui si fa confusione sui termini.
Insomma, cosa si intende con la parola "diversi"?
Se mi permettete, metto qui di seguito qualcosa che avevo scritto sulla "Diversità".
Sappiamo come questa parola, ed altre, possano essere utilizzate, manipolate... Ancorché si siano scritte tantissime cose per mostrarne, appunto, la loro strumentalizzazione.
- "Diversità": va compresa nel senso di varietà. Di fatto, e non di diritto. Che una persona sia più alta di un altra (etc. per altre mille cose) non giustifica nessun tipo di superiorità...
Di "fatto": tenendo conto che questo non è qualcosa di statico, di ESSENZIALE... che possa servire da fondamento (da Diritto etc.) a certe tristi ed interessate gerarchizzazioni volte a stabilire questo o quel predominio di un uomo qualsiasi su un altro: di classe, di casta, eccetera. Non bisogna confondere il soggetto (l'uomo) con gli attributi (piccolo o grande, nero o bianco, giovane o vecchio, poeta o falegname o pittore o filosofo o musicista o consigliere comunale più o meno brillante... e via dicendo). "Confusione" che ritroviamo, immancabilmente, nelle ideologie razziste, e simili. L'irriducibilità di cui si tratta, non è altro, quindi, che questa stessa varietà in perpetuo movimento; che gli infiniti aspetti, mutevoli, del mondo...
- L'espressione "tragica diversità" /mi riferisco qui ad mio scritto/, va anche compresa, quindi, integrandovi il "fatto"... che in questa infinita varietà (della Vita) vi siano tante (nostre) umane ignoranze. D'ogni sorta.
Quindi, se ho ben capito, dire che certe persone sono "diverse" è, soprattutto, una questione di ignoranza?
Di ignoranza sicuramente. Declinata, poi, in diversi modi. Più o meno ideologicamente "profondi".
D'accordo. Ma allora, come fare per cambiare certe "idee"? Non mi sembra tanto facile...
Effettivamente, non sempre è facile. Sai com'è con certe mentalità...
Ma le mentalità possono cambiare mi sembra. No?
Certo che cambiano, dato che è lo stesso cambiamento che le "costituisce" via via... Il "problema" è che non sempre cambiano in meglio questione diritti... Ancorché, per quanto stiamo dicendo (a proposito dell'uguaglianza fra gli uomini dunque), si siano fatti molti progressi. Bisogna continuare quindi.
Continuo ad essere d'accordo con te. Ma, come la mettiamo con fatto che poche persone posseggono tanto, e tante cosi poco o addirittura nulla?
L'uguaglianza di diritto... Ma se poi, nei fatti...
Giusto. Quindi, si dovrà cambiare anche questi fatti...
Uhm... vorresti abolire la proprietà privata?
Non completamente. Direi di un 50% come minimo, e di un 75% come massimo.
Ricchezza (questa diventerebbe allora, effettivamente, una vera ricchezza) da ridistribuire beninteso.
Mi sembra evidente che molte cose (tutte no, non esiste) andrebbero subito molto meglio...
Ehm, per caso, non staresti confondendo sogni e realtà?
Non mi pare, stamattina ho preso la doccia, ed un buon caffè.
Col croissant? Sai, quelli che Maria Antonietta...
Umorismo di cattivo gusto il tuo. Non trovi?
L'ho preso senza croissant, e senza pane...
Se togli dal 50% al 75% a questi del PD, o si suicidano, o ci scomunicano...
p.s.
Mi potresti spiegare perché ci tieni tanto a conservare il resto per il privato? Voglio ride, il 25%...
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