I giovani del surf, i giovani del sert, i giovani Cavalli, i giovani Dolci, i giovani in Gabbana…i giovani rivoluzionari ribelli avanguardisti in pelle di serpente on line on the road on the beach di Acri? Se non fosse perché è cambiato il mercato con prodotti fabbricati prima di inventare il bisogno, se non fosse per la dittatura del farci spendere, i miei trentatre anni mi avrebbero escluso anche dai target pubblicitari. Diciamo che io e molti miei colleghi anagrafici viviamo i peggiori anni, posseduti dal precariato, da recessione, borse che vanno giù come slavine in alta montagna, da sesso con troppo nylon, dal no problem dei direttori di reparto nei centri commerciali “tanto può fare una finanziaria”, dalla disoccupazione in fila non più al familiare ufficio di collocamento, ma nelle agenzie di lavoro interinale, facilmente confondibile, specie nei fatti, con il titolo di un film hard “Lavoro Interanale”. Comunque sia, i miei trentatre anni mi mantengono pischello, con la faccia tosta di chi non le manda a dire e con il nome ben specificato. I miei anni liceali ed universitari sono un corredo personale di cinema e letteratura, ed espressione di una generazione che poco ha usato i termini modaioli, televisivi. Per esempio, l’uso di droghe nasceva dall’anticonformismo, da una reale vocazione a trasgredire e non come oggi che è diventato un comportamento omologante, pena l’esclusione, pena il non essere abbastanza cool come vuole l’etichetta pubblicitaria, la moda, il villaggio globale. La mia personale rivoluzione partiva da un libro di Kerouac, Baudelaire, Bakunin, Landolfi, Dylan Thomas, Artaud, Frost, Bekett, Tondelli, Miller, troppo, forse, per i miei sedici anni, ma mai abbastanza per tutto ciò che ho incontrato dopo. Quel dopo che è venuto dopo la Pantera, dopo Tangentopoli. Quegli anni in cui era rimasto un fiato di cambiamento, gli anni novanta, quel mutamento che era solo liberismo economico, una falsa pace nel mondo, la dittatura televisiva, per passare dalla vita antagonista ed alternativa nei Centri Sociali occupati, che oggi, purtroppo ed in gran parte, sono diventati ghetti per uno sballo techno, oppure locali molto glamour, per passare anche dal movimento no global, fino al G8 e Genova, quegli anni novanta dei tutti fratelli, del mondo nuovo, del cinema contro, del cinema autarchico, anni affilati ed affollati, fasulli ed ingannevoli più del cuore che ci avevamo messo. Tutti questi accenni ad un esotismo generazionale per giungere al pantano di Acri, al torrente senza corrente…elettrica che volge ad un destino di stasi nel suo alveo. Un ciarlare, un cinguettìo, un sibilare diffuso di giovani acresi in fermento, in sommossa, in assetto firmato. Giovani che parlano della nostra città da cambiare, giovani ribelli con la tastiera tra i denti, pronti ad usare come prima cosa internet e la sua comunicazione, per attaccare il sistema politico acrese mettendoci nome e cognome, faccia ed il rischio, la certezza che schierarsi contro ad Acri significa precludersi molte cose. Perchè è facile dispensare buoni consigli con un bel nick-name, o con le spalle protette da un partito. Vorrei avere conoscenza personale con questi giovani rivoluzionari dei forum acresi, vorrei vedere questi vecchietti di venti o di trenta anni, più spietati dei loro genitori. Quando abbiamo iniziato l’attività di questo blog non ci aspettavamo molta collaborazione, avvicinarsi ad un luogo internet come il nostro significa disobbedire al padre. Ma il nostro blog, che cerca di essere il più obbiettivo possibile, avrebbe ospitato ben volentieri questo esercito, di fumo, a far la rivoluzione. Dove sono tutti questi giovani, questi Terra e Libertà di piazza Matteotti? Dove sono con le loro tessere di partito a far gli avvocati e gli architetti con la faccia invecchiata dall’arrivismo, dall’arsura di contare qualcosa nella mediocrità e nella stupidità della politica acrese? Chi sono questi bellimbusti che mi dovrebbero garantire un futuro da poter usare? Avere venti o trenta anni e sparare cazzate da consiglio comunale, nessuna tentazione nessuna trasgressione, nessuno che osi, nessuno che mi dimostri il contrario, nessuno dei miei coetanei che dica una cosa fuori dal posto assegnato. Andate a farvi fottere cari miei giovani vecchietti di Acri, andate con la coda tra le gambe a chiedere il miracolo al padrone del vostro partito o... a chi vorreste che fosse il vostro padrone.
ANGELO SPOSATO
ANGELO SPOSATO
23 commenti:
Proporrei al ministro dell'istruzione di sostituire quella palla dei "promessi sposi" con "i sotterranei", che considero uno dei libri più belli in circolazione e certamente più attuale.
Ma veniamo a noi,pensi sul serio che un nome sia decisivo? che con un nome si possa cambiare il mondo?
baratterei volentieri cento "fantasmi anonimi" per una sola azione.
L'analisi che fai la conosciamo fin troppo bene e certamente l'andazzo generale sta stretto a tutti,anche a quelli costretti a leccare nel partito.
Si,costretti perchè non hai alternative,perchè mamma e papà hanno già mangiato troppo "pane e cipolla" per mantenermi fuori a studiare. Adesso che sono qui mi devo dar da fare per ricompensarli almeno un pò per quello che mi hanno dato. E mi devo anche vestire bene se voglio essere integrato.
Pensi sia un discorso vigliacco?
No, non lo è!
E' solo necessità.
Fortunatamente io ho disubbidito da tempo "a papà" considerando le scelte anomale(lo dicono loro) che ho fatto.
Maria Luisa
Adesso ce lo metto io questo cazzo di nome, vediamo che cambia.
Passa da me sul tardi, se sei in giro.
Mi sembra che ci sia molta voglia di fare; che non basta più dire la propria "opinione". Le verità, fintanto che rimangono "opinioni" chiuse in un "democratico" dibattito finiscono sempre per far lustro soltanto al "democratico dibattito". Non che non serve la libertà di parola. Ma mi sembra che si senta il bisogno di far sì che le verità rompano, o almeno attaccano, le menzogne. Sono queste che "governano" la realtà.
Ad Acri, come altrove (forse un po' di più che in alcune città), è difficile agire in tal senso. Ma quando la realtà si fa così stretta per la vita bisogna pur cominciare a dare gomitate, ad aprirsi qualche spazio.
Vincenzo
Concordo.
Quello che Angelo denuncia è proprio il mancato passo successivo. Tante belle parole e nessun fatto decisivo.
Dal momento in cui abbiamo preso coscienza della realtà la nostra generazione parla di rivoluzione ma nessuno di noi l'ha fatta concretamente.
Ne parliamo, parliamo ma finita l'ebbrezza del frizzantino ritorniamo a sottostare agli schemi prestabiliti da chi ci vuole ancora schiavi.
Ma evidentemente a tutti sta bene così. A parte i soliti ignoti nessuno dei pseudo rivoluzionari acresi ha regalato una parola a questo giustissimo "rimprovero".
Se ne deduce che il sibillo rivoluzonario è solo sibillo è non diventerà mai urlo.
Dal ministro dell paura(alias Albanese):
"chi semina ignoranza raccoglie paura"
"più paura hanno i cittadini più si fidano di noi"
"la trasparenza sta alla politica come polifemo sta allo strabismo"
Carissimi,qui non si tratta di avere coraggio o meno di scrivere il proprio nome... il mio Lello è Antonello...e allora? Piuttosto ci si rende conto che urlare in un paese di sordi è inutile, scrivere sperando che legge solo qualcuno che non è cieco svilisce...non è arrendersi ma solo ricerca di un terreno fertile sulla quale conviene zappare..sperare che la mia terra non è solo Acri mi fa andare avanti...io appartengo al mondo e al mio mondo appartiene la lotta di non appartenere a nessun mondo...che non conosce l'onestà e il profumo del sudore della proria fronte...un saluto a voi tutti con tutto il cuore
Cari giovani, quando l'ideologia più o meno a senso unico si sostituisce al DIALOGO, eccetera, ne va di mezzo la democrazia. Cosa molto più complessa di quanto si puo' o vuole credere.
E' un vero peccato. Poiché è una delle principali cose che mancano, o che andrebbero molto migliorate, e realmente vissute in prima persona, da noi.
Questa è l'azione mancante...
Questa è la rivoluzione... che bisognerebbe fare: ognuno di noi, per quanto lo concerne...
A partire da là, si puo' veramente discutere, e di tutto.
Questione di autentica libertà, insomma.
Le reste, c'est du déjà vu...
Credo che chi rimane ad Acri e tenta di costruirsi un percorso coerente, senza scendere a compromessi, mettendosi in discussione fino in fondo, mettendoci la faccia e il nome, sia un eroe...e non a tutti è dato esserlo.
Io da Acri sono scappata proprio per la paura di non riuscire ad essere giudicata per quella che sono, ed ho preferito confondermi nel "mare magnum" degli anonimi volti capitolini. Ma poi mi sono resa conto che anche quì il meccanismo è lo stesso...se nn ami compiacere il politico di turno la gente si scandalizza e diventi un alieno, circondato di persone che fanno la rivoluzione a parole e quando c'è da fare casino ti ritrovi al massimo in due, e ti senti dire "Sono scandalizzato!Tu non lavorerai mai più, bla bla bla..." (invece lavori uguale, perchè hai la testa più dura del marmo...). A mio avviso il problema non è Acri, solo ad Acri ogni scenario si esaspera...e solo ad Acri, forse, il nome può fare la differenza...non so. Comunque anch'io spesso mi sento confusa ed annichilita, quando mi sento dire "Sei l'unica regista di destra che conosco" solo perchè muovo una critica alla sinistra! Quando mi propongono di lavorare con Maselli se faccio la brava con il politico di turno...quando a Mediaset mi trattano come una persona ed a Rai Tre mi prendono a pesci in faccia!!! Quando la sinistra mi censura non una ma due volte!!! Il problema non è Acri... è questo sistema marcio, dove compiacere il politico fa la differenza, e non tutti possono permettersi il lusso di "sbattere il pugno sul tavolo". Grazie Angelo, le tue parole mi fanno sentire un pò meno "esule" nella mia terra.
Giulia_Donnelibertadistampa
Cara Giulia, grazie per il tuo intervento. Il mio scritto vuole soltanto provocare, invitare ad osare per non creare parole in sostituzione di altre parole. Il problema di esporsi non è solo di Acri, sono concorde, ma la realtà più immediata per noi che ci viviamo è questa. Penso che ad un certo punto bisogna manifestarsi, comparire, interpretare il palcoscenico, uscire dalla platea e non fischiare dal buio. Anche se poi io mi riferisco, non tanto all'anonimato, ma quanto ai molti giovani che fanno già parte della politica locale nei vari partiti e che usano la politica nel solito vecchio modo. Ti risulta che ad Acri tutti questi giovani, che fanno parte dei vari schieramenti politici, alimentino la vita culturale e sociale della nostra città?
Ciao, Angelo
Da quando nel mare magnum della rete ho scoperto l’incredibile realtà del vostro blog, leggendoti mi sono chiesta spesso se vivessi ad Acri, anche se in fondo intuivo ... Mi chiedi di esprimermi su una realtà in cui non vivo, su persone con cui non ho nessun confronto. Mmm... come potrei? La perdita dell’identità, l’appiattimento e l’ omologazione hanno preso il sopravvento, come temeva Pasolini già negli anni 60 (un esempio lampante, appunto come scrivi, il cambiamento dei centri sociali). Mi permetto di dire, da quello che ho visto quest'estate o che leggo nei comunicati "istituzionali", che in effetti non mi sembra le iniziative politiche del nostro paese trasudino cultura, che se ci sarà una Nouvelle Vague italiana forse non nascerà ad Acri (ma chi può dirlo), che anch'io rimpiango Padula e Talarico, che stiamo scivolando nell’ignoranza, tanto impalpabile quanto spietata. Ma qual'è la soluzione? Cosa si può fare? Invece della disgregazione, dovremmo promuovere forse la coesione, cittadini e politici per crescere insieme? O forse è solo una chimera...scusate le elugubrazioni mentali, a presto
Sul sito di Biagio
http://www.skalo.splinder.com/
c'è un articolo sulla democrazia, con un mio commento, vi invito a leggerlo.
Vincenzo
Giulia chiede, sopra, cosa fare di fronte a questa situazione. Già, cosa fare di realmente fattibile?
Quali proposte, concrete, oltre le nostre critiche ai comportamenti degli uni e degli altri?
Cosa fare mentre sappiamo che tante persone, pure tra questi "giovani anonimi", hanno varie difficoltà quotidiane? (e conseguenze tra cui le dipendenze)
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Per quanto concerne l'accenno di Vincenzo: avevo scritto qui nella finestrella un commento un po' più consistente, ma una manovra sbagliata, una "toccata e fuga", e op, scomparso! Comunque, mi son fatto coraggio: rimetto qualcosa.
Mi riferisco sia a Biagio che a Vincenzo: vedete, qui non si tratta di fare l'elogio di una democrazia cosi come ne abbiamo gli esempi sotto gli occhi... col loro relativo corteo di sofferenze e ingiustizie... Diciamo, l'elogio delle liberal-capitalistiche a senso unico... eccetera.
Certo che si tratta di ideologia...
Ma, pure le vostre affermazioni lo sono. Beninteso... Ma, continuiamo.
Mi sembra che se ci sono parecchie cose vere in quello che affermate, ci sono anche diverse semplificazioni.
Tra l'altro il fatto che date la spiegazione di tanti fatti storici a partire dalle forme dei sistemi politici, "dimenticando" quanto ci mettiamo noi uomini in quanto tali, (nelle tante cose d'ogni sorta... effettivamente combinate).
Cio' non toglie che certe strutture politiche sono preferibili ad altre (giacché esistono anche se non spiegano tutto). Ci mancherebbe!
Quando parlo di migliorare la democrazia, come già dicevo sopra, ed in altri commenti, mi riferisco anche al fatto che bisognerebbe modificare certa distribuzione... nella presa delle decisioni collettive. E questo, pure in senso libertario... (!)
Ma, a questo punto, piuttosto che continuare (la cosa è più che complessa, lo sapete bene) vi chiedo in modo molto diretto:
cosa proponete, esattamente, qui e adesso?
Una rivoluzione...
Come, dove, con chi?
Su quali basi concrete esattamente?
Unicamente anarchiche?
Se è cosi, vi troverei molto ottimisti, in fondo.
Sugli uomini soprattutto.
(scrivo in fretta: ma potremmo approfondire)
Biagio: dici, sul tuo blog, nel post a cui accenna Vincenzo, che vedi le cose andare verso l'ANARCHIA.
Su cosa si basa questa tua impressione o certezza?
Voilà le "solite" mie domande.
Le cose mi sembrano molto più complicate, da qualsiasi lato si prendano.
Senza parlare che la società a cui pensate (se l'ho bel compresa) non la trovo, poi, tanto "allegra" in quanto a controlli...
Controlli che verrebbero esercitati in modo forse ancor più accentuato: ognuno controllando l'altro... e dalla mattina alla sera... per varie ragioni di coesione sociale... e di responsabilità propria... Il colmo...
Voglio dire: mi sembra assai probabile che ci trasformeremmo "tutti"... in altrettanti "stati"...
Non so se si è molto riflettuto su tutte queste eventuali... implicazioni. Perché non pensarle dato che siamo in "piena teoria"?
Voi credete (permettetemi) che esiste una forma dello stare insieme che limiti i danni... o, addirittura, che li elimini completamente?
Chi ve lo fa credere? Quale esperienza ne abbiamo? Cosa sappiamo, esattamente, delle nostre "reazioni"?
Non pensate che tutto questo dipende anche da una certa vostra concezione degli uomini, eccetera?
Su tutte queste cose, personalmente sono più pessimista.
Perché? Rifletto e non di certo per trovare ragioni alle mie convinzioni.
Come si puo' fare spesso. Ricordiamoci di certa ideologia totalitaria... (tra l'altro)
Non so se mi ripeto: anche per quanto concerne la vostra "lettura", dei fatti e fattacci che ricordate, credo ci sia una parte di semplificazione. Ma, sarebbe lungo, qui... trattarle una ad una...
Un'altra cosa: la vostra comprensione del fatto religioso: mi lascia perplesso. Non credo che si possa capirlo, spiegarlo come se si trattasse di un fatto (umano, non dimentichiamolo) in sé negativo...
E vedete a chi sto pensando. A quali principali interpretazioni ideologiche.
Cio' detto, se vogliamo discuterne, perché non trasferirci anche in questo blog?
Resta che voglia di libertà, e giustizia, credo che la condividiamo: anche se con idee diverse su alcune cose.
Ma, mi ripeto...
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