L’ingegnere, che cercava sempre i fari na via e dua sirivizij, a malincuore s’era staccato dal vis à vis con l’ex-sindaco ed altrettanto a malincuore aveva riattaccato bottone col professore. Da quel limite invalicabile in fondo alla piazza gli risultava alquanto difficile nicchiare, perder tempo, ruzzulijari. Il misticismo dell’attesa ed una paesinità da pro loco a titillare i velopenduli della vanità di gente beatamente accomodante. La piazza e svogliato il viavai. Querulo il chiacchiericcio. Gli uni con gli altri, con artificiosa cordialità, a darsi gran pacche sulle spalle, fra parole dette, non dette, circostanze. «Hai visto quanta gente che ci sta?» «Hai visto…?» «A ssa vota vincimu raveri!» «Mo’ cci vo’.» «A ssa vota facimi tririci.» «Sacci si staju n’atra picca?» «Mi nn’haj i lejeri!» «Cca rittu?» «…Va’, va’ nsarivamientu!» Furbastri della miglior specie, indomabili biscazzieri, lacchè tutt’inchini e baciamano, infallibili signorsì, ruffiani (ir)rispettosi, a tastoni, a tentoni, alla cieca, con rassegnazione, a confondersi nel bel mezzo del gorgo, della mischia, della mandria, allo stato semibrado. Un conversare persistente, sdolcinato, di maniera. Qualcuno che non si conosceva, qualcuno di cui si diffidava, qualcuno che si preferiva non incontrare. A farsi vedere. A darsi arie. A pietire. Fra fragranze ordinarie e variopinte ed effluvi innominabili. Afrori ascellari e sudori copiosi di caratteri ansiosi. Eau de toilette cacharel. Eau de parfum rocco barocco n. 3. After shave versus di gianni versace. Effusioni di gel creativ fissante grafic e shampoo ultra dolce di garnier, agli estratti naturali di kiwi. Le parole a fluire inesauribili, con l’identico ordine ed immutato tono d’appena un’ora prima o dell’altro ieri. Espressioni e pose facciali, a cui le parole s’accompagnavano, a risultare inedite ed inaspettate, in qualche modo autentiche. La sincerità a sgattaiolare incontrollata, sconcertante, dalla mimiche e fisionomie, solo ad uno sguardo più smaliziato e attento, perdendosi appresso all’impressione che ci si trovasse in presenza d’eroiche persone comuni, nella loro foggia e fattura più genuina, schietta, arrendevole. Consciamente assertori dell’accondiscendenza a non mettere nulla in discussione, tranquillamente a sagomarsi la vanteria d’un santo in paradiso per assicurarsi un cantuccio ben riparato, perché: a santi cumu t’aruri e a curtu cumu t’aiuti.
Briosa ed assordante una tarantella di sottofondo. L’edicola. Le panchine. I platani. Il 100% acciaio inox del monumento equestre ai caduti. L’inutile biblioteca. Il colore di pannocchia di granturco appassito delle case affacciate sulla piazza. Sui tetti cisterne d’acqua ed eternit a prova di bomba. A qualche metro dei lavori in corso. Sulla recinzione il cartello:
Briosa ed assordante una tarantella di sottofondo. L’edicola. Le panchine. I platani. Il 100% acciaio inox del monumento equestre ai caduti. L’inutile biblioteca. Il colore di pannocchia di granturco appassito delle case affacciate sulla piazza. Sui tetti cisterne d’acqua ed eternit a prova di bomba. A qualche metro dei lavori in corso. Sulla recinzione il cartello:
Realizzazione palizzata micropali per consolidamento piazza.
Ditta raccattatutto appalti s.n.c.
Ing. prog. pappaterra. Dir. lavori: ing. mangialavori.
Termine dei lavori. 30/02/99
Spesa prevista £ 1.289.000.000*
*fatti salvi i casi previsti dalla normativa vigente
Ing. prog. pappaterra. Dir. lavori: ing. mangialavori.
Termine dei lavori. 30/02/99
Spesa prevista £ 1.289.000.000*
*fatti salvi i casi previsti dalla normativa vigente
Nenti nenti sacrirenti
Fin dall’inizio del comizio, l’oratore con la sua loquacità irrefrenabile non sottraeva spunti, motivi ed ispirazione, ad un happyfeet appagato e soddisfatto, per trattenersi. Tutti pendevano dalle labbra di quel predicatore pluridecorato, appesi alle sue parole, senza lasciarsi sfuggire l’intensità del flusso travolgente d’emozioni e retorica paesana, anche per un solo istante. In posa, all’erta, sguardo fisso ed esploratore, in faccia uno stupore indefesso, a studiarsi il portentoso miraggio. Le stesse facce, sorprese e stupefatte, che s’indovinavano al passaggio del transatlantico rex, in otto e mezzo di fellini. La voce a tuonare possente e chiara. Il gesticolare a tratti isterico. Al punto giusto le necessarie impuntature: roboanti punti esclamativi in una melodiosa cacofonia. Il tono sicuro del discorrere e l’abilità oratoria sfoggiata in pompa magna avevano un checché del sermone, della paternalistica apprensione petulante d’un pater familias coinvolto anima e corpo nell’educazione della prole, della spiegazione pedante d’una vecchia maestrina zelante, senza tuttavia quel qualcosa d’ordinario o straordinario che riuscisse a sollecitare una riflessione di rilievo, un meditare interessante, un checché d’imprescindibile. Le cose che nessuno avrebbe voluto ascoltare nessuno orecchio avrebbe udito. Le cose che si desiderava sentir dire l’avrebbe snocciolate una ad una, praticamente buttate lì. Le stesse, noiose ed incancrenite cose di sempre. Ogni parola, ogni aneddoto, ogni invettiva, ogni movimento, sovraccaricato, funzionale alla costruzione d’una tesi plausibile, verosimile, a breve apparentemente inattaccabile, nulla lasciato al caso. …Chira vucca ghera na ricchizza! La peculiare dote naturale d’influenzare, suggestionare, convincere, i fari gnuciri ruospi, moscerini e sorci rossi, travalicava le normali doti d’un mediocre demagogo di paese, sicché s’era in presenza d’una vera e propria devozione e lo stato di grazia, per così dire, si perpetuava inalterato da anni. Dalle movenze a tratti d’impaccio al flusso delle parole, ora sussurrate, ora gridate, balzava fuori l’immagine d’un protagonista astuto ed infaticabile, maledettamente pieno di sé, indiscutibilmente in sintonia con i bisogni di tutti. Nel corso degli anni, la perfezione del discorrere aveva raggiunto gradatamente una compiutezza fine a se stessa, sicché si poteva serenamente affermare che l’ex sindaco continuasse a parlarsi addosso. Il lusus naturae di sputacchiare all’orizzonte dei quattro venti tradiva un entusiasmo contagioso da cui giovava mantenere un certo distacco, se non altro per precauzione. L’astio e l’acredine, per cui a chini u pijava nniri e a chi l’atterriva o solo malediva, si palesavano nella concitazione del discorso, divenendo attributi d’una autentica e sanguigna attitudine a cummannari: ca chini cummannari ‘un surari.
L’oratore con tutto il fiato in corpo coram populo s’abbaccagliavari. La folla in solluchero. Si celebrava la fine della noia della sensatezza e l’estasi della mediocrità. Un gruppuscolo altezzosamente in disparte, davanti al bar, di spalle alla sala giochi. Qualche omuncolo a girellare sordo. Insensatezze intellettuali e schifiltosa puzza sotto al naso, suggeriva l’indignazione facile di pièfelice.
Con la matematica precisione del calare e spuntare del sole, in ogni comizio o discorso consiliare che si rispettasse, con che destrezza, con che colpo ad effetto l’incantaserpenti scodellava fuori dal cilindro di prestidigitatore il vecchio vocabolario di tutt’una vita, ancora intonso in verità. Un novello illusionista, alla stregua di quelli che si vedevano nella tivù in bianco e nero, nei vecchi shows del sabato sera, scaltri ad incantare con conigli, colombelle ed assi a saltar fuori da ambedue le maniche. Da quando gli era balenato in testa il ticchio d’andarsene a spasso con tutte le 2256 pagine d’uno zingarelli con rilucente copertina rossa, non riusciva più a staccarsene: …ché doveva pur avere la parola giusta al momento giusto, cristo santo! Con un’insolenza tutta sua, happyfeet a ridersela di gusto, …ché l’ex-sindaco–ancora-in-ballo ne sapeva una in più i ru riavulu. Analisi grammaticale, semantica, filologica, sintattica: l’interpretazione un’arte e il turdus-merula-novello-illusionista l’artista. Ogni parola da interpretare ed adagiare nel contesto più consono e appropriato, mica per ghiribizzo o a caso, senza pontificare su significati figurati e meta-letterali, …ché i vocabolari esistono appunto all’uopo, maledizione! Una cosa del genere andava imitata e piéfelice l’avrebbe fatto.
Patrimierulu, quand’era in vena, era tutto uno scoppiettio di spumeggianti scintille, pronto a tirar fuori, con l’esitazione prodigiosa dei fuochi d’artificio: libri e sussidiari di prima mano, informali excerpta, tomi unti e bisunti, taccuini, carnets, brogliacci, blocks-notes, quotidiani ingialliti, gazzette e bollettini ufficiali, quaderni a quadretti e a righe in bella grafia, brochures e foglietti spiegazzati, scartoffie e tutt’intera un’intera libreria. A volte i suoi assi li sfoderava con parsimonia, svogliatamente, quasi avesse paura d’esaurire le scorte di sorprese da tirare fuori da sacchette, sacchittelle e d’a mariola i ra giacca, facile a scucirsi per la smania del suo cercare. Non si trattava solo di metafore, d’aneddoti di gioventù, di puntigliosi elenchi borbottati con viva partecipazione di compaesani più che trapassati, di rime in vernacolo i chira bonanima i ru patru, scovate in qualche angolo di soffitta, …orbene si trattava di tutto un po’, come nelle bancarelle di robivecchi dove non si rinviene mai ciò che si cerca, ma incredibilmente s’incoccia in ciò che non serve. Poteva pure capitare che, con immutata destrezza e pari maestria, ti sbattesse sotto il muso un bel trattato d’urbanistica tutt’incellofanato. A quell’apparizione, immancabile l’esultanza e assoluta l’approvazione entusiasta. Il gesto, anche se scontato, andava comunque sottolineato, …perchè mettersi lì a fare lo schizzinoso o il raffinato, a guardare u pilu ntra l’uovu? Un’edizione aggiornata, nuova di zecca, dello stesso anno addirittura, costata un occhio della testa. …Ché il piano regolatore era un’indecenza, un’ignominia addirittura, e a saper cercare c’era scritto pari pari. …Ché ognuno doveva disporre della possibilità di costruirsi una dimora su misura sul proprio scampolo di terra. A seguitare un parapiglia d’incitamenti a mettersi in proprio, a scervellarsi, a darsi da fare, a spremere meningi e sfinteri, a serrar pugni, a costruire ex novo occasioni ex nihilo, ex nihilo occasioni ex novo, mattone su mattone, chianu chianu, senza grilli per la testa, …ché a far da sé si fa per tre. Addio posto fisso, addio illusioni pie e, a valanga, fantasie. Niente più miracolati e/o raccomandati. Intraprendenza e genius loci, auto-impiego e voglia di fare, e tante parole d’ordine in libertà da invocare a mani giunte e con generosità, viatico per la felicità …ta-ra-ta-tà.
…Auto che? Assordata dal tripudio di applausi e di osanna, pure una vecchia signora s’infervorava e s’interrogava risoluta. I capelli bianchi. Il volto rubizzo. Esile la figura. E una minuscola speranza a balenarle scaltra nella luce degli occhi.
La folla ad infiammarsi, affollandosi vieppiù sotto il palco catafalco. In una confusione di volantini e stendardi biancazzurri, la tiritera oratoria del gonfalonista-nient’affatto-comunista, gonfalonista per via del drappo che da ex s’era cucito addosso, a non quietarsi. L’ennesima parola d’ordine errante da orecchio in orecchio. In un mentre di scroscianti battimani, approvazioni e sorrisi soddisfatti, …variante!, …variante!, gli astanti entusiasti a sfiatarsi. La suscettibilità a qualsiasi sviluppo, inficiata dalle pastoie del piano regolatore generale, imponeva una variante, l’ennesima, nel rispetto ed a salvaguardia dell’ambiente, beninteso. Una, dieci, cento, mille varianti. La folla a starnazzare, sbraitare, invocare. Una variante valeva l’altra. …A si sapiri accuntintari, ogniruno putìa mintiri pisci ntru panaru!
Rassegnato su come la parlantina del merlo-gonfalonista-non-più-comunista sapesse convincere e affascinare, il professore scrollava la testa cullandosi d’una vanagloria controllata, per come egli non riuscisse ad essere incantato o incastrato in alcun modo. L’oppressione per l’irrespirabile aria d’elezioni ad attanagliarlo, il suo disprezzo a farsi incontentabile. Solo due giorni al grande evento.
Happyfeet non stava più nella pelle al pensiero di qualche accomodamento ben assestato. …Un’altra variante? Vulissa diu! Un maestro, un genio impareggiabile! Gloria patri, figliu, spiritu santu, haiu truvatu u fissa miu, finu a chi campu!
La rintronata signora ancora non si raccapezzava sull’atto in piedi, atto in fieri o benaccetto auto-tranviere, che già le si propinava la benedizione dell’ennesima variante, ma senza alcun dispiacere s’unì immediatamente al coro. …Ogni cosa putìa fari broru, fosse stato pure nu cantaru viecchju. La preoccupazione d’un posto ben riparato per il figlio, quarant’anni suonati, a farla penare. Aveva chiesto e bussato, pregato e regalato, ma nulla da fare: …ca a ru munnu ci vori furbarìa e nenti cchiù. Il nuovo ufficio al comune, dritto sotto l’uscio di casa, …che fortuna provvidenziale! Proprio vero, si consolava, ca a maronna aiutari sempi chini tena cchiù bisuognu! Non poteva fermarsi dal bussare e chiedere, pregare e regalare, quindi, …ché il figlio seduto tutto il santo giorno a non far niente, lo voleva proprio vedere prima di crepare …Auto che? Dannazione, proprio non ricordava!
«…Il lavoro, signori, il lavoro! Lo sviluppo di questa valle…» aggiungeva con veemenza il merlo-dei-merli-gonfalonista. Bisognava studiare. Impegnarsi. Darsi da fare. Intraprendere. Imbarcarsi. Il senso di responsabilità nell’interesse della comunità. «In questa media valle del crati sì carica di storia, gente operosa e di buon cuore.» Progresso. Sviluppo. Fabbriche. Come al nord. Più che al nord. «…Puri s’u tiempu sua, a r’ogni cosa, ci vori.» Stabilimenti. Officine. Opifici. Un’area industriale. Un parco fluviale. Un lago artificiale. «Il grande business, perdinci! …Ché al giorno d’oggi si tira fuori l’oro pure da scarti, avanzi ed escrementi. Un mastodonte ingoia-e-trita-tutto. …Altro che pattumiere! Altro che discariche! Fauci spalancate a trangugiare ogni schifezza ed un enorme buco di culo a liberare pepite profumate, aurei dobloni, dollari sonanti.» Altro che nord e settentrione «…e chini i vira chiri facci i cazzi?» Sufficiente non accontentarsi. L’impellenza del consumare in un arruffarsi di sogni ad occhi chiusi, mani tese, ammirazione a bocca aperta. L’ingrata severità e la contrarietà dei piantagrane a rattristarlo. «…Eh ru gisù nazzarenu …e chi malanova!» Tanto già era stato fatto. Solo ad essere ciechi non si vedeva tutto il progresso e l’altrettanto sviluppo di rimando, che a non stare attenti si finiva con lo sbatterci direttamente il grugno.
L’indomani stesso, l’ingegnere-pièfelice avrebbe messo su tenda e vettovaglie nell’ufficio tecnico comunale, per non lasciarsi sfuggire nessuna opportunità: non poteva certo starsene a guardare, mentre gli altri impunemente ad approfittarsene. Da quando il responsabile dell’ufficio si faceva vivo si e no nei giorni dispari, bastava non distrarsi, …ché c’era sempre qualche architetto della malora che zaff… ti lasciava a bocca asciutta! …Vulissa diu e la santissima vergine maria, nuovamente patrimierulu sindaco in saecula saeculorum! Una variante, un’aggiustatina, un ritocco, un’altra variante, da abituarcisi a cuor leggero, senza sconvolgimenti e recriminazioni. …Ora pro nobis, in nomine patris, amen.
L’ex-sindaco-comunista-novello-predicatore-gonfalonista gli adepti se li sceglieva con cura. Ogni accolito a studiarselo scrupolosamente nei movimenti e negli intenti, ad assicurarsi che di grilli in testa non ne avesse. Con fair play e minuzia, ad accertarsi che ogni personale interesse non travalicasse la sensibilità d’animo d’adattarsi nella veste di creatura appagata e compiaciuta nel servirlo e riverirlo, come si conveniva ad una persona del suo stampo, dacché su un punto non ci potevano essere fraintendimenti: a rimestare ntr’u caccavu avìa di ghessiri sempi e sulu ghillu! Non tollerava che si mettesse in discussione il suo stare un passo avanti, il suo diritto di precedenza conquistato sul campo, il venire prima degli altri e sopra gli altri. Lo sfizio della scelta più giusta e appropriata ad inebriarlo d’un entusiasmo sempre nuovo, per una luna di miele che si trascinava in segni d’ammirazione spropositata, lodi sperticate quanto audaci. Senz’apparente motivo o ragione, tutto ad un tratto s’infuriava. La presenza d’un qualsiasi discepolo o affiliato, anche dopo anni di condiscendenza e cortesie, d’improvviso a divenirgli insopportabile, tormentandogli il sonno e rendendogli le giornate amare. Rabbia e delusione, per la scoperta del cattivo acquisto o dell’invisa conquista, a renderlo scorbutico e permaloso, …ché u suvierchiu rùmpiri puru u cuvierchiu! A stento riusciva a nascondere il risentimento, maledicendo i cani arraggiati che l’avevano usato, dato il ben servito, scaricato. Con la stessa facilità con cui si disamorava parimenti s’innamorava, pronto ad occultare il rancore per il torto subito, lesto altresì a lasciare perdere insensate antipatie, purché s’accettasse la condizione d’umile aiutante alla causa, la sua. Seguace, sodale, braccio destro e\o sinistro, ausiliare, spalla, vice, assistente, factotum, sensale, ascaro, vassallo, valvassore, valvassino, chauffeur, galoppino, ciò più che si gradiva o rendeva felice, purché non s’aspirasse al suo posto, perché come togliergli il pane di bocca …e che cazzo!
Distratto ora dal comiziante ora da pensieri solo suoi, il professore sustijavari, sogghignava, si spazientiva. Sulla faccia l’espressione inquieta di chi non credeva ai propri orecchi. La constatazione che un comunista, così d’un botto, si fosse piegato alle ragioni del mercanteggiamento e della convenienza lo disgustava. Stizzito si mordeva la lingua. D’un tratto a sbottare: «…ma guardalo il comunista tutto d’un pezzo! …Ha fatto fortuna il comunista irriducibile, però. …Forza, seguilo il tuo padrone! Afferralo l’osso, …se no te lo fregano da sotto i denti!» Quindi, tirandosi con ostinazione i lobi auricolari: «…gesùcristomio, queste mie sante orecchie che devono sentire! …Non ti manca che il panegirico, oramai.»
Parlottavano alla solita distanza di sicurezza, …dacché il prof. non un passo più in là avrebbe fatto. Un eccì, un colpo strozzato di tosse, un cri du chat, una gragnuola di passi ovattati, clacson stizziti, spocchiose suonerie di telefonini infinitesimali, l’improbabile alfabeto morse dei display luminosi, guaiti. L’oratore a sputacchiare e sentenziare. Le parole a spezzarsi in improbabili vagiti, a stordire, ingannare.
Il-merlo-doppiogiochista-fanfarone-non-più-comunista, dopo aver vantato una fede comunista immacolata, in estremis s’era evangelizzato, infatuandosi e delirando di gioie e delizie del libero mercato, …ché il comunismo più che morto e sepolto e il lutto andava elaborato. …Meglio sorvolare sul fatto che l’economia della zona continuasse ad abbeverarsi unicamente ai fondi dello stato e di quell’abbeveratoio, dove nessuno pagava pedaggio, ognuno voleva approfittarne, con la complicità di qualche politico d’alto bordo o secondo piano: …c’adduvi mangiani rua, mangiani puri tria! Ingenti flussi di denaro a sostegno d’attività produttive fragili, effimere, sulla carta, che si disperdevano in rigagnoli inestricabili o svanivano fugaci, sempre e comunque, nelle stesse saccocce capaci.
Piéfelice aveva subito abbracciato il nuovo dogma, sventolando stendardi, gonfaloni, zivuli né janchi né russi. Compagno concretezza avrebbe pur potuto stigmatizzare quell’assoluta mancanza d’inibizioni con i versi di catullo: ista cum lingua, si usus veniat tibi, possis\ culos et crepidas lingere carpatinas (con codesta lingua potresti, all’occorrenza, leccare culi e sandalacci di cuoio), ma si morse la sua di lingua e preferì dir altro. «Signor’iddio, che leccaculo! Giochi di parole, metafore ed antifone, ma tu badi al sodo, tu. Devi toccare con mano, concretizzare, …ché di sicuro c’è di mezzo un beneficio d’afferrare e di cui giovarsi. …Il solito mammalucco che sono! Certo, in via dell’abbondanza. In pieno centro storico. Eccola, la tua benevolenza! …Certo che hai il tuo bel da fare! …Un affare come quello! Capisco rappacificazioni e larghe intese, …i profitti soprattutto. L’importante è non guastartela con nessuno, rimanertene con le spalle al sicuro. La gente non dimentica… Ed io, imbecille, a perder tempo ascoltandoti pure. Le belle spiegazioni, …certo che ci sono delle spiegazioni! …Benificiorum memoria labilis est iniuriarum vero tenax (Il ricordo dei benefici è labile, quello degli sgarbi persistente). Per qualcuno, però, i favori sono difficili da dimenticare. L’essere permanenti ad irrobustire e rinfrescare la memoria, al pari d’una consistente e prolungata cura di fosforo.» Il professore, nonostante tutto, non si smentiva. Ci teneva a far vedere quant’avesse studiato e quando meno te l’aspettavi ti rifilava la sua botta d’erudizione, altro che panegirici e vaneggiamenti, per dindirindina!
«…E chi Maronna! Mò mi fa proprio jistimari. …Ma quale via della miseria e dell’abbondanza? Che cazzo mi stai a raccontare c’un tiegni nemmeni l’uocchj ppi chjangiri!» L’ingegnere punto sul vivo, tanto disse e s’allontanò, maledicendo il filosofo ed il suo erudito bla bla bla. Non ne poteva più di quelle pretenziose divagazioni, si sintìari a capa nu varrilu, cu tuttu chiru parrari i cazzi! Il signor-so-tutto-io con la sua prosopopea gli era insopportabile. Un ghé-tardi-ni-virimi-rumani, a non ingannare. Come se non bastasse, aveva preso pure l’abitudine a stuzzicarlo con quell’odioso ritornello sui suoi piedi: …ma i tuoi piedi… ta-da-ta\ happyfeet… ta-da-ta\ happyfeet… ta-da-ta. Un’ironia che non trovava per niente divertente. Di canzoni e sogni non sapeva che farsene: ca ogni bella canzuna veniri a noia.
ROSARIO LOMBARDO
da "I loveyou, un corno!"
17 commenti:
Mi è capitato in questi giorni d'incocciare in un libricino di aforismi dI karl Kraus ( Un tascabile a 1000 lire della newton di qulche anno fa) così mi è venuto in mente di condividerne qualcuno con chi avrà la bontà di leggerli. Qualcuno di essi potrebbe essere pure "complementare" ( con l'opportuna angolatura o angolazione delle sensibilità) al racconto. Consiglio di munirsi di goniometro.
«Il valore della cultura si rivela nel modo più chiaro quando una persona colta prende la parola a proposito di un problema che sta fuori dall'ambito della sua cultura»
«Spesso il talento è un difetto del carattere»
«Ci sono due specie di scrittori. Quelli che lo sono, e quelli che non lo sono. Nei primi forma e contenuto stanno insieme come anima e corpo, negli altri forma e contenuto vanno insieme come corpo e vestito»
«L'ultimo dei galoppini ama sentirsi su un piedistallo. La cosa potrebbe essere molto bella, molto fiera, giustificata. Naturalmente se in piedi ci fosse un Goethe. Ma se un imbecille intralcia il cammino, un Goethe non riesce ad andare avanti»
«Democratico vuol dire poter esser schiavo di tutti»
«Cultura è quella cosa che i più ricevono, molti trasmettono e pochi hanno»
«Quando una civiltà sente vicina la propria fine fa chiamare il prete»
«Si evita la società. E la società allora ci va a trovare in territorio neutrale: si siede sfacciatamente al nostro tavolo in un locale pubblico. La domanda: 'Lei permette vero' - che non ha mai tono interrogativo - è la perfidia maggiore. Si viene presi al laccio dalle convenzioni»
«Il sano senso comune pretende di seguire l'artista 'fino a un certo punto'. L'artista dovrebbe rifiutare di farsi accompagnare anche fin là»
«Il filosofo volge il suo pensiero dall'eternità al giorno, il poeta dal giorno verso l'eternità»
«Personalmente ciò che mi tocca da vicino è la degradazione dell'umanità e la sua disponibilità a sopportarla.»
Caro Rosario
sono d'accordo con molte delle cose che dici nel commento al post qui sotto, indirizzandole a me. Ti rispondo qui.
Ho gli aforismi di K.Kraus, qui sopra, sotto il tuo bellissimo estratto, che c'è oggi sul blog.
C'è quello "sul filosofo e sul poeta", che trovo molto bello e, tutto sommato, giusto.
Resta, che l'uno non esclude l'altro, in questo mondo. Lo sai bene.
Per quanto riguarda il Tempo: e giusto e mi piace quanto dici, come pure, evidentemente, il fatto che sei andato sul 1/2 blog di Penelope, della Prof.
"M'innamoravo di tutto"... Mi sembra di ben comprendere, perché succedeva anche a me.
E mi succede ancora. Saremo rimasto "bambini" malgrado tutto. Cosa sia poetica, che filosofica.
E' vero quanto dici sul fatto che il tempo scorre diversamente a seconda dell'età.
Su questo, devo avere qualche cosetta annotata. Ci ho cogitato su queste cose come ahi visto (a volte, anche quando stavo su una spiaggia... a guardare il va e vieni del mare... = poetica spontanea)
"La Calabria era sempre quella, ero io che ero diverso".
Idem da parte mia, e di molti che leggono queste nostre righe penso.
Ancorché, in modo ogni volta personale.
Restare "bambini" pur cambiando, con quel certo animo... che tutto scopre e tutto inventa...
Infine, per il "Grand con": non esiste.
Come non esisteva la versione ridotta.
Caro Rosario, se continua, ci innamoriamo...
1000 buone cose, ed a presto per altre tue. In attesa del libro, se posso permettermi e senza teorizzarci sopra sul fatto di essere nelle librerie eccetera eccetera anche perché mi sembra che la pensiamo più o meno allo stesso modo e su tante cose.
Ma, non su tutto.
Da qui, credo, certe incomprensioni. Caratteri compresi.
Che poi, in fondo, si tratta di libertà. Lo sappiamo bene.
Saluti a Te, ed a Tutti i
Pirati.
Per il video di Pasolini: conosco queste sue parole. Mi piacerebbe scriverne qualcosa. E' profonda un max la sua analisi.
Ci voglio ben riflettere, in relazione ad altre cose.
Di cosa si tratta quando parla di "anarchia"? etc.
Ma, soprattutto, fin dove è cosi (malgrado tutti i disastri). Va tutt'altro che da sé, tutto questo. Beninteso, c'è molto di vero. ma farei 'come al solito, qualche osservazione: senza nulla togliere, né al poeta, né allo scrittore.
E già che ci sono: rispetto alle distruzioni di cui parla (avvenute in poco tempo etc.): nel mio piccolo avevo scrivacchiato cose non molto dissimili: con una immagine, ad esempio: quella di aver subito un bombardamento improvviso da noi, di elettrodomestici, tv, e simili, comprese simboli ed annessi... Con quelle conseguenza.
Senza parlare di altri tipi di distruzione, molto più diretta, riguardo a certi popoli: anche molto prima...D'altronde, alcuni testi e video (dalla Tv) di Pasolini li avevo segnalati tempo fa, in altri luoghi.
Non si tratta, per me, di aver ragione, anche se do torto su questo o su quello a qualcuno: ma, di qualcosa che va nel senso... di quanto trovano le mie minuscole meningi. Dato che tutto questo ci e mi concerne.
Come vedi, ho personalizzato. Ma, tu lo sai bene, come fare altrimenti? Parlare alla terza persona plurale?
Ninnillo
p.s.
sopra, ho scritto "Ho gli aforismi", all'inizio. Volevo dire che Ho letto gli aforismi, qui sopra...
Certo, ho pure il libro, in francese, ma non a casa.
Mi ci devo rimettere.
Avrai notato che J.xck, all'inizio dei suoi, lo cita.
Là dove Kraus dice che gli aforismi contengono "una mezza verità".
Mezza verità... Meraviglioso modo di dire, per un aforisma sull'aforisma...
Darebbe un quarto! di rosso e di quello buono visto come, egli, puo' pensarli e comporli.
Non c'è alcuna ironia o sottinteso in questo che sto dico, cosi come sopra.
A presto.
N.
«L'aforisma non coincide mai con la verità, o è una mezza verità o una verità e mezzo.»
Il sopra ed il sotto mi si confondono ( alludo alle immagini da cartolina riportate sopra) e non voglio certo guastarvi la festa ma quei testa di cazzo al governo ancora insistono con quella legge sulla caccia che prevedeva la possibilità di imbracciare un fucile a sedici anni e altre belle cosette. La legge dell'Orso se non sbaglio. Come dire non c'è mai limite al peggio.
E' vero, non c'è mai limite al peggio. Bordel!
p.s.
Caro Rosario,
è dura avere il cuore di un Poeta eh?, in un paese (non parlo solo di Acherungia) dove tutti o quasi (Mister No non c'enytra: uff!) "parlando" stanno zitti...
Cattivello? Uhm...
Per andare nellon stesso senso radicale ma, evidontemente vero:
"Acri a Gonfievele", spazio di Libertà antifossili del tipo imbranati ma bravi... dato che la famiglia è brava dall'epoca della Grande sega cosmica in qua...
O bande prodi e baldi della inutilità politica ed annessi per cretini, del b.d. del mondo, passate il tempo ad inc. facendo finta di niente, come avete sempre saputo fare! Vuva e tutta 'a l'intelligenza protostorica dei miei due Articoli rotondi!
Uhm uhm...
poeticamente
Siamo alla seconda bottoglia o popoli, stiamo bene di salute e di mente e di cosa più sotto,
ehm; dov'eravamato rmasti?
Ah, alla nunziajata
ehm, si parla degli elettevoli ed altre mezze seghe
beninteso
Ci assentiamo per qualco giorno, ma Forza tadia
Andiamo nel Ber di Amelie...
Bene, devo togliermi dalla testa 'sti citrulli di eletti (ma quando mai hanno parlato? gliela darei IOOOO la Qiestone del mezzo gior,o,
banda di piccoli fricuni crinici dalla nasciata che aportarvi in giro mmi nbasconderei!
E stanbno là...
ta ta ta e ri tata ta
Con un salutini al nostro Tosario. noi suimui 'mbieachi ed in Vino veritas, e mandiamo a f.
(eh? ma che lingugio usa, am, non si fa, ma, ma, ma ,ma ,ma ,ma ,ma, bande do baccala malgrado loro stesi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
caro Rosario, siccome sono ubrieaco non marcio, priia di andare nel Bar di cui sopra, vorrei dirti che ho scritto Tosario... sarà un lapsus, dato che tu tosi?
Bordel, ci vedo male quando bevo tre bicchiero
Rosario, tu tosi le capre e le pecore beninteso... beninteso
I nostri artistici...
Ehm, più seriamente: perché non li prendiamo a pomodori? E' vietato?
Cosa aspettiamo, un miracolo del beato?
Amore, ma ti pare modo corretto di spremerti in codesto modulo?
Parli a gente in serie
Controllati
Giusto amore, il vino non è acqua, bordel! (ci mancherelle)
Mi ritiro da Amelie fino alle due per "smaltire" l'eccesso di verità intestinale. (Caro Rosario e Pirati...)
Altrimento, ho messo troppi ponti esclamattivi non so pio dove, seriamente lo dico, qui sopra crede, perché mi sono appoggiato proprio sopra un bottoncino adatto, ma è fatta e quindi non si puo' cambiare il mondoamezzanotte per andare in paradiso a mezzogiorno!
Siamo dunque andati a cento metri da casa... ma siccome domani ci dobbiamo svegliare alle 5 e mazza per prendere il treno per Dauville (Normandia) ho deciso di non esagerare alla mia giovane età vergine.
Potrei dire diverse cose, sui commenti quasi vinicoli di sopra. Ad esempio, che stiamo cercando di comporre un monologo (chi nel teatro va, nel teatro trova? uhm...) su un tipo (non povero) che ubriaco si mettesse (ah la libertà del vino buono) a parlare da solo su quello che sente.
Quello che sente, bordel!
Ma, ci siamo accorti che siccome avevamo effettivamente bevuto qualche bicchiere non di troppo...
No, per farlo bisogna essere relativamente sobri.
Non necessariamente beninteso, ma un minimo come minimo.
In ogni modo, da noi (ohi ohi ohi) che si sia poeticamente ubriachi, o meno... addio ô popoli felici (?)
Poi, altrimenti, sempre 33 la stessa, questione "incastratura" di se stessi e perpetua nel luogo beatissimo (ma rompipalle grave per non dir peggio) per vecchi rimbambiti in pensione o in vacanza...(stimatissimi beninteso: sono brave persone, ci mancherebbe, e sagge, come si deve (direbbero V.P. o G.A.....)
Cosa si diceva? Ah, che uno frega l'altro, è cosi normalmente, fregando innanzitutto se stesso e tutta a cuda chi lli penni arrieatu, e quindi la sua sudata "buona reputazione" per reputazione che servono solo ma non a tutti i moribondi. (Non male l'espressioe, credo, ma andrebbe arricchita questa a partire dalla coda.)
Sorvoliamo, ma diciamo: dove l'appoggiano questa serietà per Cose perse? Su quale Questione diventata Istituzione del mezzogiorno?
Va be', queste cose sono evidenti ma è come se non lo fossero perché...
(Non tutti rientrano nel quadro, beninteso, ma la maggior parte si ed a volte lagamente.)
Mais, bordel, possibile che nel nostro quotidiano (...) acrese o bisignanese o luzzitano o cosentino... ci si debba sempre gira e gira e rigira, ritrovare sulle conneries fatte e misfatte di nuova infelice memoria? Aspettate... chers amis, a che punto dunque siamo, qui, noi giunti prima di eserci un po' dispersi?
Uhm, ehm, a nessun punto in particolare? Come meravigliarsene?
Riflettiamoci allora: vediamo un po' questa storia di serietà del pisello per vecchi prof tipo ventilazione mentale artificiale per gente ahi noi in buona salute: cosa cavolo facciamo, gli diamo ancora retta?
Se si, povera Calabria, felix...
Potrei continuare fino a domani alle 6... prima del treno, ma poi se non dormi amo...
Dunque, è chiaro che quello che provo, lo provate...
Eh! (non raccontatemi insalate senza condimento)
nNn ci resta, allora, che cambiare, DA SUBITOS, e "TUTTO"!
Come fare? Ma, quando qualcuno suona le solite campane moscie politiche a mortuoriu senza morto... mandiamolo, allegramente, a quel paese, l'imbranato cronico d'infelice memoria zoppa al limite inconsapevole (all'83% in fondo).
Ci siamo?
Ci simu?
Che poi, non è, e non deve essere la nostra questa scampanellata.
Bordel triplo senza bemolle!
E lasciamo che parlino ste sotto specie di quasicitrullici al calduccio nelle loro testoline beate che credono sempre d'avere a che fare con pecore come loro e simili...
Cerchiamo, ohe Pirati, di sempre trovare nuove espressioni più o meno letterarie... rispetto all'Alta polliittica per baccalà nostrani, ed altri.
Un attimo che mi rileggo...
Voilà, per "concludere": questa è, la Rivoluzione...
E nessun altra.
Buona notte.
E scusate gli errori dovuti al vino che è buono e quindi...
J.
n.b.
penavo d i non aver fatto sbagli questa volta ma ce ne sono.
Un aggiunta: dicendo "questa è la Rivoluzione e non altra", semplifico e non mi riferisco, specialmente a quanto tento di dire.
Insomma, e salto...
chi si vergogna di esprimersi, a questo punto è fregato. Non ci piove.
Ci sarebbero da scrivere libri su questa attitudine pseudoseria...
(Stile come fa il Nostro R... per intenderci.)
Ciao, ed a fra qualche giorno.
Noi a Voi.
Perchè Ninnillo e J.xck scrivono nello stesso stile ed usano gli stessi intercalari?
Mi sa di presa per i fondelli...
Vostro aff.mo Ashop
Caro Ashop,
ci siamo "conosciuti" un po' su altro sito.
Rispondo (dato che si tratta di me e del tizio che dici) in ritardo perché non c'ero, e senza computer tanto per cambiare.
Quanto chiedi qui sopra è facilmente spiegabile. Vedi, Ninnillo non fa altro che copiarmi.
A forza, sfido io che abbia preso queste pieghe ai pantaloni...
Ti saluto. 1000 Buone cose.
J.
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