TRATTO DA "IN NOMINE SANGUINIS"
DI ROSARIO LOMBARDO
THE NEXT BIG-THING
D’adolescente, Mr. magoo, i dischi non l’ascoltava nemmeno. Non si prendeva la briga neanche di scartarli, eccezion fatta per quelli con le copertine apribili, naturalmente. Il giradischi non ce l’aveva né ce l’avrebbe mai avuto, dacché il ciddì avrebbe preso presto il posto del 33 giri. Quante dispute e leggende sull’(in)affidabilità o meno di quel minuscolo supporto che per funzione ed estetica non aveva niente da invidiare al nero vinile. Incellofanati e non, li soppesava, ne studiava scrupolosamente la copertina e l’incollava alle pareti della sua stanza. Rain dogs di tom waits, skylarking degli xtc, no guru, no method, no teacher di van morrison… Calcolando che ogni copertina misurava 31,5 cm × 31 cm, per coprire un solo metro quadro 9 erano più che sufficienti. L’effetto policromo che ne derivava a stordirlo. Meglio dei graffiti. Meglio della cappella sistina. Un centinaio per lo più, doppi compresi. Gli angoli ed il soffitto ancora vuoti. Con l’acquisto d’un lettore compact, qualche anno dopo, avrebbe imparato a fare a meno di radio e tivù. I libri, invece, a raccogliere polvere e acari in egual misura, sotto il letto.
I negozi di dischi, a quei tempi, erano ben frequentati. Niente a che vedere con la desolazione del tempo presente. Masterizzatori, mp3 e i-pod a farne piazza pulita. Quei bugigattoli erano il rifugio sicuro d’individui strampalati, d’eterni adolescenti, di perditempo, il quotidiano ritrovo di spiantati sognatori senza arte né parte. Schizzati insomma. In tutta cosenza, negozi da setacciare con la possibilità di trovare ciò che si cercava non erano più d’un paio, forse tre. La roba indipendente o d’importazione, da non aver dubbi, la scovavi solo in via adige, di fronte al cinema citrigno. Il proprietario, un ex-sessantottino o ex-settantasettino, si chiamava karl, un tedesco maniacalmente disordinato e permanentemente distratto, dalla barba e dai cappelli scompigliati e brizzolati ritratto sputato di quel marx, passato alla storia non certo per aver venduto dei dischi. Gli habituè e gli avventori occasionali a mescolarsi, restando ognuno sulle proprie posizioni, come divisi in caste. La mammina che cercava la strenna più azzeccata. Lo scolaretto che delirava per madonna, jovanotti, gli ottoottotre. I patiti del vinile: il lato A, il lato B, 3-4-5 tracce per lato, mezz’ora di musica per lo più, da spararsela d’un solo fiato. I patiti delle cassette. Gli adepti del ciddì. Gli entusiasti della dance. I nostalgici degli anni ‘60. I metallari. I punkettari. Gli sfigati con le stimmati addosso della rivoluzione a colpi di sesso droga & rock and roll. I professionisti che raccattavano ogni cosa d’importazione o le ultime novità consigliate dalle riviste di settore e con fretta abusata gorgheggiavano come riscignuoli: «…ca pu facimu tuttu nu cuntu.» L’iva al 19% ed i dischi che costavano già troppo, anche senza il bollino tivù. I collezionisti maniacali: «io dei dischi dei radio birdman e degli hüsker dü non ne ho perso uno che sia uno, compreso singoli, extended playing, bootleg, e....» … «Io sui dischi di bruce springsteen ci piscerei sopra, ci piscerei!» … «Il white-album te lo tirerei nei denti!» … «La qualità d’ascolto del supporto analogico o digitale impone un buon impianto hi-fi non certo philips, sony, technics…» I più svitati, in un impeto d’ottimismo sconfinato, ad acquistare di tutto, a iosa, sicuri che pure all’altro mondo un momento per ascoltare i loro fottuti dischi sarebbero pur riusciti a trovarlo –– …ca pu ti puorti appriessu! ––: …dietro l’angolo, non c’era forse l’eternità ad attenderli? Gli intenditori, la razza più vile, spulciavano, afferravano, digrignavano i denti, si lamentavano, …chè dell’ultima uscita dei franti, dei pixies, dei thin white rope, dei dread zeppelin ancora niente. E con quale ansia ed apprensione si calcavano le parole ul-ti-me no-vi-tà, quasi costituissero la formula magica o la soluzione del rebus prima del day-after. Al che il gestore, persuaso d’aver colto finalmente un fallo, beffardo a suggerire: «vorrai dire i led zeppelin. I led zeppelin di jmmi page e robert plant. Guarda, però, che non è uscita nessuna ristampa, antologia, o chessò io.» Al che l’intenditore, pavoneggiandosi, con voce compunta: «ma no! Figurarsi se non conosco gli zeppelin!» Sillabando con cura, quindi, ad aggiungere: «i dre-ad zep-pe-lin: una band che rifà in chiave reggae i successi dei led zep-pe-lin. Stanno già al secondo elleppì. Cumi fa’ a ‘un ni canusciri? »
Come discutevano e s’inalberavano i saputelli, infiammandosi ogni volta per la next-big-thing, tanto che il malcapitato dettagliante seguitava a nutrire il sospetto che si continuasse a pigliarlo semplicemente per il culo. E con quale insistenza quell’altro venditore di surgelati in via… Dio santo, come cristo si chiamava? Proprio non se lo ricordava più Mr. magoo. …Comunque, mai che perdesse l’occasione di volergli rifilare a tutti i costi l’ultimo exploit in cima alla top-ten. Sbigottito ed adirato per l’ostinazione, rifiutava con gentilezza contraffatta, chiedendosi come facesse, quel coglione, a credere che egli potesse comprare quella roba. Da lasciarsi prendere dall’impulso di vomitargli all’istante su tutti quei dischi del cazzo, fossero pure nice prize!
Ad ognuno la modica dose. Ad ognuno il pane per i propri denti. La smania del possedere in tutta la sua virulenza o solo agli albori del suo manifestarsi: …si comincia coi dischi e chissà come si va a finire!
Di là a qualche anno avrebbe disertato i negozi di dischi, avrebbe disertato la libreria di c.so italia, avrebbe disertato l’intera città. Annegato nel mare d’una vita d’adulto di sana e robusta costituzione, senza un pezzo di carta per cui contrabbandare una dignità da raccomandare. D’adulto irresponsabile e menagramo, preso per la collottola, ad annaspare randagio ed affamato altrove.
I negozi di dischi, a quei tempi, erano ben frequentati. Niente a che vedere con la desolazione del tempo presente. Masterizzatori, mp3 e i-pod a farne piazza pulita. Quei bugigattoli erano il rifugio sicuro d’individui strampalati, d’eterni adolescenti, di perditempo, il quotidiano ritrovo di spiantati sognatori senza arte né parte. Schizzati insomma. In tutta cosenza, negozi da setacciare con la possibilità di trovare ciò che si cercava non erano più d’un paio, forse tre. La roba indipendente o d’importazione, da non aver dubbi, la scovavi solo in via adige, di fronte al cinema citrigno. Il proprietario, un ex-sessantottino o ex-settantasettino, si chiamava karl, un tedesco maniacalmente disordinato e permanentemente distratto, dalla barba e dai cappelli scompigliati e brizzolati ritratto sputato di quel marx, passato alla storia non certo per aver venduto dei dischi. Gli habituè e gli avventori occasionali a mescolarsi, restando ognuno sulle proprie posizioni, come divisi in caste. La mammina che cercava la strenna più azzeccata. Lo scolaretto che delirava per madonna, jovanotti, gli ottoottotre. I patiti del vinile: il lato A, il lato B, 3-4-5 tracce per lato, mezz’ora di musica per lo più, da spararsela d’un solo fiato. I patiti delle cassette. Gli adepti del ciddì. Gli entusiasti della dance. I nostalgici degli anni ‘60. I metallari. I punkettari. Gli sfigati con le stimmati addosso della rivoluzione a colpi di sesso droga & rock and roll. I professionisti che raccattavano ogni cosa d’importazione o le ultime novità consigliate dalle riviste di settore e con fretta abusata gorgheggiavano come riscignuoli: «…ca pu facimu tuttu nu cuntu.» L’iva al 19% ed i dischi che costavano già troppo, anche senza il bollino tivù. I collezionisti maniacali: «io dei dischi dei radio birdman e degli hüsker dü non ne ho perso uno che sia uno, compreso singoli, extended playing, bootleg, e....» … «Io sui dischi di bruce springsteen ci piscerei sopra, ci piscerei!» … «Il white-album te lo tirerei nei denti!» … «La qualità d’ascolto del supporto analogico o digitale impone un buon impianto hi-fi non certo philips, sony, technics…» I più svitati, in un impeto d’ottimismo sconfinato, ad acquistare di tutto, a iosa, sicuri che pure all’altro mondo un momento per ascoltare i loro fottuti dischi sarebbero pur riusciti a trovarlo –– …ca pu ti puorti appriessu! ––: …dietro l’angolo, non c’era forse l’eternità ad attenderli? Gli intenditori, la razza più vile, spulciavano, afferravano, digrignavano i denti, si lamentavano, …chè dell’ultima uscita dei franti, dei pixies, dei thin white rope, dei dread zeppelin ancora niente. E con quale ansia ed apprensione si calcavano le parole ul-ti-me no-vi-tà, quasi costituissero la formula magica o la soluzione del rebus prima del day-after. Al che il gestore, persuaso d’aver colto finalmente un fallo, beffardo a suggerire: «vorrai dire i led zeppelin. I led zeppelin di jmmi page e robert plant. Guarda, però, che non è uscita nessuna ristampa, antologia, o chessò io.» Al che l’intenditore, pavoneggiandosi, con voce compunta: «ma no! Figurarsi se non conosco gli zeppelin!» Sillabando con cura, quindi, ad aggiungere: «i dre-ad zep-pe-lin: una band che rifà in chiave reggae i successi dei led zep-pe-lin. Stanno già al secondo elleppì. Cumi fa’ a ‘un ni canusciri? »
Come discutevano e s’inalberavano i saputelli, infiammandosi ogni volta per la next-big-thing, tanto che il malcapitato dettagliante seguitava a nutrire il sospetto che si continuasse a pigliarlo semplicemente per il culo. E con quale insistenza quell’altro venditore di surgelati in via… Dio santo, come cristo si chiamava? Proprio non se lo ricordava più Mr. magoo. …Comunque, mai che perdesse l’occasione di volergli rifilare a tutti i costi l’ultimo exploit in cima alla top-ten. Sbigottito ed adirato per l’ostinazione, rifiutava con gentilezza contraffatta, chiedendosi come facesse, quel coglione, a credere che egli potesse comprare quella roba. Da lasciarsi prendere dall’impulso di vomitargli all’istante su tutti quei dischi del cazzo, fossero pure nice prize!
Ad ognuno la modica dose. Ad ognuno il pane per i propri denti. La smania del possedere in tutta la sua virulenza o solo agli albori del suo manifestarsi: …si comincia coi dischi e chissà come si va a finire!
Di là a qualche anno avrebbe disertato i negozi di dischi, avrebbe disertato la libreria di c.so italia, avrebbe disertato l’intera città. Annegato nel mare d’una vita d’adulto di sana e robusta costituzione, senza un pezzo di carta per cui contrabbandare una dignità da raccomandare. D’adulto irresponsabile e menagramo, preso per la collottola, ad annaspare randagio ed affamato altrove.
ROSARIO LOMBARDO
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