15 febbraio 2008
PINO CACUCCI, BLOG PER VIANDANTI
Torture argentine: così fan tutti 1 giugno 2004
Qualche settimana fa, in un negozio di sviluppo e stampa di foto, a Buenos Aires, il proprietario ha visto uscire dalla macchina una serie di immagini rabbrividenti: uomini nudi, legati e incappucciati, che venivano torturati da militari. Elettrodi nei testicoli, immersione in tinozze di liquami, umiliazioni e violenze di ogni sorta... Lo stupefatto negoziante ha fatto il suo dovere di buon cittadino, e si è precipitato a consegnarle al Segretariato per i Diritti Umani, che a sua volta ha avvisato il governo, e il presidente Kirchner ha immediatamente ordinato un'inchiesta, intimando agli alti gradi delle forze armate di chiarire dove fossero state scattate e di identificare gli uomini in divisa che torturavano quei prigionieri. Doppia sorpresa: i volti appartenevano a ufficiali tuttora in servizio, e le immagini risalivano agli anni 90, cioè in piena democrazia, e non ai tempi bui della dittatura militare. Ma mancava ancora una sorpresa, la più inquietante: i torturati non erano presunti "sovversivi" sequestrati o prigionieri per qualsiasi motivo, bensì... soldati anch'essi, e che soldati: membri delle forze speciali, i commandos dell'esercito argentino. E le torture non erano una messinscena, tutt'altro: si è così scoperto che gli eredi dei genocidi in divisa che fecero scomparire nel nulla 30.000 cittadini argentini, hanno continuato a praticare la tortura su... se stessi. Grazie all'energica determinazione del presidente argentino Kirchner, gli alti comandi militari hanno dovuto spiegare che praticare la tortura sui soldati delle forze speciali serviva a temprarli, e a valutare la loro soglia di resistenza nel caso venissero catturati dal nemico. Il che, significa che ogni militare dà per scontato che se cade nelle mani del "nemico" verrà immancabilmente torturato. Insomma, così fan tutti... Forse è inutile aggiungere che gli ufficiali responsabili di tali procedimenti vengono tutti da corsi di addestramento negli Stati Uniti o direttamente dalla famigerata Scuola delle Americhe gestita dal Pentagono.
Le madri di Plaza de Mayo, le madri dei desaparecidos, hanno aggiunto che torturarsi a vicenda serve soprattutto a rendere spietati i militari, a "disumanizzarli", a "bestializzarli", e lo scandalo che ne è seguito è servito a rendere pubbliche le allucinanti cifre sui decessi tra i soldati non solo argentini, ma anche di altri paesi latinoamericani.
Vorrei invitare a riflettere su cosa sia stata la pratica della “desaparición”.
Se i campi di sterminio restano nella memoria dell’umanità come il massimo livello di orrore possibile, con il genocidio sistematico portato avanti tramite una razionale macchina organizzativa, credo che con la desaparición si sia addirittura superato tale confine dell’abominio: una persona usciva di casa al mattino, e di colpo scompariva nel nulla… Parenti e amici iniziavano così un calvario infinito, annichiliti dal ricatto di non potersi esporre, di evitare denunce e proteste nella speranza che la persona cara non venisse soppressa, che le torture a cui era sottoposta potessero non giungere alla morte… Intanto, i travet del genocidio gettavano i sequestrati ancora vivi nel Rio de la Plata o nell’oceano Atlantico, convinti dai cappellani militari che stavano semplicemente “separando il grano dalla crusca”, cioè eliminando la parte insana della società… e oltre a tutto ciò, le donne incinte venivano lasciate in vita fino al parto, per poi affidare i neonati alla famiglia dei carnefici, giungendo al punto di allevare i figli delle vittime in un ambiente che inoculava loro l’odio e il disprezzo per i “sovversivi”, cioè per i veri genitori… E tutto ciò non è frutto della perversione di pochi militari argentini, che pure ne furono i solerti esecutori, bensì di un piano messo a punto negli Stati Uniti, voluto e avallato da Henry Kissinger, che nel frattempo riceveva il Premio Nobel per la Pace: George Orwell, scrivendo 1984, peccò di ottimismo, nonostante le sue pur tetre intuizioni.
“La guerra è pace, la schiavitù è libertà”, i pianificatori di genocidi sono insigniti del Nobel per la Pace…
Oggi molti di quei bambini strappati alle madri e cresciuti nelle case degli aguzzini, divenuti adulti, cercano la propria identità a prezzo di lacerazioni indicibili.
Due consigli per saperne di più:
il libro di Italo Moretti “I figli di Plaza de Mayo”, Sperling&Kupfer nella collana Il Continente Desaparecido diretta da Gianni Minà, e lo struggente romanzo di Elsa Osorio, “I vent’anni di Luz”, edito da Guanda.
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