Dopo il blitz di giovedì scorso, la città riscopre la baraccopoli sul fiume Crati
Il Comune tace
e alcuni giornalisti rilanciano la comoda crociata contro i rom
Lisa è una bambina rom.
L’ho incontrata alle due di un pomeriggio del luglio scorso, sulla spiaggia di Guardia Piemontese. Avevamo fatto amicizia qualche mese prima, nel villaggio sul fiume Crati. Ha 12 anni, gli occhi verdi, i capelli nerissimi. Frequentava la scuola di Cuturella. Il giorno in cui l’ho vista sulla spiaggia, vendeva aquiloni e merce per vacanzieri, nascosta dalla visiera del berretto con cui provava a difendersi da un sole spietato. L’aria era rovente. Ci saranno stati più di 40 gradi. La chiamai, mentre passava a pochi metri dal mio ombrellone, carica come un mulo. Fece finta di non conoscermi. Gli zingari hanno un forte senso del pudore. Si vergognava. Lei che frequentava regolarmente le scuole italiane e che si è sempre vantata di non aver mai chiesto l’elemosina sotto un semaforo, non voleva che io sapessi che faceva l’ambulante sulle spiagge. La pedinai. Dietro la palizzata di un lido, ad attenderla, c’era il suo datore di lavoro. Un italianissimo “signore” che le dava i gadget da vendere ai bagnanti, in cambio di pochi spiccioli. Non ho ritrovato Lisa al campo rom, dopo l’estate. Il papà si chiama Dimitri, fa il muratore e tanti altri lavoretti. Sì, proprio lavoretti veri, senza virgolette. Come quasi tutti i rom che vivono nel campo sulla sponda sinistra del fiume Crati, Dimitri si arrangiava raccogliendo arance, facendo il manovale, il facchino, lo scaricatore. Altri vivono di accattonaggio. È questo che fanno gli zingari della “Gergeri” del XXI secolo. Siccome non sono stati ancora battezzati dalla ‘ndrangheta e non hanno trovato il tempo e la forza di imparare a rubare automobili, chiunque può maltrattarli, offenderli e aggredirli. Ho saputo che Lisa e i suoi genitori sono tornati in Romania. Qui in Calabria i rom rumeni vengono per mettere un po’ di soldi da parte, spedirli ai loro parenti e magari costruirsi una casa in patria. È la stessa scelta che fecero i Calabresi descritti in un interessante libro di Gian Antonio Stella, dal titolo: “Quando gli Albanesi eravamo noi”. Anche i nostri conterranei in America e Svizzera vissero in baracche e subirono schedature di massa, simili al blitz della polizia scattato giovedì scorso all’alba nella baraccopoli in riva al Crati. Che strano! Sembra che la città si sia accorta soltanto ora dell’esistenza di quell’insediamento. Dopo l’ondata di panico misto a pietismo, che scoppiò nel 2007, dei rom sul fiume non si è parlato più. Solo qualche associazione ha continuato ad operare nei tre campi che col passare dei mesi si sono gonfiati di uomini e donne... e di bambini ricoperti da vesciche e pidocchi. Vivono in mezzo a migliaia di topi dalle dimensioni innaturali, circondati da discariche abusive di lamiere ed amianto che non sono stati loro a scaricare. Il Comune ha fatto finta di non vedere, non sapere, non poter intervenire. Di certo non è un’amministrazione che brilla per attivismo nelle questioni sociali. In questo caso specifico, non ci avrebbe guadagnato nulla. È una giunta incapace su tutto. Figuriamoci nelle situazioni svantaggiose! Qualsiasi forma di intervento le avrebbe procurato l’ostilità degli elettori, quei pochi che votano liberamente. Perché chiunque si occupi degli zingari, attira su di sé l’ostilità degli italiani. C’è stato il gesto coraggioso di qualche preside che ha iscritto i bimbi nella propria scuola, sfidando le paure delle famiglie dei bambini cosentini. Di recente c’è stata pure l’iniziativa del presidente della circoscrizione di via Popilia, Cipparrone, che constatata l’ignavia dell’amministrazione comunale e degli altri enti locali, ha provato a colmare lo spaventoso vuoto istituzionale, adoperandosi per portare luce ed acqua a questi cittadini europei accampati in riva al fiume. Intanto, molti Cosentini si dicono indignati perché i rom sarebbero incompatibili con la nostra magnifica civiltà. Pare che gli zingari rovistino tra i cassonetti dell’immondizia alla ricerca di qualcosa da mangiare o riciclare, e poi disperdano il contenuto dei sacchetti della spazzatura sui marciapiedi. Di questo grave crimine si sarebbero macchiati. Però quegli stessi cittadini igienisti non hanno levato alcuna protesta contro il sindaco per l’indegna situazione venutasi a creare nell’eterna emergenza rifiuti che da tempo infesta Cosenza, né hanno manifestato solidarietà ai lavoratori della Valle Crati in lotta. Anzi, qualche impeccabile cittadino ha contribuito ad inasprire l’emergenza, scaricando cessi, vasche da bagno e materassi in pieno centro. Si sa che gli “zingari” sono sempre gli altri, e vengono da lontano! Alla crociata si è unita la penna di qualche valoroso giornalista, che mentre auspica la cacciata dei rom e lo sgombero della “cittadella della vergogna”, si guarda bene dal fare inchiesta sui veri mali che affliggono la nostra vallata e si astiene dal proporre lo sgombero dei tantissimi vagabondi in giacca e cravatta che infestano i consigli d’amministrazione delle società miste, nonché i palazzi del potere e della rappresentanza. Nonostante i grossi giornali italiani continuino a parlare della nostra città come di una delle capitali meridionali del malaffare e dei disservizi, qui si preferisce girare lo sguardo verso il fiume. Nonostante le televisioni nazionali raccontino di interi quartieri costruiti senza alcun controllo pubblico, di milioni e milioni di euro dei finanziamenti europei spariti nelle casse degli studi professionali, di intrecci perversi tra malavita e politica, di inquinamento d’ogni genere e forma... i rom ed i rumeni rimangono al primo posto nella classifica della paura. Dunque a Cosenza i problemi erano e rimangono gli zingari, gli ultrà e i ragazzini che giocano intorno alle statue del Museo all’Aperto. Sì, poi in giro c’è pure qualche giovanotto di troppo che si fa le canne. Però state tranquilli, cittadini onesti: procuratori, poliziotti e carabinieri vigilano, lavorano senza fermarsi. E non abbiate imbarazzo. A quanto pare, si deve vergognare chi abita nelle baracche del campo rom. Perché non prova vergogna chi non ha fatto nulla per evitare che si sviluppasse la baraccopoli. Né tanto meno si vergognerà mai chi finanzia il cemento dei palazzoni sul viale Parco!
da Appunti di Sopravvivenza, 5 ottobre 2009 sui 105,700 di Radio Ciroma http://www.ciroma.org/
Claudio Dionesalvi
------------------------------------
Registriamo con rabbia e preoccupazione l’ennesima operazione di polizia ai danni degli abitanti del campo rom di Via Popilia in Cosenza avvenuta ieri mattina alle prime luci dell’alba con un massiccio dispiegamento di uomini e mezzi delle forze dell’ordine.Con la scusa dell’ennesimo censimento, interi gruppi familiari, compresi i bambini e gli anziani malati, sono stati costretti ad estenuanti attese sotto il sole all’interno del campo, prima di essere deportati presso gli uffici della Questura di Cosenza.Sono molti i dubbi che ci permangono sulla legalità dell’intera operazione. Le immagini diffuse dal quanto mai solerte TG3 della Rai hanno mostrato alla città una situazione di assoluto degrado che andiamo denunciando da tempo: ben note le responsabilità istituzionali rispetto a tale degrado; in primis quelle dell’Amministrazione Comunale di Cosenza, che da anni, rispetto alle pur minime richieste avanzate dalle associazioni che oggi costituiscono l’Osservatorio Comunale sull’Immigrazione, quali acqua potabile, smaltimento dei rifiuti e questione sanitaria, si sentono rispondere che il Comune non ha competenza in materia. Nei prossimi giorni affronteremo la vicenda all’interno del campo rom in una conferenza stampa.Sappiano quanti hanno responsabilità, politiche ed istituzionali, in questa vicenda, che questa volta non staremo con le mani in mano rispetto ad una operazione mascherata, che ha precise finalità, lo sgombero del campo, ma faremo le barricate.
Avv. Adriano D’Amico – sportello legale Baobab
Enza Papa- Ass. La Kasbah
Gianfranco Sangermano – Mo.C.I.
20 commenti:
Da vedere e soprattutto da sentire.
Il settimanale "L'Espresso" intervista in esclusiva Francesco Fonti: si tratta del collaboratore di giustizia che per primo ha parlato delle navi affondate dalla 'Ndrangheta tra Tirreno e Jonio per...
Calabria, Veleni In Mare: Parla Il Pentito Fonti
http://www.youtube.com/watch?v=NsS-Iz8fvFE
Della Serie anche i cretini, dicono di tanto in tanto, delle verità.
Venditti: " Calabria, perchè Dio L'ha creata?"
http://www.youtube.com/watch?v=j8W9-bTFvT0
Corriere della Sera.It
Reazioni indignate per le frasi del cantautore riprese da un video messo su Youtube. E la radio non mette dischi
- Aumentano le polemiche per le frasi-provocazioni di Antonello Venditti sulla Calabria. Su Youtube è stato caricato un video di un concerto in Sicilia del cantautore romano in cui parla della Calabria. «Ma perchè - si chiedeva Venditti nell'introdurre un suo brano - Dio ha fatto la Calabria? Io spero che si faccia il ponte, almeno la Calabria esisterà. Qualcuno deve fare qualcosa per la Calabria». E, ancora. «Ho conosciuto un ragazzo calabrese che prendeva il traghetto per la Sicilia, dove trovava una ragione, la cultura. In Calabria non c'è veramente niente, ma niente che sia niente».
LA REAZIONE DELLE ISTITUZIONI - Parole che non sono piaciute a Bova, il Presidente del Consiglio regionale della Calabria, quelle dell'artista romano. «Ad Antonello Venditti la Calabria ed i calabresi proprio non piacciono», ha commentato stigmatizzando i «pesantissimi giudizi espressi dal cantante. Poveretto - ha aggiunto Bova - da quando canta meno, gli capita di sbagliare tono e note. Evitiamogli di peggiorare, lasciamolo a riposo. È già grave che un cantante stecchi una nota. Diventa imperdonabile se stona tutta una canzone». Anche il Sindaco di Reggio Calabria è intervenuto: «Come calabresi siamo indignati e offesi» ha detto Giuseppe Scopelliti, continuando: «Venditti spesso è venuto nella nostra regione riscuotendo consenso, successo, applausi e fiumi di danaro».
POLEMICHE - Radio Libera Bisignano, dal 1976 la radio più ascoltata a Cosenza e Provincia e sempre all'apice degli ascolti in Calabria, ha deciso di non mandare più in onda dischi di Venditti. «Chieda scusa ai calabresi». L'iniziativa viene estesa e proposta alle altre emittenti al fine di «poter levare una voce univoca di protesta» Tra le dichiarazioni riportate da un sito internet che proprio non vanno giù: «In Calabria non c'è nulla, nè arte e nè cultura».
06 ottobre 2009(ultima modifica: 07 ottobre 2009)
"Povero" Antonello quanti terribili insulti si sta buscando nei commenti al video e altrove. Bon, questo cantante non lo seguo, lo "conosco" poco. Qualche canzone.
Certo che andare dai Siculi che i Calabri sono senza cultura eccetera...
ohi ohi ohi
E questa storia del Ponte poi! (sorvoliamo su quanto dice sulla laicità etc.)
Se da noi non c'è nulla, dove lo appoggia, eh?! (lui voleva dire "nulla" pero')
Certo, le reazioni degli ex popfans, mi lasciano comunque perplessa.
Come dire, si comportano come se credessero veramente (in fondo) che sono cosi come un cantante (e non un presidente di consiglio che tratta gli itali di farabutti senza dimenticare quante ne diceva il dux degli stessi...) dice durante uno spettacolo...
In breve, molti ci vanno giù a testa bassa, iper offesi.
E la reazione, vendicativa (?) di Radio B S G N...
Non so se mi spiego. E questo, mi sembra grave, anche se "comprensibile".
Insomma, l'Antonello (che spesso venne in Calabria e con gran successo... come ho visto), deve ben sapere che ci sono tante belle cose eccetera da noi, a parte i fusti ed altri sfaceli. Che c'è della buona cultura ad esempio (vedi agonfievele fra l'altro, bordel triplo!)
Certi dicono che lo ha fatto per la pubblicità perché venderebbe meno e canterebbe sempre più male, cosa che, sinceramente, non credo.
Spiegazione che non mi convince. Senza essere un mostro di intelligenza, tipo chi lo sa chi di mostruosamente intelligente, non penso che queste spiegazioni siano valide.
Ci sarebbero altre considerazioni, ma va be'.
Ricapitolando il tutto:
Povera Italia...
"Povero" Antonello quanti terribili insulti si sta buscando nei commenti al video e altrove. Bon, questo cantante non lo seguo, lo "conosco" poco. Qualche canzone.
Certo che andare a dire dai Siculi che i Calabri sono senza cultura eccetera...
ohi ohi ohi
E questa storia del Ponte poi! (sorvoliamo su quanto dice sulla laicità etc.)
Se da noi non c'è nulla, dove lo appoggia, eh?! (lui voleva dire "nulla" pero')
Certo, le reazioni degli ex popfans, mi lasciano comunque perplessa.
Come dire, si comportano come se credessero/temessero veramente (in fondo) che sono cosi come un cantante (e non un presidente di consiglio che tratta gli itali di farabutti! - senza dimenticare quante ne diceva il dux degli stessi) dice durante uno spettacolo...
In breve, molti ci vanno giù a testa bassa, iper offesi.
E la reazione, vendicativa (?) di Radio B S G N...
Non so se mi spiego. Tutto questo, mi sembra grave, anche se "comprensibile".
Insomma, l'Antonello (che spesso venne in Calabria e con gran successo... come ho visto cliccando), deve ben sapere che ci sono tante belle cose eccetera da noi, a parte i fusti ed altri sfaceli.
Che c'è della buona cultura ad esempio (vedi agonfievele fra l'altro, bordel triplo!)
Certi dicono che lo avebbe fatto per la pubblicità poiché venderebbe meno e canterebbe sempre più male. Cosa che, sinceramente, non credo.
Spiegazione che non mi convince. Senza essere un mostro di intelligenza (venditti), tipo chi lo sa chi di mostruosamente intelligente, non penso che queste spiegazioni siano valide.
Ci sarebbero altre considerazioni, ma va be'.
Ricapitolando il tutto:
Povera Italia...
P.S.
qui sopra ho rimesso perché avevo saltato qualche parola ed alcune cose andavano precisate.
Ne approfitto per aggiungere che i fans delusi farebbero meglio a prendersela con tanti altri. Compresi quei responsabili regionali ed altri politici eccetera eccetera che non hanno lasciato passare l'occasione per ergersi (con quanta facilità qui) a paladini indefessi (sic) della nostra comunque malcapitata calabria.
Questo penso,al di là di quanto possa affermare, questo o quel cantante su un palcoscemico
le cazzatelle di Venditti essendo di un anno fa... forse i più arrabbiatissimi fra i calabresi melomani (a perte le ipocrite asinate dei politici) si sono imbestialiti ancora di più poiché in questo catastrofico periodo sono scoppiati gli "affari" dei fusti... e che il pesce quindi, fra cui la rosamarina......
le sarde...
e le sarache
e le rapuonzude
chi specie 'e pisciu è? 'un n'he meai 'ntisu parreari
la rapuonzuda non sai cos'é? Mi meraviglio di te, Salvato', tu che eri l'amante preferito della nostra bella cumma Maria!
Vedi, è un pesce che con la Evoluzione (Darwin non c'entra, e speriamo quindi che non mi faccio sgridare da certi messicani) si è, via via, uscendo dall'acqua e venendo su terra, trasformato.
E' conosciuto col nome "scientifico" (sorvolo sul latino) di Pescelettore (apprezzata dai libertari com'è noto). Un'altra varietà viene chiamata Pescestruzzo. Ed una terza, la più pregiata, perlomeno prima dei fusti, Pescecoglione.
da Il Mucchio.it
Dopodomani sarà nelle sale spagnole, la storia di Ipazia, prima martire della scienza, uccisa per ordine di un vescovo cattolico, ma in Italia nessuno ha acquistato i dirittii. Accompagnato da polemiche, destinato a far discutere, è il film «Agorà», del regista Alejandro Amenabar, un ritratto di Ipazia, matematica alessandrina, inventrice del planisfero e dell’astrolabio. Ma soprattutto un duro atto d’accusa contro tutti i fondamentalismi religiosi. In Italia per il momento tutto tace. I produttori l’hanno guardato con attenzione al Festival di Cannes a maggio, quando era stato presentato fuori concorso. Poi una lunga pausa di riflessione. Così lunga e così silenziosa da aver fatto pensare a molti a qualcosa di più di una semplice valutazione dal sapore economico-aziendale. Sulla rete hanno incominciato a circolare voci sempre più insistenti di pressioni del Vaticano per evitare che il film venisse proiettato nelle sale italiane.
http://www.ilmucchio.it/fatti.php
piscicugliuni pecchi tiegninu dua palli?
no, perché ne hanno tre
caro Rosario, non avevo visto il tuo commento!
Su questo periodo di transizione che porterà alla definitiva affermazione del cristianesimo nell'impero romano (l'imperatore Costantino etc., già nel secolo precedente), quello che, effettivamente, la dice lunga sugli aspetti più fanatici delle "credenze a senso unico" (in generale) e che questa religione che si basava sull'amore eccetera eccetera... e che, per di più, aveva subito numerose, terribili persecuzioni, con un numero impressionante di martiri, abbia potuto, una volta al potere, comportarsi, a sua volta, in tal modo.
E questo, ci fa pensare a tanti comportamenti che sembrano funzionare sulle "stesse" basi, sugli stessi "sentimenti". Pensiamo, dunque, a come ci si puo' comportare con gli immigrati, noialtri che. Eppure, non si tratta, perlomeno non allo stesso modo, di fede religiosa.
Sorvoliamo.
Su Arte, avevamo visto le puntate, con interviste a diversi storici etc. su questo periodo.
Quindi, ci sarebbero queste pressioni del Vaticano. Pertanto, il papa precedente si era scusato per tante cose passate. Diciamola cosi.
Mi devo informare a fondo per quanto e possibile, su tutte queste pressioni di cui si parla nel commento messo da Rosario.
Non eravamo al corrente delle difficoltà che incontra questo film (Agora) in Italia.
Qui, esce nel 2010. Tra non molto.
Su you tube c'è il trailer, e qualche estratto:
http://www.youtube.com/watch?v=u50zEun07b4
questo video è migliore:
http://www.youtube.com/watch?v=RbuEhwselE0
(noi uomini...)
A "parte" il film, quanto dice Penelope qui sopra sulle "verità a senso unico", gli immigrati (!), eccetera, e mettendo poi, addirittura, "noi uomini" sotto la sua aggiunta video, mi ha fatto ritornare in mente certe idee di René Girard sul meccanismo del capro espiatorio, sul sacrificio, sulla violenza ed il sacro, il potere della "verità"...
Non condivido tutto quello che ha via via sviluppato (ancorché nelle sue opere si tratta di un continuo approfondimento di una prima "scoperta", per lui fondamentale), ma mi ha fatto riflettere, parecchio.
Ci sono delle cose, ad esempio quanto dice sul "desiderio mimetico", o sullo "scandalo", che mi sembrano molto interessanti quando si vuole tentare di comprendere (tentare dico) cosa ci sia alla "base" di tanta violenza fra gli uomini. (Pura "bestialità" a parte, diciamo.) Di tanta e tale applicatissima ferocia.
René, spiega gli uomini... in questo modo dunque.
Pensiamo, pure, alle sue critiche a Freud, ed a Levy-Strauss.
Mica facile farsi un'idea definitiva (sic) su tutte queste cose.
Enfin, lo dico come lo penso. Ancorché, sul pensare,con le sue "ragioni"...
bonasira a tutti 'u popoudu. ieri matina vi steva cuntannu cumu m'era dicrieata sutta 'n adivu cu' sarbaturu ma 'na giuvanella 'e ca ha soneatu alla porta. 'na signorina chi si vodissi mpareari a feari l'uncinettu e la maglia. scusatimi tandu pe' l'interruziona.
mo', pero' vuogliu ringrazieri a 'su Rosariu nuostru, benadittu ad illu quanti piaciru m'ha fattu culla canzuna 'e 'su Brellu! niputima m'ha dittu ch'è unu breavu, 'e du Belgiu. e non cumu santonellu chi dici ciotii supa i fimmini cadabrisi.
si no, pe' quanti steati parodiannu ca supa, iu 'a povarella 'un ci capisciu tantu cu si scandadi e si creapi missionarie pero' chillu ch'è certu è ca d'omono è n'essaru vizzaru. terribidu. 'un ni truovi dua chi su' ciuti alla stessa manera v'u dicu iu ca ni capisciu pecchi n'he vistu tanti puru 'ncudu nudi.
na cosa m'ha sembri colpisciutu d'animu (scusati l'itadiano ma ugne tantu 'ncuna parodicchia forestiera mi fuji ch'i sientu alla radiu), ca ci ni su' chi veanu alla missa e 'un mi parunu tantu fissi, ed avutri c'un ci veanu, c''un mi parunu tantu speirti. ed alla mressa. un sacciu si mi fazzu capiri. inzomma, iu alla missa 'un ci sugnu quesi meai juta ma quannu ci sugnu capiteata, c'era de tuttu. propriu cumu succedi cu tutti d'avutri cose puru poditichi e o fidosofichi.
va be', 'si cosi si sean.
si no, dumeanu vi cuntu cum'è juta a finiri quannu iu e sarbatura ni simu spoglieati addeccusii fazzu piaciri a giudietta, 'sa breava guagliuna chi ni capisci dich'iu.
Mo' 'un puozzu ca si no si vruscia la minestra.
Bonasira e grazie tande. a dumeanu ca vi fazzu a, puri a vuva. sarbaturu m'ha telefonetu pe' mi diri ca lli mancu. peccheatu c'a chill'epoca grodiusa 'un ni simu capiti, ma chi ci potia feari iu s'illu era troppu gedusu?
Ciao a tutti, mi chiamo Gigi e nonna Maria mi ha chiesto di correggere il suo commento e di rimetterlo. Ha paura che non si capisce:
"Bonasira a tutti i popudi. Ieri matina vi steava cuntannu cumu m'era dicrieata sutta 'n adivu cu' Sarbaturu, ma 'na giuvanella 'e ca ha soneatu alla porta. 'Na signorina chi si vodissi 'mpareari a feari l'uncinettu e la maglia. Scusatimi tandu pe' l'interruziona.
Mo', pero', vuogliu ringrazieari a 'su Rosariu nuostru, benadittu ad illu quanti piaciru m'ha fattu culla canzuna 'e 'su Brel! Niputima (io) m'ha dittu ch'è unu breavu, 'e du Belgiu. E non cumu 's'Antonellu chi dici ciotii supa 'i fimmini cadabrisi.
Si no, pe' quantu steati parodiannu ca supa, iu 'a povarella 'un ci capisciu tantu cu' 'si scandadi e 'si creapi missionarie (si riferisce al "capro espiatorio" credo) pero' chillu ch'è certu è ca d'omu è 'n essaru vizzaru. Terribidu! 'Un ni truovi dua chi su' ciuti alla stessa manera, v''u dicu iu ca ni capisciu pecchi n'he visti tanti puru 'ncudu nudi.
'Na cosa m'ha sempri colpisciuto d'animu (scusati l'itadiano ma ugne tantu 'ncuna parodicchja forestiera mi fuji ch'i sientu alla radiu): ci nni sunu chi veanu alla missa e 'un mi parunu tantu fissi, ed avutri c''un ci veanu, c''un mi parunu tantu spierti.
Ed alla mressa.
'Un sacciu si mi fazzu capiri. Inzomma, iu alla missa 'un ci sugnu quesi meai juta ma quannu ci sugnu capiteata c'era de tuttu. Propriu cumu succedi cu' tutti d'avutri cosi, puru poditichi o fidosofichi.
Va be', 'si cosi si seanu.
Si no, dumeanu vi cuntu cum'è juta a finiri quannu iu e Sarbaturu ni simu spoglieati. Addeccussi fazzu piaciri a Giudietta, 'sa breava guagliuna chi nni capisci, dich'iu.
Mo' 'un puozzu, ca si no si vruscia la minestra.
Bonasira e grazie tande. A dumeanu ca vi fazzu a (?), puru a vuva. Sarbaturu m'ha telefonetu pe' mi diri ca lli mancu. Peccheatu c'a chill'epoca grodiusa 'un ni simu capiti. Ma chi ci potia feari, iu, s'illu era troppu gedusu?"
Posta un commento