(di Luca Ricolfi
da La Stampa 23/7/2009)
Sulla scuola e l’università ognuno ha le sue idee, più o meno progressiste, più o meno laiche, più o meno nostalgiche. C’è un limite, però, oltre il quale le ideologie e le convinzioni di ciascuno di noi dovrebbero fermarsi in rispettoso silenzio: quel limite è costituito dalla nuda realtà dei fatti, dalla constatazione del punto cui le cose sono arrivate. Quale che sia l’utopia che ciascuno di noi può avere in testa, la realtà com’è dovrebbe costituire un punto di partenza condiviso, da accettare o combattere certo, ma che dovremmo sforzarci di vedere per quello che è, anziché ostinarci a travestire con i nostri sogni.
Queste cose pensavo in questi giorni, assistendo all’ennesimo dibattito pubblico su scuola e università, bocciature e cultura del ’68, un dibattito dove – nonostante alcune voci fuori dal coro – la nuda realtà stenta a farsi vedere per quella che è. La nuda realtà io la vedo scorrere da decenni nel mio lavoro di docente universitario, la ascolto nei racconti di colleghi e insegnanti, la constato nei giovani che laureiamo, la ritrovo nelle ricerche nazionali e internazionali sui livelli di apprendimento, negli studi sul mercato del lavoro. Eppure quella realtà non si può dire, è politicamente scorretta, appena la pronunci suscita un vespaio di proteste indignate, un coro di dotte precisazioni, una rivolta di sensibilità offese.
Io vorrei dirla lo stesso, però. La realtà è che la maggior parte dei giovani che escono dalla scuola e dall’università è sostanzialmente priva delle più elementari conoscenze e capacità che un tempo scuola e università fornivano.
Non hanno perso solo la capacità di esprimersi correttamente per iscritto. Hanno perso l’arte della parola, ovvero la capacità di fare un discorso articolato, comprensibile, che accresca le conoscenze di chi ascolta. Hanno perso la capacità di concentrarsi, di soffrire su un problema difficile. Fanno continuamente errori logici e semantici, perché credono che i concetti siano vaghi e intercambiabili, che un segmento sia un «bastoncino» (per usare un efficace esempio del matematico Lucio Russo). Banalizzano tutto quello che non riescono a capire.
Sovente incapaci di autovalutazione, esprimono sincero stupore se un docente li mette di fronte alla loro ignoranza. Sono allenati a superare test ed eseguire istruzioni, ma non a padroneggiare una materia, una disciplina, un campo del sapere. Dimenticano in pochissimi anni tutto quello che hanno imparato in ambito matematico-scientifico (e infatti l’università è costretta a fare corsi di «azzeramento» per rispiegare concetti matematici che si apprendono a 12 anni). A un anno da un esame, non ricordano praticamente nulla di quel che sapevano al momento di sostenerlo. Sono convinti che tutto si possa trovare su internet e quasi nulla debba essere conosciuto a memoria (una delle idee più catastrofiche di questi anni, anche perché è la nostra memoria, la nostra organizzazione mentale, il primo serbatoio della creatività).
Certo, in mezzo a questa Caporetto cognitiva ci sono anche delle capacità nuove: un ragazzo di oggi, forse proprio perché non è capace di concentrazione, riesce a fare (quasi) contemporaneamente cinque o sei cose. Capisce al volo come far funzionare un nuovo oggetto tecnologico (ma non ha la minima idea di come sia fatto «dentro»). Si muove come un dio nel mare magnum della rete (ma spesso non riconosce le bufale, né le informazioni-spazzatura). Usa il bancomat, manda messaggini, sa fare un biglietto elettronico, una prenotazione via internet. Scarica musica e masterizza cd. Gira il mondo, ha estrema facilità nelle relazioni e nella vita di gruppo. È rapido, collega e associa al volo. Impara in fretta, copia e incolla a velocità vertiginosa.
Però il punto non è se siano più le capacità perse o quelle acquisite, il punto è se quel che si è perso sia tutto sommato poco importante come tanti pedagogisti ritengono, o sia invece un gravissimo handicap, che pesa come una zavorra e una condanna sulle giovani generazioni. Io penso che sia un tragico handicap, di cui però non sono certo responsabili i giovani. I giovani possono essere rimproverati soltanto di essersi così facilmente lasciati ingannare (e adulare!) da una generazione di adulti che ha finto di aiutarli, di comprenderli, di amarli, ma in realtà ha preparato per loro una condizione di dipendenza e, spesso, di infelicità e disorientamento.
La generazione che ha oggi fra 50 e 70 anni ha la responsabilità di aver allevato una generazione di ragazzi cui, nei limiti delle possibilità economiche di ogni famiglia, nulla è stato negato, pochissimo è stato richiesto, nessuna vera frustrazione è mai stata inflitta. Una generazione cui, a forza di generosi aiuti e sostegni di ogni genere e specie, è stato fatto credere di possedere un’istruzione, là dove in troppi casi esisteva solo un’allegra infarinatura. Ora la realtà presenta il conto. Chi ha avuto una buona istruzione spesso (non sempre) ce la fa, chi non l’ha avuta ce la fa solo se figlio di genitori ricchi, potenti o ben introdotti. Per tutti gli altri si aprono solo due strade: accettare i lavori, per lo più manuali, che oggi attirano solo gli immigrati, o iniziare un lungo percorso di lavoretti non manuali ma precari, sotto l’ombrello protettivo di quegli stessi genitori che per decenni hanno festeggiato la fine della scuola di élite.
Un vero paradosso della storia. Partita con l’idea di includere le masse fino allora escluse dall’istruzione, la generazione del ’68 ha dato scacco matto proprio a coloro che diceva di voler aiutare. Già, perché la scuola facile si è ritorta innanzitutto contro coloro cui doveva servire: un sottile razzismo di classe deve avere fatto pensare a tanti intellettuali e politici che le «masse popolari» non fossero all’altezza di una formazione vera, senza rendersi conto che la scuola senza qualità che i loro pregiudizi hanno contribuito ad edificare avrebbe punito innanzitutto i più deboli, coloro per i quali una scuola che fa sul serio è una delle poche chance di promozione sociale.
Forse, a questo punto, più che dividerci sull’opportunità o meno di bocciare alla maturità, quel che dovremmo chiederci è se non sia il caso di ricominciare – dalla prima elementare! – a insegnare qualcosa che a poco a poco, diciamo in una ventina d’anni, risollevi i nostri figli dal baratro cognitivo in cui li abbiamo precipitati.
Queste cose pensavo in questi giorni, assistendo all’ennesimo dibattito pubblico su scuola e università, bocciature e cultura del ’68, un dibattito dove – nonostante alcune voci fuori dal coro – la nuda realtà stenta a farsi vedere per quella che è. La nuda realtà io la vedo scorrere da decenni nel mio lavoro di docente universitario, la ascolto nei racconti di colleghi e insegnanti, la constato nei giovani che laureiamo, la ritrovo nelle ricerche nazionali e internazionali sui livelli di apprendimento, negli studi sul mercato del lavoro. Eppure quella realtà non si può dire, è politicamente scorretta, appena la pronunci suscita un vespaio di proteste indignate, un coro di dotte precisazioni, una rivolta di sensibilità offese.
Io vorrei dirla lo stesso, però. La realtà è che la maggior parte dei giovani che escono dalla scuola e dall’università è sostanzialmente priva delle più elementari conoscenze e capacità che un tempo scuola e università fornivano.
Non hanno perso solo la capacità di esprimersi correttamente per iscritto. Hanno perso l’arte della parola, ovvero la capacità di fare un discorso articolato, comprensibile, che accresca le conoscenze di chi ascolta. Hanno perso la capacità di concentrarsi, di soffrire su un problema difficile. Fanno continuamente errori logici e semantici, perché credono che i concetti siano vaghi e intercambiabili, che un segmento sia un «bastoncino» (per usare un efficace esempio del matematico Lucio Russo). Banalizzano tutto quello che non riescono a capire.
Sovente incapaci di autovalutazione, esprimono sincero stupore se un docente li mette di fronte alla loro ignoranza. Sono allenati a superare test ed eseguire istruzioni, ma non a padroneggiare una materia, una disciplina, un campo del sapere. Dimenticano in pochissimi anni tutto quello che hanno imparato in ambito matematico-scientifico (e infatti l’università è costretta a fare corsi di «azzeramento» per rispiegare concetti matematici che si apprendono a 12 anni). A un anno da un esame, non ricordano praticamente nulla di quel che sapevano al momento di sostenerlo. Sono convinti che tutto si possa trovare su internet e quasi nulla debba essere conosciuto a memoria (una delle idee più catastrofiche di questi anni, anche perché è la nostra memoria, la nostra organizzazione mentale, il primo serbatoio della creatività).
Certo, in mezzo a questa Caporetto cognitiva ci sono anche delle capacità nuove: un ragazzo di oggi, forse proprio perché non è capace di concentrazione, riesce a fare (quasi) contemporaneamente cinque o sei cose. Capisce al volo come far funzionare un nuovo oggetto tecnologico (ma non ha la minima idea di come sia fatto «dentro»). Si muove come un dio nel mare magnum della rete (ma spesso non riconosce le bufale, né le informazioni-spazzatura). Usa il bancomat, manda messaggini, sa fare un biglietto elettronico, una prenotazione via internet. Scarica musica e masterizza cd. Gira il mondo, ha estrema facilità nelle relazioni e nella vita di gruppo. È rapido, collega e associa al volo. Impara in fretta, copia e incolla a velocità vertiginosa.
Però il punto non è se siano più le capacità perse o quelle acquisite, il punto è se quel che si è perso sia tutto sommato poco importante come tanti pedagogisti ritengono, o sia invece un gravissimo handicap, che pesa come una zavorra e una condanna sulle giovani generazioni. Io penso che sia un tragico handicap, di cui però non sono certo responsabili i giovani. I giovani possono essere rimproverati soltanto di essersi così facilmente lasciati ingannare (e adulare!) da una generazione di adulti che ha finto di aiutarli, di comprenderli, di amarli, ma in realtà ha preparato per loro una condizione di dipendenza e, spesso, di infelicità e disorientamento.
La generazione che ha oggi fra 50 e 70 anni ha la responsabilità di aver allevato una generazione di ragazzi cui, nei limiti delle possibilità economiche di ogni famiglia, nulla è stato negato, pochissimo è stato richiesto, nessuna vera frustrazione è mai stata inflitta. Una generazione cui, a forza di generosi aiuti e sostegni di ogni genere e specie, è stato fatto credere di possedere un’istruzione, là dove in troppi casi esisteva solo un’allegra infarinatura. Ora la realtà presenta il conto. Chi ha avuto una buona istruzione spesso (non sempre) ce la fa, chi non l’ha avuta ce la fa solo se figlio di genitori ricchi, potenti o ben introdotti. Per tutti gli altri si aprono solo due strade: accettare i lavori, per lo più manuali, che oggi attirano solo gli immigrati, o iniziare un lungo percorso di lavoretti non manuali ma precari, sotto l’ombrello protettivo di quegli stessi genitori che per decenni hanno festeggiato la fine della scuola di élite.
Un vero paradosso della storia. Partita con l’idea di includere le masse fino allora escluse dall’istruzione, la generazione del ’68 ha dato scacco matto proprio a coloro che diceva di voler aiutare. Già, perché la scuola facile si è ritorta innanzitutto contro coloro cui doveva servire: un sottile razzismo di classe deve avere fatto pensare a tanti intellettuali e politici che le «masse popolari» non fossero all’altezza di una formazione vera, senza rendersi conto che la scuola senza qualità che i loro pregiudizi hanno contribuito ad edificare avrebbe punito innanzitutto i più deboli, coloro per i quali una scuola che fa sul serio è una delle poche chance di promozione sociale.
Forse, a questo punto, più che dividerci sull’opportunità o meno di bocciare alla maturità, quel che dovremmo chiederci è se non sia il caso di ricominciare – dalla prima elementare! – a insegnare qualcosa che a poco a poco, diciamo in una ventina d’anni, risollevi i nostri figli dal baratro cognitivo in cui li abbiamo precipitati.
DA R.LO.
61 commenti:
SCUSATEMI oh popoli, MA DEVI RIMETTERE, PER LA SECONDA VOLTA (avevo lasciato una frase a metà):
Mon cher Rosario, molto interessante questo articolo che ci fai leggere.
Bene, a "parte" l'analisi della situazione, se ci concentriamo sull'ultimo, senz'altro molto simpatico (!) paragrafo di Luca, ne potremmo fare di ermeneutiche ed altre interpretazioni...
Vediamone un po' qualcuna, velocemente.
Lo rimetto, cosi lo abbiamo sotto gli occhi (generalmente, questi aiutano nell'esegesi):
"Forse, a questo punto, più che dividerci sull’opportunità o meno di bocciare alla maturità, quel che dovremmo chiederci è se non sia il caso di ricominciare – dalla prima elementare! – a insegnare qualcosa che a poco a poco, diciamo in una ventina d’anni, risollevi i nostri figli dal baratro cognitivo in cui li abbiamo precipitati. "
Prendiamolo un po' alla volta.
La parola "Forse":
all'inizio. Meravigliosa...
In italiano indica, dunque, sia una certa incertezza, che una certa certezza.
"a questo punto":
ohi ohi, se guardiamo la data del suo articolo: il 23/7/2009! (siccome parla del '68, facciamo un po' i conti del tempo che ci è voluto per la sua "resa dei conti" - ma, meglio tardi che mai, no?)
"bocciare alla maturità":
sarebbe stato bello se avesse commesso un lapsus:
"bocciare all'immaturità"!
"ricominciare – dalla prima elementare! – a insegnare qualcosa":
secondo me, Luca esita (ci sono segni di questo altrove nel testo); mette l'esclamativo dopo "prima elementare!"... e, subito dopo, utilizza "qualcosa"... (e perché no, "qualcosina"?!)
"che a poco a poco, diciamo in una ventina d’anni":
qui, si sorpassa. Sia col "poco a poco", che con la "ventina d'anni". Basta rifletterci con umorismo, su questi ritmi e tempi.
"risollevi i nostri figli dal baratro cognitivo in cui li abbiamo precipitati."
Non ci vuole una grande dose di ingenuità per chiedersi, immediatamente: ma se siamo stati noi ("noi") a precipitarli (dei motivi ne tratta sopra), come possiamo fare, NOI, per tirarli fuori dal "baratro"? E come essere sicuri che non ci siamo dentro fino al collo, d'altronde? - qui, sull'eventuale SAPERE (la cognizione...) che permetterebbe l'estrazione, l'educazione... il circolo diventa particolarmente "vizioso".
Va be', do questa lettura un po' caricaturale, ma cio' non toglie che, tutto sommato, i suoi supposti "vent'anni", mi sembrano di un ottimismo assai iperbolico.
Basti considerare chi sono, appunto, la maggior parte dei prof. dott. ...
La loro evoluzione, anche politica. I tanti interessi e gusti che questi cambiamenti (annessi alle negligenze etc.) sottintendono negli stessi.
Ma qui, ci dilungheremmo. Ne abbiamo parlato diverse volte sul blog.
Resta che ci sono spunti molto interessanti in questo scritto assai autocritico.
Bisognerebbe approfondire.
Buona giornata.
P.S.
Dopo la "teoria", la pratica:
sono per la bocciatura?
No. (truzzi compresi)
E quindi, cosa fare?
Fare di tutto, malgrado tutto, per aiutarli, e ad ogni livello. Con fermezza, e pazienza...
Ma la politica...
Gli interessi...
Eccetera...
Già...
E' incredibile come delle cose "semplici" possano rivelarsi, nei fatti, talmente aggrovigliate.
Penelope
Affermi che non sei per le bocciature, ma non specifichi se sei sempre contro!
cara, scusa se mi permetto di dirlo pubblicamente, ma non mi dicevi che tanti prof. e dott. andrebbero bocciati?
(come minimo, eccetera...)
E non eravamo d'accordo sul fatto che la scuola andrebbe cambiata da cima a fondo, con spirito concretamente democratico E libertario?
E poi, sei veramente sicura che qualche bocciatura ai truzzi gli farebbe del male?
Guarda come funziona per la patente. Certo, mi dirai che la scuola non è una scuola guida:
quale "Codice" comune dal momento in cui è sulle idee che si possono avere sullo stesso che ci si divide?
Basarsi su delle conoscenze... neutre? Lasciare da parte le condizioni sociali ed economiche solo perché resterebbero fuori dai cancelli? Uhm...
Qui mi fermo con le domande perché una ne scrivo e dieci me ne vengono.
Giulietta
non capisco se la prof, nella sua arzigogolata e un pò fuorviante interpretazione del testo, sia a favore o contro la politica sessantottina..
personalmente posso portare la mia testimonianza concreta: conosco persone, con tanto di diploma e/o laurea, che non riescono a formulare un pensiero in italiano corretto..
onestamente credo che la "squola" non mi abbia dato la benchè minima cultura...mi ha imposto solo delle definizioni che in alcuni casi ho approfondito per curiosità personale...
dall'alto della mia laurea credo di poter affermare che mio nonno, contadino quasi analfabeta, era più dotto di me.
Il problema è molto più serio di quanto si possa far credere.
Ma è "il serpente che si mangia la coda": chi dovrà scegliere chi?
Mi spiego: se abbiamo professori ignoranti, politici ignoranti, politici colti che vogliono mantenere gli altri nell'ignoranza, ecc... (non mi dilungo sui mezzi di comunicazione di massa e sul potere, di chi li gestisce, di gestire con essi il pensiero degli altri...), come possiamo dare inizio alla "rivoluzione" culturale?
Una volta ci credevo. Oggi trovo "muri" (muli?) che mi impediscono anche di parlare, quando sanno che li porterei a ragionare diversamente... e, pertanto, sono seriamente demotivato!
Siete in grado di dare un suggerimento, diverso dai "forse" e "probabilmente"?
Un'idea diversa dalle bellssime e altrettanto sterili "letterine" di R.LO.?
arzigogolare e forviare? Uhm, Particella, ti lascio la responsabilità di questa opinione. (Ce ne sono proposte politicamente concrete nell'articolo?)
Per il resto (Spiderman), la critica, e le cose che descrive Rosario vanno bene. Perché non passi, tu ad esempio, a delle proposte concrete? Senza, come dici, "forse" e "probabilmente".
Ci dici: si deve o dovrebbe far cosi e cosi, per ottenere questo e quello...
Sei demotivato? ma, che ci siano delle difficoltà enormi è evidente! Mi sorprenderebbe il contrario in queste cose.
Coraggio...
Eccetera.
P.S.
Se sono a favore della "politica sessantottina?"
Ma, quale? Voglio dire, di idee ce n'erano tante.
certo che quello spirito mi piaceva!
Sull'uso di certe teorie, invece, ci sarebbe da vedere, ma qui, adesso, come fare? (e poi, ne abbiamo già parlato, e diverse volte: senza che se ne sia poi discusso, e non per mancanza di volontà da parte mia! inutile raccontarci storie, con facili sarcasmi)
Particella, cosa intendi, esattamente, con "politica sessantottina"?
Penelope
Cari giovani, sono io, Sarbatore vedete, ed ho ottant'anni più la quinta elementare e vi pozzo assicurare che mai ho incontrato un essero calabrese che abbia fatto, in vita sua, una mezza auto critica.
Siamo benissimo come siamo, la volete capire si o no?
Altro che rivoluzione culturale. Noi, non solo siamo nati colti, ma siamo stati, poi, anche raccolti
Scusate ma questo vale anche per me ecco perché sono sperto
POST 1
mi prendo tutta la responsabilità...ci mancherebbe :)
"Arzigogolato"= architettoso, ragionato, complicato, sofistico.
"Un pò fuorviante" = come lei mi insegna, l'interpretazione del testo, parola per parola ,può distogliere l'attenzione sul significato del testo, nella sua globalità.
POST2
Anzitutto mi scuso se sono stata poco precisa...naturalmente, poichè la discussione verteva sull'ambiente scolastico, per "politica sessantottina" intendevo gli effetti sul mondo scolastico provocati dalle riforme di quegli anni...soprattutto sul come si è riusciti a passare dal concetto di scuola per tutti, all'atto pratico di introduzione del pressappochismo culturale nell'ambiente scolastico.
POST3
credo che uno dei problemi della scuola, che ho avuto modo di toccare con mano, consista nel fatto che agli insegnanti, insigniti di tale titolo, sia lasciata la libertà di
decidere se educare seriamente o meno. Faccio un esempio pratico:
leggere in classe un paragrafo di storia o di geografia o addirittura di fisica, senza aggiungere niente di proprio, non credo porti molti vantaggi allo studente che volendo, quello stesso paragrafo, può leggerselo da solo a casa..
nel problema la soluzione...
Buongiorno pirati.
Perchè vi disperate tanto,siamo in agosto,godetevi le vacanze,la scuola è lontana...e immodificabile.
Oggi mare splendido e pulito. Almeno da questa parte. Da quel che ho letto sui giornali il tirreno è messo male.
Naturalmente da noi se non arrivano i turisti a lamentarsi tutto tace.
Storia vecchia anche questa.
A parte il grande fermento di bandiera, da noi che si dice?
Sommo la birra è scaduta!!!!!
alla Particella: vedi, i tuoi post li trovo assai vaghi, e, per tutto dire, buttati giù a casaccio, senza veramente riflettere.
Sul tuo primo commento delle 15.49, di ieri, parli di "squola", della tua laurea, della curiosità personale, e del tuo nonno, contadino quasi analfabeta. Bene, là sono d'accordo con te, ne sapevamolto più di te.
Insomma, a scuola dovresti ritornarci, senza più tardare. Non è una offesa, caro elemento chimico, è una constatazione, purtroppo.
Per il post 3 di oggi in particellalare, è chiaro che tu non sai ancora leggerlo da solo, un paragrafo.
Vuoi sapere perché?
"Nella riflessione la TUA dissoluzione."
Insomma, dici c. sia planetarie che satellitarie, orbi tali sulla scuola e sul resto.
Meno male che hai scritto poche righe.
Ma, ti troviamo simpatico lo stesso. E siamo sicuri che col tempo...
Cara Libertà, che piacere risentirti! Ehm, per le vacanze, sai come la pensiamo dalle nostre parti online.
Penelope
cara, spero che la parti cella chimica non ci resterà male, ci sei andata giù dura!
Libertà mi sor prende, l'anno scorso non usciva di casa se non c''era la neve, e se non facesse già notte, e adesso fa l'apologia delle spiagge....
Mah, dico che non puo' trattarsi, nel suo caso estivo, di una indigestione di loieri (sai, quei pesci regionali senza né vera testa né vera coda).
No, ci prende un po' in giro, la Nostra charmantissima.
Sono sicura che se gli capita di andare sul Jonio, lo fa solamente il mese di gennaio, a mezzanotte in punto, per il bagno nel Mezzogiorno!
Cara Libertà....
Giulietta
povara particella meadachiaveata, chi tu dici cumu si sta innerbusciennu
Bella "l'indigestione di loieri" mi ci è venuta la febbre!!!
E comunque non vi prendo in giro,sono sul serio al mare.
Avete azzeccato sull'orario del bagno. Bellissimo anche alle sei di mattina.
povera prof
costretta all'offesa immotivata..
eppure mi pareva di aver ammesso io stessa medesima di essere gnurante:/
ahhhhhhhh...la classe docente è da sempre la mia preferita!
PS.
ribadisco: il mio nonno contadino era molto più erudito (oltre che di me naturalmente) di molti esponenti del corpo insegnante che hanno contribuito alla mia formazione..
- Se potessi scegliere un luogo dove passare il resto della mia vita, coi mezzi di trasporto che ci sono adesso andrei sulla Luna. Non come astronauta o turista quindi, ma per poter sopportare meglio sia gli altri che me stesso. Lassù, infatti, le nostre coglionate pesano un sesto...
di J.xck
---
Cara Particella, come ti dicevo, non erano offese.
Ehm, questa sulla Luna di J. non c'entra con te. A scanso di equivoci. No, voglio dire: se sei implicato in queste forze gravitazionali, lo sei come ognuno di noi, malgrado il nome, che ti mette in orbita...
Penelope
"La face cachée de la Lune" (2003), film di Robert Lepage (Québec, Canada):
http://www.youtube.com/watch?v=qBKSEwp5h1w
vedere quanto l’autore/attore dice sulla Poesia.
Vince il concorso sui sei testi da inviare nello spazio...
Il video, dallo stesso film, lo metto qui sotto. Il personaggio principale Philippe)
legge, davanti ad una telecamera, una bella poesia del poeta Emile Nelligan (1879-1941):
http://www.youtube.com/watch?v=e6mExXr3wlM
P.
non per voler contraddire il signor J, ma credo che "le nostre coglionate", in quanto incorporee, non siano soggette alle leggi della fisica newtoniana...quindi, anche sulla luna, dovrebbero "gravare" uguale!
Cara particella, ti rispondo io al post di J.xck perché come ha letto il tuo piccolo commento "newtoniano" si è addormentato.
Vedi, se tu conoscessi la fisica delle particelle, non potresti scrivere simili coglionate.
Quindi, ti resta la scuola come rimedio.
Là, ad un certo punto particellare, con un po' di chance potresti sentir parlare anche della relatività generale, della fisica quantistica (là, saresti su orbite indeterminate, ancorché...), eccetera.
Insomma, potresti cominciare, STUDIANDO, a porti qualche buona domanda.
Tipo: Io, Particella talmente elementare, sono un corpo o un onda? Un fotone, un bosone, oppure un gran c.ne?
Bacini.
Penelope
p.s.
... un fermione, un melone, oppure un gran zuccone? (tutti dotati di massa, "come" la mela)
Da parte di J.
Cara, non pensi che, per vedere un po' da dove è balzata fuori, piuttosto che nella scuola bisognerebbe introdurla in un acceleratore?
G.
impossibile, certi testoni non ci capunu
P.
Ah! non l'avevo pesata cosi
Ehm, tu dici che si tratta, dunque, di una grossa particella. Grossa come una zucca se ho ben compreso. Quindi gli si puo' applicare la fisica newtoniana!
Pero' mi dico, benché poco istruita di tutte queste fisiche, povero Newton se gli fosse cascata sulla testa!
Giulietta
continui a rispondere con le offese perchè non hai solidi argomenti e come mercuzio parli di niente...continuo a compatitirti..
Certo, questa Particella non me la racconta giusta. Ma, secondo me che ho la quinta elementare, voi tutti dovreste restare al livello del concetto piuttosto che scendere in quello della "materia".
Ancorché pure i pensieri possono essere tutt'altro che immateriali...
Perfino la poesia ne ha bisogno... per poter diventare leggera.
Come succede alla fine del film di Lepage...
(belli i video!)
S.
ps
chiedo scusa per la balbuzie incipiente..
pps
non risponderò più agli attacchi gratuiti alla mia persona...se si vuole continuare a parlare di scuola con serie argomentazioni sarò felice di partecipare..
Particella, non cambiare le carte in tavola. Rileggi il tutto a partire dal tuo primo commento...
Dunque, mercuzio ci sei tu etc.
Con questa bella differenza: che io, anche volendolo, non ti posso più compatire. Me lo ha prescritto il medico. Mi ha detto, tutto va bene madame, ma basta coi compatimenti gratuiti o ti cascano le p. alla fine.
E per rimetterle a post, ma chére dame, son dolori.
Fai cosi: grattati le tue, invece di stuzzicarmi le mie
(oppure, va ti curca)
Penelope
Brava Particella, ottima idea!
Ho appena visto il tuo "commento". Non rispondere più dunque (quale grazia Biat'A!), e se proprio vuoi parlare di scuola, innanzitutto ritornaci, sui banchi (vedi tu comunque).
Ripeto: non sono offese tutte queste ma constatazioni.
P. & Soci
Pero', se Particella non ci vorrà rispondere (e su cosa poi?) senza andare verso altre sue orbite estreme (per evitare la scuola), poiché ci tiene di certo non gli manca lo spazio per, concentrandosi, trattarne della scuola.
Una sua bella e approfondita teoria,e op! nello Spazio infinito...
(che so, tipo: "chiudimu li squoli, aprimu li pascoli della pura libertà"?!)
Giulietta
grazie...grazie...grazie prof.
è grazie a gente come te e la signorina anonima (un nome una garanzia), così boriose e chiuse mentalmente, che il paese continua a retrocedere culturalmente, economicamente, inesorabilmente..
ORA E SEMPRE GRAZIE!
ah, rieccola...
Mah, quand'è deciderai di metterti a riflettere?
E, soprattutto, di smetterla di voler giocare al più fine (ti mancano parecchi requisiti), vedrai che dirai meno c.ate., come o peggiori di quest'ultima qui sopra. Per "il bene del paese"...
Ah, Giulietta ti dice che qui, di anonima, matricolatissima, ci sei solamente tu per il momento.
Ci sei già andata, a
Penelope
Mi spiace, ma il dato di fatto oggettivo, è che la scuola continua a promuovere l'ignoranza..
camminare con i paraocchi e mandare in chissà quale posto chi la pensa diversamente da te non cambia le cose...
Piera Cozzetto.
Per servirti.
Cara Particella alias Piera, sopra ti domandavo: ci sei già andata a// scuola?
Ma la "scuola" essendo de caduta...
Bene, qui, di essenzialmente oggettivo, c'è la tua vaghezza; unita, secondo me, ad altro.
Non ti sento tanto sincera insomma (potrei dirti perché?)
Vaghezza: anche perché né ti decidi a dire qualcosa di preciso su quanto si dovrebbe fare (a partire anche dall'articolo se vuoi) né, tampoco, noi abbiamo espresso tutto quello che pensiamo a proposito e quindi parli a vuoto. Che poi, di tutte queste belle cose ne abbiamo parlato, sul blog.
Ci siamo?
Cara Piera, sei sicura che non sei un'altra/o di questi Calabresi che vogliono avere sempre ragione a tutti i costi?
No, perché di questo "sport" regionale, tu che sottintendi di non aver nessun tipo di paraocchi, ne avrai già sentito parlare.
Sai che coinvolge quasi tutti, peggio del calcio.
(tranquillizzati: non è il nostro caso visto che ci prendiamo spesso in giro da soli se hai un po' seguito)
Va be', sono sicura che non puoi seguire a pieno quanto ti sto dicendo (lo so perché altrimenti avresti reagito in modo ben diverso, compreso l'umorismo etc.)
Ti domandi amo infine: ci sei andata a scuola tu a parte il valore assoluto (?) che gli vorresti forse far prendere in quanto alla non ignoranza-più-che perfetta? (se ti andrebbe pure bene un po' imperfetta, nonostante tutto, precisalo)
Perché non ci racconti la tua esperienza scolastica?
Tutto questo, per dire che se c'è del vero su quanto mi dici sopra su una certa scuola, non sappiamo cosa c'è dietro.
Ah, permettimi: sei sposata?
Cara Piera, noi non ci conosciamo credo, ed è
"J." che mi ha chiesto di domandartelo
(lo chiami cosi).
Su con la vita! E dicci, alla fine, cosa vuoi fare per la scuola e... per il paese... A parte dire cose vaghe.
Penelope
perdindirindina...parlate come 2 vizzochelle...cosa mi devo sentire domandare...troppo divertente!
per tornare al mio misero ed elementare concetto, espresso basandomi esclusivamente sull'esperienza personale...credo che un insegnante (promosso a tale ruolo a pieno titolo, ci mancherebbe) può anche permettersi di entrare in classe per parlare di niente, senza che nessuno controlli effettivamente il suo operato..
CI SONO ANCHE DEGLI OTTIMI INSEGNANTI, non lo metto in dubbio, ma questo solo qualora la loro coscienza o il loro buon senso gli impongano una certa professionalità.
La scuola per tutti (concetto connesso alla politica sessantottina) dovrebbe dare le stesse opportunità ad ogni ragazzo italiano di crescere culturalmente ed intellettualmente, ognuno secondo le sue reali potenzialità..non innalzare il livello totale del nonsapere.. (come invece è accaduto, basti confrontare il livello culturale di un diplomato di 50 anni fa con quello di un laureato di adesso).
La soluzione, come dicevo prima, è contenuta, secondo me, nel problema stesso, ma non sono certo io, piccola particella senza arte nè parte (nè signor particella al seguito) a poterla elaborare in modo preciso.
PS
questo naturalemte è solo un aspetto di un problema moooolto complesso...ossia ho analizzato solo un aspetto in generale senza voler colpire nessuno in particolare:)
va bene
LA FINESTRELLA (del il mio computer) FA I CAPRICCI STAMATTINA! RIRIDIMETTO (per poco il café era fr.):
Va bene un cornibus! (= un corno che ha preso il bus sbagliato)
la Piera senza particella, a parte le "vizzochelle" (la petite "salope"!), continua a dire cose vaghissime, altamente campate in aria.
Ma dove vivi bella mia, in quale sfera ad angolo rotondo?
... "la scuola per tutti e ciascuno secondo le sue reali potenzialità..."
Ma si puo'? Bordel!
C'è da ridere o da piangere?
Pura piccola retorica auto gargarismica senza alcun minimo sesso della situazione concreta, economica, politica, culturale... che sia logica o tot illogica...
Meno male che gli italiani che adesso ci vanno quasi tutti a "scuola" per diventare truzzi o altri imbranatissimi mammoni (...) capacidi far girare le piccole e medie e grandi industrie di e di... hanno a disposizione gli immigrati. Bordel triplo!
Come prima la nostra rincoglionita nobiltà (ed altra "alta" e piccola borghesia) faceva con la servitù i braccianti ed altri articoli terreni...
Allora, a parte dire co.te immense e lapidarie, ed in più oltremodo ritardatarie anche sul fatto che 50 anni fa i laureati erano preparati: già, ma a far che? - ma li hai visti tutti questi felliniani dott. avv. e prof.? Cosa avevano, cos'hanno "realizzato" , eh? - Dov'è la minima novità, dove una piccola speranza di cambiamento?
Diciamo...
Allora, volerci tutti artisti? (+ spinelli e coca per allargare i limiti del e del, e della "coscienza" che si espande ed altre del genere), mentre il low cost etc. etc., e nel frattempo c'è sempre più pieno di vecchi che e che...
Già, già...
E questi preti & monaci, religiosi o altri che raccontano altre co.te iperboliche dalla mattina alla sega mentre poi... e come mai prima, in duemila anni...
Ehm...
La volete sapere, si, che mi sono rotta quelle cose a forza di sentire idealismi talmente sballati, senza né testa né coda?!
In Italia, il paese dei mobili immobili...
Bon, un economia pianificata alla urss? Eh? = tu fai il meccanico e tu zappi e tu il dirigente ed io il teorico, e zitti e non rompete più le p. e viva l'alveare?
No. No,evidentemente?
Ed allora cosa?
Chiuderla questa discarica?
E perché no. Cosi andiamo tutti a rape ed a cucuzze
da coltivare sui bordi dei nostri fiumi puzzolenti.
E poi...
Scusa, Piera, ca mi sta esciennu 'u café.
Dobbiamo approfondare fra non poco e scusate gli errori salvo sbagli
Giulietta
Sono io Salvatore, buongiorno a tutti.
Cara Giulietta, possibile che ti devi arraggiare tanto e di prima matina?
Dici dell'Italia: "mobile immobile"..
Ma, e dove le mettiamo le automobili?
Le Alfa del tuo Romeo, le Ferrari, le Baudo, le Bongiorno, le Frecce tricolori, la Accelerate del sud, le azzurre tipo la Pellegrino, le Buttiglione... le Rocco comunali?
Senza parlare di tante altre mobilissime marche, ancora più Beate...
Smettetela con le grosse madeparodiche
Salvatore che con la quinta elementare ne ha viste altre in ottant'annni
Bonjour braves gens, ça va?
Nous partons en "vacances". Mille Buone cose a tutti, donc.
"Le Vacanze di Monsieur Hulot", 1953, di Jacques Tati:
http://www.youtube.com/watch?v=ncyCgWQhcJ4
(nel video, fare attenzione al canto degli uccellini)
P.
Salve pirati!
Siamo in ferie?
E' anche giusto.
Le mie vacanze procedono a gonfievele.
Oggi mare mosso, come piace a me, e nuvole all'orizzonte.
Voi che fate di bello?
I pdeini che dicono?
Mare grosso anche per loro negli ultimi tempi.
Non vedo un tg da due mesi,come procedono le inchieste di Bari?
Disperse con "Icaro due" come caso Unipol?
E i nostri, a parte le delusioni per mancato introito,ops,incarico che fanno?
BUENOS AIRES - Ci sono anche Lucio Battisti, Gino Paoli e Nicola di Bari tra i cantanti censurati dal regime che prese il potere in Argentina nel 1976: lo afferma la stampa locale, ricordando che nella 'lista nera' dei militari gli interpreti italiani sono in compagnia, tra gli altri, di John Lennon, Eric Clapton, Pink Floyd, Queen, Roberto Carlos e Astor Piazzolla.
Le canzoni censurate sono 'E penso a te' di Battisti-Mogol, 'Mia' di Nicola di Bari, la versione italiana di 'La donna che amo' cantata da Gino Paoli e scritta da Joan Manuel Serrat, e 'Tanti auguri' di Boncompagni-Pace. Nella lista ci sono inoltre Joan Baez, Rod Stewart, Charles Aznavour, Serge Gainsbourg, Victor Jara. Tra i numerosi argentini finiti nel mirino della censura ci furono cantanti rock ma anche tanti interpreti del folklore e di altri ritmi locali, precisa la stampa, ricordando che tra il 1978 e il 1983 il comitato responsabile dalla censura, controllato dai militari, mise fuori circolazione più di 200 pezzi. "Si tratta di canzoni ritenute non adatte per i servizi della radio-diffusione", sottolinea un documento del comitato pubblicato dalla stampa.
o briganti in vacanza, sveglia...
e che diamine?!
chi ce lo narra senno' quanto hanno ancora saputo combinare i municipedici?
(ah, abbiamo saputo che la galleria sta per sbucare infine, ma nel Calamo!)
errore, sta sbucando, certo, ma dentro Muccunu
da quali fonti attingi?
Giulietta
sei sicura delle tue?
allora la galleria l'hanno fatta passare sotto il livello del Calamo, non vedo altre alternative
J.
le mie fonti sono sicure, si tratta di un "errore" - uno dei geometri più dritti della maggioranza prima di passare con la minoranza per fare un dispetto, alla retta (che corrisponderebbe al tracciato sotterraneo previsto nel progetto) ha sostituito una perpendicolare a partire dal centro, in discesa
L'assessore ai lavori pubblici, poverino, si è strappato i capelli dalla rabbia quando se ne è finalmente accorto
(a quel punto, Elio, nell'acqua fino al collo, avrebbe detto col pugno alzato ma senza spada: conbagni, andiamo avanti che il dado è tratto)
G
questa si ch'è buona!
i Verdi cosa ne pensano?
da noi i Verdi pensano?
non lo sapevo
Pero' sembrerebbe che vogliano approfittarne per ripopolare la fauna locale rilasciando una dozzina di rospi ed un'altra di crochice Tra Cadamu & Muccunu
G.
viva la vida, acquatica
Ma, non è venuta fuori un po' troppo in discesa questa galleria?
sembra una condotta forzata!
mi domando se oltre alle crochice non si potrebbe mettere pure qualche turbina
e buonanotte
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