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In attesa di avere notizie del PD locale, ci facciamo quattro risate con quelli del PDL. Ci voleva proprio una ventata di comicità nella nostra depressa cittadina e si sa che quelli di forza italia ci offrono parecchio per farci ridere, come ad uno spettacolo di cabaret. Hanno aperto una bella e fiammante sezione in pieno centro, come si confà ad un partito di ispirazione imprenditoriale, impostata, però, come un piccolo teatro. Gli spettacoli saranno tutti gratuiti, in aggiunta a quelli già offerti nelle piazze, nei bar e nel consiglio comunale. Ci hanno già dato un saggio della loro avanguardia piazzando, da molto tempo, un gazebo gigante nella nostra città, quando poi, di questi gazebo, a livello nazionale, se ne è parlato soltanto qualche mese fa. Il Popolo della Libertà, il Popolo che se la prende e non la dà!
LA REDAZIONE
3 commenti:
E nel popolo della che??? militano adesso i compagni del Che (guevara)!!!
(da Wikipedia)
UMORISMO
La parola deriva da "humor" latino (umidità, liquido) e sembra quindi derivare il suo significato dalle teorie della medicina ippocratica, che attribuiva a dei fluidi (umori appunto) l'influenza sulla salute e l'indole degli uomini. L'essenza dell'umorismo, così come è stata delineata, seppur nell'originalità e differenziazione delle rispettive interpretazioni, dai diversi studiosi (filosofi, medici, scrittori) risiede proprio in questo legame con l'emotività, con l'interiorità più atavica ed istintuale dell'uomo; un carattere distintivo di ciò che è umano dunque.
"Il riso" di Bergson.
Fondamentale è stato il contributo di Henri Bergson con il suo saggio "Il riso. Saggio sul significato del comico" (1900). Il filosofo francese apre la sua riflessione con una serie di considerazioni generali sul comico: innanzitutto nota che "Non vi è nulla di comico al di fuori di ciò che è propriamente umano"; anche quando l'oggetto del comico non è una persona, tuttavia ciò che suscita il riso è un aspetto di quell'oggetto o animale che richiama alla mente atteggiamenti e situazioni umane (pensiamo ad un burattino). In secondo luogo, l'apprezzamento della situazione comica prevede "qualcosa come un'anestesia momentanea del cuore": l'empatia, l'identificazione con la persona oggetto del riso è bandita. Infine, è facile constatare che "Il riso cela sempre un pensiero nascosto di intesa, direi quasi di complicità, con altre persone che ridono, reali o immaginarie che siano". Da queste tre considerazioni risulta un'idea chiara della funzione della comicità: essa risponde a determinate esigenze sociali. In particolare, Bergson vede il comico come una sorta di "castigo sociale" con cui la comunità (intesa come specie) individua, respinge e corregge una serie di comportamenti percepiti come contrari allo 'slancio vitale' con cui si identifica la vita stessa (e qui risiede il legame profondo tra la definizione di comico ed il resto della riflessione filosofica di Bergson). Questi comportamenti sono quelli meccanici ("Ridiamo tutte le volte che una persona ci dà l'impressione di una cosa"), monotoni che, nell'aderire cieco alla regola, non sanno cogliere - ed anzi soffocano - la fluidità, l'intrinseca libertà autocreatrice della vita. È questo impulso spontaneo, stimolo ad una continua evoluzione creatrice, a permettere il superamento, in forme sempre nuove ed originali, degli ostacoli che ci si trova davanti; in questo senso, il riso corregge quei comportamenti che metterebbero in pericolo la sopravvivenza della specie.
Ad esempio, la storiella in cui un deputato, interpellando il ministro su di un assassinio famoso, rammenta che il colpevole, dopo aver ucciso la vittima, è sceso dal treno in senso contrario alla sua direzione ed ha così violato il regolamento, è comica perché nel deputato l'adesione alla regola ha soffocato la comprensione della vita.
E la Satira?
Lungi da me volerne parlare seriamente (anche perchè già fatto e perfino dalla Corte di Cassazione... - ved. sotto); ma, siccome quest'altro breve testo, sempre da Wikipedia, mi è parso importante e simpatico e divertente etc., perchè non incollarlo qui sotto come seguito, assai comico, all'Umorismo?
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La satira (dal latino satura lanx, nome di una pietanza mista e colorata) è una forma libera e assoluta del teatro[1], un genere della letteratura e di altre arti caratterizzato dall'attenzione critica alla vita sociale, con l'intento di evidenziarne gli aspetti paradossali e schernirne le assurdità e contraddizioni etiche.
La satira, storicamente e culturalmente, risponde ad un'esigenza dello spirito umano: l'oscillazione fra sacro e profano. La satira si occupa da sempre di temi rilevanti, principalmente la politica, la religione, il sesso e la morte, e su questi propone punti di vista alternativi, e attraverso la risata veicola delle piccole verità, semina dubbi, smaschera ipocrisie, attacca i pregiudizi e mette in discussione le convinzioni.
«La satira -scrive Daniele Luttazzi- è un punto di vista e un po' di memoria». Questo, assieme ai temi rilevanti che affronta, la distingue dalla comicità e dallo sfottò (la presa in giro bonaria), nei quali l'autore non ricorda fatti rilevanti e non propone un punto di vista ma fa solo del "colore".
La definizione di satira va dettagliata sia rispetto alla categoria della comicità, del carnevalesco, dell'umorismo, dell'ironia e del sarcasmo, con cui peraltro condivide molti aspetti:
* con il comico condivide la ricerca del ridicolo nella descrizione di fatti e persone,
* con il carnevalesco condivide la componente "corrosiva" e scherzosa con cui denunciare impunemente,
* con l'umorismo condivide la ricerca del paradossale e dello straniamento con cui produce spunti di riflessione morale,
* con l'ironia condivide il metodo socratico di descrizione antifrasticamente decostruttiva,
* con il sarcasmo condivide il ricorso peraltro limitato a modalità amare e scanzonate con cui mette in discussione ogni autorità costituita.
Essa si esprime in una zona comunicativa "di confine", infatti ha in genere un contenuto etico normalmente ascrivibile all'autore, ma invoca e ottiene generalmente la condivisione generale, facendo appello alle inclinazioni popolari; anche per questo spesso ne sono oggetto privilegiato personaggi della vita pubblica che occupano posizioni di potere.
Queste stesse caratteristiche sono state sottolineate dalla CORTE Di CASSAZIONE che si è sentita in dovere di dare una definizione giuridica di cosa debba intendersi per satira:
"È quella manifestazione di pensiero talora di altissimo livello che nei tempi si è addossata il compito di castigare ridendo mores, ovvero di indicare alla pubblica opinione aspetti criticabili o esecrabili di persone, al fine di ottenere, mediante il riso suscitato, un esito finale di carattere etico, correttivo cioè verso il bene."
(Prima sezione penale della Corte di Cassazione, sentenza n. 9246/2006)
STORIA.
LA SATIRA NELL'ANTICHITA':
Le origini della satira nella letteratura europea si confondono evidentemente con quelle della letteratura comica, il cui inizio è attribuito tradizionalmente a Omero con il poema "Margite". La commedia greca di Aristofane fa della satira politica un ingrediente fondamentale. Ma la vera codificazione come genere letterario, anch'essa frutto di un'evoluzione italica parallela, avviene nella letteratura latina. La satira nasce tra il III e il II secolo a.C. ad opera di Ennio, e si può considerare il primo genere originale della letteratura latina, al contrario di tutti gli altri, di origine greca; Quintiliano affermerà: «Tota nostra est». La satira nasce come una polemica diretta ad obbiettivi mirati, molte volte con temi moraleggianti che riguardano i più svariati argomenti, questo succede perché non ha schemi fissi che le donano la rigidità tipica di altri generi, ma si basa interamente sullo stile dello scrittore.
(Per approfondire, vedi le voci "Satira latina" e "Satira menippea".)
MEDIOEVO E RINASCIMENTO:
Nel corso dei secoli l'ossequio ai classici latini, in particolare Orazio, preservò la satira facendole superare la barriera linguistica della nascita di letterature in lingue regionali. La satira ebbe ampio uso nella poesia orale giullaresca di cui ci sono pervenuti alcuni frammenti scritti.
In particolare va notata la compresenza in Dante di un registro comico realistico in corrispondenza della critica corrosiva alle personalità che lo avevano disconosciuto ed esiliato, fino ad allargarsi a una visione critica dell'intera società a lui contemporanea.
LA SATIRA OGGI:
La corrosione progressiva del canone dei generi letterari, e della categoria stessa di letterario e non letterario ripropose nell'ultimo secolo la commistione di comico, umoristico nella satira. Solo nel corso degli ultimi secoli si allargò all'arte figurativa e ai nuovi media. Nel significato popolare contemporaneo, si tende ad identificare la satira con una delle forme possibili dell'umorismo e, in qualche caso, della comicità; talvolta, poi, si intende per satira anche, indiscriminatamente, qualsiasi attacco letterario o artistico a personaggi detentori del potere politico, sociale o culturale, o più genericamente vi si include qualsiasi critica al potere svolta in forma almeno salace.
Da un punto di vista strettamente letterario è pertanto assai difficile mantenere oggi una definizione stabile del genere letterario, se non in senso storico, poiché il pur sperabile dinamismo delle forme letterarie, risente attualmente di una certa leggerezza e di una pesante ridondanza, non sempre disinteressate, nella classificazione. (...)
(E qui, lo vediamo, le cose sembrano complicarsi gravemente... Bisognerebbe dunque approfondire. Teoricamente, certo. Ma anche, e soprattutto, praticamente...)
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