Le polemiche sul museo Maca di Acri non
hanno stimolato una discussione seria sulle opportunità anche
economiche della cultura e della sua diffusione, ma solo una sorta di
partigianeria a seconda dei punti di vista. Le opinioni in sé lasciano il tempo
che trovano, se esse non si basano su principi condivisibili ed
oggettivi e rendono necessaria un'analisi motivata, la quale possa
prendere spunto anche da visioni limitate, ma che abbiano una base
obiettiva. Acri non ha mai avuto la qualità di entrare nel merito
delle cose e, solitamente, esercita questa inclinazione quando si
trova a favore di qualcosa, di solito non propriamente positivo. Come
ad esempio la centrale a biomasse, per la quale il fronte del sì
portava a sostegno la creazione di posti di lavoro senza specificarne
il numero e di che tipo ed a che prezzo per il territorio, senza
portare il calcolo di quante tonnellate di ramaglie occorrevano per
tenere a regime la centrale e quante tonnellate di esse si
raccolgono, effettivamente, nei nostri boschi, visto che una delle
prerogative della biomassa è quella dei chilometri zero. Ecco,
appunto, il non entrare nel merito. Non è fuoriluogo questa mia
parentesi perché fa parte della cultura e delle idee dichiarate di
sviluppo con un certo convincimento, ma, a mio parere, retrograde e
prive di visione di insieme delle cose. L'idea di sviluppo non è
un'opinione, anche perché, se fosse così, basterebbe erigere muri
di cemento qua e là e si creerebbe benessere attraverso gli
investimenti per realizzare questi muri sparsi. Purtroppo in parte,
per molto tempo, è stato così.
L'idea di sviluppo è un passaggio
successivo a valutazioni, analisi, confronti, studi su quanto offre
un territorio e la nascita dell'idea produce un ulteriore passaggio,
esteso al futuro, con gli investimenti e la programmazione. L'accesso
e la diffusione alla e della cultura devono essere gratuiti e non
certo badare al profitto inteso nel senso di arricchimento economico
personale da sfruttamento delle risorse culturali. Però, la cultura
necessita di investimenti e anche di guadagni da poter reinvestire
nel suo esistere e proporsi, e non mi sembra eticamente e moralmente
sbagliato, altrimenti se la cultura non deve badare agli introiti per
sostentarsi, anche il mestiere di medico dovrebbe esercitarsi senza
guadagno poiché riguarda la vita e la salute delle persone. Il
guadagno e gli investimenti servono anche per retribuire le figure
professionali che producono e divulgano cultura, queste figure vivono
nella società dove il denaro purtroppo occorre. Ma la cultura può
essere anche il tramite per creare un indotto economico intorno a sé,
restare gratuita con gli investimenti pubblici che vengono ricavati
dalle rimesse dello stesso indotto. Acri, in questo senso, ha un
patrimonio culturale mai considerato nel suo insieme e mai pensato e
valutato sia nella sua funzione di divulgazione e conoscenza sia in
quella di attrattiva e iniziativa per la città come offerta rivolta
a visitatori esterni. Ad Acri abbiamo, oltre alle scuole, un museo di
arte contemporanea ed altri disusati ed altri ancora che si
potrebbero pensare, ha una fondazione e centro studi, un cinema, un
teatro in costruzione, un anfiteatro, una storia, letterati, una sua
presenza movimentista e ribelle anni settanta, formazioni musicali,
artisti di vario genere, associazioni ed una vicinanza fisica con
l'Unical. Bisogna ripensare tutte queste presenze sia nella loro
condizione soggettiva ed indipendente, sia incrociata tra loro e
sinergica per aumentare le opportunità di creare, dapprima, tessuto
culturale al servizio della città e, poi, offerta che si ramifichi
nel tessuto economico e sociale. Ad esempio, i nostri scrittori più
illustri, Padula e Arena, potrebbero insieme favorire un progetto di
visite letterarie presso uno spazio a loro, esclusivamente, dedicato,
sia in forma bibliotecaria ad uso, vendita e consultazione dei loro
testi, oltre ad affermare e determinare Acri come città di alti
contenuti letterari, storici ed antropologici con un vero e proprio
percorso turistico che faccia imbattere sia lo studioso, o studente,
sia il visitatore in questa ricchezza umanistica. Certo per Arena
servirebbe una fase primaria di esplorazione e quindi di
investimento, che porti meglio alla luce la sua importante figura di
meridionalista attraverso il coinvolgimento dell'università, ad
esempio, che tracci con i suoi studiosi la sua opera saggistica e
letteraria. A questo, unire una storia della letteratura acrese che
metta in risalto i contenuti globali che i suoi scrittori hanno
espresso e dando risalto a poeti come Filippo Greco. In una realtà
come quella di Acri, chiusa nelle sue accezioni figurate e non, la
presenza degli enti culturali tipici ed atipici non forniscono una
continuità di offerta, che in primis dovrebbe rivolgersi alla stessa
città per risvegliarla e farla uscire dal suo innaturale culto
rivolto a Morfeo. Per esempio, il museo, oltre ad offrire importanti
mostre senza altre fasi di coinvolgimento alla struttura, non pare
avere una vera programmazione di attività, e garantisco che se ne
possono fare a bassissimo costo, che lo rendano più vivo per la
cittadinanza interessata a certo tipo di iniziative ed a visitatori e
frequentatori di altrove. Oltre a questo, essere propositivo di
artisti locali di valore cosicché la città prenda il meglio da
fuori e dia il suo meglio al fuori. Stesso discorso per la fondazione
Padula, che magari potrebbe stratificare i pochi fondi a disposizione
in diverse attività senza concentrarli tutti nella settimana del
premio, e quindi rendere il premio cassa di risonanza di tutta una
serie di attività svolte in precedenza e programmate insieme ad
iniziative di intervento minimo come seminari di letteratura ed altre
materie, presentazioni di libri, gli autori verrebbero gratis perché
interessati alla promozione, ad esempio. Altro ente, il comune
nell'assessorato alla cultura non dovrebbe essere solo luogo
amministrativo e di elargizione di patrocini o piccoli finanziamenti,
ma essere ricercatore di proposte e idearle esso stesso, nonché
essere collettore di tutto quanto faccia cultura sul territorio per
programmare un'offerta rivolta anche fuori dalla città. Questi sono
solo alcuni miei punti di vista indirizzati su questi argomenti,
miei personali pareri di poeta e “consumatore” di cultura. Certo,
sempre secondo me, la necessità iniziale è quella di accogliere
idee e proposte e programmare programmare programmare, perché tutta
questa ricchezza di Acri viene solo sporadicamente investita,
lasciando non molto per rendere viva la città e senza un indirizzo
culturale, nonché economico derivante da una visione più profonda
ed articolata di quanto la stessa cultura sia utile, anche nei suoi
utili, alla collettività.
Infine, la vertigine della crisi, il
colore giallo livido di questa epoca pure locale, oggigiorno le
epoche iniziano e finiscono in pochi anni e per assurdo tendono a
ripetersi, il consumo veloce del tempo spogliano la nostra città
rendendola autunnale, non malinconica, ma proprio depressa. Acri, per
fortuna e purtroppo, non è New York, ma non riesce nemmeno ad essere
Acri, se non nelle sue inclinazioni peggiori.
ANGELO SPOSATO
2 commenti:
p. c., questo tuo post è eccellente
Grazie.
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