14 gennaio 2009

ACRI AI SUOI CAUTI E LU CIUCCIU ‘E JUVEADU.

Caro Direttore, caro Confronto,
nella mia ultima lettera sull'allevamento dei piccioni viaggiatori capaci di autotrasportarsi, accennavo (e promettevo di scriverne) ad un altro allevamento che potrebbesi sviluppare ad Altopiano con il patrocinio e l'interesse dell'Amministrazione comunale (far diminuire la disoccupazione): l'allevamento degli asini.
Purtroppo, mi mancano ancora certi elementi. Ad esempio - ed ammettendo risolta la questione dei finanziamenti (solitamente statali, regionali, più i contributi CEE) - mi urto al problema, fondamentale, delle competenze. Mi rendo conto (spero di non dire un'asinata) che nell'Amministrazione municipale, per quanto ne posso sapere, non c'è nessun esperto in equinologia, in asini. Come passar oltre a questa generale incompetenza? Non è facile. In questa impresa è assolutamente indispensabile la presenza di persone che conoscano a fondo la morfologia ed i diversi aspetti della vita degli asini (la riproduzione,cioè gli amori, il tempo libero, le malattie, ecc.).
Certo, possiamo fare appello a qualche nostro concittadino anziano. Potrebbero dedicarsi alla formazione dei giovani tra l'altro. Questi giovani - l'ho constatato - conoscono gli asini, è vero, ma solamente attraverso la televisione. Perfino i veterinari ne incontrano raramente oramai. I nostri anziani potrebbero far l'affare.
Per il resto, non dovremmo incontrare troppe difficoltà. Le razze: la migliore è quella di Percocu. Spiegomi: ‘U ciucciu ‘e Percocu era una bestia fenomenale, umanissima, molto intelligente; un ciuccio, cioè un asino, robusto e molto molto resistente...
Continuerò ad affinare questa idea sperando che i politici comunali mettano la loro attenzione ed uno dei loro Servizi Tecnici sull'eventuale sviluppo di questa meravigliosa produzione. I parametri da considerare: la taglia dell'allevamento, la preparazione del personale, la ricerca dei mercati, soprattutto all'estero (Bisignano, Rossano, Cosenza...), le ricadute in termini di occupazione, di impieghi (dobbiamo insistere? da attribuire secondo inequivocabili competenze). Si devono saper sfruttare le risorse del territorio che, comè risaputo, è molto adatto per i somari.
Queste suggestioni dimostrano l'importanza che prenderebbe l'asino nella nostra economia. Senza negare o sottovalutare il fascino che ne trarrebbe la nostra città. L'antico raglio risuonerebbe nuovamente nei nostri quartieri e campagne. E nelle campagne elettorali se i partiti metteranno gli asini, cioè i ciucci nei rispettivi programmi. Simpaticamente, in più, l'Amministrazione - sempre attenta alle buone idee - ci organizzerebbe un possibile Turismo a dorso d'asino; dei circuiti del tipo (per la pubblicità): Insieme per Acri e lla Sida Sida. Chi non sta pensando a Stevenson ed al suo Travels with a donkey in the Cevennes (1879)? Oppure, più vicino a noi, agli Studi sugli asini di Vincenzo Padula? L’Asino, lo vediamo, merita tutta la nostra stima.
Domandiamoci cosa diventerà la calabritudine (par noi, l'acritudine) senza gli immemori ragli dei ciucci. Perbacco doppio, si scrive tanto di identità, ma nei fatti è completamente trascurata. Che sia giusto una questione di moda? Quale Sud...itudine senza gli asini? Cosa possiamo dedurne?
Inoltre, come non pensare, immediatamente a Juveadu, che: Se pigliade lu giaccu e pue se 'mpune/ e de lu ciucciu se minta 'ncavallu;/ chiù de nu migliu e mienzu se strampuna/ de chira banna, passatu lu Vallu:/ saglia supra na cerza e sicce assetta/ e 'ngignade a minare cu l'accetta. In cosentino questo dialetto: dal Jugale di Antonio Chiappetta, terza edizione, 1976, p. 116.
Juveadu stava tagliando un ramo (‘nu pranzu) a colpi d'accetta. Lo tagliava standosene seduto a cavalcioni dalla parte sbagliata: Juveadu, infatti, cade insieme al ramo. Alla pagina 141 c'è uno spassoso disegno che illustra la scena: Juveadu con l'accetta, il ramo già intaccato, l'uomo che lo avverte: scinni ca cadi, si cecatu? - ed il suo ciucciariellu che lo contempla, ragliando... E quindi, ciò significa che ci sono dei ragli intelligenti.
Caro Direttore, in questa lettera trova due fotografie che avevo fatto al paese, in agosto. La grande foto (il poster) mostra la parte superiore del portone con la scritta MUNICIPIO, la lampada, e lo straordinario intreccio di fili elettrici e di telefono che penzolano in tutti i sensi. Approfitto di questa corrispondenza a Confronto per segnalare all'Ufficio Tecnico del Comune che gli impiegati municipali, e la gente che viene là per qualche certificato, rischiano delle scosse micidiali. Ci si può impigliare in questi fili. Bisognerebbe provvedere. Notiamo, ancora, che tutta la facciata del Municipio è zeppa di questi intrecci: vedere la lapide commemorativa ai Caduti in guerra, sul lato destro del portone: i fili coprono i nomi. Insomma, vorremmo proteggere l'incolumità dei nostri meritevoli ed attenti responsabili comunali. Mancano i finanziamenti o gli elettricisti ? Ahi ahi!
A proposito dei Caduti: nell'altra foto del monumento ALTOPIANO AI SUOI CADUTI (di fronte al portone del Municipio) possiamo leggere che a quel piedistallo (del monumento) cadde la lettera D.
C'è scritto, quindi, ALTOPIANO AI SUOI CA-UTI.
È successo che me ne accorsi. Incuriosito l'ho cercata. In breve, la trovai nell'erba, tra gli alberi; al limite col sottostante, Nuovo Purgatorio (là, hanno completamente stravolto e rovinato il paese). Evidentemente, l'ho facilmente incastrata fra i CA-UTI. Chissà se tiene.
Mi domando com'è potuta finire là sotto (la D); si sarebbe potuta perdere. Ognuno di noi ricorderà che per più di dieci anni (o quindici?) a questo monumento mancò la U (manca ancora oggi: la U attuale non è in metallo ma dipinta).
ACRI AI SUOI CA-UTI ha un lato più pacifista? Meno sconcio che ACRI AI SUOI CAD-TI? Cosa dobbiamo pensarne? Forse, i responsabili delle Pubbliche Scritture Comunali sono più sensibili alla CAUTELA politica che all'ortografia? Certamente, se questa D non fosse entrata nei buchi del marmo l'avrei rimessa agli Uffici Competenti. Non è stato necessario. Ma, chissà se tiene. Perché non controllare? (Tutto questo... detto senza nessun spirito guerriero, ed altre esaltazioni belliche, beninteso; ma giusto come uno tra i molti esempi di cura delle varie opere pubbliche.)
Sperando di avere apportato un sia pur minimo contributo al buon progresso delle nostre cose cittadine dato che ne hanno tanto bisogno, non mi resta - da questi duemila chilometri di distanza ma non di cuore - che ringraziarla per lo spazio in “Confronto”. Stia sicuro che il nostro paese ha bisogno del suo Mensile; di questo luogo, unico, di libertà d'espressione, e d'efficacia*. L'Essenziale è, spesso, nell'Evidenza.
- Luigi Algieri, Parigi 4 ottobre 1995.

P.S. – Questa è, dunque, la Lettera sugli Asini che si aspettava sul Blog A gonfievele dei Pirati. Venne pubblicata nel lontano maggio 1996. Con una simpatica introduzione del suo Direttore: “Il nostro, dopo il progetto sui piccioni viaggiatori, apparso qualche numero fa, ci aveva inviata un'altra lettera da tempo, come appare dalla data, ma, per le note ragioni di spazio, siamo riusciti a pubblicarla soltanto ora*. Ci spiace non poter riprodurre le foto alle quali si fa riferimento, per non averle mai ricevute. Ci scusiamo per il ritardo col nostro corrispondente da Parigi. - Affini pure i suoi interessanti progetti. Siamo ansiosi di prenderne atto.”
- Le fotografie le avevamo messe nella stessa busta insieme al testo. Sicuramente si sono dovute perdere durante il viaggio. Le Poste italiane! La lettera, con le stesse immagini più qualche altra, era già apparsa nel primo numero di un mio periodico (Quindimedicinale) che parecchi acresi (compreso il Sindaco) ricevevano regolarmente o quasi. Gratis. Senza abbonamento né, spesso, richiesta. Le foto in questione rappresentavano la facciata del Municipio dunque. Tutta ‘mbrasticheata di cemento e con tanti pericolosi fili elettrici, e telefonici pendenti sopra le teste..., insieme a quella celebre grande scritta arrugginita che troneggiava, in modo pure pericolante, sul portone, per indicare al popolo che quello era, effettivamente, il loro MUNICIPIO. Poco tempo dopo questo articolo, guarda caso, iniziarono i lavori di rinnovamento. La scritta fu tolta, eccetera eccetera.
(*) Anche se in ritardo. Effettivamente, il Direttore dice giusto. Ci vollero 7 mesi per la pubblicazione. Senz’altro necessari poiché dovuti alle croniche, note mancanze di spazio, storico-politico-comunale, di cui soffrivano questi pochi fogli critici.
- Intanto, sono trascorsi quasi quattordici anni da quell’epoca. Quante cose d’ogni sorta sono successe da allora. Sia dappertutto, altrove, che perfino nel Comune di Altopiano...


- Luigi Algieri, 14 gennaio 2009.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Immagino quale sia u ciucciu 'e juveadu

anonima ha detto...
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J.xck ha detto...
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Salvatore ha detto...
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Salvatore ha detto...
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ln ha detto...

Siete proprio una massa di deviati.
Da una proposta così seria del mio sindaco avete notato solo un "piccolo" dettaglio di una foto.
Alla vostra età poi....

anonima ha detto...
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