
dalla Rassegna Stampa di Radio3
il Giornale-
Calabria, condannato a sette anni torna tra i banchi del Consiglio
Luca Rocca
Calabria, condannato a sette anni torna tra i banchi del Consiglio
Luca Rocca
È stato prima arrestato, poi condannato a sette anni di carcere per truffa e concussione, infine sospeso dalla carica. Ma dopo diciotto mesi di «purgatorio» è tornato fra i banchi del consiglio regionale con più indagati d’Italia: quello calabrese, di centrosinistra, dove governatore è Agazio Loiero. Enzo Sculco, ex capogruppo della Margherita, uomo potente del Pd in Calabria, dopo la condanna era stato sospeso con decreto della presidenza del Consiglio dei ministri. Il termine della sospensione è scaduto quest’estate e Sculco, con apposita delibera, nemmeno un mese fa è tornato a vestire i panni del plenipotenziario, in barba alla sentenza di primo grado che stabilisce anche l’interdizione dai pubblici uffici, quella legale e l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per tre anni. Sculco è tornato al «potere», per ora parcheggiato nel gruppo misto, senza incontrare nessuna «azione dilatoria» da parte del presidente del Consiglio regionale, il diessino Giuseppe Bova, com’era invece accaduto in passato in un caso simile, quando la maggioranza era di centrodestra.
La vicenda dell’ex capogruppo della Margherita sta lasciando il segno. C’è chi protesta, e chi (come Di Pietro) pensa invece a entrare in giunta dopo un lunghissimo digiuno e dopo un recente scontro con Loiero per l’ultimo rimpasto.
L’ARRESTO PER CORRUZIONE
Quanto a Sculco viene arrestato, insieme al suo segretario particolare nell’aprile del 2001, quand’era vicepresidente della provincia di Crotone. L’accusa è pesante: corruzione, turbata libertà degli incanti, frode, estorsione e truffa. Per la Procura in quella provincia avrebbe agito «un comitato d’affari costituito da politici, funzionari, dipendenti e imprenditori che ponevano in essere una serie di accordi collusivi illeciti aventi a oggetto gare di appalto, concorsi pubblici e attività riguardanti la vita dell’ente». Tre mesi dopo, nell’ambito della stessa inchiesta, viene arrestato anche il presidente della Provincia, il diessino Carmine Talarico. Prima della condanna, sull’auto di Sculco viene fatto esplodere un ordigno di media potenza. Uno dei primi a esprimergli solidarietà è l’allora presidente della Margherita, Francesco Rutelli: «Amicizia, vicinanza e incondizionata solidarietà all’amico Enzo Sculco, che rappresenta egregiamente la Margherita in Calabria». Lo stesso Sculco commenta l'episodio paragonandolo all’assassinio del vicepresidente del Consiglio regionale: «L'omicidio Fortugno era un segnale rivolto all’intero sistema politico, ma forse anche questo gesto potrebbe avere lo stesso significato. Ritengo che sia un ulteriore, anche se minore, episodio nel clima che si è creato in Calabria (...). Ci sono forze che reagiscono al cambiamento».
L’IMBARAZZO NEL PD
Cambiamento o no, nel febbraio del 2007 arriva la sentenza di condanna a sette anni di reclusione. Dopo un limbo di 18 mesi, Sculco è tornato a occupare l’ambito scranno in Consiglio. «Sono qui, dopo lunghi mesi di assenza - ha dichiarato - non a dispetto di qualcosa o di qualcuno, ma per ragioni di diritto, in forza della mia rappresentatività e per volontà di migliaia di cittadini che hanno liberamente scelto di farsi rappresentare dal sottoscritto». Il suo ritorno non è stato granché gradito, anche nel Pd. Dorina Bianchi, senatrice crotonese, non ha usato mezze parole: «Non vedo di buon occhio il suo rientro in Consiglio. Non sono una giustizialista e non è un fatto personale, ma qui si tratta di amministrare la cosa pubblica. Sculco sarebbe dovuto rientrare solo dopo l’assoluzione». La Bianchi sperava che il diessino Bova prendesse in qualche modo del tempo: «Per un altro deputato regionale - ha spiegato - il presidente del Consiglio di allora mise in atto tutte le procedure consentite dalla legge per allungare i tempi. Infine giunse la condanna in appello e non ci fu nessun rientro».
2 commenti:
Se invece hai la fedina penale sporca è difficile trovare un lavoro onesto perché ti chiedono sempre se hai precedenti, ma per andare in un qualsiasi Parlamento (Regionale, Comunale o Statale) sembra quasi un merito. Più condanne, processi pendenti hai, più sei importante.
E' difficile anche se hai la fedina penale pulita.
Se vuoi aprire una attività la prima cosa che ti chiedono è il certificato antimafia!
Se invece ti vuoi candidare per fottere il prossimo nessun problema.
Parlano tanto di etica politica ma a quanto pare, nel nostro consiglio regionale, non esiste neanche un briciolo di scontatissimo principio morale!
Un imprenditore che lavora nei cantieri autostradali calabresi ha chiesto più volte l'intervento dell'esercito perchè gli viene impedito il normale svolgimento del suo lavoro.
Il consiglio regionale è intervenuto?
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