Umanità Nova, n.24 del 29 giugno 2008, anno 88
Colpisce un po' lo scandalo con cui è stato accolto il cosiddetto "decreto salvaBerlusconi", cioè l'emendamento votato al Senato ed inserito nel decreto-legge "sulla sicurezza" che dispone per un anno la sospensione dei processi per i reati puniti con la reclusione fino a 10 anni e commessi prima del giugno 2002. È fin troppo evidente che lo scopo di tutto questo è cercare di tirar fuori l'attuale premier dall'ultimo processo che a Milano lo vede imputato per corruzione (il famoso Processo Mills). D'altra parte, Berlusconi divenne un nome famigliare alle cronache politiche proprio grazie ad un decreto-legge (chiamato anche allora dalla stampa proprio "decreto salvaBerlusconi") con cui nel lontano 1984 il suo amico e all'epoca Presidente del Consiglio Bettino Craxi dispose la ripresa delle trasmissioni di Rete 4, Italia Uno e Canale 5 che erano state bloccate da un giudice zelante. Difendersi dai propri guai giudiziari e accrescere le proprie fortune sono state le cifre caratteristiche dell'azione politica del Silvio nazionale sin da quando è "entrato in campo". La cosa gli è anche piuttosto riuscita, visto che le leggi "ad personam" gli hanno consentito di uscire più o meno indenne dai vari processi che lo hanno visto protagonista e che la sua attività politica gli ha permesso di moltiplicare le sue entrate (secondo la rivista statunitense Forbes, solo nel periodo 2001-2006 – quando Berlusconi era al governo – il suo patrimonio è passato da 6 a 12,5 miliardi di dollari). Sono cose ben note a tutti e, pertanto, può stupire o scandalizzare solo gli ingenui se uno dei primi atti di governo di fascisti e leghisti è un decreto-legge per annullare i processi del Capo (che fa il paio col decreto per salvare Retequattro, che occupa abusivamente le frequenze dal 1999, varato d'urgenza fingendo di interessarsi dei 700 dipendenti che rischiano il posto). Per inciso, il decreto blocca-processi è inserito nel famigerato "pacchetto-sicurezza" in cui sono comprese, tra l'altro, le leggi razziali contro i Rom, l'esercito mandato a pattugliare le città (in una sola settimana il contingente è già stato aumentato da 2500 a 3000 uomini), l'abolizione della sospensione condizionale della pena per reati come il furto semplice, la detenzione di "sostanze illecite" e persino gli atti osceni in luogo pubblico, la trasformazione de facto della clandestinità in reato, l'estensione a 18 mesi della detenzione all'interno dei CPT, l'arresto immediato e la confisca dell'automobili per chi viene trovato al volante sotto gli effetti dell'alcool o delle droghe (utilizzando test che, nel caso della cannabis, possono risultare positivi anche se si è fumato un mese prima), la trasformazione dei siti delle discariche campane in "obiettivi d'interesse strategico nazionale" che pertanto vengono difesi e controllati direttamente dalle Forze Armate (in attesa, naturalmente, di mandare i militari a presidiare i lavori del TAV e dei rigassificatori). In cantiere, per il futuro ci sono l'abolizione dei benefici "per buona condotta" ai carcerati (la proposta di legge è già stata "calendarizzata" e sarà probabilmente discussa prima della pausa estiva del Parlamento), la promessa del Ministro dell'Interno Maroni di "usare la forza per chiudere i centri sociali" e, addirittura, l'abolizione tout court della libertà di espressione e di manifestazione (iniziando col vietare per legge gli incontri antiproibizionisti, come vorrebbe Giovannardi). Intorno, ci sono le ronde, i pogrom dei campi nomadi, l'intolleranza coltivata dai media, la violenza fascista che colpisce i non allineati (com'è successo a Verona, neanche tre settimane dopo la vittoria delle destre alle elezioni-truffa del 13-14 aprile, a Nicola Tommasoli, massacrato a calci e a pugni da un gruppo di squadristi solo perché aveva il codino). È una lista dell'orrore che assomiglia sinistramente a un colpo di stato e che dovrebbe spingere a mobilitarsi chiunque abbia a cuore i valori di tolleranza su cui si è fondata la civiltà moderna, ma che non scalda neanche un po' l'opposizione-fantasma (secondo l'ottima definizione del settimanale inglese The Economist) che vaga ectoplasmatica nel Parlamento Italiano e che ha ritrovato un po' di voce solo per denunciare il decreto blocca-processi. Addirittura, il tristissimo Veltroni è arrivato a promettere persino "una manifestazione di piazza contro il governo" (con calma però, ad ottobre, dando ai fascisti e ai leghisti tutto il tempo di fare le loro porcherie). Ancora una volta la casta dei politici dimostra, insomma, di voler difendere il potere dei suoi amici della casta dei magistrati piuttosto che gli esseri umani che verranno imprigionati, giudicati, umiliati, controllati, picchiati grazie alle leggi liberticide del pacchetto-sicurezza. E, infatti, non per caso quando attaccano il decreto blocca-processi, si "dimenticano" di dire che grazie a questa norma salterebbe non solo il processo a Berlusconi, ma anche i processi ai torturatori della Diaz e di Bolzaneto (è proprio per questo, invece, che i giustizialisti di AN e della Lega si sono immediatamente accodati alla richiesta dell'ennesimo decreto salvaBerlusconi). Per fortuna, non ci sono solo i politici della casta. Ci sono anche i movimenti di liberazione che, nei due mesi seguiti alla vittoria elettorale delle bande fasciste e leghiste, non hanno mai smesso di scendere in piazza, contro Bush e nei gay pride, nei cortei per difendere gli spazi sociali autogestiti e in quelli antifascisti, nelle lotte contro le discariche e nei presidi contro il TAV, nei blocchi stradali contro i CPT e nelle street parade antiproibizioniste. Da queste parti, nessuno ha voglia di aspettare ottobre per difendere la nostra libertà.
robertino
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