Ne avverti il lieve crepitare. Un odore acre ad irritarti narici ed occhi. Immediata l’agitazione ad interrogarti. Timoroso, indaghi l’orizzonte collinare che si tinge. Rosse, gialle, alte, vivide vampe in men d’un lampo, ogni cosa ad avvoltolare in spire, tutto a spolpare. “Stride la vampa! /…/ Sinistra splende/ sui volti orribili/ la tetra fiamma/ Che s’alza al ciel!” La cenere e ri fajilli. La vita che va in fumo in un artificiale rannuvolarsi. L’Apocalisse (9,2) e i rimandi. “Egli aprì la voragine dell’Abisso e da esso salì un fumo come il fumo di una grande fornace; il sole e l’aria si offuscarono per il fumo della voragine.” Il subbuglio e lo scompiglio. L’incredulità sulle labbra: «n’atru fuocu?» Live l’inferno sotto casa in una visione 16/9, cinemascope screen, binoculare. Concitate le voci, sincere le preci, jistigni e malanovi. «Pija…! Pija…! Ma va pijala…!» «Chiama…! Chiama…! …Ha’ chiamatu a…?» «Maronna mia, sarvani tutti quanti!» «Ah, c’u succassi nu lampu a chini ha misu fuocu!» Angoscia. Inquietudini. Malori. Il panico e l’attesa.
Pavide ed incerte, in penuria d’ossigeno, le fiamme cogitabonde ad acquietarsi, frenate da una voracità insoddisfatta, rigogliose a riaccendersi di nuova foga, a rigonfiarsi mai sazie. S’avanzano, s’impennano, s’inviluppano, s’affucazzano, s’avviluppano, s’avanzano, distruggono. Da lontano s’annunciano le sirene. Le pale meccaniche vorticano nell’aria. Da un momento all’altro t’aspetti che atterrino i Vietcong, la fata turchina, Bertolaso, i caschi blu. Apocalypse Now di Francis Ford Coppola al confronto…! Una pioggia innaturale discende ammantandosi d’ansiosa speranza: l’happy end a portata di mano. Da frequenze desuete l’eco fiero del cantato di Manrico. “Di quella pira l’orrendo foco/ tutte le fibre m’arse, avvampò! empi, spegnetela, o ch’io fra poco/ col sangue vostro la spegnerò!” Da non averne dubbi: scena IIª, atto IIIº de-Il trovatore.
Nel day after l’evidenza del deserto lunare. I più scriteriati a bofonchiare beati: «…’u vi’ cumu si c’è pulizzatu!», gli altri a segnarsi ingraziandosi Dominiddio per il pericolo scampato. L’ansia a sopirsi. L’occhio allenato, imperterrito, a scrutare l’orizzonte. L’indignazione a sfilacciarsi. I media a parlare già d’altro. Gli scampati a serbarne ansie e disagi. I politici rampanti, ruspanti, tronfi, pervasi dalle loro camaleontiche vibrazioni, a star dietro all’incanto di fuochi fatui, fuochi artificiali, fuochi di paglia: “sono nuovi i miei sistemi di cui ridon gli allocchi / per dar la vista ai ciechi do polvere negli occhi (Edoardo Settimo ne-Il bordello dell’odissea joyciana).”
Brucia. La Calabria, impunemente, brucia. Di anno in anno, con una regolarità da manuale, con una normalità a cui si è diventati avvezzi, con una metodicità calibrata a tavolino, in una quotidianità che non ammette più requie, vacillamenti, dilazioni. A chi volete che importi che la Calabria bruci? Misera terra bruzia, d’emergenza in emergenza, ogni estate la stessa messa cantata! Ogni anno un nuovo atroce primato.
Le dichiarazioni affrante d’Agazio-il-gran-nocchiero a lasciar interdetti. Inevitabile la domanda: cosa ha fatto il centro-sinistra calabrese per cancellare la cultura dell’emergenza? Che senso ha, in una regione come la nostra, dove i disastri ambientali sono cronici, mantenere in piedi un commissariato all’emergenza ambientale? Quando costa alla Calabria la piaga degli incendi, sia in termini di risorse naturali che se ne vanno miseramente in fumo, che di risorse economiche utilizzate per foraggiare la macchina della protezione civile & compagnia bella? Senza voler esser chiaroveggenti, e men che meno imprudenti, si ha l’impressione che si sia messa su l’ennesima macchina mangiasoldi, di cui giovarsi con la corresponsabilità d’appiccafuochi, incendiari, piromani, sempre e comunque, inafferrabili. Lo stesso governatore, per di più, ha sollevato il pericolo diossina, poiché, spesso e volentieri, ad andare in fumo sono discariche abusive e non, dismesse e in uso, sottolineando la gravità del problema anche sul piano delle implicazioni sanitarie non immediate. In una congiuntura astrale in cui il tema della sicurezza dei cittadini sembra stare tanto a cuore di lor signor della Destra & Sinistra srl, perché la piaga degli incendi, d’origine dolosa nella quasi totalità dei casi, non sprona ad un controllo più capillare del territorio? Viene naturale, ad esempio, chiedersi se la vecchia discarica bisignanese sia in sicurezza, e se i comignoli di fumo e i miasmi di plastica che brucia (mattina e sera quando l’aria è più tersa), dopo i roghi che hanno interessato la zona, possano farci dormir ancora sonni tranquilli. In una regione che ha conosciuto i fasti dei forestali e di giovanni palamara, dove lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità sono i nuovi clientes della politica dell’inefficienza, dove la sinistra radical-freak-kitsch-chic-frufrù sgomita per restarsene incollata alla poltrona d’un governo regionale moralmente e politicamente impresentabile, e dove l’ambiente è permanentemente maltrattato dalla libera iniziativa privata e dall’audacia della mano pubblica, che senso ha continuare a salmodiare sulle presunte bellezze paesaggistiche bruzie?
Intanto, aspettando la stagione delle pioggie, come arùspici, àuguri, negromanti… non ci resta che indagare l’orizzonte, le nuvolaglie, i fondi di caffé, … ed immemori (di)sperare.
Pavide ed incerte, in penuria d’ossigeno, le fiamme cogitabonde ad acquietarsi, frenate da una voracità insoddisfatta, rigogliose a riaccendersi di nuova foga, a rigonfiarsi mai sazie. S’avanzano, s’impennano, s’inviluppano, s’affucazzano, s’avviluppano, s’avanzano, distruggono. Da lontano s’annunciano le sirene. Le pale meccaniche vorticano nell’aria. Da un momento all’altro t’aspetti che atterrino i Vietcong, la fata turchina, Bertolaso, i caschi blu. Apocalypse Now di Francis Ford Coppola al confronto…! Una pioggia innaturale discende ammantandosi d’ansiosa speranza: l’happy end a portata di mano. Da frequenze desuete l’eco fiero del cantato di Manrico. “Di quella pira l’orrendo foco/ tutte le fibre m’arse, avvampò! empi, spegnetela, o ch’io fra poco/ col sangue vostro la spegnerò!” Da non averne dubbi: scena IIª, atto IIIº de-Il trovatore.
Nel day after l’evidenza del deserto lunare. I più scriteriati a bofonchiare beati: «…’u vi’ cumu si c’è pulizzatu!», gli altri a segnarsi ingraziandosi Dominiddio per il pericolo scampato. L’ansia a sopirsi. L’occhio allenato, imperterrito, a scrutare l’orizzonte. L’indignazione a sfilacciarsi. I media a parlare già d’altro. Gli scampati a serbarne ansie e disagi. I politici rampanti, ruspanti, tronfi, pervasi dalle loro camaleontiche vibrazioni, a star dietro all’incanto di fuochi fatui, fuochi artificiali, fuochi di paglia: “sono nuovi i miei sistemi di cui ridon gli allocchi / per dar la vista ai ciechi do polvere negli occhi (Edoardo Settimo ne-Il bordello dell’odissea joyciana).”
Brucia. La Calabria, impunemente, brucia. Di anno in anno, con una regolarità da manuale, con una normalità a cui si è diventati avvezzi, con una metodicità calibrata a tavolino, in una quotidianità che non ammette più requie, vacillamenti, dilazioni. A chi volete che importi che la Calabria bruci? Misera terra bruzia, d’emergenza in emergenza, ogni estate la stessa messa cantata! Ogni anno un nuovo atroce primato.
Le dichiarazioni affrante d’Agazio-il-gran-nocchiero a lasciar interdetti. Inevitabile la domanda: cosa ha fatto il centro-sinistra calabrese per cancellare la cultura dell’emergenza? Che senso ha, in una regione come la nostra, dove i disastri ambientali sono cronici, mantenere in piedi un commissariato all’emergenza ambientale? Quando costa alla Calabria la piaga degli incendi, sia in termini di risorse naturali che se ne vanno miseramente in fumo, che di risorse economiche utilizzate per foraggiare la macchina della protezione civile & compagnia bella? Senza voler esser chiaroveggenti, e men che meno imprudenti, si ha l’impressione che si sia messa su l’ennesima macchina mangiasoldi, di cui giovarsi con la corresponsabilità d’appiccafuochi, incendiari, piromani, sempre e comunque, inafferrabili. Lo stesso governatore, per di più, ha sollevato il pericolo diossina, poiché, spesso e volentieri, ad andare in fumo sono discariche abusive e non, dismesse e in uso, sottolineando la gravità del problema anche sul piano delle implicazioni sanitarie non immediate. In una congiuntura astrale in cui il tema della sicurezza dei cittadini sembra stare tanto a cuore di lor signor della Destra & Sinistra srl, perché la piaga degli incendi, d’origine dolosa nella quasi totalità dei casi, non sprona ad un controllo più capillare del territorio? Viene naturale, ad esempio, chiedersi se la vecchia discarica bisignanese sia in sicurezza, e se i comignoli di fumo e i miasmi di plastica che brucia (mattina e sera quando l’aria è più tersa), dopo i roghi che hanno interessato la zona, possano farci dormir ancora sonni tranquilli. In una regione che ha conosciuto i fasti dei forestali e di giovanni palamara, dove lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità sono i nuovi clientes della politica dell’inefficienza, dove la sinistra radical-freak-kitsch-chic-frufrù sgomita per restarsene incollata alla poltrona d’un governo regionale moralmente e politicamente impresentabile, e dove l’ambiente è permanentemente maltrattato dalla libera iniziativa privata e dall’audacia della mano pubblica, che senso ha continuare a salmodiare sulle presunte bellezze paesaggistiche bruzie?
Intanto, aspettando la stagione delle pioggie, come arùspici, àuguri, negromanti… non ci resta che indagare l’orizzonte, le nuvolaglie, i fondi di caffé, … ed immemori (di)sperare.
Rosario Lombardo
4 commenti:
Da autore dello scritto dico: troppa grazia Sant'antonio!
Le cri du chat mi sorprende vieppiù.
Orsù tiramm'annanz (o come diavolo si dice)!
Scusate ma io non riesco a scegliere un'identità, tutt'al più vi abdico.
Dici bene, la Calabria brucia con regolarità da manuale.
Con la stessa regolarità di anno in anno vengono stanziati fondi...soldi su soldi....10 milioni di euro nel 2007... l'ufficio del Commissario straordinario per l'emergenza ambientale si è evoluto in ordinario... stipendi...rimborsi spese...CONSULENZE... cellule malate che si diffondono con il calore del fuoco,con la sfunzionalità dei depuratori,con gli stronzi che galleggiano sulla costa tirrenica...con i 7 milioni di euro dell'assessorato al turismo finiti chissà dove...
Il "tuo" Agazio-gran-nocchiero si appresta a sostituire l'albero sullo stemma della Calabria con un gran bel deserto.
Tanto prima o poi alla desertificazioni si arriva comunque,perchè non approfittarne e guadagnarci qualcosina,giusto il necessario per una villetta di 10mila mq e qualche appartamentino qui e lì,magari una clinica privata o un bel complesso turistico abusivo.
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