8 luglio 2013

SPERANZITUDINE

La speranza può darsi serva laddove e nelle cose in cui non si può intervenire, se no resta solo una sorta di annichilimento della volontà sia personale che collettiva. Talvolta, viene usata per indurre le persone a depositare in altri un'azione da compiere e questi altri, molto spesso, non adempiono a questo impegno, a quest'azione. Una città come Acri non ha bisogno di speranza, ma di partecipazione, di voci che estendano il loro suono ed espandano lo spirito critico, di analisi e di pressione. A volte, il silenzio non è solo paura, ma un vero strumento partecipativo e funzionale ai modi di condurre, pregno di individualismo ed alcune volte può fruttare molto ed altre poco, non so in termini di cosa, ma di certo le perdite sono per tutti noi che non siamo più comunità, e ripeto, solo un'accozzaglia di individualismo timoroso oppure interessato. Abbiamo perso l'identità, o meglio abbiamo mantenuto solo l'aspetto "vile e servile", ormai secolare. Una città morente e nemmeno il senso del tragico tipico meridionale di urlare, piangere, contorcersi nel sentire il dolore, nel partecipare ad esso ed alla morte.

ANGELO SPOSATO

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