14 aprile 2009

DA "IN NOMINE SANGUINIS"


Lastricate di cemento le strade dei sogni.‏


Stare tutto il santo giorno immobili ad aspettare impenitenti il chissà come ed il chissà che, poteva essere un’attività davvero interessante per un buddha imbronciato acciambellato nel bel mezzo d’un fottuto marciapiede, dall’acciottolato consumato dal calpestio dei piedi dell’intera città. Gli sconosciuti da tener d’occhio e accompagnare passo passo non mancano certo in una città di 70.000 abitanti o poco più. La vittima designata a muoversi ignara, col bagaglio di pensieri in testa e un incedere titubante o deciso, comunque spedito. Gli bastava puntar la propria preda, rimanendogli alle calcagna ad occhi spalancati, finché non fosse scomparsa lesta, inghiottita da un’auto, un autobus dell’amaco spa, dietro l’angolo, risucchiata in un negozio, in un portone qualsiasi. Forse nemmeno tu, esimio lettore patentato, senza che te ne sia mai accorto, sei riuscito a metterti in salvo dal suo occhio cecchino. Già t’immagino mentre ti ni va’ frustieru per le vie di cosenza. Una meta precisa. Il deambulare soprappensiero anziché no. Di prim’acchito, ad uno sguardo, attento o distratto che sia, ad aprirtisi davanti uno squarcio pressoché sincero, mentre te ne stai lì assorto ad osservarla questa città d’antenne e parabole, citofoni e condizionatori d’aria, buche d’asfaltare e transenne, sonnolenti muri scrostati. Dal colle pancrazio, il castello svevo a custodire l’intero agglomerato urbano. Il crati e il busento a racchiudere in un bozzolo incancrenito il suo centro storico. Il tanfo dei cassonetti e gli effluvi quotidiani. L’olio fritto di friggitorie, pizzerie, rosticcerie. I tavolini ancora vuoti, la fragranza innaturale dei croissant, di prima mattina, dai bar. Le marmitte delle auto e gli scarichi. Le polveri sottili di cui nemmeno sospetti l’esistenza, e di cui, in ogni caso, non te ne fregherebbe niente, preso come sei da mille incombenze, un appuntamento a minuti piuttosto che un nuovo tormento. Una città covo e rifugio. Una città decorosa, sonnacchiosa, ferocemente bruzia. Una città che ti si spalanca davanti nella sua normalità insindacabile. Un velo di belletto a bell’apposta per non tradire pudore alcuno, da non sorprenderti affatto quando a fior di labbra ti affiorano le parole: cusenza unn’è na città. È na metropoli! Una metropoli nell’anima e nel corpo, frutto di pura ed asettica immaginazione all’incarto. Uno stupido posto dove rimanersene accampati prima del requiescat in pace. Bava alla bocca, i cusintini sanno essere così smargiassi! …Che ha da invidiare cosenza a roma, milano, firenze, copenaghen? …Eccolo il chiodo fisso, la domandina perspicace, ad arrovellare all’unisono i cervelli i ri cusintini tutti, senza differenza di sesso, età, fede politica e religiosa, appetiti. Arruffate e inzuppate le penne, un posto dove pavoneggiarsi. Castelli in aria, asini in volo alla catena, l’immaginazione ingorda a riempir pancia e testa senza 1€ da sborsare. Politici megalomani, funzionari e impiegati megalomani, cittadini esemplari d’ogni età, risma e buco di culo sfrontatamente a fronte alta, con una smorfia d’abulica accettazione a sibilare: simu i cusenza! ...Chi vuliti i cchiù?
Davanti agli occhi casermoni, piazze, la linea spezzata dei tuoi passi. Il centro a deflagrare in mille rivoli, in preda ad un raptus di cementificazione biblica. La periferia, famelica, ad incunearsi. Dappertutto il tramestio di cazzuole, frettazzi e l’odore di calce, …che t’appare un gran godimento, a tia c’un fa’ nenti, stari mpisu e mpalisu o ugualmente mpalisu e mpisu, sempi ccu na cazz’i manipula m‘mani. In un fuoco di fila, centri commerciali, palazzi, asfalto,cemento. Nell’area dell’ex centrale del latte. In via panebianco, nell’area delle casermette. In via degli stadi. E chissà dove ancora. Le previsioni + o – ottimistiche a rivelare di 1.500.000 di di cemento, per un totale di 70 palazzi, da costruire in 10 anni, in deroga o, a volte, in aperta violazione dello stesso piano regolatore generale e di enne varianti. Un match perso già in partenza con la rivale ed odiata rende, per il sommo affronto degli stessi cosentini, che non ci tengono affatto ad arrivare secondi, dopo rende per di più, …picchì cusenza è pur sempre capoluogo di provincia, sant’iddio! Come competere, però, con i 300 palazzi e i 6.500.000 di , previsti per i 20 anni a venire oltre campagnano?
…Tutta colpa dell’ascesso in suppurazione dell’unical e della vecchia idea del campus, che fin dalla sua nascita, gonfiandosi e sgonfiandosi a regola d’arte, s’era trascinata appresso l’espansione di tutto l’hinterland. Quella che doveva essere l’area urbana (castrolibero, cosenza, montalto, rende), nelle intenzioni regolarmente disattese d’una politica scientemente attendista, giorno dopo giorno, prendeva forma davanti agli occhi di tutti, a partire dall’estensione di cosenza (via panepianco, viale parco, via popilia…) in direzione nord e di castrolibero e montalto uffugo conformemente all’azione centrifuga e/o centripeta d’arcavacata. Questione di speculazione edilizia, di mero business, di mercato immobiliare e degli affitti, in ragione dell’esercito della salvezza degli studenti fuori sede, del partito del mattone saldamente accasato nei consessi comunali e chissà che cazzo altro!
E tu, esimio lettore matricolato, a far finta di niente, a sorvolare, ad ammonire: «…e chi mi ni fricari a mia? Ghiu mi fazzu i cazzi mia a ra casa mia! » Eppure, come cancellare la sensazione o l’evidenza che cusenza sia una città che non riconosci più, che ti è estranea, che semplicemente ti sfugge? Negozi e uffici come in ogni altra città, grazia a diu! Il contegno borghese, lo sfarzo, la modernità, ad ammaliarti passo passo. Una traversa più avanti, su per il corso, un isolato, un vicolo, uno spiazzo e la città a farsi ostile ed inospitale, a catapultarti nel degrado e nell’abiezione più totale. Ti guardi indietro. Affretti il passo. Cerchi il portafoglio. Il telefonino nokia n 80 in tasca. Tutto sotto controllo. Una sensazione che non si rimargina, una stupida sensazione da scacciare, niente più. Provi a canticchiare: com’è bella la città \com’è grande la città \com’è viva la città \com’è allegra la città. Le parole a suonarti sorde e di cantare non ne hai neanche voglia. Tu l’attraversi, la tua benamata città, ma essa non t’appartiene già più. Non ne fai più parte. L’impressione di non viverci nemmeno. Cosenza la città dei rudi bruzi. Cosenza sede d’accademia e città natale di bernardino telesio, “primo degli uomini nuovi”. Cosenza come atene. Cosenza città europea. Cosenza città cablata. Piena di strade e di negozi \e di vetrine piene di luce \con tanta gente che lavora \con tanta gente che produce. Di soprassalto ne avverti al dunque il tanfo: di cancrena, marcio, zuccherosa corruzione. …È la tua sporca città; cristo! Qualcosa di nascosto e ben camuffato, che ti si svela nella sua irrisolta, arrogante indifferenza, tacito assentire. La vita scorre altrove, a pensare. Una sensazione palpabile. Una palla al piede. Scruti i manifesti. Guardi le vetrine. Indaghi i passanti. Il cielo. La linea dell’orizzonte. La vita scorre altrove, da non averne alcun dubbio!
Te né stai lì meditabondo, consapevole di come nella tua vita supergulp, gli u2, x-files, luigi pintor, slavoj žižek o john cheever… siano stati mille volte più importanti dei bruzi, di alarico, federico II° di svevia, bernardino telesio, dei fratelli bandiera, delle canzoni di mario gualtieri. Non t’importa che ti si rammentino le origini e le generalità di purosangue doc: …in questa città certo che ci sei nato, crist’iddio! …Cielu pani pani, un chiova goi …ca chiova dumani. Non t’importa di come amici e consanguinei, con un piega di bieca commiserazione, si diano da fare per ricordarti che sei fra i tuoi affetti più cari e le cose più amate. …Avanti a chjazza un gapiriri saccu. …S’u sani tria si sari a via via. Non te frega niente. Più niente. Nelle orecchie l’odioso strascico d’un supplizio: buonanotte, buonanotte cosenza, /questa sera canto a te la serenata, /il mio canto ed il mio tormento d’un sogno d’amor.
Cusenza unn’è na città. È na metropoli! O forse solo un bluff. Una città lo è pur stata, e un giorno, forse, di nuovo lo sarà, ma nel frattempo è un’accozzaglia di vicoli e palazzi e anonime esistenze allo sbando. Un colabrodo di sensi e senso, un inferno, uno stupido posto in cui agonizzare. Una città insaziabile e informe. Una città che, a partire dal secondo dopoguerra, s’è allargata e dilatata insaziabile, cancellando distanze e valicando limiti, in un susseguirsi strenuo di lassez faire, illegalità e pianificazione sconfessata. I segnali d’un boom edilizio senz’intoppi a palesarsi ovunque, senza difficoltà alcuna. Opere pubbliche e edilizia privata, in una morsa inestricabile, ad assediare l’intera cinta urbana. Negli anni, nemmeno un mattone a trovar posto senza il beneplacito di mamma ‘ndrangheta. Le ditte di fuori, per pagarsi la tranquillità, un tempo preventivavano addirittura un 2% in più. L’assessore di turno o chi per lui, a chiudere un occhio o tutt’e due. L’intero hinterland una macchia indefinitamente in espansione. Castrolibero e rende incollate al culo. La città del crati come imperativo o semplice dato di fatto. Alla confluenza di due fiumi, a cavallo tra due mari, cosenza ed i suoi sette colli in un aritmetica elementare di storia all’incanto.
Cosenza non è reggio, cosenza è diversa. Ne sei convinto da sempre. La mafia a cosenza mancu ppi ru cazzu. Solo sprovveduti ed ignoranti malavitosi, capaci di fottersi qualche auto, rapinare una banca, depredare un portavalori, svaligiare una gioielleria. I cosentini, ben volentieri, si consolano all’idea che la mafia non abbia nulla a che spartire con la loro città. E così la pensavi pure tu, esimio lettore matricolato, pure negli anni ’80, quando i boss portavano a compimento agguati in ogni angolo dell’area urbana. Sparando in mezzo alla folla. Assaltando i negozi all’ora di punta. In un crescendo incontenibile di rapine, estorsioni, regolamenti di conti, vittime eccellenti. Crimini e violenza, ben presto, a rivelarsi come la via maestra per raggiungere u buonu-stari, come strumenti regolatori della convivenza civile. L’omicidio la soluzione per regolare i rapporti di forza fra le cosche, così da scatenare nell’intera provincia una genuina mattanza. Senza che mai ti sia chiesto, peraltro, come fosse avvenuta la mutazione d’irrilevanti bande di quartiere in vere e proprie organizzazioni criminali in grado di controllare appalti e consensi elettorali, trascurando, altresì, l’indubbia complicità e il beneplacito dell’intera città. Ti è sempre e solo importato di non trovarti tirato in mezzo e basta. Come quella volta. In piena estate. Nemmeno tanto tempo fa, in fondo.
Il traffico era quello dei giorni feriali. Il caldo a farsi dannatamente sentire per via del “mal d’aria” che soffoca da sempre la città. Alla fermata del semaforo, lungo via sergio cosmai, gli automobilisti sacramentavano aspettando che scattasse il verde: che era già mezzogiorno passato, madonna santa! Un tale, con un paio di baffi birichini ed una faccia assennata, alla guida d’una sfigatissima fiat panda, neanche ascoltava la radio che strombazzava a palla: …adduvi t’ha muzzicatu bella la tarantula… Il finestrino aperto, la musica rimbombava finanche nei tuoi timpani. Te ne stavi fermo a quel semaforo, alla guida d’una fiammante decappottabile, appena uscita dalla vicina concessionaria alfa romeo. Quella lagna a non sopportarla già più, allorquando, due centauri, perfettamente agghindati con caschi e livree da motociclisti ferrati, su una moto enduro, ad avvicinarsi decisi. E tu, perentoriamente, a chiederti come cristo facessero a sopportare quella mise con quel caldo della malora! Quindi di scatto, la moto, ad affiancarsi alla tua dueposti, rischiando per di più di rovinarti la carrozzeria. In un baleno l’insofferenza a farsi panico. Dei colpi di pistola… Dei veri colpi di pistola, misericordia del cielo! Quantunque la decappottabile l’hai venduta da un paio d’anni perlomeno, da non capacitartene ancora. Raggiunto da un colpo o due, il tale, al volante della sua ridicola panda, ancora in grado d’intendere come fosse meglio per lui cercare una qualsiasi via di fuga, tentò il tutto per tutto schiacciando a fondo sull’acceleratore. Tu a rimaneri i panticu. Tutti gli altri fermi al semaforo, dove non c’era più un lavavetri a volerlo cercare con il lanternino, a rimanere paralizzati dal terrore e a non sapere come cristo sbrogliarsela: se svignarsela o… Pesce fuor d’acqua, qualcuno a guardarsi attorno alla ricerca disperata d’un telecomando per cambiare canale, per cancellare tutto, giocando con i tasti: ◄◄ (REVIEW), ►►(CUE), █ █ PAUSE, ██ STOP, PLAY„ Altri a scivolare sotto il sedile. Nessuno ad azzardarsi ad intervenire. Del resto, che cazzo si poteva fare? La corsa verso la salvezza della fiat panda, fatalmente, a bloccarsi contro un cassonetto. La moto a fiondarglisi addosso: il killer aveva fretta di finire il lavoro. Un sospiro di sollievo a sfuggirti anzitempo. Non avvertivi più il fiato addosso del ribaldo pistolero, immobile com’eri nella dueposti. La pistola calibro 9 per 21 non fallì. …E come cazzo poteva fallire da quella distanza? Un proiettile alla testa. Un no di terrore, afono, a strozzartisi in gola. …Merda! Come se non fosse bastato, te l’eri fatta pure addosso! La moto ad eclissarsi. Gli automobilisti a farsi il segno della croce, senza neanche domandarsi se credere ancora in dio oppure no. Tutto finito. Il verde poteva finalmente scattare. Intanto la radio imperterrita continuava: …adduvi t’ha muzzicatu bella la tarantula


ROSARIO LOMBARDO

13 commenti:

L'era glaciale - Erri De Luca - 10 /4/ 09 -2/ 3-- ha detto...

http://www.youtube.com/watch?v=2PYBdlOgp_k

Anonimo ha detto...

Ho guardato il video qui sopra. Ho letto qualche libro del De Luca. A partire da questi, ed altri articoli, etc., che lo riguardano, sto riflettendo anche su quello che dice nell'intervista.
Non so chi l'ha messo questo video ma, se ha, se hai un po' di tempo, mi piacerebbe sapere, in modo possibilmente non troppo telegrafico, cosa pensi di questo autore.
Mi riferisco sia a quanto dice nel video, che alla sua opera.
Sto pure pensando a certe critiche che gli sono state fatte - tra l'altro, ad un certo suo "neodannunzianianesimo proletario" etc. (Massimo Onofri, l'autore di "Ingrati maestri", 1995).
Cosa ne pensi?
Te lo chiedo perché vorrei approfondire tutte queste cose che avevo più o meno sorvolate.

A proposito di critica. Per quanto concerne lo scritto del nostro (!) Rosario Lombardo, DEVO dire che attualmente, in Calabria, per quanto ne posso sapere (e ne leggo!) non mi sembra ci sia qualcosa di altrettanto efficace nella descrizione delle nostre varie miserie, della nostra allegra situazione...
Che si tratti del tono, del ritmo, delle citazioni, del dialetto (l'uso che fa dei detti, modi di dire, etc.), delle immagini... tutto mi pare ben centrato e giusto. Nel quadro che va delineandoci in tal modo, nulla vi è esagerato. Comprese, evidentemente, le tinte più fosche... (Purtroppo.)
E' sempre con vivissimo piacere ed interesse che lo leggo.
Non aggiungo altro senno' ci sgrida.

- i Pirati... dell'aldilà

Anonimo ha detto...

p.s.

Va da se... che l'altro giorno, quando parlavamo di dizionario dei sinonimi, si trattava di una nostra piccola "provocazione"... in quel contesto.
Dunque, nulla a che vedere con quanto pensiamo, fin dall'inizio.

J.xck ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Rosario ha detto...

Questo “scritto” fa parte di In nomine sanguines, un mio romanzo finito un paio d’anni fa e più complesso di quello che appare suul blog perché corredato da foto e da un lavoro sulla pagina che per ovvi motivo un blog non può “contenere”. Il racconto coincide con l’estate di due anni fa in cui le inchieste di De Magistris, di Facciola (sull’istituto Papa Giovanni), l’operazione Omnia… sembravano aprire ad una nuova primavera. L’articolo su Sviluppo Italia nel post sotto è collegato alla vicenda. Grazie ad un mio articolo , inviato alla Provincia cosentina, ho cominciato a collaborare a questo giornale ed a conoscere più da vicino certe vicende narrate nel mio libro. Ora la provincia non esiste più e De Magistris si candida con Di Pietro. Amen.
A proposito di Erri De Luca, lo leggo da anni. Mi piace come scrive. Lo invidio per la sua cultura. Non mi piacciono certe sue posizioni, a partire dal suo passato. Il fascino per certe posizioni extra parlamentari svanisce negli anni. Non mi piace la sua complicità con Sofri e certi terroristi esuli ( o non più) in Francia. Ma tant’è. Non è certo il mio autore preferito. Però non sempre i libri più “belli” m’inducono ad amare un autore in toto. Prendi Gomorra oppure Terra Matta. Gomorra è un libro Mondadori e poi pare che non sia tutta farina del suo sacco ma… Chissà se Erri De Luca ha letto il libro della Negri (la figlia di Toni)?
La stessa cosa che mi è capitata con Giovanni Lindo Ferretti. Ho amato i CCCP, i CSI, i PGR ma adesso qual testa di cazzo ha assunto addirittura posizioni teocon: un amichetto di Ferrara insomma! Ma si può?
Quando ho postato questo mio scritto mi sono venute in mente certi immagini pasoliniane della periferia romana: http://www.youtube.com/watch?v=M4Ync3frldU

Anonimo ha detto...

Di una desolazione infinita le immagini del video dal film di Pasolini.
La Poesia, dei nostri tempi.
Rosario, grazie per la tua risposta. Cerchero' di approfondire, dunque, anche a partire da quanto mi dici.
Queste nostre cose letterarie, ed altre, le ho "trascurate", diciamola cosi, per alcuni periodi. Voglio dire che non mi ci sono messo con la necessaria continuità ed attenzione. Cio' non vuol dire che ne sono allo scuro.
De Luca, ad esempio, qui in Francia è parecchio conosciuto, come ben sai. La mia impressione per cio' che lo concerne, per il momento, almeno, è piuttosto oscillante.
Devo dire che se leggo, comunque, un buon numero di romanzi, il mio interesse più immediato si porta, da tempo, verso la filosofia.
Il che, provoca delle sicure lacune...
Insieme al fatto che questione letteratura, presa nel suo senso più largo, sono attorniato da quella francese... Non si tratta di una scala di valori, qui. Ma di fatto, concreto, cio' del contesto culturale dove ho trascorso decenni.
Inoltre, posso pure aggiungere che internet, per certe ricerche, ho incominciato ad usarlo (maluccio ma faccio piccoli progressi malgrado la finestrella) da quasi tre anni.
Qui c'è il Centro culturale italiano, ben fornito in libri, dove andavo, e vado, ogni tanto. In un periodo, anni fa, sovente. Molto accogliente e ben tenuto, organizza anche vari dibattiti. Fra quelli a cui ho assistito: uno in onore di Moravia, per i suoi ottant'anni. Ci fu una interessante discussione tra il festeggiato, e gli autori presenti, alcuni molto conosciuti.
Tutto questo, pero', non basta. Ma siccome sono qualcuno (credo) che vuole continuare ad istruirsi...

A proposito della lettura: ne abbiamo un po' discusso di recente, con un amico italiano. Era sorpreso nel vedere, qui, tanta gente leggere libri... nei bar, sulle panchine pubbliche, sull'erba di parchi e giardini, nei trasporti pubblici...
Cosa - mi diceva - che non succedeva e neanche lontanamente, in una grande città com'è Roma.
Certo, ci avevo già già riflettuto ed a lungo, a queste evidenze.
Eccetera perché son cose dette e scritte da tanti: comprese persone che se ne intendono, e da diversi punti di vista.
Lo scrivo giusto per rimettere l'accento sulle "difficoltà della letteratura" da noi. Quella non commerciale soprattutto...
Fenomeno, pero', che si riscontra altrove, in altri paesi, compresa la Francia: qui si è parlato parecchio della politica editoriale eccetera - e di famosi premi letterari che e che..)
Sulle difficoltà eccetera per farsi pubblicare, da noi... soprattutto se si toccano certi tasti, certi interessi: non so a che punto sei con una eventuale pubblicazione di questo tuo romanzo, a cui avevi già accennato.
Se vuoi ritornarci su queste tutte queste cose, potresti dirmi, dirci, cosa pensi della situazione editoriale nella nostra Calabria e, magari, di quanto si sta facendo, anche a livello della Unical, per tutto cio' che concerne la lettura e l'edizione.
Ci sono studi, seri, approfonditi, che affrontano tutte queste cose da noi?

Rosario ha detto...

Il fatto è che compro troppi libri e troppi dischi (sarò rimasto uno dei pochi soprattutto per i dischi) e spesso devo aspettare giorni o mesi e non sempre posso scendere a Cosenza ed i soldi non bastano mai. Troppi per leggerli. Troppi per il tempo che mi richiedono. Troppi per i miei occhi. Troppi per le mie ambizioni. Troppi per lo spazio a disposizione. Prigioniero di sogni e vanità sacrifico a volte la vita per correre dietro a qualche speranza da inchiodare in una pagina bianca.
Eccetto Carmine Abate non credo che la Calabria conosca altri fasti editoriali.
Dell’Unical non so, ma mi apare più che altro un esamificio soprattutto dopo la riforma ( il 3+ 2). Vox populi, da sempre considera le facolte scientiche migliori di quelle letterarie. Quando però penso ai quei labirinti di cubi, tutte vetrate, mi viene da dubitare sulle qualità degli ingegneri che escono da qui.
Per quando riguarda gli editori, a strozzo e a scrocco, sopravvivono in parte con la saggistica (la Rubbettino) in parte con bestseller sulla mafia (Gratteri,Nicaso – Fratelli di sangue per Pellegrini) ed altre amenità rigorosamente locali che rimangono invendute per anni nell’edicole, pagate dalla vanagloria di autori troppo mediocri.
A propositi dei critici militanti alla Onofri, cerco di non perdere tempo a leggerli perché meglio leggere gli autori senza perder tempo dietro i critici. Cerco però di seguire le varie dispute soprattutto grazie a Radio Tre che rimane il top, a livello nazionale, dei media di cui mi servo.
Di speranze di vedere pubblicate le mie cose ( dovrei farlo a spese mie) non è più. Dovrei avere un nome da spendere. Fare il cantante o il comico. E poi scrivono tutto allo stesso modo e sempre delle stesse cose. Non faccio parte di congreghe. Ho la lingua tagliente. Non ho titoli e meriti da vantare.
Purtroppo ho una formazione scientifica e la mia inclinazione letteraria è nata con la politica, scrivendo volantini e comizi, per rifondazione. La filosofia m’interessa ma non posso dire di conoscerla che in maniera assolutamente scolastica, tuttavia temi di bioetica, ricerca, religione… politica continuano ad interessarmi. Come vedi ho molti interessi Mr. Anonimo. In nessuno di essi eccelgo. Ho tutto le carte in regola per essere un perdente: http://www.youtube.com/watch?v=TJN3PGqDRNg

Rosario ha detto...

Troppo serioso, troppo saccente, quasi da depresso il mio commento di sopra. E meno male che è solo mercoledì. Saranno i postumi delle feste comandate che mi deprimono.

Mr Anonimo ha detto...

Caro Rosario, se permetti... (uso le molle con te, visto che sei forse più suscettibile... di me!), eccetera...
Ah, ho appena visto, adesso adesso, il tuo secondo commento, dove parli delle feste.
Se permetti... vorrei dirti che per quanto concerne "il perdente", non mi trovi per nulla d'accordo. Non esiste. Scusami l'ingenuità, ma prendo alla lettera... quanto scrivi.
E allora, caspita allora! Certo, posso vedere, pensare a quante cose puoi far riferimento, anche in generale.
Bene, né perdente, né saccente, né "serioso", in fondo.
Per quanto dici sull'esamificio: inutile dirti che ho pensato subito a salumificio.
Perfettamente d'accordo per i cubi e gli ingegneri.
Per l'editoria, tanta e varia miseria... insomma.
Eccetera.
Per i troppi libri: risento la stessa cosa.
Per la musica: rispetto a quanto ci dici e mostri mi sento un ignorante - enfin, quasi: ho certe preferenze, fin qua... ma a discapito di tante altre cose - per diverse ragioni.
Ci dici del tuo impegno politico, ed della tua formazione scientifica, rispetto alle tue inclinazioni. Non vuol dire un fico secco, e questo non lo dico a te.
La sensibilità e l'espressione letterarie dipendono da un vissuto. Certo, se poi uno non è fatto per "inchiodare qualche speranza sulla pagina bianca" (!)... La sola aritmetica, in sé, non aiuta. Ma, gli interessi, sono molti, è evidente.
Bene, voilà che abbiamo un po' discusso.
Eh!
Ed io che pensavo, quasi... quasi... che tu fossi un "orso"!
Non ci vedere nessun tono professorale qui ma, piuttosto, il contrario...
Ti saluto.

Mr Anonimo ha detto...

p.s.
"piuttosto il contrario" dico alla fine. Nel senso che imparo...

Rosario ha detto...

Orso si, ma di razza indigena, monsieur ! O dovrei dire madame?
ih! ih! ih! ih!
http://www.youtube.com/watch?v=QQ-MxTq_h44

Monsieur l' Anonimo ha detto...

Caro Rosario,
monsieur, bien entendu. Enfin, je crois.
(Non mais!)
Va be', per scriverlo in francese bisognerebbe mettere "M."; per madame "Me"; e Mr in inglese...

Mi fa piacere che sei di razza indigena. Vuol dire che ne resta uno!
oh! oh! oh!
Altrimenti, bisogna andare negli Abruzzi, o in Slovenia, o negli USA, o in Canada, o in Siberia...
Bello il video. Le Jazz... j'aime beaucoup!
Sto guardando Anno Zero, l'emissione registrata del 9 scorso, sui terremoti...
Ils sont graves... ces braves... italiens...

M. l'Anonyme ha detto...

P.S. Per Anno Zero: sullo schermo... c'è un bottoncino pausa, allora l'ho cliccato e faccio quest'altra.
Bene, non so se ci fate molto caso a questo: certi intervistati (e non in questa emissione specialmente), quando incominciano a parlare, ti fanno: ehhh... ehhhhh... ehhhhh...
Gli manca giusto la b...
Che so, per un "discorso" di due minuti, bisogna contarne la metà di questi "ehhh"! Senza contarci le smorfie!
Il massimo? Sul tgr, calabrese (ma anche altri non scherzano - ci vorrebbe un saggio?)
Gli intervistati: mi sto riferendo, soprattutto a certi dottori... ed altri geometri... (le persone senza Il diploma, ne fanno di meno: tranne certe comari... ohi ohi - quelle di Padia, no!)
Allora ci ho riflettuto: da dove proviene questo l'ehhh... ehhh... - lo strascico... ... ... insomma.
Pure gli studenti, molto giovani, non scherzano...
Quando riescono ad esprimersi. Ma, qui penso soprattutto agli truzzi, l'avrete capito.
Nati stanchi o che?
Bene, non sto dicendo che è antipatico, capiamoci bene!
No, e questo modo tipo "mutta ca parra", che mi fa divertire quando sono i nostri nonni diciamo più braccianti e operai, ma quando si tratta dei dott...
quasi quasi li darei agli orsi (Rosario, non c'entri con tutto questo!), per farli un po' accelerare... E pensare che faccio l'elogio della "lentezza"!
E' da un po' che volevo dirne qualcosa. Quando capita, tentero' di far parte al blog di quanto ne ho potuto pensare.
Un salutino ai Pirati...
(siamo decisamente cattivelli su questo dinamitico blog!)