11 febbraio 2008
'A CARDARELLA
Nelle prossime settimane si riunirà il consiglio comunale per l'approvazione del bilancio. Le casse del nostro comune sono completamente sventrate, il buco è largo qualche milione di euro, ereditato in parte dall'amministrazione di centro-destra e poi nascosto, inspiegabilmente, dall'attuale governo cittadino.
Fa molta amarezza veder prospettato un consiglio comunale che nella discussione dovrà coprire errori e trovare giustificazioni a pianificazioni errate, e che dovrà scovare nuovi motivi per mandare avanti questa betoniera chiamata giunta.
Quello che ci sembra più folle è che i nostri amministratori abbiano un atteggiamento di soddisfazione per come siano trascorsi questi tre anni circa della loro gestione. Le loro piccole e miserabili, ma costose, pretese le hanno appagate con l'ascensore, la piazzetta della Pigna, il PRU incollato sul piano regolatore interpretato all'occorrenza, l' allargamento e la galleria della ss660 e la bretella che dovrebbe collegarci alla Sibari-Sila. Ad ognuno i propri meriti ed allora questa giunta dovremmo iniziare a chiamarla "Ditta Edile", il sindaco sarà "Capo-cantiere" e gli assessori ad impastare cemento, e poi dicono che il mestiere di muratore non ha i suoi aspetti positivi...bisogna farlo nei "posti giusti"!!
LA REDAZIONE
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3 commenti:
Un capitolo estratto da un episodio di “Altopiano contemporanea /tit. provvisorio/”, inedito. Qualcuno sta raccontando i fatti avvenuti qualche decennio prima...
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(...) È giunto il momento di lasciare la parola al Sindaco che aveva - ricordiamolo - riproposto altri tre minuti di silenzio al popolo risieduto. Tre minuti che durarono un buon quarto d'ora (...) Dopo questi miracolosi 15 minuti di completo silenzio comunale il Sindaco esplose:
(A voce Alta) – “Popolo d'Altopiano, risbigliati! T'he dittu ‘e steari cittu pe' tri minuti, ehm, e no pe’ ‘na menza jurneata! Steati ‘nciotanni o chi? ‘U recordu 'e prima, ‘e sia minuti, n'abbasta! Vi devo raccontare il bilancio degli uni e degli altri… E se dormite, non lo sentite! Calmarsi è una cosa, addormentarsi, un'altra! (Finalmente, il popolo sembra effettivamente disposto ad uscire dall'ipnotico-silenzio; comincia ad aprire gli occhi.) Popolo! Conbagni, lavoratori e lavatrici! Mo’ che vi siete finalmente svegliati vi leggo il Bilancio! Il bilancio delle pagliette con il perchè ed il percome!”
(Comare Maria, dura d’un orecchio: “Chissu teni ‘nu percocu supra ‘a dingua! Mo’, sempri parra de ‘si meadi percochi! E chi bonura dè chissa?!” - E comare Ndonetta: “Marì, statti cittu ca si no ‘un lu sentimu ‘s eatru comizziu!” /Le comari lo stanno ammirando sugli scherni T.V., nella sagrestia di don Giovanni... come tutti gli altri compari./)
“E lo farò leggendovi quello che incomincio a leggervi! (aveva tirato fuori qualche foglio) E che nessuno faccia domande fino a quando non avrò terminato! (Mette gli occhiali sul naso obbligando tutta l’assistenza a guardare quelpovero nasone che aveva di traverso; da quando si era preso il portone del municipio sul naso… a causa di un Altese scontento dell’Amministrazione.) Popolo, statti cittu ca ‘ncominciu a n''a canteari:
“Il boom edilizio è iniziato, ad Altopiano, intorno alla metà degli anni sessanta - quando in connessione ai processi di concentrazione degli abitanti nel piccolo centro cittadino, questo è cominciato a crescere rapidamente sulla progressiva dissoluzione della economia agricola tradizionale. Oltre ai flussi dell'emigrazione di ritorno, che cominciano a salire regolarmente, il tasso di crescita della popolazione nel centro urbano è stato potenziato da un'immigrazione di tipo nuovo, composta da una parte di funzionari, impiegati pubblici, etc.; e ingrossata, soprattutto, dall'altra parte, dagli immigrati provenienti dalle contrade. Sono gli anni della febbre edilizia che tocca soprattutto le aree circostanti il vecchio abitato e procede nel più assoluto caos e anarchia. per arginare la situazione e anche per incrementare e regolamentare lo sviluppo del settore edilizio - che è il settore portante dell'industria locale - l'amministrazione dà al paese il suo Programma di fabbricazione nel 1972 (Nota : Prima che Altopiano avesse il suo Programma di fabbricazione c'erano stati conflitti sociali - con mobilizzazioni, ecc. - in riferimento alla richiesta di occupazione delle masse contadine.) Tale Programma, come dimostra l'alto grado di concentrazione proprietaria (circa il 70% dei terreni compresi nei confini del Programma di fabbricazione appartiene a non più di sette-otto famiglie /Nota: La piccola proprietà non rappresenta oltre il 10% delle aree fabbricabili. Il restante 20% che non può essere reso edificabile, perchè accidentato, è di proprietà di due famiglie./), è in parte già frutto di interessi precostituiti e di pressioni estranee a una pura valutazione urbanistica.”
(Comare Ndonetta: “Ha raggiunu, ca i sinnichi s’’a su’ conzeata a modu loru e llu piattu regudatiojiu l'ha porteatu 'a streata alli funni /proprietà/ e lli piezzi 'e terra si vinninu a chearu priezzu!” - Comare Maria: “E pu’ cuntanu ca su’ de Sinistra! Cumpà Sarbaturu m'ha dittu ca 'i terri ch'inveci s'avianu ‘e fravicheari l'heanu bloccheati!” - Comare Ndonetta: “Chissi, su’ tutti ‘e du partitu e du mangi-mangia, e poditichi e archetette mangianu tutti allu stessu scifu!”)
“In ogni caso non si afferma e realizza alcun programma di edilizia popolare, l'assetto della proprietà dei suoli urbani non viene minimamente intaccato e inoltre è chiaro, fin dall'inizio, nei casi in cui la volontà dei gruppi privati si trova in contrasto col Programma di fabbricazione, l'assenza di ogni volontà di farlo rispettare.
- Quando, sotto la pressione dell'emigrazione di ritorno è ormai indispensabile dare alloggio ai ceti popolari, che aspirano a investire i risparmi dell'emigrazione in una casa di proprietà, e quando il loro malcontento può rappresentare una minaccia per la struttura del potere, allora si permetterà di costruire abusivamente, indicando però le direzioni dell'abusivismo e coprendo, con il tacito consenso dell'amministrazione e degli organi di controllo preposti, le manovre e i profitti della speculazione privata. Si raggiunge così un duplice scopo: da una parte si favoriscono alcuni lottizzatori, e dall'altra parte si irretiscono coattivamente le classi subalterne in una serie di legami clientelari - divenendo il diritto un favore che si è ottenuto in via strettamente personale - col fine di impedire una loro protesta organizzata e cosciente e di rendere l'abusivismo stesso un importante canale di controllo sociale e politico delle forze di lavoro immigrate. Così dopo che la febbre edilizia ha coperto, fino al limite della saturazione, le aree interne al Programma di fabbricazione, per anni si è assistito allo spontaneo infittirsi delle case abusive; al di là dei limiti previsti da questo, secondo le direttrici di "abusivismo" ben precise.
- Nel 1974, anche la Variante al Programma di fabbricazione - realizzata dopo due soli anni dall'approvazione del Programma - che è stata motivata come tentativo di sanatoria dei guasti prodotti dall'abusivismo, in effetti è servita non solo a legalizzare i guasti già prodotti dalla speculazione privata, ma anche a rendere edificabili le aree di quei gruppi di potere esclusi precedentemente dalla rendita urbana. (Nota : La Variante al Programma è stata, appunto, approvata dalla Regione solo nel 1977. La "Variante della vergogna" viene chiamata in un opuscolo locale. - n.d.r. : curato dagli abitanti dell'Alto.)
(Comare Maria: “Cumma ‘Ndonè, m’’u pu’ spiegheari c'ha vodutu diri ‘u sinnacu prima, quannu a parreatu ‘e 'arrittiscunu coitivamente'"? A mia, mi peari ‘na brutta espressijona!” - Comare ‘Ndonetta: Iu he’ ‘ntisu "irritiscono continuvamenti". Pe’ mia vo' diri ch’’i classi povari e chi feanu sacrificii pe’ ssi feari ‘na cheasicella si feanu piglieari pe’ lla barretta 'e du cudu!” - Don Giovanni: “Smettetela di dire oscemità! Credete che stavo dormendo? E che il prete che dorme non sente? Se continuate ca ‘un ci minditi chiù ‘nu pedu! Alla sacristia ‘un vi ci vuogliu chiù vidari! Sappiate, anime semplici, che il sindaco diceva "irretiscono coattiavamente"! E ciò vuole esattamente dire che i compagni ingannano e raggirano in modo coatto, e quindi con delle obbligazioni! Imponendo e forzando coi favori le persone che potrebbero accorgersi di avere dei diritti ma che nel bisogno e nella dipendenza verso gli imbrogli degli Spartitori Chianaruti si adeguano all'andazzo generale!” - Comare Maria: “Jessi Jessi quanti cosi seanu ‘si prievuti! Don Giuvà, mi fa penzeari alla bonanima ‘e chill'Acriteanu ch’eamu vistu alla tedevisiona. A chillu don Vicienzu Padulla! ‘U prievutu ch’eanu vodutu diri ch'era il Prevuto Rosso!” Comare ‘Ndonetta: “‘U Prievutu Russo!” Don Giovanni: “Non esageriamo troppo, col questo rosso!“
Intanto, il Sindaco sta continuando.
“Programma di fabbricazione, dunque, e soprattutto successiva Variante di fabbricazione, invece che strumenti efficaci di pianificazione a garanzia della collettività contro la privatizzazione del pubblico sono stati concepiti e usati per lo più a sostegno della spinta speculativa privata, sono stati deviati, manipolati e compromessi in funzione degli interessi di particolari gruppi familiari e, insieme, di tutte le loro estese ramificazioni.
(...) il paese si è come spaccato in due entità separate ed estranee; un ghetto ormai periferico privo dei servizi essenziali (scuole, acqua, ambulatori, strade, ecc.*) costituito dai vecchi rioni che vengono lasciati in progressivo abbandono (vedi vicinato C), e una nuova periferia o meglio centro abitato, composto di case nuove ad alto fitto, o di case di proprietà che sono prevalentemente case abusive.”
/(*) - Il sindaco legge da un libro quasi sconosciuto poiché passato sotto silenzio... nello stesso Comune interessato. Tratta di Altopiano in un periodo che va fino al 1978; pubblicato nel 1981. Sappiamo che nei tempi successivi quasi tutto il Centro antico fu profondamente rovinato e abbrutito dal cemento. Ma, innanzitutto, dall'ignoranza tecnica e dall'allucinate “estetica” politica che hanno saputo e in grandi dosi gli individui e gruppi di cui si tratta, e dettagliatamente, in questa opera molto ben informata. Il sindaco legge anche varie statistiche che qui non riportiamo ma che sono molto esplicite. – Naturalmente... questo è successo in moltissimi comuni calabresi, o altri. Sia di sinistra... come Altopiano, che di destra.../
“(...) Gli amministratori ritengono di aver ricevuto il Comune in concessione privata, come un beneficio o un possesso appropriato; ed i criteri che hanno seguito nella loro gestione si ispirano al convincimento di dover esercitare il loro potere politico come diritto preminente dei loro consociati (familiari, parenti, clienti). Avendo in mano la possibilità di incidere sulla distribuzione delle cariche amministrative non si sono fatti scrupolo di usare il potere di cui dispongono al fine di collocare in posizioni vantaggiose i propri parenti, per rafforzare così gli interessi e la posizione della famiglia e con ciò stesso rafforzare il proprio rango politico e sociale. (...)
- Le norme che regolano le graduatorie e il punteggio possono diventare solo espedienti di una sottile e tortuosa manipolazione (...)
- Sono favori poco appariscenti che s'accumulano senza dar nell'occhio, per non eccitare l'invidia di nessuno (...)
- La possibilità di accedere a certi beni viene vissuta come una conquista e riscatto dall'antica inferiorità sociale, come emancipazione dalla secolare miseria e arretratezza. (...)
- Altopiano, è stata sempre amministrata da giunte di coalizione fra PCI e PSI (una giunta è stata comunista). Dal 1972 al 1978 c'è stata una giunta socialcomunista con il seguente sistema di rotazione fra comunisti e socialisti: dall'aprile 1973 all'ottobre 1975 il sindaco è stato socialista e la maggioranza di giunta comunista (4 assessori PCI e 2 assessori PSI): dall'ottobre 1975 alle elezioni comunali del maggio 1978 il sindaco è stato comunista e la maggioranza di giunta socialista (4assessori PSI e 2 assessori PCI).
- (...) La parentela, dunque, è la trama sottostante, il filo invisibile del potere; regna come congiura onnipotente, come potenza occulta in cui ciascuno dispiega la sua nuova attitudine manageriale e imprenditoriale. Le ramificazioni genealogiche, nei partiti, nel commercio, nei municipi, possono darci un'idea dello scavo sotterraneo nel quale i politici hanno consumato tutta la loro attività, cui hanno dedicato tutta la loro intelligenza.
- (...) I partiti si piegano così bene ad assorbire le vecchie repressioni e rancori fra vicini, a servire i bisogni delle varie cricche parentali, che la spoliazione dei propri simili diventa il più gradevole dei propri doveri ideologici... “
Il Sindaco rimette con calma i fogli appena letti al popolo Seduto di Altopiano nel portafogli Quindi si toglie gli occhiali da sopra il naso storto... (storto ingiustamente... poichè non sempre al corrente delle attività pubbliche del suo Partito e degli assessori che lo affiancano...), quindi, posa le due mani aperte sulla tavola e sporgendosi verso i cittadini urla furibondo, con lo sguardo che pare diventato un laser omicida:
“Popolo! Altopianesi, ecco come siamo diventati! I galantuomini che si sono fregata la terra cento anni fa... rispetto a noi erano quasi dei chierichetti! Padula... se fosse presente quando invitiamo gli Acresi /città vicina ad Altopiano/ a discutere della Questione del Mezzogiorno... Padula mentre ci facciamo tra di noi i soliti gargarismi, ci rinchiuderebbe tutti qui dentro e la chiave l’andrebbe a buttare nel depuratore!”
Il sindaco trattiene la respirazione… I presenti /nella sala consiliare/, attoniti, hanno spalancato gli occhi è stanno immobili come statue di sale biblico. Intanto, nell'Alto i compari preparano lo spumante ed fucili e sbattimuri.
Il sindaco:
“Popolo… mettiti a respirare ca si no ti cci piglia ‘na pedarsa! (il popolo, uff, respira) Popolo… voglio dirti che ho deciso di non ricandidarmi alle prossime elezioni amministrative! La mia ritrovata coscienza di classe me lo impedisce!”
Nell'Alto si stappa e si spara, tutti ballano, musica ed abbracci e tanti baci e via con le tarantelle… La piazzetta è zeppa di brava gente che brinda e gioisce. Ogni tanto si grida: VIVA IL SINDACO!
Ed il sindaco rinsavito:
“Popolo, concludo! È già fatta l’una e dobbiamo andare a mangiare! A quelli che si candidano il mese di maggio auguro buon appetito! Ed a voi tutti che avete avuto la pazienza di ascoltarmi fino ad ora dico BUON APPETITO!”
Il popolo alzandosi: BUON APPETITO, SINDACO!
Intanto, mentre molti politici erano di nuovo svenuti /nel cap. precedente/, certuni, gravi e meditabondi uscirono a testa bassa dalla sala e si sparpagliarono tristemente per le strade del Piano.
Le guardie municipali incominciarono, di bel nuovo, a trasportare un'altra buona ventina di malcapitati, eletti ed ex eletti colti dalle emozioni...
I cappuccini continuarono a pregare finquando suonò la campana di P. Ilario... che annunciava l'ora del pranzo.
I carabinieri saliti nell'Alto finirono col partecipare alla grande festa. E si vide il maresciallo ballare con la nostra poderosa comare Ndonetta; e si vide l'appuntato saltellare con la nostra piccola comare ‘Maria. Si spararono petardi rumorosi e numerosi sulla Torre.
Gioia e Felicità regnavano nell'Alto e nelle Contrade alleate…
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Carissimi amici, cordiali saluti.
Scusate qualche errore orbografico, etc., ancora presente...
A proposito di edilizia : pare che l'amministrazione comunale voglia costruire una casa famiglia per extracomunitari con fondi previsti nella nuova finanziaria e 50.000 euro da casse comunali.
A parte i fondi che non ci sono, il sindaci sa quanti extracomunitari sono presenti sul territorio?
Ed ha informato di questo progetto i genitori dei ragazzi diversamente abili che da tempo si battono per avere sul territorio strutture adeguate per i loro figli?
Ed i fondi destinati ad alcune associazioni di volontariato dove sono finiti?
Comunque,si li serba na menza manipuda i puazzu aiutari puri iu!
Cher "vice" disposto ad utilizzare la cazzuola, le domande che fai sono assolutamente essenziali. Bisogna insistere, ritornarci nel dettaglio...
Intanto, mi permetto di incollare, proprio qui sotto, un altro mio chilometrico "commento". Si tratta della nostra per noi importante preistoria. Chissà, forse potrebbe servire ai più giovani...
Di questo tipo (tra i più svegli):
Nannù, m''u pu' diri si tutti 'si grupi, 'si streati streati, su de prima o 'e doppu a guerra 'e du '15?
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L’ASCENSORE DEI PICITTI?
SOTTO E SOPRA, SEMPRE DRITTI
(Parigi 30 agosto 1996 - Inedita...)
Caro Direttore,
in questo mese d'agosto che ho piacevolmente trascorso nella nostra simpatica città tra le tante cose e novità che mi hanno negativamente impressionato (soprattutto, l'abitudine alla vaghezza ed al sonnambulismo metodico dei nostri intellettuali nella loro grande maggioranza, specialmente per quanto concerne il loro interesse per le bruttezze commesse sistematicamente nel nostro malcapitato Comune: quasi a livello dello zero) ce n'è almeno una che mi ha colpito, impressionato positivamente: L'Ascensore dei Picitti col Pozzo-luce, la Galleria-pedonale, ed il Parcheggio per 72 posti auto.
Ho potuto avere il disegno del progetto /ringrazio l'allora Vice-sindaco/: l'ho sotto gli occhi. Mi manca, per il momento, purtroppo, la relativa relazione: la giustificazione e la spiegazione del progetto insomma. Domandomi quindi: cosa si riserva alle nostre cavarelle, alle viuzze dei Picitti? (e Padia, etc.)-
Questo fenomenale ascensore mi ha fatto seriamente riflettere. Il disegno è esplicito. Le scrivo, allora, le deduzioni che ne sono scaturite. Possono interessare gli eroici abitanti restati nei Picitti. E forse anche gli altri Acresi sensibili alla modernizzazione e al buon progresso del nostro bel paese: li ho contati, fanno tredici... E quasi tutti, intorno ai quindici anni (!).
Prima, però, vorrei congratularmi con l'eccellente architetto che ha saputo ideare un tal fenomenale ascensore. Per un dettaglio che appare chiaramente nel disegno: trattasi delle sei automobili (= 72... sottintese quindi); sono delle decappottabili. Le mie preferite. Ammettendo che non sorpassino i 75 all'ora altrimenti scendo: sono allergico alle alte velocità. Sei stupende decappottabili che ci indicano (va da sè?) il buon gusto, molto raffinato, dell'Artista autore del progetto. L'architetto fa, coscientemente, un ottimo augurio: che i futuri, bravi abitanti dei Picitti (ora in rovina mezza completa) posseggano delle macchine di un evidente ed indubitabile prestigio. La ricchezza d’abitare nei Picitti, insomma...
Perbacco semplice! Solamente per questo sentimento, il signor Cervellati, mi sia permesso di dirlo, merita un gran BRAVO! Avrebbe potuto scegliere delle FIAT UNO, o qualche Peugeotteria. Ma no. Ha finalmente e naturalmente... optato per le decappottabili. Solamente per questo, merita tutta la nostra stima.
Per quanto mi riguarda, e nulla togliendo ai meriti chiarissimi dell'architetto, avrei disegnato 5 decappottabili ed una 500 FIAT. Perchè? Semplicemente perchè oltre le decappottabili, la CINQUECENTO (mezza-decappotabile) ha la mia preferenza. Più qualche Ferrari e Rolls Royce.
Questa specie di preambolo era necessario, anche se relativamente personale. Passiamo all'ascensore medesimo. L'idea, nella sua immensa e immediata semplicità, appartiene al purissimo ordine, alla categoria rarissima, delle trovate di genio. Il fallait y penser! (Bisognava pensarci!), come dicono di là e di qua dalle Alpi. Infatti, il signor Cervellati l'ha pensata. E quindi trovata, la meravigliosa soluzione.
Sono completamente favorevole all'attuazione di questo straordinario, grande, intelligentissimo ascensore dei Picitti. Voglio affermarlo chiaramente e senza mezzi termini: mi piace un max!
Confesso che non sono un professionista dell'Architettura (a partire dal 1982, m'interesso, perờ, all'Acritettura). Vorrei, ustilizzando il condizionale della prudenza, avanzare un paio di suggestioni: suggerire qualche possibile ulteriore sviluppo di questo ascensore. (Un capolavoro autentico già in sè. E non mi si attribuiscano intenzioni ironiche nel prosieguo di questa epistola al Direttore...)
La prima (il signor Cervellati saprà sicuramente apprezzare) riguarda la GALLERIA-PEDONALE. Si dovrebbe unire l’utile - il fatto che da là si arriva all'ascensore - al dilettevole. Dilettevole che da noi, non dimentichiamolo, si vuole sempre far coincidere con il culturale... In tale militante prospettiva, questa galleria, scavata sotto i Picitti, potrebbesi decorare con le foto e ritratti degli uomini politici che hanno operato, grandiosamente e con gusto proletario, per la bellezza di Acri.
All'entrata della galleria, poseremo, quindi, una bella lapide onorifica. Con su scritto per l'esempio :
IL COMUNE D'ALTOPIANO AI SUOI FIGLI MERITEVOLI CHE FACENDO CORAGGIOSAMENTE POLITICA PER PIÙ DI CINQUANTA ANNI HANNO SAPUTO TUTTO SACRIFICARE ALLA SAGRA MISSIONE DEL PROGRESSO E DELLA DEMOCRAZIA. GRAZIE AI NOSTRI INDEFESSI POLITICI CHE HANNO PREFERITO STARE AD ACRI PIUTTOSTO CHE EMIGRARE LA NOSTRA CITTÀ PUÒ OGGI ANDAR FIERA DELL'OPERA COMPIUTA. SE ACRI È UN GIARDINO DI VARIE BELLEZZE: ARCHITETTONICHE, ESTETICHE, URBASTICHE, E MORALI, LO DOBBIAMO AI NOSTRI PRODI. AI CONCITTADINI CHE OGGI ONORIAMO. IN PRESENZA DEL SINDACO, DELLE AUTORITÀ VARIE E SOLITE, E DI TUTTA LA CITTADINANZA. PER L'IMPERITURA MEMORIA DEI POSTER.
(Seguirà la data - A lato, lo stemma della città. Il tutto in marmo bianco e lettere d'oro.)
Facciamola questa ESPOSIZIONE PERMANENTE con le foto ed i ritratti dei politici che hanno meritato la riconoscenza degli Acresi. Naturalmente, queste foto, e altri ritratti, questi MEDAGLIONI, vanno bene illuminati. E protetti: gli oppositori esistono, naturalmente. Sennò, che democrazia perfetta sarebbe?
Per la scelta dei personaggi: sapremo trovare un sistema che implicherà la maggioranza dei nostri compaesani. Si sceglierà con una variante detta “Variante del Voto semplificato” (bisognerà formare un Servizio Statistica per le ONORANZE Municipali). Evidentemente, poichè l'ascensore è un'opera d’arte architettonica, si dovrà tener conto, specialmente, delle innumerevoli opere e capolavori d'architettura tipicamente acrese che hanno saputo marcare il paesaggio comunale; compreso San Giacomo, La Pertina, Serricelle, Ariadonne etc. (Per inciso: mica ci si deve limitare al simpatico “Museo rurale” allestito nel Palazzo Sanseverino ed all'altro dei Cappuccini, sul beato Angelo.) Non dobbiamo trascurare, infatti, l'Opera, storica, dei nostri politici minori.
Il secondo suggerimento: ho cogitato sulle implicazioni e altri risvolti del fenomenale progetto H.T. del signor Cervellati. Dopo certi tentennamenti ho concluso così: perchè non prolungare il pozzo, il buco dell'ascensore, verso il basso?
Mi è sembrato che essendo i Picitti costruiti dalla parte di Acri che sta sopra il Mucone /la parte più tranquilla e favorita dal sole se non sempre dagli avvenimenti e dagli uomini: al riparo dalle varie bruttezze: stile depuratore e rumoracci e gas di scappamenti eccetera eccetera/ questo bellissimo e quasi "intatto" antichissimo rione andrebbe logicamente dotato di un accesso, sempre con lo stesso ascensore, nella Praia del Mucone. Alla verticale del BUCO, insomma, si avrebbe un fenomenale nonché intrepido sbocco pe' Muccunu. Mi pare l'occasione da non perdere, un'idea da non trascurare. Speriamo che gli Eletti ci pensino su, e giù, a lungo.
Immaginiamoci l'Opera: si passa dalla galleria-pedonale, coi medaglioni; indi si prende l'ascensore dei Picitti: per andare nei Picitti, oppure per scendere a Muccunu! (dopo aver recuperato la decappottabile).
Restiamo a Muccunu: là, si può valorizzare sia il fiume che i dintorni. Il fiume: utilizzando i suoi storici benefici (il Barrio dixit che queste sue acque guarivano le pecore “morbide”), si aprirebbe una Stazione termale. E, con lo sviluppo della piscicultura doc, le nostre trote prenderebbero l'ascensore per essere esportate in città o altrove (i mercati scandinavi promettono un buon assorbimento per le “Trote del Mucone”, storicamente rinomate per il loro sapore squisito).
L'agricoltura ne trarrebbe dei sicuri e molteplici vantaggi (senza mettere troppo concime se no muoiono le trote). I legumi, la frutta, le olive coltivate al canto delle cicale (danno più sapore), prenderebbero l'ascensore. E non più a dorso d'asino o col motocarro, inerpicandosi per le assai impervie stradelle che salgono dal taumaturgico fiume al paese. Per le olive: si impone una tappa intermedia dell'ascensore dei Picitti: un tunnel, un'ulteriore galleria che sbucherebbe tra le Coste. Galleria da decorare con i busti degli antichi proprietari di terre tanto stimati da Vincenzo Padula...
A Muccunu potrebbesi costruire un Acquaparco. Sul modello, forse più ridotto, di quello esistente nel comune di Rossano: incantevole, sorridente, ben conservata città. (L'antica Rossano, beninteso.) Bene, non è il caso di continuare poiché ognuno di noi saprà trovare mille altre idee per andare a Muccunu. Come dice la canzone: Jeamuninni a Muccù, ci steanu 'i pisci laggiù! (Andiamocene nel Mucone, ci sono i pesci laggiù.) -
Immaginiamo il numero di turisti che verrebbero ad Acri per prendere l'Ascensore dei Picitti. E gli Acresi stessi: su e giù, su e giù, a tariffa ridotta. Quanti soldini guadagnerebbe l'Amministrazione! Potrebbero abbassare le tasse locali! Rimettere gli Agenti di pulizia comunale! Iniziare - per conto nostro! - tante belle imprese pubbliche ed aiutare le private...
Non solo lo sviluppo e la sopravvivenza dei Picitti passerà nell'ascensore, ma vi salirà anche lo Sviluppo dell'intero territorio comunale (quanti posti di lavoro!). L'ascensore è il vero miracolo che tutta Acri aspetta! Il nostro Beato (c’’u vuoni feari santu! - che possano farlo santo!) ne sarebbe compiaciuto per non dire entusiasta. Il miracolo sarà dunque completo se si prolunga l'ascensore fino al Mucone e con in più la “mia” deviazione per le Coste.
Spero che il signor Cervellati trovi il tempo, la pazienza, e la necessaria comprensione per esaminare queste brevi riflessioni di un autoctono. Pensiamolo placidamente: un architetto che sceglie le decappottabili avrà la giusta sensibilità per queste ideuzze. È vero o no, che la penzèata (pensata) è diversa dalla panzèata (panciata)?
Concludendo: l'ascensore dei Picitti è una gran bella cosa per la città. E per i nostri argutissimi concittadini i quali - come un po' dappertutto in Europa, America, se non nel mondo intero - stanno praticamente perdendo la stupidissima usanza d'andare a piedi. Finalmente, anche noi, discendenti dei fieri eroici Bruzi (eccetera eccetera) ci stiamo meccanizzando totalmente. Potremo finalmente salire nei Picitti così come si sale sulla Tour Eiffel o sull'Empire State Building. O nel proprio appartamento al primo piano. Che spettacolosa eccitazione meccanica!
Allora, sintetizziamo tutto questo sotto forma di ritornello perchà se lo merita:
D'ASCENSORU ALLI PICITTI? BEH, CHINI ‘U VO' 'UN STASSI CITTU ! (L'ascensore nei Picitti? Beh, chi lo vuole non stia zitto !)
L'ultima: per non trascurare Serricella eccetera (Chillabbanna vista da Chistabanna) ci vorrebbe una teleferica Picitti-Chillabbanna. Serricella potrebbe servirsi dell'ascensore per raggiungere il Mucone o Acri Centrale. Quest'ultima idea non è mia, devo dirlo (E’ di un mio carissimo e molto inventivo amico di Acri: Franco.A.) I Servizi Tecnici comunali (STC) dovrebbero prepararne qualche primo schizzo. (Siamo fortunati giacchè abbiamo la certezza che due cose abbondano da noi: gli Esperti. E le idee.
Ringraziandola per la buona accoglienza, le faccio, Egregio Direttore, i migliori saluti.
À bientôt. (L.A. - Parigi, 30 agosto 1996.)
- P.S. (Di stasera, 13 febbraio 2008.) Sopra accenno al 1982. Questo è l’anno fatidico che ha fatto traboccare il vaso; già per altro colmo. Il mese di agosto 1982, sugli ulivi delle Coste vi vidi appesi dei copertoni di macchina. Qualcuno, approfittando della nuova superstrada, ne aveva "scaricato" un camion... Parlarne in giro... sia a sinistra che a destra... corrispondeva a ricevere, al massimo, una fatalissima o menefreghistissima alzatina di spalle...
Già colmo il vaso poichè fin dalla metà degli anni settanta ci si era accorti che tante cose stavano tristemente cambiando. Ad esempio, gli uccelli (tordi, merli...) erano quesi scomparsi. Al loro posto, tanti sacchetti di plastica ed altre beltà. Eccetera. Sorvoliamo sulla situazione generale nella nostra stessa città. Sull'Urbanesimo e Rinascimento...
Per quanto concerne il senz'altro illustre architetto Cervellati, è risaputo che è stato coinvolto (più che altro), da tanti e tanti anni... nel nostro famosissimo Piano regolatore...
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