9 giugno 2009

L’ALLEGRO TERREMOTO



Scusate se definire “allegro” un terremoto vi sembrerà una bestemmia ma è pur vero che il sisma che ha colpito l’Abbruzzo ci viene presentato in una veste completamente diversa rispetto ai precedenti.
Mentre per quelli del Friuli e dell’Irpinia si palpava il dolore e la disperazione delle popolazioni colpite, qui il quadro che ci viene decritto dai media è quello dell’ottimismo e del pensiero positivo.
Ci viene detto che i soccorsi sono stati rapidi e efficienti, che tutto verrà ricostruito rapidamente e a totale carico dello Stato, che anzi ciò costituirà un’occasione di rilancio per questa regione.
Ci vengono mostrati tendopoli linde ed ordinate dove anziani sorridenti consumano un pasto ottimo ed abbondante, mentre per allietare i bambini sono arrivati frotte di attrezzatissimi clowns.
Eppure ci sono stati trecento morti. E mai possibile che ciò non abbia segnato l’animo della gente? Oppure non ci viene mostrato per scelta deliberata?
La TV, di solito prontissima a rimescolare le telecamere nel dolore e nella sofferenza, questa volta ci mostra solo immagini positive.
Tranne la commovente cerimonia funebre comune è stato dato poco spazio all’espressione del dolore delle persone.
Dunque come diceva Candido dopo il terremoto di Lisbona: “tutto va per il meglio nel migliore dei mondi possibili!”
Eppure qualche timida voce discordante sta tentando di incrinare questo quadretto idilliaco, come l’“energica” manifestazione di alcuni residenti del centro storico dell’Aquila oppure il rifiuto ed il rinvio al mittente da parte di alcune famiglie delle lauree alla memoria “elargite” ai loro figli deceduti nel crollo della Casa dello Studente.
Qualcuno sta tentando di gridare con determinazione che “il re è nudo” ma senza grossi effetti, perché mentre l’esile voce del bambino della favola bastò a fare aprire gli occhi alla folla, oggigiorno le nostre voci per giungere a destinazione devono essere trasmesse dai cosiddetti mass media che sempre più “mediano” le informazione da veicolare alle masse.
Sarà questa anestesia mediatica più forte del principio di realtà oppure la forza delle cose e dei fatti reali finirà per rompere questa cappa soporifera?
L’esito non è scontato.

Fusaro Francesco

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