Caro Direttore,
le scrivo alcune riflessioni e considerazioni che ritengo importanti. Riguardano la Biblioteca comunale che da S. Francesco... è stata traslocata in casa di Vincenzo Padula, nel palazzo del nostro simpaticamente irrequieto grande poeta e concittadino. Nella sede, quindi, della Fondazione "Vincenzo Padula".
Entrando nel palazzo, a pian terreno, la Biblioteca si trova dietro la porta sulla destra; mentre dietro la porta, a sinistra, trovasi, adesso, l'Archivio Storico Comunale.
I lettori del suo Mensile che hanno già avuto occasione di recarsi nella Biblioteca sanno perfettamente che vi sono riunite, là dentro, oltre ai libri che secondo noi sono veramente pochi, condizioni assai pessime per il buon funzionamento di una normale Biblioteca comunale.
Vediamo brevemente: il luogo scelto è stretto, striminzito, male illuminato. Per via dell'ovvia funzione che Vincenzo Padula attribuiva ai suoi scantinati? Vi teneva la legna, il vino, e altre cose che richiedevano il fresco. È inutile insistere poichè si tratta di evidentissime evidenze.
Abbiamo invece constatato, con sorpresa, che gli uffici degli impiegati della Fondazione sono molto più ampi, più spaziosi. Confortevoli insomma. La luce naturale, la luce del giorno, illumina come si deve stanze e saloni.
Vogliamo sperare che questa situazione paradossale sia provvisoria. Per delle buone condizioni di piacevole e profittevole lettura è necessario che la Biblioteca sia ben disposta, praticabile ed accogliente. È necessario che i lettori si sentano a loro agio e che i bravi bibliotecari possano lavorare bene, senza la ridicola e assurda preoccupazione di non sapere dove collocare qualche nuovo documento, libro, eccetera.
Il Comune acquistò la biblioteca personale e le carte del Padula. Fece bene. Ora, noi, sappiamo che Vincenzo Padula i suoi libri e le sue carte non li conservava negli scantinati; nè, pensiamo, sotto i ceramidi, le tegole. E non per mancanza - all'epoca - di luce elettrica. O d'insolazione... Padula, quando scriveva o leggeva, usava le candele se la luce naturale, la luce del sole, se ne andava...
In breve, il luogo scelto - sia per la Biblioteca che per l'Archivio - non è idoneo, nè per i lettori, nè per chi vi lavora; lo possiamo definire angusto, triste, opprimente, anche non soffrendo di claustrofobia. Allora, come si spiega che l'hanno sistemata così?
Ci sia concesso quanto segue di personale. Avevamo proposto ch'era nostra buona intenzione contribuire dando alla nostra povera Biblioteca comunale libri ed altri documenti che abbiamo qui in Francia: più d'un migliaio che trattano del Meridione, ed in particolare della Calabria. Non potevamo immaginare che avremmo, così dicendo, messo in imbarazzo i nostri simpaticissimi bibliotecari! Ci dissero, simpaticamente sorpresi (per riassumere): E mo’ pu’ duvu 'i mintimu? (E ora poi dove li mettiamo?)
Pensiamo, sinceramente, che se lo spazio ed il conforto difettano a tal punto, si dovrebbe, seriamente, spostare gli impiegati ed i responsabili della Fondazione (che sembra avere anche dei finanziamenti striminziti) giù dove di è messo l'Archivio e la Biblioteca. Perlomeno se non trovano altri posti, meno invivibili. Possono fare del bene, con qualche sacrificio. Ci sembra. Abbiamo notato, che certi impiegati occupano più spazio della metà dell’intera Biblioteca comunale...
Perbacco, il luogo dove era prima (sempre a S. Francesco, poco più sopra) era infinitamente più accogliente e praticabile. Si tratta, dunque, di sapere se siamo per una buona evoluzione di tante cose pubbliche, o se certe involuzioni fanno ormai parte della cultura...
Ringraziandola per l'accoglienza, vogliamo credere che queste altre preoccupazioni interesseranno, anzi preoccuperanno, i Responsabili comunali*.
Luigi Algieri, Parigi 15 ottobre 1999.
(*) - Commento del Direttore di Confronto: “Concordiamo su quanto si dice sulla Biblioteca. Precisiamo che i locali nei quali è sistemata la Fondazione "V. Padula", che custodisce, fra l'altro, la biblioteca Padula ed i manoscritti, sono di proprietà della stessa, per donazione. La Biblioteca e l'Archivio storico dovrebbero trovare collocazione in altra sede, magari in una "Casa della Cultura", con spazi e locali più idonei.
Se, come abbiamo suggerito altre volte, si avranno dei fondi librari, ecc., costituiti da privati, nelle condizioni degli attuali locali sarebbe impossibile sistemarli.
I responsabili - che verranno dalle prossime elezioni comunali - saranno sensibili al problema? Staremo a vedere.”
---
P.S. – Sono passati quasi dieci anni da questa altra lettera. E dieci anni, non sono pochi. Cos’è cambiato? Inoltre, ritornando su questa “storia del mondo intellettuale acrese”: ci sembra che in questo lungo periodo non abbiamo letto nessun articolo in proposito. Stiamo dicendo che nessuno dei nostro intellettuali, professori, o altri, ha trovato il tempo, o l’interesse, o le due, per cercare di spingere le cose nel buon senso. Sicuramente, devono essere troppo occupati a far tant’altro... Quando pensiamo che Vincenzo Padula aveva fatto scolpire penna e calamaio... sul suo portone. Devono essersi convinti che “leggere e scrivere” non serve da noi?
Idem per tante altre cose di cui vi risparmio la lista. Inutile insistere oltre sul perché, sui perché piuttosto, di tutte queste sistematiche negligenze nostrane. Politiche ed altre più direttamente culturali. Certo, la Fondazione ha preso anche qualche buona iniziativa per quanto la concerne. Tra cui le Opere del Padula pubblicate...
Ripetiamolo: siamo, a nostro parere, ben lontani da quanto si sarebbe potuto fare a livello amministrativo. Sarebbe, dunque, una buona cosa se di Biblioteca comunale ce ne fosse una “come si deve”. Dotata, oltre che di una sede veramente adeguata, anche di tutti quei più moderni mezzi di comunicazione. Di un buon numero di computers, eccetera.
Va da sé che aver proposto di spostare a pianterreno i valorosi impiegati... era un’altra piccola provocazione, un po’ ironica e scherzosa, destinata a far riflettere. Risultato, un ennesimo Buco nell’acqua. Per non dire nelle Frane. Ci siamo abituati...
Prossimamente, non appena rintracciata, ci piacerebbe far rileggerne, sul blog A gonfievele, una lettera più breve, sul Gioco della trottola, e degli strasci...
Un’ultima: è vero che l’attuale amministrazione comunale ha cominciato i Lavori in Corso per costruircene una? (La G.B.C.A.- La Grande Biblioteca Comunale di Acri). Ne abbiamo sentito parlare proprio in questi ultimi giorni. (Si tratta di uno scherzo? Alcuni sembrano convinti che la trasferiscono in un grande palazzo, lo Sprovieri.)
le scrivo alcune riflessioni e considerazioni che ritengo importanti. Riguardano la Biblioteca comunale che da S. Francesco... è stata traslocata in casa di Vincenzo Padula, nel palazzo del nostro simpaticamente irrequieto grande poeta e concittadino. Nella sede, quindi, della Fondazione "Vincenzo Padula".
Entrando nel palazzo, a pian terreno, la Biblioteca si trova dietro la porta sulla destra; mentre dietro la porta, a sinistra, trovasi, adesso, l'Archivio Storico Comunale.
I lettori del suo Mensile che hanno già avuto occasione di recarsi nella Biblioteca sanno perfettamente che vi sono riunite, là dentro, oltre ai libri che secondo noi sono veramente pochi, condizioni assai pessime per il buon funzionamento di una normale Biblioteca comunale.
Vediamo brevemente: il luogo scelto è stretto, striminzito, male illuminato. Per via dell'ovvia funzione che Vincenzo Padula attribuiva ai suoi scantinati? Vi teneva la legna, il vino, e altre cose che richiedevano il fresco. È inutile insistere poichè si tratta di evidentissime evidenze.
Abbiamo invece constatato, con sorpresa, che gli uffici degli impiegati della Fondazione sono molto più ampi, più spaziosi. Confortevoli insomma. La luce naturale, la luce del giorno, illumina come si deve stanze e saloni.
Vogliamo sperare che questa situazione paradossale sia provvisoria. Per delle buone condizioni di piacevole e profittevole lettura è necessario che la Biblioteca sia ben disposta, praticabile ed accogliente. È necessario che i lettori si sentano a loro agio e che i bravi bibliotecari possano lavorare bene, senza la ridicola e assurda preoccupazione di non sapere dove collocare qualche nuovo documento, libro, eccetera.
Il Comune acquistò la biblioteca personale e le carte del Padula. Fece bene. Ora, noi, sappiamo che Vincenzo Padula i suoi libri e le sue carte non li conservava negli scantinati; nè, pensiamo, sotto i ceramidi, le tegole. E non per mancanza - all'epoca - di luce elettrica. O d'insolazione... Padula, quando scriveva o leggeva, usava le candele se la luce naturale, la luce del sole, se ne andava...
In breve, il luogo scelto - sia per la Biblioteca che per l'Archivio - non è idoneo, nè per i lettori, nè per chi vi lavora; lo possiamo definire angusto, triste, opprimente, anche non soffrendo di claustrofobia. Allora, come si spiega che l'hanno sistemata così?
Ci sia concesso quanto segue di personale. Avevamo proposto ch'era nostra buona intenzione contribuire dando alla nostra povera Biblioteca comunale libri ed altri documenti che abbiamo qui in Francia: più d'un migliaio che trattano del Meridione, ed in particolare della Calabria. Non potevamo immaginare che avremmo, così dicendo, messo in imbarazzo i nostri simpaticissimi bibliotecari! Ci dissero, simpaticamente sorpresi (per riassumere): E mo’ pu’ duvu 'i mintimu? (E ora poi dove li mettiamo?)
Pensiamo, sinceramente, che se lo spazio ed il conforto difettano a tal punto, si dovrebbe, seriamente, spostare gli impiegati ed i responsabili della Fondazione (che sembra avere anche dei finanziamenti striminziti) giù dove di è messo l'Archivio e la Biblioteca. Perlomeno se non trovano altri posti, meno invivibili. Possono fare del bene, con qualche sacrificio. Ci sembra. Abbiamo notato, che certi impiegati occupano più spazio della metà dell’intera Biblioteca comunale...
Perbacco, il luogo dove era prima (sempre a S. Francesco, poco più sopra) era infinitamente più accogliente e praticabile. Si tratta, dunque, di sapere se siamo per una buona evoluzione di tante cose pubbliche, o se certe involuzioni fanno ormai parte della cultura...
Ringraziandola per l'accoglienza, vogliamo credere che queste altre preoccupazioni interesseranno, anzi preoccuperanno, i Responsabili comunali*.
Luigi Algieri, Parigi 15 ottobre 1999.
(*) - Commento del Direttore di Confronto: “Concordiamo su quanto si dice sulla Biblioteca. Precisiamo che i locali nei quali è sistemata la Fondazione "V. Padula", che custodisce, fra l'altro, la biblioteca Padula ed i manoscritti, sono di proprietà della stessa, per donazione. La Biblioteca e l'Archivio storico dovrebbero trovare collocazione in altra sede, magari in una "Casa della Cultura", con spazi e locali più idonei.
Se, come abbiamo suggerito altre volte, si avranno dei fondi librari, ecc., costituiti da privati, nelle condizioni degli attuali locali sarebbe impossibile sistemarli.
I responsabili - che verranno dalle prossime elezioni comunali - saranno sensibili al problema? Staremo a vedere.”
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P.S. – Sono passati quasi dieci anni da questa altra lettera. E dieci anni, non sono pochi. Cos’è cambiato? Inoltre, ritornando su questa “storia del mondo intellettuale acrese”: ci sembra che in questo lungo periodo non abbiamo letto nessun articolo in proposito. Stiamo dicendo che nessuno dei nostro intellettuali, professori, o altri, ha trovato il tempo, o l’interesse, o le due, per cercare di spingere le cose nel buon senso. Sicuramente, devono essere troppo occupati a far tant’altro... Quando pensiamo che Vincenzo Padula aveva fatto scolpire penna e calamaio... sul suo portone. Devono essersi convinti che “leggere e scrivere” non serve da noi?
Idem per tante altre cose di cui vi risparmio la lista. Inutile insistere oltre sul perché, sui perché piuttosto, di tutte queste sistematiche negligenze nostrane. Politiche ed altre più direttamente culturali. Certo, la Fondazione ha preso anche qualche buona iniziativa per quanto la concerne. Tra cui le Opere del Padula pubblicate...
Ripetiamolo: siamo, a nostro parere, ben lontani da quanto si sarebbe potuto fare a livello amministrativo. Sarebbe, dunque, una buona cosa se di Biblioteca comunale ce ne fosse una “come si deve”. Dotata, oltre che di una sede veramente adeguata, anche di tutti quei più moderni mezzi di comunicazione. Di un buon numero di computers, eccetera.
Va da sé che aver proposto di spostare a pianterreno i valorosi impiegati... era un’altra piccola provocazione, un po’ ironica e scherzosa, destinata a far riflettere. Risultato, un ennesimo Buco nell’acqua. Per non dire nelle Frane. Ci siamo abituati...
Prossimamente, non appena rintracciata, ci piacerebbe far rileggerne, sul blog A gonfievele, una lettera più breve, sul Gioco della trottola, e degli strasci...
Un’ultima: è vero che l’attuale amministrazione comunale ha cominciato i Lavori in Corso per costruircene una? (La G.B.C.A.- La Grande Biblioteca Comunale di Acri). Ne abbiamo sentito parlare proprio in questi ultimi giorni. (Si tratta di uno scherzo? Alcuni sembrano convinti che la trasferiscono in un grande palazzo, lo Sprovieri.)
LUIGI ALGIERI
9 commenti:
E chi madanova de?
U'nni faciti passari una! E mo na cosa e mo n'autra.
Ma lasciamoli in pace poverini!
Siete insensibili...fra poco ci sono le elezioni,hanno bisogno di spendere le loro energie per raccattare voti e candidati.
Ma voi pensate sia facile?
Ha ragione chi ci rimprovera che criticare è sempre facile e che bisogna scendere in campo per capire le loro difficoltà.
No,voi state lì nelle vostre belle casettine davanti al fuoco e sputate sentenze gratuite (mica tanto,con tutto quello che ci costano!!) mentre loro si stanno inzuppando per passare di nascosto da una macchina all'altra a fare promesse in cerca dell'alleanza per la salvezza. Pensate sia facile organizzare i turni agli assessorati? Il tempo di ricordarti in nome di uno che già ti devi scrivere quello di un altro. Guardate che è snervate.Arrivi a casa che neanche ti ricordi in nome di tua moglie. Ca' certi voti è miegliu ca' tu scuardi.
Vi sembra il momento per avanzare pretese? E poi che pretese! La biblioteca,la cultura le fondazioni....siete malati proprio gravi.
Qui ci sono cose serie da affrontare.
Don Pino Cristoforo ha comprato migliaia di libri per la biblioteca comunale.E' stato un gande presidente della Fondazione e speriamo che c resti altri venti anni così comprerà altre migluiaia di libri per la biblioteca.
Peppe for ever.
Don Vincenzo i libri li scriveva
Don Giuseppe i libri non solo non li compra,ma nemmeno li legge.
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