RIFLESSIONI

Non esiste un’opinione pubblica forte, abbastanza efficace da frenare la rapacità dello “stato”. La paura di un crollo disastroso impedisce un’esplosione.
Il politico odierno “gioca” con la paura che recepisce dalla società. E se negassimo il nostro consenso alle fumose speculazioni di coloro che hanno il solo scopo di ricerca di potere, ricchezza e gloria?
Questi “personaggi” dal carattere equivoco e antimorale meritano di scomparire ancora oggi squallidi servi sostengono, per ovvi motivi, i “potenti” privilegiati. Sciocchi complici di un “attivismo senza pensiero, impegnati a rafforzare il mondo esistente: rappresentarlo per rafforzarlo. Non pensare ma comunicare” (così M. Zanardi in un intervento su Repubblica del 3 aprile 2008 titolato: “La tentazione del non voto alle prossime elezioni”).
“Disertare le elezioni significherebbe rifiutare la logica cui tanti soccombono, di votare per il male minore… si dice, lo dice ogni politico, che non votare sarebbe peggio, ebbene allora bisogna volere ciò perché si è pessimisti o qualunquista. Una tale accusa è un ulteriore segno della miseria dei politici.”
Lasciamo a questi i dibattiti privi di senso, la facile, limitata e presuntuosa superficialità.
Osserviamo con “occhio/critico”, riflettiamo sui logori slogan, e così via. Infine decidiamo: astenersi o partecipare all’ennesima abbuffata restando digiuni?
“Oggi astenersi -sostiene Zanardi- si pone come un autentico atto politico: ci obbliga a confrontarci con la vacuità delle odierne democrazie”:
Talvolta non fare nulla è la cosa più violenta da fare.

FILIPPO GALLIPOLI
(18/05/09)