3 novembre 2008

E SE DOMANI...


da Blog per viandanti
30/09/2008
PINO CACUCCI


E se domani…E sottolineo se…E se domani andando al bancomat sotto casa lo trovaste spento?E se domani… subito dopo, inquietati dal bancomat spento, andaste alla filiale della banca dove versate da anni i vostri risparmi, e doveste trovarla con le saracinesche abbassate?E se domani…Scopriste in una sola mattina che i soldi guadagnati e risparmiati e consegnati alla banca erano soltanto numeri in un computer, e una volta lasciati spenti i computer, quei soldi sono svaniti nel nulla?Catastrofismo? Sì, infatti. Ma sta accadendo già nel paese con la più alta percentuale di oscenamente ricchi al mondo, solo che lì, negli Stati Uniti d’America (ma anche in Gran Bretagna, Francia, Belgio, e vediamo il prossimo), il governo pompa un fiume di dollari dalle tasche dei contribuenti, quelli che una volta si chiamavano cittadini - cioè gli esseri umani che lavorano e pagano le tasse, non i broker o i banchieri - e convoglia la massa di denaro reale, quello che deriva dal lavoro e non dalle “transazioni”, nei computer di cui sopra, scongiurando – o soltanto rimandando – la catastrofe delle banche chiuse e dei bancomat spenti.Prima, tutto questo era successo nel paese che per mezzo secolo ha costituito l’economia più solida dell’America Latina, ed è il paese al mondo che più somiglia all’Italia, anche perché il sessanta per cento dei suoi abitanti è di origine italiana: l’Argentina. Un paese dall’economia solida perché produceva le due cose più concrete per l’umanità: grano e carne. Roba che si mangia. I più vasti campi di frumento e il maggior numero di capi di bestiame al mondo. Poi, ha preso a seguire alla lettera le “ricette” del Fondo Monetario Internazionale, che imponeva privatizzazioni selvagge, svendita del patrimonio nazionale creato da generazioni di lavoratori, la deregulation del “libero” mercato, finché un giorno gli argentini si sono svegliati con i bancomat spenti e le banche chiuse. I loro soldi erano numeri dentro computer, e non c’era più nessuno ad accendere quei computer.Gli argentini hanno invaso le strade, distrutto le filiali e i bancomat, urlando “que se vayan todos”, che se ne vadano tutti, i politici marci (tutti) e i consiglieri del FMI e della Banca Mondiale e così via. Hanno pagato un caro prezzo, non solo in termini di soldi persi, ma di morti ammazzati: la polizia ha sparato su di loro difendendo i bancomat spenti e le banche fallite, ha sparato su quelli che pagavano i loro stipendi per difendere i feticci di un potere che si era sgretolato. Intanto, le fabbriche abbandonate dagli eredi dei fondatori sono state mandate avanti dagli operai e dagli impiegati e si è scoperto – miracolo! – che producevano di più e meglio rispetto a quando gli eredi dei fondatori le usavano solo come fonte di denaro da investire e con cui speculare, anzi scommettere, in borsa. Oggi l’Argentina va molto meglio dell’Italia, anche se gli “eredi” sono sempre lì, a ostacolare l’umano progredire e a boicottare qualsiasi forma di progresso (ultimo esempio: i latifondisti che preferiscono bruciare i raccolti di soia transgenica piuttosto che pagare una tassa che servirebbe a migliorare sanità e scuola pubblica). Se l’umanità non è ancora riuscita a liberarsi dalle zanzare e dalle zecche, come mai potrebbe essere così progredita da liberarsi di parassiti ben più perniciosi?L’uomo più ricco del mondo non è più Bill Gates, ma un messicano: si chiama Carlos Slim. Sono fermamente convinto che qualsiasi ricchezza oscena sia un crimine, perché non si può diventare oscenamente ricchi senza aver rovinato l’esistenza a milioni di persone, però… Carlos Slim è indubbiamente diverso dagli altri ultraricchi. E non lo dico certo perché ho un debole verso la sua nazionalità (anche se, sarà un caso, ma è messicano…). Slim possiede aziende che producono tante cose diverse e tutte materiali, concrete (e la telefonia, certo, che comunque è fatta di cavi e centraline e tante persone che ci lavorano, non di numeri luminosi sui computer), non ha fatto fortuna speculando in borsa, e dedica una parte sostanziosa dei suoi enormi proventi a sviluppare la microeconomia, finanzia progetti per i meno abbienti, acquista opere d’arte ma non se le tiene nelle ville bensì apre musei perché tutti possano ammirarle (e gratuitamente!). Insomma, è abissalmente lontano dai comportamenti dei tanti pescecani del nord e pure nostrani, e se a suo tempo, quando voleva comprare la Telecom Italia, lo avessero lasciato fare (la At&T era soltanto socio di minoranza nell’affare), per quel che mi riguarda mi fiderei più di lui che di Tronchetti Provera. Un po’ come dire che sarebbe stato meglio fidarsi di Air France anziché di Colaninno & la sua banda. Nei giorni scorsi, Carlos Slim ha tenuto una conferenza stampa – cosa rara, perché rarissimamente compare in pubblico – affermando che il suo paese può limitare i danni della crisi ingenerata dai corsari statunitensi solo puntando sui posti di lavoro, cioè contrastando la scellerata prassi dei licenziamenti per “far cassa”, ha esortato a metterre al primo posto in agenda la disoccupazione tralasciando di preoccuparsi di inflazione e prodotto interno lordo, e di imporre regole che eliminino ogni spazio di manovra ai cosiddetti “capitali volatili”. Insomma, ha parlato di manodopera, di esseri umani, anziché di vacue formulette da finanziere, di quelle che continuiamo a leggere sui nostri giornali, elargite da sedicenti esperti in demenzialità borsistica.Vi hanno rintronati con una miriade di termini intraducibili, stock options, bond, future, trend, asset under management, e presi per i fondelli con i più comprensibili quanto perversi “fondi di investimento”, anche se a quanto pare nessuno li ha compresi nella loro essenza: persino i razziatori delle liquidazioni dei metalmeccanici scommettevano quei soldi sulla roulette della Lehman Brothers, e vi ricordate quanta propaganda hanno fatto, al momento di togliere i soldi all’Inps e alle aziende per darli ai disinvolti investitori “di sinistra”? Nel ’77 Berlinguer ci derideva definendoci “untorelli”, nel ’94 ci hanno chiamati “zapaturisti”, nel 2001 a Genova ci hanno massacrati con tutto l’odio riservato ai vituperati “no global”, ed è sempre la stessa storia che si ripete: noi avevamo ragione, loro avevano torto, eppure… i topi vanno sempre dietro ai pifferai.Proprio nel ’94, all’indomani dell’insurrezione degli indios maya del Chiapas, che ci parlavano di cose come “neoliberismo selvaggio” o “globalizzazione”, termini che allora nessun sindacalista nostrano sapeva neppure come cercare sul vocabolario – e infatti sui vocabolari non c’erano – e che ci mettevono in guardia su ciò che sarebbe successo, e che ora abbiamo davanti, ricordo che lessi alla radio la dichiarazione di un autorevole economista, voce solitaria e inascoltata, che diceva: “La dottrina del libero mercato si basa soltanto sul fatto che tutti dicono che va tutto ottimamente, perché se qualcuno si dovesse voltare indietro e vedere che tutto ciò è una bolla speculativa in crescendo, quella bolla scoppierebbe e l’intero sistema crollerebbe”.Era il 1994.Ora la bolla è scoppiata.Possibile che fossimo in così pochi a sapere come sarebbe andata a finire?Comunque, ora è troppo tardi: tenete d’occhio il bancomat sotto casa, e verificate ogni mattina che riaccendano i computer della banca dove avete i vostri volatili, fragili numerini luminosi. Se volete rasserenarvi, togliete tutto, poco o molto che sia, e piantatela di “investire”, ridando a questo termine il suo giusto significato: “travolgere qualcuno sotto un veicolo”. Con quei risparmi godetevi quel che vi resta da vivere: e sarebbe davvero una rivoluzione negli usi e costumi, davvero, una rivoluzione dirompente, perché nelle sale borsa resterebbero con un pugno di mosche in mano. E l’economia di chi produce cose reali, corroborata dalle vostre spese gaudenti, riprenderebbe a marciare. Facile a dirsi, lo so… Ma quando dicevamo che saremmo arrivati a questo scatafascio, in quanti ci hanno ascoltato?E comunque, più i baroni della finanza ci dicono di stare tranquilli, più è lecito preoccuparsi. Perché loro nel frattempo hanno convertito i lauti guadagni da speculazione in ville, terreni, vigneti, aerei privati, elicotteri, yacht, eccetera eccetera, mentre i cocci rotti li paghiamo sempre noi, sempre gli stessi, quelli che avevano ragione… ma a che serve ormai avere ragione?

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