25/11/2007 CORTE DEI CONTI, INEFFICIENZA E SPRECHI SUL CATASTO DEGLI INCENDI
La Corte dei Conti bacchetta la Regione Calabria: sul contrasto agli incendi caos legislativo e duplicazione di strutture e uffici. Sprechi in enti e consorzi. Nei comuni revisori superficiali Scarsa attenzione alla prevenzione, disarticolazione normativa, appalti poco chiari, mancato trasferimento delle deleghe agli enti locali, sprechi nella gestione delle risorse economiche. Il quadro sulla gestione delle risorse per la repressione degli incendi in Calabria, presentato questa mattina nella relazione della Corte dei Conti, rappresenta un'immagine drammatica per una regione che da anni e' in cima alle emergenze nazionali per gli effetti distruttivi delle fiamme. La Sezione regionale di controllo per la Calabria ha dedicato un'apposita adunanza al tema degli incendi boschivi, con la relazione del magistrato Quirino Lorelli che ha preso in esame l'andamento degli ultimi anni. Per il periodo compreso tra il primo gennaio e il 2 settembre 2007, il magistrato contabile ha evidenziato i dati che dimostrano una situazione drammatica, con 7.797 incendi che hanno percorso 127.151 ettari, di cui 61.100 boscati e 66.051 non boscati. Rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, l'aumento e' stato del 70% sul numero degli incendi, e del 270% per la superficie totale percorsa dalle fiamme, oltre a un aumento del 350% dei boschi colpiti dai roghi e del 210% delle aree non boscate. Dati drammatici, che evidenziano, secondo il magistrato, una serie di disarticolazioni negli interventi degli enti preposti. Sotto accusa e' finita intanto la legislazione regionale in materia che, secondo il relatore, "non prevede una unitaria disciplina del fenomeno", dal momento che "il quadro caotico della legislazione calabrese in materia di prevenzione e repressione degli incendi, e' intrecciato con quello in materia di protezione civile, dando luogo - ha sottolineato la Corte - ad una inutile duplicazione di strutture, uffici, burocrazie, con conseguente aggravio per le finanze regionali". La spesa sostenuta dalla Regione, e' definita dalla magistratura contabile come "caratterizzata per una ridotta attenzione alle attivita' di prevenzione degli incendi, rimanendo incentrata verso il mantenimento dei posti di lavoro degli operai idraulico forestali o al finanziamento delle attivita' dei consorzi di bonifica". La magistratura contabile ha anche analizzato il mancato trasferimento delle deleghe e dei compiti a Comunita' montane, Province e Comuni, oltre ai dubbi sull'effettiva utilita' dei Consorzi di bonifica e sui ruoli svolti dagli stessi enti locali. Per quanto riguarda le Comunita' montane, il magistrato relatore ha evidenziato che "dalle poche risposte fornite dalle Comunita', il quadro e' completamente deludente. Risulta infatti - e' scritto nella relazione - che pochissime sono state le Comunita' montane che hanno avviato una meritoria attivita', mentre le altre si sono limitate a sottolineare la carenza di competenze e delle risorse". Altrettanto critico il quadro delineato per le Province, con quelle di Crotone e Reggio Calabria che - ha detto Lorelli - non hanno nemmeno risposto alle richieste della magistratura contabile. In ogni caso, il magistrato ha sottolineato che "la Provincia di Cosenza avrebbe avviato la predisposizione di un programma di previsione e prevenzione del rischio nell'ambito del territorio di competenza. La Provincia di Vibo Valentia - ha aggiunto - avrebbe avviato, con la collaborazione dei Comuni, un progetto per il 2008 con l'obiettivo di realizzare un sistema informativo territoriale delle aree percorse dal fuoco". In ogni caso, e' stato richiamato il mancato trasferimento di risorse, da parte della Regione, alle cinque amministrazioni provinciali. Di fatto, ha detto il magistrato contabile, "si e' genericamente provveduto al conferimento, salvo non individuare le risorse finanziarie e il personale". Mai avviato, invece, il trasferimento delle competenze dalle Province ai Comuni, al punto che la norma rimane praticamente inattuata. Sprechi in enti e consorzi. Perplessita' sono state sollevate anche sulla situazione dei Consorzi di bonifica. "Questa Corte - ha detto Lorelli - deve interrogarsi se le funzioni di prevenzione e repressione degli incendi, da parte dei Consorzi di bonifica siano corrette, funzionali e soddisfacenti, in maniera tale da giustificare un certo costo". Nei dati emerge, infatti, che nel 2006, l'88% dei finanziamenti regionali ai Consorzi era riferito a stipendi, con una complessa situazione debitoria di questi enti. Il magistrato ha citato l'esempio del Consorzio di bonifica della Piana di Sibari e della Media valle del Crati, il cui commissario liquidatore ha chiesto l'autorizzazione per l'accensione di un mutuo per coprire la situazione debitoria di ben 36 milioni di euro. Quantomeno complessa e' anche la programmazione regionale per la realizzazione degli interventi in materia di incendi, con "una dialettica eccessiva tra Giunta e Consiglio regionale, con una indubbia inefficacia delle scelte, e con almeno ventisei livelli di pianificazione". La lente di ingrandimento della Corte dei Conti e' finita anche sulle campagne pubblicitarie antincendio, per le quali la magistratura contabile "deve richiamare la Giunta regionale - ha affermato il relatore - ad un'opera indispensabile di chiarificazione di queste voci di spesa". Infatti, e' stato richiamato "un uso indiscriminato e incontrollato dell'acquisizione di servizi senza alcuna procedura di evidenza pubblica". Allarmante la situazione delle procedure di gara per il servizio di spegnimento aereo, utilizzate sia nel 2002 che nel 2005, che presentano, secondo Lorelli, "diversi margini oscuri relativamente alla correttezza e regolarita', nonche' alla loro rispondenza ai dettami della normativa nazionale e comunitaria". Una condizione, che ha portato il magistrato relatore a rimettersi "alle valutazioni dell'autorita' amministrativa e giudiziaria". D'altronde, l'analisi del magistrato ha evidenziato che "l'utilizzazione complessiva delle risorse si e' contraddistinta per scarsa attenzione ai progetti capaci di fornire risultati tangibili, in favore di un vero e proprio spreco in attivita' collaterali e sostanzialmente inutili". La Corte dei Conti ha sottolineato come "l'innalzamento della spesa destinata solo alle attivita' di spegnimento, non abbia garantito risultati migliori". Necessita infine rivedere, secondo la magistratura contabile, l'utilizzazione delle risorse umane, con una serie di provvedimenti che dovrebbero riguardare soprattutto gli operai idraulico forestali, mentre per i vigili del fuoco e, soprattutto, per il Corpo forestale e' stato affermato che "la competenza e la professionalita' acquisita risulta compromessa dalla ingiustificata riduzione delle dotazioni infrastrutturali e di uomini" Ombre sulle gare del servizio aereo. "Margini oscuri" sulla correttezza e la regolarita' di due gare di appalto per l'aggiudicazione, nel 2002 e nel 2005, dei servizi di spegnimento aereo degli incendi boschivi in Calabria. La denuncia e' arrivata, questa mattina, dalla Corte dei Conti, che ha presentato una relazione sulla gestione dei fondi per gli incendi boschivi. Per le procedure delle due gare di appalto il magistrato relatore Quirino Lorelli si e' rimesso alle valutazioni dell'autorita' amministrativa e giudiziaria. Nel 2002, la gara vinta dalla Eli-Fly, ha spiegato Lorelli, evidenzia anche "irritualita' nell'aggiudicazione, sollecitata - afferma la Corte dei Conti - dal dirigente alla commissione di gara, nonostante il primo parere contrario della stessa commissione". Nel caso della gara aggiudicata nel 2005 alla Eli-Euro, ha poi detto, "traspaiono diverse opacita' nella gestione dell'originaria gara, poi annullata tre mesi dopo, sicche' l'utilizzo del sistema della trattativa privata - ha dichiarato il magistrato - non e' dipeso da fatto oggettivo esterno, ma da fatto proprio dell'amministrazione". Sollecitazioni all'aggiudicazione, trattative private al posto di gare pubbliche, rappresentano, dunque, un sistema complesso e poco chiaro per l'assegnazione del servizio aereo antincendio. "Lo svolgimento di pubbliche gare, privo di efficaci controlli preventivi alla aggiudicazione - ha sollecitato la Corte dei Conti - finisce sempre piu' spesso con il concretare grossolane violazioni alla normativa comunitaria e nazionale in materia di aggiudicazioni, con lesione dei principi di concorrenza e di imparzialita' e del buon andamento dell'amministrazione". Revisori spesso superficiali. Da parte degli organi di revisione di dieci comuni calabresi (Borgia, Guardavalle, Praia a Mare, Rogliano, Caulonia, Gioiosa Ionica, Cotronei, Petilia Policastro, Pizzo Calabro e Tropea) ci sarebbe stato ''un comportamento non completamente aderente a quanto voluto dalle norme ed alle finalita' da queste sottese''. E' quanto e' emerso dalla ''valutazione sul funzionamento dei controlli interni di regolarita' amministrativa e contabile relativa ad un campione di dieci comuni della Calabria'' per il 2005 presentata oggi da Luigi Condemi, consigliere della sezione regionale di controllo della Corte dei conti. ''E' un fatto - sostiene Condemi nella relazione - che e' comune a tutti i comuni presi in considerazione. Ed e' un inconveniente che suscita pure una certa sorpresa, atteso che gli organi di revisione economico-finanziaria dovrebbero aver gia' trovato una loro consolidata fisionomia, visto il lungo rodaggio effettuato dall'entrata in vigore della disciplina giuridica che li riguarda. In sostanza, si e' potuto constatare che i revisori dei conti svolgono le proprie analisi in maniera piuttosto superficiale, nel senso che sovente non approfondiscono le problematiche riguardanti fatti gestori di una certa importanza, con la conseguenza di non evidenziarli all'organo volitivo dell'ente, di cui dovrebbero rappresentare la 'longa manus'. In cio' contravvenendo ad un preciso dettato normativo''. ''Cio' che si e' potuto rilevare - aggiunge Condemi - e' la circostanza che questi agiscono seguendo una linea di uniformita' nello svolgimento dei loro compiti istituzionali. E cio' e' dovuto all'intervento dei loro organismi professionali a livello nazionale, i quali da tempo indicano ai loro associati le linee guida per lo svolgimento della funzione. Questa sezione non puo' non convenire che cio' rappresenta un fatto positivo, che induce comportamenti omogenei da parte dei revisori. Tutto cio', pero', pur nel dovuto apprezzamento, non basta. E non basta perche' tali linee guida devono essere calate nella realta' gestoria di ciascun ente, il quale ha una sua precisa individualita', che puo' presentare specifici problemi non facilmente riconducibili ad una soluzione comune a tutti gli altri Enti''
(fonte: http://www.nuovacosenza.com/cs/07/novembre/cortedeiconti.html.)12.03 Riferimenti L'URL di riferimento per questo intervento è: http://notiziedaiparchi.spaces.live.com/blog/cns!F74CCB810176327C!1393.trak
10 commenti:
Mentre i brividi dei nostri eletti si perdono nelle loro panze, gli abitanti della Crista e zone limitrofe raccontano uno scenario da apocalisse.
Il fuoco brucia sfidando leggi fisiche e naturali.
Le voci dei piloti dei Canadair arrivano a terra stupefatte ed incredule per l'insolito cammino.
A terra la convinzione e la certezza che il fuoco si può fermare già sabato.
Lunedi,in tarda mattinata,uomini in candida camicia bianca sorvegliano il fuoco che in alcuni punti riprendere vigoroso.
Le cronache giornalistiche parlano di danni,meriti ed enti vari...
Una denuncia seria raccogliendo le testimonianze della gente del posto non la sa fare nessuno?
Sono alla ricerca spasmodica della bella gnocca per farsi fotografare.
Con sorpresa vedo che i ritmi di questo blog sono veloci. Io sono più lento. Non solo, uso il computer per lavorare e quando non lavoro me ne tengo il più possibile alla larga, così ... mi sorprendete.
L’informazione su quanto ha rilevato la Corte dei conti, l’anno scorso, sulle politiche dell’Amministrazione in regione e su quanto “illecito” vi ha trovato, soprattutto su problematiche concernenti le politiche di protezione dei boschi dagli incendi, è interessante.
Ma vorrei tornare ad un punto lasciato in sospeso nella discussione precedente: l’urgenza. È un termine comunemente usato come sinonimo di impellenza, ma anche di fretta, rapidità, velocità.
Quando, negli anni ’70, trasmettevamo dalla radio “La Rivolta” (forse c’è qualche affinità fra questo blog e quell’esperienza?), il pezzo più usato, anzi, si può dire la sigla d’apertura delle trasmissioni, era la ballata di Enzo del Re, che faceva: “Lavorare con lentezza .... ritmo lento, ritmo lento”. È una canzone che ha rappresentato lo spirito di un intero movimento. Non era solo una critica e una incitazione al “sabotaggio” del “ritmo della vita moderna”, fatta di lavoro, di tempi di trasporto e di ricarica per ricominciare a lavorare, e sempre più velocemente, se si vuole “guadagnare” le “risorse” necessarie almeno per caricarsi; era anche un elogio della lentezza, condizione necessaria per assaporare la vita, per poter ripensare una vita diversa. Questo elogio aveva, ed ha, un carattere di impellenza. La nostra vita la dobbiamo ripensare e viverla ora, non possiamo rimandare a dopo. L’aldilà non ci interessa, l’utopia deve essere un progetto per l’ora. (Caro Ninnillo, qui c’è certamente dell’ottimismo, ma non è “l’ottimismo della ragione”, che sappiamo ha creato dei mostri, né quella dell’Uomo. Anche questo è un argomento complesso, lo dobbiamo affrontare un’altra volta.)
Il concetto di urgenza, invece, secondo me, non ha molto in comune con l’impellenza e poco o niente in comune con la fretta e la rapidità a risolvere i problemi.
Si tratta di una ideologia che serve a giustificare l’uso di metodi e di procedure diverse da quelle “normali”, o consuete, quelli eccezionali. È alla base di tutti quei provvedimenti amministrativi, come quelli riportati nella relazione della Corte dei conti, che creano doppie strutture di protezione (Servizio antincendio e protezione civile), che assegnano incarichi e appalti con procedure “privatistiche”, che stanziano fondi e risorse al di là di qualunque programmazione e non più finalizzate a progetti specifici, eccetera. Provvedimenti che, infine, fanno diventare norma l’eccezionalità, che potenziano i “mezzi”, arrivando a fare a meno dei fini.
Cerchiamo di approfondire la questione con l’aiuto di Agamben (a cui rimando), che sviluppa il concetto di Carl Smhtt sullo Stato d’eccezione. Lo stato d’eccezione è quella condizione di governo e di dominio che non si basa più su regole. È la forma di comando “pura”: in casi “eccezionali” chi decide, chi comanda, chi detiene il “monopolio” e l’esercizio della violenza, chi decide della “nuda vita” degli altri. Storicamente questa “categoria politica” si è configurata ed affermata nei regimi totalitari. Ma Agamben dimostra come questa stia diventando la norma e come sia l’essenza stessa del dominio, anche nei regimi politici occidentali che formalmente si appellano alla democrazia e alle procedure democratiche. Fa alcuni esempi emblematici (i campi di “accoglienza” - ovvero di detenzione - per gli emigrati, ecc.) in cui viene “sospesa” qualunque “legalità”, in cui la vita degli individui viene spogliata di qualunque diritto e diviene “nuda vita”.
Noi potremmo ampliare gli esempi con due più recenti: è di questi giorni il piano di evacuazione di New Orleans per l’arrivo dell'uragano Gustav; e, per non andare troppo lontano, l’intervento a Napoli per “l’emergenza spazzatura”.
Si tratta di due diverse situazioni apparentemente non comparabili. Ma in ambedue si esercita lo stesso dominio: da una parte l’obbligo ad andarsene dalla propria casa, dalla propria città, dall’altra l’obbligo di accettare quanto deciso dal governo senza poter protestare, manu militare.
In tutte e due i casi i tuoi diritti, e di chiunque, (quello di continuare a vivere dove vuoi, o quello di protestare, di dissentire dalle scelte del governo) non valgono più, vengono “sospesi” con l’uso della violenza. Se entriamo più nel dettaglio delle notizie leggiamo cha da New Orleans almeno 10 mila persone si sono rifiutate di lasciare le loro abitazioni. Tre anni fa hanno subito lo stesso trattamento e la maggior parte di loro, quelli dei ceti più poveri, si sono ritrovati senza casa.
Gli uragani in quelle zone non sono un fatto eccezionale: nei Caraibi, a Cuba e sulle coste della Florida e della Louisiana se ne formano diversi ogni anno, questo è il settimo di questa stagione. In queste zone, come in altre con eventi naturali simili, i loro abitanti per secoli hanno convissuto con fenomeni del genere. È vero che ora, con l’aumento della temperatura, la maggiore umidità rende questi fenomeni naturali più pericolosi, ma diventano più devastanti per le condizioni di una non adeguata urbanizzazione, per l’uso “improprio” che si è fatto e si fa del territorio. I danni maggiori provocati tre anni fa da Katrina derivavano dallo straripamento degli argini costruiti nel corso d’acqua che attraversa New Orleans e più in generale dall’inadeguatezza del reticolo idrografico. I milioni di dollari spesi da allora fino a oggi sono serviti a rifare i quartieri dei ricchi, poca cosa è stata spesa per migliorare o per adeguare le problematiche idrauliche dei corsi d’acqua, o per edificare in zone più sicure, lontane dalla costa e dai corsi d’acqua. La risoluzione del problema non può essere fatta con logiche di emergenza, perché coinvolge la politica e il fare di tutti i giorni, oltre una differente ottica, un differente rapporto, con il territorio e le sue caratteristiche naturali. Invece, ancora oggi risorse sono sprecate per evacuare una città e per predisporre il coprifuoco.
E passiamo a Napoli. La cosiddetta “emergenza rifiuti” è tale da due decenni (è così negli atti e decreti della pubblica amministrazione). Come può una emergenza durare tanto: è diventata consuetudine e norma. Vediamo in cosa consiste questa emergenza. La spazzatura ha davvero riempito le strade di Napoli, la diossina che si sprigiona da questi accumuli di spazzatura (ancora presenti in molte zone), così come dalle miriadi di discariche, inquina l’area ed il suolo del napoletano. Ma l’emergenza non è questa: è la possibilità di eludere quelle leggi di carattere ambientalistico che formalmente regolamentano l’amministrazione di questo settore, la costruzione e la gestione delle discariche ecc.. È il poter continuare a far gestire in modo mafioso tutta la partita delle discariche e dei cosiddetti Termovalorizzatori (valorizzano davvero la spazzatura, ma a vantaggio solo dei gestori e dei costruttori degli stessi). E quando la gente esausta di questa situazione decide di scendere in piazza, di bloccare le discariche e i siti prescelti per gli impianti, quando cioè inizia a rivoltarsi e a sabotare l’andazzo politico amministrativo, lo Stato interviene con l’esercito. Si rinomina, per l’ennesima volta, lo stesso Commissario affinché disponga e predisponga quanto già la lobby aveva deciso senza tener conto delle norme varie, e si schiera l’esercito a garanzia dell’eliminazione del dissenso.
Dietro l’emergenza non c’è l’impellenza di risolvere un problema, c’è la necessità di creare l’eccezione, per non usare le regole, c’è una logica politica di rafforzare alcune strutture di potere, alcuni “mezzi”, come dice Agamben, senza fini, c’è la necessità della nuova razionalizzazione del sistema di far diventare norma l’eccezione.
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