15 ottobre 2009

UN DISCORSO QUALUNQUE



dal nostro blog
del 10/01/2008

Il mese di gennaio si stende come uno stradone vuoto, simile a quei paesaggi di fantascienza nei racconti di Philip Dick. Il silenzio e l'impalpabilità del tempo che scorre, nelle giornate della nostra città, hanno anche un'altra somiglianza, quella con le immagini di un documentario su Acri del 1973, conservato nelle teche della Rai. Le immagini, le interviste, il tempo fermo come un transatlantico abbandonato, soggetto alle scorie di se stesso, sono diverse da oggi solo nei pixel dell'alta definizione. Ma il resto è rimasto intatto. Acri deve il suo regresso a chi negli anni ha "sgovernato" a piacimento molto personale. Se lo merita perchè la gente ha covato il proprio futuro in funzione del politico di turno e che turno lungo per alcuni! Non ho mai visto un posto come Acri, dove l'essere umano, inteso come cittadino, sia così lontano da se stesso e dalle sue esigenze come comunità. I nomi d'oggi della politica nostrana, per niente ruspante che in alcuni casi è una qualità, nomi nella loro funzione pubblica e non certo personale, continuano a riempire la loro pochezza e vacuità con le nebbie, come orzata in una bottiglia, di un falso sviluppo con una sceneggiatura all'italiana dell'edilizia in tutti i suoi passaggi di strade, ponti, gallerie, porti, aeroporti ed anche stazioni spaziali, finendo in quella melma, certamente torbida, quale è l'edilizia stessa. Non ho mai sentito una parola associata allo sviluppo che non fosse una parola di cemento, e nelle facce dei nostri politicanti il pallore ed il sudore dei loro pronunciamenti megalomani, come pensieri imbottiti di cocaina e frenesia ed ebbrezza.Abbiamo politici anche in sfere istituzionali più alte, tipo i nostri consiglieri regionali dei quali uno è come se non esistesse, e questo personalmente mi sta bene, mentre l'altro si è dato all'esercizio della gigantografia, nemmeno fosse Andy Warhol, e senza saperlo ha manifestato le sue difficoltà attraverso un cartellone colmo di deriva ed egocentrismo.L'insanità dei loro pensieri provoca la devastazione della nostra città, la follia borghese dell'accondiscendenza, mentre la gente si dilegua nelle stazioni verso altre città. Nel 2008 penso che sia una sconfitta ancora più dura un'emigrazione così massiccia ed ancor di più avere meno occasioni per restare rispetto a trent'anni fa.Non una parola, non una molecola di fiato, non un gesto che smuova l'indirizzo politico e sociale verso i problemi reali, che faccia uscire Acri da questo Ancien Règime popolato da dinastie intoccabili, sudditi, cortigiani, nobili e politici pronti a prostituirsi anche solo adulando, per la propria convenienza, l'altrui deretano.


ANGELO SPOSATO

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