NOTIZIA PIRATA

Da Il Giornale Di Calabria.
Lunedì, 27 aprile 2009
INFLUENZA SUINA: PANICO FRA I POLITICI CALABRESI: A RISCHIO LA PROSSIMA CAMPAGNA ELETTORALE.

La notizia dell’epidemia influenzale che ha colpito i suini in terra messicana, e che ha prodotto già un centinaio di vittime tra gli umani, a causa del virus all’origine della malattia trasmissibile all’uomo, sta preoccupando tutti i cittadini e consumatori, nonché gli organismi sanitari preposti alla salvaguardia della salute dei cittadini italiani. Naturali e sacrosante conseguenze in un’economia globale di mercato. In Calabria, caso più unico che raro, oltre alle normali e giuste preoccupazioni per la salute se ne aggiungono altre. Il maiale occupa nell’economia calabrese significati che sfuggono ad una semplicistica visione di economia domestica di sussistenza (la riserva di provviste), rappresentando la sua uccisione un rituale conviviale (‘u mmitu i ri puorcu) che serve a mantenere vivi i rapporti parentali ed amicali, e in un secondo momento rappresentando il naturale sbocco ( sotto forma di suprissate, sazizze prisutta …) nella abituale e diffusa pratica del dono. “La pratica del dono, reale o simbolico, che fosse, secondo quanto ha già chiarito l’antropologia contemporanea, comportava /.../ nella società rurale della Calabria l’obbligo della ricompensa d’una forma di restituzione. /.../ Il dono fatto dal subalterno e la richiesta di una conseguente ricompensa che venisse dal maggiorente aveva quale fine sottaciuto, quale implorazione invisibile, la richiesta di riconferma di un rapporto di protezione in cambio della propria rinnovata fedeltà: in una parola, la riconsacrazione della propria subordinazione dell’altrui potenza. Piero Bevilacqua. Uomini, terre, economie. Storia d’Italia dall’unità ad oggi, la Calabria. Giulio Einaudi editore, 1985. Pag 307/308.” All’interno di questa logica la “sopressata” (prodotto per antonomasia della cucina calabrese, conosciuto anche oltreconfine) rappresenta “un bene meridiano che è oggi luogo comune condiviso. /.../ Dono per eccellenza. Con una sopressata si risolvono le stimanze. Medici, avvocati, politici, ne hanno sempre beneficiato... /.../ Un classico a Pasqua ma ancora meglio a Pasquetta (u Pascuni) /.../ Particolarmente prelibata quella con la lacrima. Fenomenologia dell’insaccato e rivalutazione piperniana, Paride Leporace. I luoghi e gli spettri, autori vari, tam tam-segnali di fumo, 2005. Pag. 61.” Da quanto sopra riportato si evince chiaramente come la notizia dell’influenza suina, sebbene abbia interessato una terra assai lontana dalla nostra, abbia potuto creare viva preoccupazione in terra di Calabria, per di più in prossimità di un’imminente campagna elettorale. Non si contano i casi di candidati ritiratesi, nelle ultime ore dai vari schieramenti in competizione. Tutti ubbidienti a logiche cristalline di necessitata necessità: “‘un si fa nenti ppi nenti! …E se s’influenza i cazzi vena puri in Calabria? …Ca pu’ chinu ’u sa cu quali carna…! Maronna Santa ‘un ni faciti pinsari a tutti si cosi! ...” E via di questo passo. Perché accontentarsi quando si possono pigliare due piccioni al volo con la stessa fava? Perché gratificarsi solo di una sedia sotto il culo e rinunciare al piatto prelibato già scodellato sotto il muso? Perché dar segni d’ingratitudine manifesta quando si può vantare debito di riconoscenza a proprio discernimento? È con questi nobili ed austeri sentimenti, che la popolazione calabrese s’appresta a vivere l’imminente campagna elettorale in un clima di viva preoccupazione. …Che si debba ritornare sulamenti a ru capriettu? Che si debba optare sic et simpliciter per il cappone già spennato? Che ci si debba contentare di due ridicole ricotte sia pure col sovrappiù ‘i na bella pezza di formaggio? Ai posteri l’ardua sentenza.

ROSARIO LOMBARDO