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Sul web compare il virus del panico
Twitter e i microblogging moltiplicano i timori
ANTONIO SCURATI
Sul web compare il virus del panico
Twitter e i microblogging moltiplicano i timori
ANTONIO SCURATI
C’è qualcosa che non torna. Apparteniamo all’umanità più agiata, sana, protetta, longeva che abbia mai calcato la faccia della terra, eppure sembriamo la più impaurita, insicura, isterica, e menagrama. Noi ipertecnologici e iperinformati baby boomers, noi figli dell’ultimo letto in cui il prospero Occidente seppe sposare crescita economica a crescita demografica, noi nati, cresciuti e pasciuti nel più lungo periodo di pace che la storia ricordi, noi che sappiamo tutto (o che crediamo di sapere tutto), siamo poi pronti a prestar orecchio alla diceria del primo untore che passa, ad abbandonarci a suggestioni di massa, siamo la più facile preda di angosce da fine del mondo imminente. Si tratta, però, di una fine del mondo in 140 caratteri. La lunghezza massima che Twitter - la rete di microblogging del momento - concede ai suoi utenti per i loro messaggi di testo. Sembra, infatti, che la «mente globale» di questa formidabile rete sinaptica di socializzazione via Internet non abbia fornito brillante prova di sé in occasione dell’influenza suina di questi giorni. La sua iperattività, la sua immediatezza, la sua sovramotilità di comunicazione hanno, al contrario, generato una risposta chiaramente patologica.
Messi di fronte a una potenziale minaccia letale, i microblogger di Twitter pare si siano dati in pasto a un immotivato panico globale. Anche una breve rassegna dei milioni di messaggi postati sul sito dimostra chiaramente che se ci limitassimo a usare Twitter come piattaforma informativa, tutti noi avremmo già svuotato gli scaffali dei supermercati, ci saremmo barricati in casa e avremmo cominciato a ingrassare la doppietta del nonno. Insomma, su queste reti ultraveloci dello scambio d’informazioni iperdemocratico le epidemie dell’immaginario viaggiano ben più veloci delle epidemie reali. Non è certo una novità, osserverà qualcuno. E a ragione. Già l'informazione tramite carta stampata, e soprattutto quella televisiva ha in passato dimostrato più volte la propria inclinazione a sovradimensionare i pericoli, favorendo nel suo pubblico una corrispondente sovrastima dei propri stati emotivi angosciosi. Ora, però, questa spirale perversa della paura che si nutre di se stessa compie un salto di livello. Con un dispositivo come Twitter tutti i fattori di distorsione di un corretto flusso comunicativo sono presenti al massimo livello: rumore bianco, assenza del contesto della notizia, enunciazioni motivate solo dal desiderio di partecipare alla chiacchiera, chiacchiere dettate principalmente dalla volontà di avere un seguito.
E così, in un istante, il contagio diventa orbitale, l'informazione diventa superstizione, la psicosi collettiva ritorna alla sua oscurità medioevale. E non si può nemmeno liquidare la regressione con una scrollata di spalle. Abbiamo, infatti, imparato da tempo che - come insegna magistralmente Ulrich Beck - nella società mondiale del rischio, la messa in scena dei pericoli è parte integrante di essi. Una volta espulsi dalla razionalità moderna di previsione e controllo, eiettati verso un mondo di rischi non calcolabili, la loro rappresentazione collettiva entra a pieno titolo nel processo di costituzione della cosa rappresentata. Un’immaginazione globale isterizzata sovradetermina il mondo reale. Troppo spesso abbiamo osservato che la paura di una realtà immaginaria finisce con il creare quella realtà di cui si aveva tanta paura. Con gli attacchi di panico le cose vanno così: tutto a un tratto il tuo intero organismo reagisce come se nella stanza fosse entrato un leone. Sudorazione, iperventilazione, battito accelerato, il cuore che pompa il sangue agli arti inferiori e superiori, vista traslucida, tutti i muscoli e gli organi del corpo pronti all'azione. Pronti al gesto disperato da cui dipende la vita o la morte. Però, il leone non c'è. Niente da temere, niente da fare, niente da capire. Solo un vergognoso disturbo psichico.
E allora viene la depressione. Ci si sente degli invalidi senza giusta causa, degli inetti, letteralmente degli imbecilli. E allora ci si spiaccica sul divano, ci si prepara una cena smodata di cibo spazzatura e si accende la televisione. Oppure si manda qualche messaggio di massimo 140 battute agli amici ignoti di Twitter. E il ciclo di falsi allarmi, false promesse apocalittiche, panico immotivato e depressioni secondarie può ricominciare. Fino al prossimo diluvio, la prossima catastrofe atomica, la prossima peste suina. Il problema con tutto questo è che non ci sarà il leone ma ci sono le iene, ci sono gli sciacalli, i serpenti a sonagli. Pericoli meno regali, minacce striscianti ma non meno letali. Ti entrano in camera furtivi, protetti dal rumore della loquacità di massa, ti sbucano alle spalle sfruttando il cono d’ombra gettato sulla terra al tramonto da un pettegolezzo universale pronto a dir male di tutto e di tutti pur di non muovere un dito per l'utopia necessaria di un mondo migliore. Il vero guaio è qui: nemmeno più la fine del mondo è una cosa seria. Tutte queste passeggere apocalissi prêt-à-porter sono solo un alibi che forniamo ai nostri complici torpori.
Messi di fronte a una potenziale minaccia letale, i microblogger di Twitter pare si siano dati in pasto a un immotivato panico globale. Anche una breve rassegna dei milioni di messaggi postati sul sito dimostra chiaramente che se ci limitassimo a usare Twitter come piattaforma informativa, tutti noi avremmo già svuotato gli scaffali dei supermercati, ci saremmo barricati in casa e avremmo cominciato a ingrassare la doppietta del nonno. Insomma, su queste reti ultraveloci dello scambio d’informazioni iperdemocratico le epidemie dell’immaginario viaggiano ben più veloci delle epidemie reali. Non è certo una novità, osserverà qualcuno. E a ragione. Già l'informazione tramite carta stampata, e soprattutto quella televisiva ha in passato dimostrato più volte la propria inclinazione a sovradimensionare i pericoli, favorendo nel suo pubblico una corrispondente sovrastima dei propri stati emotivi angosciosi. Ora, però, questa spirale perversa della paura che si nutre di se stessa compie un salto di livello. Con un dispositivo come Twitter tutti i fattori di distorsione di un corretto flusso comunicativo sono presenti al massimo livello: rumore bianco, assenza del contesto della notizia, enunciazioni motivate solo dal desiderio di partecipare alla chiacchiera, chiacchiere dettate principalmente dalla volontà di avere un seguito.
E così, in un istante, il contagio diventa orbitale, l'informazione diventa superstizione, la psicosi collettiva ritorna alla sua oscurità medioevale. E non si può nemmeno liquidare la regressione con una scrollata di spalle. Abbiamo, infatti, imparato da tempo che - come insegna magistralmente Ulrich Beck - nella società mondiale del rischio, la messa in scena dei pericoli è parte integrante di essi. Una volta espulsi dalla razionalità moderna di previsione e controllo, eiettati verso un mondo di rischi non calcolabili, la loro rappresentazione collettiva entra a pieno titolo nel processo di costituzione della cosa rappresentata. Un’immaginazione globale isterizzata sovradetermina il mondo reale. Troppo spesso abbiamo osservato che la paura di una realtà immaginaria finisce con il creare quella realtà di cui si aveva tanta paura. Con gli attacchi di panico le cose vanno così: tutto a un tratto il tuo intero organismo reagisce come se nella stanza fosse entrato un leone. Sudorazione, iperventilazione, battito accelerato, il cuore che pompa il sangue agli arti inferiori e superiori, vista traslucida, tutti i muscoli e gli organi del corpo pronti all'azione. Pronti al gesto disperato da cui dipende la vita o la morte. Però, il leone non c'è. Niente da temere, niente da fare, niente da capire. Solo un vergognoso disturbo psichico.
E allora viene la depressione. Ci si sente degli invalidi senza giusta causa, degli inetti, letteralmente degli imbecilli. E allora ci si spiaccica sul divano, ci si prepara una cena smodata di cibo spazzatura e si accende la televisione. Oppure si manda qualche messaggio di massimo 140 battute agli amici ignoti di Twitter. E il ciclo di falsi allarmi, false promesse apocalittiche, panico immotivato e depressioni secondarie può ricominciare. Fino al prossimo diluvio, la prossima catastrofe atomica, la prossima peste suina. Il problema con tutto questo è che non ci sarà il leone ma ci sono le iene, ci sono gli sciacalli, i serpenti a sonagli. Pericoli meno regali, minacce striscianti ma non meno letali. Ti entrano in camera furtivi, protetti dal rumore della loquacità di massa, ti sbucano alle spalle sfruttando il cono d’ombra gettato sulla terra al tramonto da un pettegolezzo universale pronto a dir male di tutto e di tutti pur di non muovere un dito per l'utopia necessaria di un mondo migliore. Il vero guaio è qui: nemmeno più la fine del mondo è una cosa seria. Tutte queste passeggere apocalissi prêt-à-porter sono solo un alibi che forniamo ai nostri complici torpori.
SEGNALATO DA R.LO.
6 commenti:
Radio Birdman - Man with golden helmet
http://www.youtube.com/watch?v=m1KNrPBVOrY#
Sonic Youth: Sugar Kane
http://www.youtube.com/watch?v=3AbtabVQlrY
Grinderman - When My Love Comes Down http://www.youtube.com/watch?v=Ii5a1omiHFc
Radio Birdman - Man with golden helmet
http://www.youtube.com/watch?v=m1KNrPBVOrY#
Sonic Youth: Sugar Kane
http://www.youtube.com/watch?v=3AbtabVQlrY
Grinderman - When My Love Comes Down http://www.youtube.com/watch?v=Ii5a1omiHFc
FIRMINO Sam SAVAGE (2008).
pag. 41
Il mondo fuori dal mio adorato negozio di libri era tutto un divorarsi a vicenda in una feroce competizione, un si salvi chi può. Ogni cosa era lì, pronta a colpirci a morte, implacabile. Le probabilità di sopravvivere un anno erano pari a zero. […].Ho letto il diario di Anna Frank, sono diventato Anna Frank. Gli altri potevano provare infinito terrore , appiattirsi, spaventati in un angolo, sudare di paura,ma, non appena il pericolo passava, era come se non si fosse presentato, così riprendevano a troterrellare felici. Felici per tutta la durata della vita, finché non venivano schiacciati o avvelenati o colpiti da una barra di ferro che gli rompeva l’osso del collo. Io invece sopravvivevo a tutti loro e, di contro, morivo migliaia di volte. Ho percorso la vita trascinandomi dietro una bava di paura luccicante come una lumaca. Quando morirò davvero, sarà una delusione.
www.twitter.com/pakipresente
Cinque maggio
Buongiorno
MASSIMO GRAMELLINI
Lei fu. Siccome celibe dopo il nuzial raggiro stette Berlusca immemore curvo sul suoTapiro.
Gentile Cavaliere senza dama ma giammai sotto scacco, se riproduciamo con qualche aggiustamento la prima strofa dell’ode dedicata al suo predecessore corso, non è solo per rendere omaggio al teatro Manzoni di sua proprietà : quel tal Sandro autor di un romanzetto ove si parla di promessi sposi(e mai una volta di divorziati, che bigotto). La vera ragione che ci spinge a entrare in concorrenza con il vate Bondi è il desiderio di scongiurare la sua deriva a sinistra.Sua non di Bondi, che a sinistra ci è già stato una volta da giovane e ha promesso di non farlo mai più. Sua di lei, gentilissimo Cavaliere con tante dame a prova di smacco. Come ha potuto contrarre il virus comunista della dietrologia? Per anni ha ironizzato sull’abitudine dei rossi di immaginare complotti alle loro spalle. E adesso ci tocca sentirla dire che la decisione di sua moglie sarebbe stata ispirata da un sobillatore, da un Grande Vecchio che manovrando gli umori biliosi della signora punterebbe a danneggiare lei, l’Eterno Giovane. Davvero pensa che dietro la fine di una relazione, che a quanto ci è dato di capire era finita da un pezzo, possa esserci un intrigo politico? Davvero pensa che le spettatrici del Tg4 smetteranno di votarla perché una donna che hanno sempre trovato antipatica si accinge a chiederle gli alimenti? Davvero pensa che quegli smemorati degli italiani, quando fra un mese si andrà alle urne, ricorderanno ancora questa storia?Ai poster l’ardua sentenza
Lizz Wright - My Heart
http://www.youtube.com/watch?v=JuzswRpQhCI
something's got a hold on me - ETTA JAMES
http://www.youtube.com/watch?v=hmexOmLyuVU
Nina Simone - Don't Let Me Be Misunderstood
http://www.youtube.com/watch?v=klyea0oYYrE
Cassandra Wilson - St. James Infirmary
http://www.youtube.com/watch?v=T8a85lQxLiQ
Sarah Vaughan - My funny Valentine
http://www.youtube.com/watch?v=dntaJEqH9IM
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