Gli interventi dei relatori e dei cittadini hanno approfondito e discusso ampiamente quelle che sono le strategie delle multinazionali e del potere finalizzate alla mercificazione dell’acqua, definita merce, e non bene comune e diritto umano inalienabile, dal decreto legge 135/09 art .15. Tutti gli interventi al convegno, di relatori e cittadini, hanno trovato convergenza nella necessità di affrontare la battaglia contro la privatizzazione dell’acqua partendo dalle realtà locali, organizzandosi a livello di comitati di base e coordinandosi a livello regionale e nazionale, affinché l’acqua rimanga un bene comune e diritto umano universale. Per questo, nelle comunità locali è importante organizzare iniziative di lotta che vadano dalla disobbedienza civile alla raccolta di firme per la modifica degli statuti comunali, nei quali inserire che l’acqua è un diritto umano universale privo di qualsiasi rilevanza economica.
Di seguito riportiamo la nostra relazione esposta al convegno.
LA REDAZIONE E COORDINAMENTO DI BASE
BLOG ACRI A GONFIEVELE
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L’iniziativa di oggi contro la privatizzazione dell’acqua, bene comune appartenente a tutti gli esseri viventi, fa parte di un programma più ampio rivolto ad organizzare , nel nostro territorio, momenti di lotta e di confronto sulla salvaguardia e la difesa dei beni comuni (acqua, territorio, paesaggio, strutture, storia) che appartengono alla collettività, collettività che ne viene spesso derubata da parte dei poteri che dovrebbero gestire il bene pubblico, mantenendolo pubblico.
L’iniziativa di oggi, quindi, frutto di un’ampia discussione a livello di comitato di base e di blog AAG, è stata accolta da parte (ASS. Ambiente provinciale, CGIL) contribuendo alla realizzazione di essa con il coinvolgimento di sindaci ed amministratori di altre realtà locali della nostra provincia.
La nostra battaglia, intrapresa anche in altre località della Calabria, è stata sostenuta e supportata, attraverso materiale informativo e partecipativo, da parte del Coordinamento B. Arcuri, il quale ha contribuito alla realizzazione di questo convegno. Fuori da ogni fraintendimento, le nostre iniziative nascono come momenti per creare spazi di libertà nella nostra comunità, affinché i diritti ed i beni appartenenti a noi tutti non vengano calpestati e mercificati dai detentori del potere locale.
La petizione popolare portata avanti dal centro alla campagna con la raccolta di più di 500 firme, ha voluto essere un inizio di verifica del coinvolgimento cittadino sul territorio, come momento di discussione in quella che è la difesa dei beni comuni come l’acqua, di cui Acri come tutti i paesi della Calabria ne è ricca. L’amministrazione in carica ha accolto la nostra proposta di inserire nello statuto comunale che l’acqua è un diritto umano universale privo di rilevanza economica, approvandola in consiglio comunale all’unanimità, esclusi i consiglieri del pdl, che al momento della votazione sono usciti dall’aula consiliare. Per entrare più nel merito della privatizzazione dell’acqua, ad Acri da quando è subentrata la Sorical nella gestione degli approvvigionamenti idrici, il costo del servizio è aumentato del 40%. Quindi, ciò dimostra come l’intervento del privato nel pubblico non vada a migliorare i servizi ma all’interno di essi individui dei percorsi di profitto. Infatti ad Acri sono rimasti i disservizi e le lacune della rete idrica in alcune zone del territorio, soprattutto nel periodo estivo. Allargando il discorso ad alcuni comuni confinanti al nostro, ad esempio, Bisignano si rifornisce solo da pozzi ed acquedotto del trionto ed i suoi abitanti vengono a fare scorte di acqua da bere alle nostre fontane molto diffuse anche nel centro cittadino. Inoltre, alcune zone del coriglianese ancora vengono rifornite dalle autobotti, proprio perché le carenze della rete e del servizio non sono state risolte con la partecipazione del privato. Un altro esempio, che tutti conosciamo, è quello di Scalea dove gli abitanti si sono visti interrompere l’erogazione dell’acqua finché il comune non avesse pagato i debiti con la Sorical. Allora la privatizzazione a cosa è servita se non sono migliorati i servizi? E’ servita soltanto per indirizzare profitti, con l’aumento delle tariffe, alle lobbies che stanno dietro a società misto pubblico-privato. C’è da dire anche che la gestione privata non serve a diffondere una cultura dell’acqua come risorsa inalienabile ed esauribile e quindi intenderla come bene comune universale. La legge Ronchi stabilisce di fatto che l’acqua non è più un diritto ma una merce da acquistare, in pratica se un individuo può permettersi di pagarla ne usufruisce, altrimenti no, così lo stato viene a cancellare un diritto umano e diritto alla vita. Per comprendere meglio ciò che accade entriamo nel merito della legge:
Il governo ha portato a termine l’ennesima rapina a danno dei cittadini approvando la legge n.135, art.15, del 2009, con la quale si consegna ad una feroce e totale privatizzazione la gestione di un bene comune universale come l’ACQUA.
Le multinazionali, che già da anni si stavano appropriando di questo bene comune, con la connivenza affaristica dei nostri governanti, adesso in base alla nuova legge possono completare l’indebita appropriazione di un bene come l’ACQUA che appartiene all’umanità e dovrebbe essere garantita e tutelata per tutti gli esseri viventi come diritto umano inalienabile. Quindi, privatizzare l’acqua significa commettere un crimine contro l’umanità.
La Calabria è tra le regioni più ricche d'ACQUA, di fonti, di sorgenti, di laghi del sud Italia e la nostra acqua, infatti, è stata già privatizzata. Nel 2003 viene costituita la So.Ri.Cal S.p.A., una società mista pubblico-privata con il 53,5% del capitale sociale in mano alla Regione Calabria ed il restante acquistato dalla multinazionale francese VEOLIA nel 2004. Le percentuali non devono trarre in inganno, poiché, la nostra regione non ha mai contato nella gestione della rete e dei servizi idrici regionali, inoltre, con la nuova legge, in pochi anni, la nostra regione verrà esclusa dalla gestione delle ACQUE, con un aumento delle tariffe idriche di circa il 300%, come avvenuto in altri luoghi d’Italia.
Se la rete ed i servizi idrici risultano una spesa insostenibile per le pubbliche amministrazioni, una multinazionale indirizzerà il suo investimento, sicuramente, verso un alto profitto, sempre sulle spalle dei cittadini.
Allora la nostra battaglia si indirizza, in un importante dimensione locale più immediata e più tangibile dalla cittadinanza, verso una gestione completamente pubblica dell’acqua, con la necessità di una partecipazione cittadina che dia un contributo sul modello di gestione e sulla sua applicazione, con la tutela delle fasce di popolazione più deboli, ridiscutendo il problema delle tariffe ed indirizzando sgravi fiscali per i cittadini meno abbienti. Inserire nelle bollette un metro di trasparenza dei pagamenti precedenti, in maniera di non esigere la riscossione di fatture già pagate, con un gioco ingannevole nei confronti specie degli anziani, i quali spesso non riescono a trovare le ricevute di pagamento. Sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza dei consumi e sui problemi che da essi scaturiscono se non vengono gestiti in maniera razionale e consapevole. Tutto ciò sempre rivolto ad una sensibilità e consapevolezza per la salvaguardia del territorio in modo che sia una comunità a decidere o ad influire sulle decisioni a riguardo. A livello territoriale fare monitoraggio sulla qualità delle acque e sul Trionto, ribadiamo il fatto che i bisignanesi vengano ad acri a rifornirsi di acqua da bere ed anche il fatto che l’acqua dei fiumi usata per irrigare le coltivazioni agricole di Bisignano non sia controllata. Però, bisogna fare attenzione alla scorretta gestione pubblica magari indirizzata ad una logica commerciale, o come accade spesso le risorse pubbliche vengono gestite in modo scellerato, anche con investimenti finanziari folli. L’esempio dei derivati e dei molti comuni che si sono trovati indebitati ne è la prova.
C’è la necessità di influire a livello culturale sulla volontà dei sistemi di mercificare la stessa vita umana nei suoi stessi bisogni.
“Gli argomenti sostenuti dai fautori della privatizzazione dell’acqua è dire che il pubblico non possiede le risorse economiche specie a livello di comuni e città. Ma in pratica è solo un modo per espropriare la collettività dalla gestione pubblica per lasciare libere fette di mercato decidendo del loro utilizzo in funzione di interessi privati. Il fatto che in molti casi la gestione pubblica non sia efficiente e democratica, non autorizza ad cedere alla gestione dei privati, piuttosto bisogna obbligare gli enti pubblici a portare ad un massimo di efficienza e di democrazia tale gestione. L’acqua sana è da anni diventata un bene scarso, causa anche gli elevati costi di depurazione e di captazione di acqua dolce per renderla utilizzabile, ed essa viene considerata sul piano economico in maniera strategica per l’utilizzo in agricoltura e nell’industria, come quella informatica. Nel mondo sono due miliardi le persone che non hanno accesso all’acqua, in Asia, Africa, America Latina, Russia ed Europa Orientale e siccome l’acqua è fonte di vita, 2 miliardi di persone non hanno diritto alla vita. Quindi bisogna combattere contro l’idea che l’acqua debba diventare un bene economico di mercato per il profitto di multinazionali, o per strategie egemoniche di una regione su un’altra, come accade in Turchia.”
Per restare nella dimensione del territorio acrese sono molte le prevaricazioni del privato sui beni comuni e molte sono le questioni anche ambientali non affrontate. Qualche anno fa è stata vinta una battaglia contro la speculazione edilizia da attuare su Piazza Purgatorio. Su questa piazza si voleva fare una mega costruzione che avrebbe levato all’uso pubblico la stessa piazza con profitti elusivi di chi avrebbe costruito quella sorta di colosseo e non solo, ancora di più si sarebbe accresciuto il dissesto idro-geologico della zona, infatti sotto la piazza scorre ancora il fiume Calamo. Poi, grazie all’intervento per vie legali e mobilitazione popolare di un comitato cittadino per la difesa dei beni comuni si è fermata tale speculazione. Altro scempio in atto sempre sui beni comuni è il disboscamento del bosco ripariale del fiume Mucone, dal comune di Luzzi fino alla diga Cecita, per fornire materiale alla centrale di bio-massa di Rende. Una decisione scellerata del Genio civile e del Comune di Acri, che in uno scenario di profitto per società private non hanno valutato, che il disboscamento del bosco ripariale lungo il corso del fiume mucone non solo va ad alterare lo scorrimento delle acque, alimentando un dissesto idro-geologico, ma altera tutte quelle componenti naturalistiche, faunistiche e paesaggistiche che dovrebbero essere ricchezza anche in chiave turistica del nostro territorio e della collettività.
Altre questioni mai prese in considerazione sono la cava di Sorbo, frazione di Acri e le polveri inquinanti che da essa scaturiscono, verificare se veramente sono tali, senza nessun vantaggio occupazionale e quindi ricaduta economica a livello locale. Questo della cava è un altro esempio di come le imprese del nord vengano al sud a depredare il nostro territorio, infatti il materiale estratto dalla cava viene trasportato e lavorato nelle fabbriche di piastrelle del nord Italia. Anche per questo non si può lasciare la gestione delle risorse naturali alla privatizzazione. Altra questione è la discarica di Acri, se veramente è legale e quali effettivamente sono i rifiuti che raccoglie. Ancora altra questione irrisolta è quella dei bidoni di materiale tossico scoperti qualche anno fa all’interno di un camion proprio qui ad Acri, di indagare dove effettivamente questo camion era destinato e quanti altri prima e dopo sono transitati e dove hanno scaricato. Sulla questione si espresse anche una commissione parlamentare sui rifiuti tossici mettendo Acri al centro di un traffico di tale portata.
Quindi tutti esempi di come il bene comune venga completamente prevaricato da logiche affaristiche rivolte al profitto dei privati ed alle loro connivenze sulla pelle della nostra comunità Senza nessuna barriera che riesca a far fronte con un’opinione diffusa e consapevole, subiamo tutto questo ciarpame. C’è troppo una filosofia da parte dei cittadini di sentire distanti i problemi, come magari accade per le questioni climatiche. Il vertice sul clima di Copenaghen porta a riflettere sull’importanza delle comunità a livello locale, ovvero descrivere l’inquinamento solo come causa di un cambiamento climatico della terra è come distanziare le problematiche ambientali dall’immediato che ci tocca ancora più da vicino. Un po’ come succede nel De Rerum Natura di Lucrezio dove l’uomo si conforta nell’osservare la tragedia sempre distante da sé, invece l’inquinamento bisogna osservarlo soprattutto nello specifico del nostro territorio e nella sua tangibilità alle nostre vite ed alla nostra salute, un esempio è la valle del fiume Oliva ad Amantea. Invitiamo, approfittando della presenza di M. Clausi, il giornalismo locale a raccontare di più le problematiche del nostro territorio e ciò che i cittadini pensano e lamentano e tralasciare le indicazioni politiche a favore di un racconto dei fatti reali per rendere consapevole anche attraverso i loro articoli la nostra comunità, sfoltendo i loro contenuti dal qualunquismo e personalismo dei comunicati politici dei vari partiti, troppo spesso riportati nella cronaca locale.
Non per spirito polemico ma in ultima analisi dobbiamo sempre osservare il completo disinteresse delle forze politiche riguardo alle problematiche dei beni comuni ed in questo caso dell’acqua, registrando nuovamente l’assenza delle forze politiche che a parole con i loro simboli verdeggianti (verdi) si richiamano alla salvaguardia ambientale, ma restano indifferenti ad iniziative popolari come questa. Noi invitiamo i cittadini a svegliarsi e ad organizzarsi in comitati di base senza delegare ad altri il futuro della nostra comunità e del nostro destino.
Esprimiamo la nostra solidarietà agli migranti di Rosarno con la speranza che i figli della Calabria del futuro siano anche figli di questi Africani orgogliosi e ribelli.
BLOG ACRI A GONFIEVELE
-Dietro nostra proposta, suffragata da una raccolta di 500 firme, il consiglio comunale dl 28/11/2009 ha approvato all'unanimità (esclusi i consiglieri del pdl, usciti dall'aula consiliare al momento della votazione) la delibera per inserire nello Statuto del nostro Comune che L'ACQUA E' UN BENE COMUNE E DIRITTO UMANO UNIVERSALE PRIVO DI QUALSIASI RILEVANZA ECONOMICA. Quindi, invitiamo gli amministratori a riportare fattivamente tale modifica all'interno dello Statuto Comunale.-
FOTO DEL CONVEGNO
PADRE ALEX ZANOTELLI E RELATORI
ANGELO SPOSATO PARTECIPANTI ATTIVI
3 commenti:
http://www.bisignanoinrete.com/?p=750
L’acqua è un diritto umano universale privo di qualsiasi rilevanza economica
Sono anni, o meglio decenni, che l’acqua nel nostro territorio costituisce un problema. Per una sua cronica penuria o perché inquinata così da servire esclusivamente per uso igienico. La vastità del territorio comunale che usufruisce della rete idrica, piuttosto che gli interventi successivi negli anni, spesso hanno impedito ai cittadini di sapere bene da dove viene l’acqua che sulla carta dovrebbe essere potabile e per cui ogni cittadino è chiamato a versare dei tributi. Se questo è in estrema sintesi il quadro locale, non sfugge a tutti l’importanza di un bene come l’acqua, la cui salubrità e quantità è spesso sacrificata dall’opera nefasta dell’uomo. Accanto a queste problematiche spesso bellamente ignorate dagli amministratori e dei governanti, giunge dopo anni di tentativi “la legge n.135, art.15, del 2009, con la quale si consegna ad una feroce e totale privatizzazione la gestione di un bene comune e universale come l’ACQUA.” In tutta Italia l’attenzione e la contrarietà ad un simile progetto è nota da anni. È dell’11 Gennaio 2010 un’iniziativa in tale direzione promossa dal blog Acri a Gonfievele nella vicina Acri. Per quanti ne volessero sapere di più ecco dei link che potrebbero risultare utili all’uopo:
Acqua no Profit (http://gonfievele.blogspot.com/2009/11/firmate-la-petizione.html)
La nostra lotta contro la privatizzazione dei beni comuni non finisce qui (http://gonfievele.blogspot.com/2010/01/la-nostra-lotta-contro-la.html)
Questo mio scritto, da semplice e privato cittadino, intende sollecitare una maggiore attenzione nel nostro territorio verso tutte le problematiche legate all’acqua. Sarebbe utile per i cittadini conoscere qual è la situazione bisignanese, se ed in quale misura, ad esempio, organismi come la Sorical concorrono all’approvvigionamento idrico comunale. Inoltre si intende sollecitare il consiglio comunale di Bisignano, piuttosto che l’amministrazione di farsi promotore dell’inserimento nello statuto comunale della proposizione che l’acqua è un diritto umano universale privo di rilevanza economica. Una simile iniziativa che vede nella vicina Acri, e non solo, un precedente potrebbe risultare decisiva per vincere la battaglia di una gestione pubblica della acqua e per fa si che l’acqua sia a tutti gli effetti un bene pubblico.
Rosario Lombardo
" ricorda Signore questi servi disobbedienti alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti
come una svista
come un'anomalia
come una distrazione
come un dovere "
Fabrizio De André Live
http://www.youtube.com/watch?v=mZR9n6DEeEY
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