18 settembre 2009

CARTEGGI



roberto.galullo@ilsole24ore.com
17/09/09


Esclusivo/3 Sanità calabrese al collasso: dai carteggi con Loiero all’interpellanza al Governo
Mi trovo tra Reggio e Cetraro per seguire per il Sole-24 Ore la vicenda delle navi dei veleni affondate a largo delle coste calabresi (leggete, please, il marcio che sto svelando in questi giorni insieme ad altri colleghi).
Non per questo – tra un viaggio e l’altro – posso dimenticare che vi ho dato appuntamento ad oggi per una nuova fantasmagorica avventura del deficit sanitario calabrese.

L’INTERPELLANZA PARLAMENTARE DI ANGELA NAPOLI
E del resto come potevo dimenticarmi! Tra un viaggio a Cetraro e uno a Paola ieri mi è giunta la notizia che quella “comunista” di Angela Napoli, ha presentato un’interpellanza parlamentare a seguito di ciò che ho scritto sulla sanità calabrese su questo blog. Troppa grazia San Francesco (di Paola) e Santa Angela!
I cultori della materia possono leggere sul sito http://www.angelanapoli.blogspot.com/ l’intera interpellanza che è stata presentata addirittura a Sua Onnipotenza Silvio Berlusconi, al ministro del Lavoro Maurizio Sacconi e – ma questo è davvero troppo per il mio cuore già provato dalla sconfitta della Roma controla Juve3 settimane orsono e relativo addio del grande Spalletti - a Sua Finanza il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Grazie, davvero troppo onorevole Napoli, per sdebitarmi le manderò l’intera collezione dei miei articoli sulla sanità calabrese dal Medioevo a oggi.

DOVE ERAVAMO RIMASTI?
Ma dove eravamo rimasti prima che quella “comunista” della Napoli scomodasse il Governo? Ah già, che l’Asp di Cosenza ha effettuato una transazione sui crediti pregressi delle case di cura per il periodo 2000-2007. Compreso, nell’accordo, anche la risoluzione dei debiti extrabudget che invece – così sostengonola Regione, l’allora consulente Carlo Mazzù e l’ex assessore Doris Lo Moro – non dovevano essere ricompresi in virtù di una decisione plenaria del Consiglio di Stato del 2006.
Bene. Io non so chi abbia ragione, fatto sta che l’avvocato Mazzù, il 14 settembre ha spedito una lettera al Governatore Loiero Agazio, al direttore generale dell’Asp di Cosenza, Franco Petramala e al sottoscritto, smentendo di aver mai avallato qualunque scelta di transazione dopo la decisione del Consiglio di Stato.
Di più. Chiama in causa la Regione Calabriastessa a comportamenti lineari e ortodossi con le scelte ratificate nel lontano 2006 e impresse a vita sulla Gazzetta Ufficiale della Regione del 2007.
Mentre tutto questo accade, ecco una parte (la sola che ho, ammesso che ve ne sia altra) del carteggio che il presidente dell’Aiop (Associazione italiana spedalità privata) Enzo Paolini ha spedito al Governatore Loiero Agazio proprio mentre infuriava la polemica sulla decisione del Consiglio di Stato.
Ovviamente, come sempre, sono pronto a ricevere in qualunque momento precisazioni, lettere, note, documenti e indicazioni utili, dalle parti coinvolte. Per mestiere racconto i fatti e per mestiere voglio raccontarli senza guardare in faccia a nessuno se non al lettore e alla mia coscienza.

IL CARTEGGIO DELL’AIOP
L’avvocato Paolini scrive a Loiero Agazio il 19 settembre 2007 (e la Regione protocolla la lettera il 9 ottobre con il numero 4994). Nella missiva si legge che le case di cura private calabresi e l’Aiop hanno raggiunto tra maggio e luglio 2006 l’accordo sui crediti pregressi 2001-2005. Le transazioni “curate e redatte di suo pugno” dal professor Mazzù prevedevano una serie di condizioni (pagamento dei crediti certi, dei crediti in contenzioso meno il 15,50%, nessun interesse, nessuna spesa legale). Stessa formula per tutte le Asl e via al rientro di circa 200 milioni.

LA CIRCOLARE PIROTECNICA
Bene. “ A novembre 2006 il dottor Faillace, direttore generale dell’assessorato, emetteva una pirotecnica circolare con la quale…invitava i direttori generali a revocare le delibere emesse”: è quanto si legge nella missiva che ricordava come l’impugnazione di fronte al Tar del provvedimento di sospensione dell’Asl di Paola, avesse fatto rivivere le transazioni e l’ordine di pagamento.
Non solo. Il Consiglio di Stato, chiamato in causa dalla stessa Asl, aveva confermato le ragioni delle case di cura. “Ora – si legge nella missiva – non c’è più motivo di resistenza o opposizione”.
Dopo questa lettera l’ex assessore Lo Moro – che aveva ricevuto la lettera dell’Aiop per conoscenza – il 29 ottobre 2007 ribadisce che in verità l’Aiop aveva preso atto del diniego sule transazioni degli importi extrabudget, in seguito alla famosa sentenza del Consiglio di Stato del 2006.
Il professor Mazzù scrive anch’egli il 25 ottobre a Lo Moro ribadendo le stesse cose e il 7 novembre 2007 Lo Moro scrive all’allora direttore generale alla Salute della Regione, Domenico Crupi, per “lasciare traccia di quanto realmente accaduto per dovere di verità ma soprattutto per tutelare le aziende sanitarie coinvolte nella trattativa e la stessa Regione Calabria”.

UNA INCOMMENSURABILE BUGIARDA?
Il 5 novembre 2007 Paolini, in maniera trasparente e limpida, ricorda che aveva chiesto le dimissioni dell’assessore “per inefficacia e assoluta incapacità a cogliere i problemi del servizio sanitario calabrese”. E poi aggiunge riferendosi a Loiero: “E’ tutta tua la responsabilità per non avergli ritirato la delega”.
A seguire Paolini ribadisce la validità giuridica degli accordi raggiunti e invita la Regione al rispetto degli stessi.
Ma – in un gesto estremo di coraggio, che testimonia la forza degli argomenti di Paolini che, ricordiamolo, è un avvocato preparatissimo – Paolini stesso afferma che “ritengo sia Tuo dovere (di Loiero n.d.r.) verificare la falsità o la veridicità delle affermazioni dell’assessore (Lo Moro n.d.r.) per le quali, non trovando adeguato riscontro, mi riterrò autorizzato a definirla pubblicamente una incommensurabile bugiarda, certo di poter dimostrare in qualsiasi sede il suo inaccettabile comportamento. Scusami per la nettezza e la perentorietà ma ci sono momenti in cui occorre essere chiari e diretti”
BLACK OUT


DA R.LO.

3 commenti:

(u)R.Lo. ha detto...

http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=4384
La Voce di Fiore / Editoriale
Calabria, politica di mescolamenti, il paradigma della finzione nazionale
Il Sud che non capisce e gli elettori legittimano le conversioni dei pascià
venerdì 18 settembre 2009.

«Tutto poteva succedere, un imprevisto prevedibile e la mente si fa labile». Era una canzone d’amore, suonata elettronicamente e interpretata con trasporto e dolcezza dai 99 Posse, la voce femminile Meg, il rapper partenopeo Zulù.

L’Italia è il luogo privilegiato delle contraddizioni; specie in politica, forse la sede prima dei miracoli, in cui il possibile svanisce e l’impensabile s’avvera. Ci sono almeno tre nazioni nel Belpaese, il Nord, il Centro, il Sud. Ognuna con passo, coscienza, mentalità e costumi propri. E c’è l’altro Stato, che si contrappone a quello legalmente costituito o lo seduce e condiziona. La memoria è cancellata dalla rapidità dell’informazione e dalla potenza del marketing; una volta esistevano i giornali e il Carosello. Nel contesto, il Mezzogiorno e la Calabria s’allontanano dall’Europa, incapaci di affrontare la nuova Questione meridionale, collegata alla tenuta di remoti assetti ed equilibri politici, all’emigrazione progressiva, alla permanenza di assistenzialismo e clientelismo, all’espansione della ’ndrangheta, alla perdita delle risorse. Umane, culturali, ambientali.

Venerdì 18 settembre sarà presentata a San Giovanni in Fiore la «mozione Franceschini», del Partito democratico. Non senza la convinzione dei sostenitori che apra a un corso nuovo; specie in Calabria, in largo governata alla giornata e priva d’una classe dirigente libera, d’una ferma idea di sviluppo.

I relatori saranno Marco Minniti, viceministro dell’Interno nella passata legislatura; Attilio Mascaro, assessore all’Urbanistica del Comune di San Giovanni in Fiore (Cs); Mario Pirillo, parlamentare europeo e già assessore regionale all’Agricoltura; Salvatore Procopio, dirigente, dimesso, del dipartimento che faceva capo a Pirillo; Nicola Adamo, ex vice del governatore calabrese Agazio Loiero; Franco Laratta, deputato della Repubblica. Mascaro era tra i collaboratori di Mario Oliverio, presidente della Provincia di Cosenza ora per Pierluigi Bersani, candidato alla guida del Pd nazionale. Pirillo fondò il Partito democratico meridionale con Loiero, oggi pro Bersani. Enza Bruno Bossio, moglie di Adamo e da tanto ai vertici del partito, sta con Bersani. Nei governi D’Alema, il quale porta Bersani, Minniti fu sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio. Laratta sarebbe, gli scrivono dai gruppi su Facebook, una speranza di rinnovamento; anche alimentata dalla presenza in commissione parlamentare Antimafia, dalla quale è presto uscito, lasciando il posto a Walter Veltroni.

(u)R.Lo. ha detto...

Proprio Laratta, che, giovane, propone e comunica, si trova adesso nella posizione di maggiore imbarazzo. Pirillo e Adamo hanno una storia di procedimenti giudiziari che, di là dagli esiti, si ripercuote significativamente sulle azioni del partito e delle correnti interne.

Visto il quadro - con analogie e fotocopie ovunque e nell’altro polo - si può solo ribadire, e con amaro distacco, che rimpasti e mescolamenti prevalgono sulla necessità d’una svolta vera; soprattutto qui, dove la disoccupazione mortifica la storia e le potenzialità d’una terra ricca, saccheggiata, spopolata. Sembra quasi che di stagione in stagione i partiti, ecco la finzione politica, elaborino un nucleo teorico di valori e ideali, attuabile in concreto da figure, i soliti, a cui gli elettori concedono il diritto di ripensamento, conversione, rappresentanza.

Con strategie dall’alto, i partiti badano a loro stessi e determinano la politica in modo artificioso, trascurando la base. Perlomeno, non realizzano mai le riforme di cui hanno bisogno: pulizia, moralità, ricambio, a favore dell’emancipazione della società. Nei partiti, c’è sempre un rapporto inconcepibile tra centro e periferia, sedi romane e regionali, locali, in virtù del quale s’invera una sorta di coincidenza degli opposti, il vecchio con l’emergente, il transfuga col motivato. Uomini diversi e distanti si ritrovano gomito a gomito a promuovere percorsi politici improbabili, fittizi, spesso dettati da mere scadenze elettorali. Questa forzatura nuoce anzitutto al Sud e ai suoi angoli più depressi. E tale è San Giovanni in Fiore, che detiene il primato italiano di emigrazione e disoccupazione, davanti al quale dovrebbero cadere le smentite, sfacciate, di chi marcia nella conservazione.Dal 24 al 26 settembre, si terrà nella città il congresso internazionale su Gioacchino da Fiore, dedicato alle sue figure. Verranno studiosi, solo di riferimento cattolico, persino dall’estero. Il 25, Veltroni, mozione Franceschini, presenterà il suo ultimo libro, “Noi”. Il 26, Nicola Piovani, Oscar per le musiche del film “La vita è bella”, suonerà presso il teatro all’aperto dietro l’Abbazia florense; ancora ingabbiata e in parte sequestrata dalla Procura della Repubblica di Cosenza, per insicurezza statica e presunti danni - durante il restauro finanziato dall’Unione europea - dei tecnici scelti dal Comune e del responsabile unico del procedimento.

(u)R.Lo. ha detto...

Riccardo Succurro, presidente del Centro studi gioachimiti ed ex sindaco diessino di San Giovanni in Fiore, ha dichiarato alla stampa che il congresso è un «evento mondiale». Certamente è un appuntamento internazionale, ma dovrà esserlo per San Giovanni in Fiore e il suo futuro, senza partigianerie e furbate di partito. Avrà i saluti rituali di Laratta, di Oliverio e del consigliere regionale Antonio Acri (Pd), originari del posto. In concomitanza, il Comune ha previsto una lettura della Divina Commedia in abbazia; bene.

Nei giorni del congresso, si potevano evitare iniziative riconducibili a una parte politica. È probabile che né gli accademici invitati né Veltroni e Piovani sappiano dell’abbandono in cui versa il monumento più importante della spiritualità gioachimita, per cui l’amministrazione municipale ha scaricato integralmente sulle soprintendenze; senza spiegare, mostrando le carte, la vicenda della nomina dei direttori dei lavori. Il caso dell’Abbazia florense, mostruosamente imprigionata dentro un’impalcatura e mai restituita alla sua funzione e alla città, è un’onta collettiva che non si può nascondere con lo spettacolo o, mai accada, l’occupazione partitica di spazi culturali.

Vigilerà qualcuno?

Pasolini chioserebbe: «L’intelligenza non avrà mai peso, mai nel giudizio di questa pubblica opinione. Neppure sul sangue dei lager, tu otterrai da uno dei milioni d’anime della nostra nazione, un giudizio netto, interamente indignato: irreale è ogni idea, irreale ogni passione, di questo popolo ormai dissociato da secoli, la cui soave saggezza gli serve a vivere, non l’ha mai liberato».

Emiliano Morrone

già su il Crotonese del 18 settembre 2009, a pag. 33