3 febbraio 2010

Haiti, promemoria di Eduardo Galeano

Ieri sera, lunedì 1 febbraio, ho partecipato a una maratona di letture e musica nella libreria coop Ambasciatori, nel centro di Bologna, per una raccolta fondi per Haiti (organizzata da Roberto Morgantini, persona sensibile e affidabile che da tanti anni dedica tutte le sue energie ai migranti, dunque, so che questi fondi andranno a buon fine). Io ho letto uno scritto di Eduardo Galeano su Haiti, l'ho tradotto per l'occasione, non so se vi sia un'altra traduzione completa in internet, comunque, visto che diverse persone mi hanno chiesto il testo, lo metto qui.
Pino Cacucci (da Blog per viandanti)
---------------------------------------------------------
La democrazia haitiana nacque… un attimo fa. Nella sua breve vita, questa creatura affamata e inferma non ha ricevuto altro che schiaffi. Era appena nata, nei giorni di festa del 1991, quando fu assassinata dal colpo di stato del generale Raoul Cedras. Tre anni più tardi risuscitò. Dopo aver installato e cacciato tanti dittatori militari, gli Stati Uniti cacciarono e reinstallarono il presidente Jean-Bertrand Aristide, che era stato il primo governante eletto con voto popolare in tutta la storia di Haiti e che aveva commesso l’imperdonabile follia di chiedere un paese meno ingiusto.Per cancellare le tracce del coinvolgimento statunitense nella sanguinaria dittatura del generale Cedras, i marines portarono via 160mila pagine di documenti dagli archivi segreti. Aristide ritornò incatenato. Gli diedero il permesso di tornare al governo, ma gli proibirono il potere. Il suo successore, René Préval, ottenne quasi il 90% dei voti ma qualsiasi capetto di quarta categoria del Fondo monetario internazionale o della Banca Mondiale ha più potere di Préval, pur non essendo stato eletto dal popolo haitiano. Più che il voto può il veto. Veto alle riforme: ogni volta che Préval o qualcuno dei suoi ministri chiede credito internazionale per dare pane agli affamati, lettere agli analfabeti o terra ai contadini, non ricevono risposta, oppure, viene loro ordinato: “Imparate la lezione”. E poiché il governo haitiano non riesce ad apprendere che deve smantellare quel minimo di servizi pubblici rimasti, ultime povere protezioni per uno dei popoli meno protetti del mondo, i professori bocciano Haiti.Gli Stati Uniti hanno invaso Haiti nel 1915 e hanno governato il paese fino al 1934. Si sono ritirati solo quando hanno ottenuto i due obiettivi primari; incassare il debito della City Bank e ottenere la deroga all’articolo costituzionale che proibiva la vendita di piantagioni a stranieri”. Il Segretario di stato americano dell’epoca Robert Lansing giustificò la lunga e feroce occupazione militare spiegando che “la razza nera è incapace di autogovernarsi, perché ha una tendenza profonda alla vita selvaggia, fisicamente incapace di civilizzarsi”, e William Philips, uno dei responsabili di quell’invasione, definì gli haitiani “popolo inferiore, incapace di conservare la civilizzazione ottenuta dai francesi”. Haiti era stata la perla, la colonia più ricca della Francia, una immensa piantagione di canna da zucchero con manodopera schiava. Montesquieu lo aveva detto senza peli sulla lingua: “Lo zucchero diverrà troppo caro se non saranno gli schiavi a lavorare per la sua produzione. Questi schiavi sono neri dalla testa ai piedi e hanno il naso così schiacciato che risulta impossibile pensare che Dio abbia dato loro un’anima”.Secondo Linneo, contemporaneo di Montesquieu, “il negro è vagabondo, accidioso, negligente, indolente e di costumi dissoluti”, mentre per un altro loro contemporaneo, David Hume, “il negro può sviluppare certe capacità umane, come il pappagallo che impara a ripetere qualche parola”. Nel 1803, i neri di Haiti assestarono una tremenda legnata alle truppe di Napoleone Bonaparte, e l’Europa non perdonò mai questa umiliazione inflitta alla razza bianca. Haiti è stato il primo paese libero delle Americhe. Gli Stati Uniti avevano conquistato prima l’indipendenza, ma avevano ancora mezzo milione di schiavi nelle piantagioni di cotone e tabacco. Jefferson, che era proprietario di schiavi, diceva che tutti gli uomini sono uguali, ma diceva anche che i neri sono stati, sono e sempre saranno inferiori.La terra haitiana era devastata dalla monocoltura dello zucchero e dai disastri della guerra contro i francesi, un terzo dell’intera popolazione era morta combattendo. A quel punto, iniziò il blocco. La nazione appena nata fu condannata alla solitudine. Nessuno comprava da Haiti, nessuno vendeva a Haiti, nessuno riconosceva Haiti.Gli Stati Uniti avrebbero riconosciuto Haiti solo sessant’anni dopo, e intanto Etienne Serres, eminente studioso di anatomia, a Parigi scopriva che i neri sono primitivi perché nel loro corpo c’è troppa poca distanza tra l’ombelico e il pene. Allora, Haiti era ormai nelle mani di carnefici, dittature militari che destinavano le risorse del paese al pagamento del debito con la Francia: l’Europa aveva imposto a Haiti l’obbligo di pagare alla Francia un gigantesco indennizzo, come forma di perdono per aver commesso il delitto della dignità.La storia di maltrattamenti ai danni di Haiti, che ai nostri giorni raggiunge dimensioni di tragedia, è anche una storia di razzismo nella società occidentale.
Eduardo Galeano

1 commento:

Unknown ha detto...

http://www.vocidallastrada.com/2010/01/i-peccati-di-haiti.html

E ti lascio questo link con questi video di Galeano.

http://www.youtube.com/watch?v=wxMo3c9Y2mQ